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RIFLESSIONI BIBLICHE

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2017 23:42
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11/10/2017 08:28
 
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Signore, insegnaci a pregare! " è la richiesta dei discepoli rivolta a Gesù, e la leggiamo nel Vangelo di oggi. Oggi dunque cercheremo di capire un po' meglio quanto grande è il nostro bisogno di imparare a pregare; soprattutto con l'aiuto della prima lettura.
L'attitudine di Giona è esattamente il contrario della prima domanda del Padre Nostro: "Padre, sia santificato il tuo nome". Giona si oppose a questa richiesta, non vuole che il nome di Dio sia manifestato. Egli lo conosce, il nome di Dio, e gli rincresce che Dio si manifesti come egli è. Infatti dice a Dio: "Io sapevo che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato!". Ecco qual è il "nome" di Dio, che vuol manifestarsi, e che Giona conosce da tutta la rivelazione biblica. Eppure non vuole che esso si manifesti nella sua vita: è una cosa che va contro i suoi gusti, contro la sua volontà di vivere. Egli è stato mandato a Ninive per profetizzare: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta! " e adesso pretende che questa profezia si realizzi, perché ne va della sua reputazione di profeta. Ma la misericordia di Dio non può mettere in atto comunque questa predizione. Dio ha inviato il suo profeta per chiamare a conversione e la sua minaccia era condizionata: "Se non vi convertite, perirete", ed ora Dio è contento che la gente di Ninive si sia convertita e di poter manifestare "il suo nome": il suo amore, la sua tenerezza, la sua misericordia. Giona invece è in collera, non vuole che il nome di Dio si manifesti. E Dio allora gli dà una lezione, perché capisca quanto profondamente egli abbia ragione di aver compassione di coloro che ha creato, come sia logico per lui perdonare, chiamare alla vita e non alla morte.
Forse non ce ne accorgiamo, ma tante volte succede anche a noi di desiderare che il nome di Dio non si manifesti come è: un Dio pieno di mitezza e di pazienza, un Dio che non interviene con violenza ma aspetta che gli uomini si convertano, un Dio che lascia sussistere il male per trarne il bene. Quante volte ci lamentiamo di Dio perché le cose non vanno come a noi sembrerebbe giusto! Noi vogliamo riuscire in quel che facciamo; noi vogliamo aver rapporti facili e tranquilli con tutti; noi vogliamo che il nostro punto di vista prevalga; noi vogliamo che i criminali siano eliminati... E Dio ci lascia sbagliare, ci lascia nelle difficoltà di rapporti, lascia che gli altri non tengano conto delle nostre opinioni, fa splendere il suo sole sui buoni e sui malvagi. Le nostre reazioni spontanee sono in contraddizione con la prima domanda del Padre Nostro:
"Sia santificato il tuo nome", perché invece diciamo: "Si realizzino le mie idee, si compiano i miei desideri, trionfi il mio modo di vedere...". E le nostre idee, i nostri desideri, le nostre prospettive sono diverse da quelle di Dio. Abbiamo dunque bisogno che il Signore ci insegni a pregare, che metta in noi un desiderio profondo della sua manifestazione.
E in primo luogo nella celebrazione eucaristica che il Signore compie la nostra educazione. Inizia con la celebrazione della sua parola, mediante la quale egli ci illumina, ci comunica il suo punto di vista, perché noi lo sostituiamo ai nostri. Ma non soltanto con la sua parola Dio ci coinvolge, ma in tutta la dinamica della sua vita, del suo sacrificio, perché impariamo davvero a pregare. "Padre, sia santificato il tuo nome", è una preghiera che possiamo capire soltanto se siamo coinvolti nel sacrificio di Cristo. Come deve essere santificato il nome di Dio? Che cosa significa per Dio "santificare il suo nome"? Lo impariamo partecipando al sacrificio di Gesù. "Padre, glorifica il tuo nome!". E dalla croce di Cristo, dalla sua vittoria nella passione che il nome di Dio è stato veramente manifestato, glorificato, santificato. E Gesù nell'Eucaristia ci coinvolge nel movimento della sua passione, tanto che possiamo pregare il Padre Nostro molto più profondamente alla fine che all'inizio della Messa. "Sia santificato il tuo nome!". Lo diciamo dopo che Gesù ha ripetuto davanti a noi il dono di se stesso: "Ecco, questo è il mio corpo dato per voi, questo è il mio sangue, il sangue della nuova alleanza". Così il nome di Dio è santificato.
Allora impariamo come esso possa essere santificato anche nella nostra vita. Quello che ci sembrava un ostacolo diventa un mezzo, se lo portiamo, per dire così, all'Eucaristia, per capire come possiamo, in ogni situazione, santificare il nome di Dio. Invece di inquietarci nelle piccole difficoltà, di disperarci in quelle grandi, impariamo poco a poco a vederle come una possibilità che l'amore del Signore ci offre per santificare il suo nome.
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