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RIFLESSIONI BIBLICHE

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2017 23:42
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08/07/2017 08:10
 
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I discepoli di Giovanni narra il brano evangelico si scandalizzano perché i discepoli di Gesù non digiunano; noi forse, ascoltando la prima lettura, ci siamo scandalizzati per l'inganno perpetrato a danno del fratello maggiore da Giacobbe e da sua madre Rebecca. Queste due letture hanno in comune un insegnamento: dobbiamo abbandonare il nostro modo di pensare e capire che il dono di Dio è una cosa veramente nuova, gratuita, sconcertante. E una lezione che Gesù ha
ripetuto parecchie volte. Non ci sono diritti umani, non ci sono regole per la grazia divina. Dio è libero, è generoso, e noi dobbiamo accettare questa generosità stupenda e sconcertante, che si diverte, per così dire, a fare ciò che nessuno si aspetta. Veramente "ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote": chi pensava di aver diritto alla grazia divina non l'ha ricevuta, mentre essa si è riversata su chi non accampava diritto alcuno. Dobbiamo proprio abbandonare le nostre categorie mentali di meriti, di diritti, per aprirci in semplicità e umiltà alla novità della grazia. E un lavoro sempre da ricominciare, perché sempre ricadiamo nella piccola logica della nostra mente: siamo fedeli, quindi meritiamo la grazia, Dio deve darci qualche cosa. Dio invece non si lascia imprigionare nella logica umana. Gli operai dell'ultima ora, nella parabola narrata da Gesù, sono pagati per primi e ricevono quanto gli altri, che hanno sopportato la fatica e il caldo di tutta la giornata. E uno scandalo. Ma il padrone della vigna non si scompone: "Forse non posso fare del mio quello che voglio?". Abituiamoci a questo modo di agire di Dio e siamo contenti della fantasia divina, che dà molto a quelli che non lo meritano, ai peccatori, che preferisce i piccoli. I grandi devono umiliarsi: allora anche loro riceveranno molto, non per i loro meriti, ma perché si sono messi al livello dei piccoli. E una lezione importante, che viene sottolineata anche da san Paolo quando scrive che Dio è libero nei suoi doni: ha amato Giacobbe ed odiato Esaù; ha scelto ciò che non è, cioè gli umili, i poveri, i deboli e a loro ha dato la sua forza, la sua grazia, il suo amore.
La nostra anima deve essere libera, gioiosa, quasi danzare nella libertà, e non rinchiudersi nella grettezza dei calcoli umani. Così testimoniamo la gioia dei figli di Dio, per l'inedita generosità del Padre celeste.


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