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Preghiera e pensiero di oggi

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2014 09:02
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28/02/2013 13:42
 
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Da ricco che era si fece povero

28.02.2013



Gen 18,1-15; Sal 118 (119); Pr 7,1-9.24-27; Mt 6,1-6



Mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt. 6.3.6)



Continuiamo, condotti da Gesù, verso una fede bella, libera. Anche il gesto di solidarietà e la preghiera devono essere liberati dal compimento formale della legge per lasciarsi purificare dal cuore di Dio. Passare all’interiorità, allo sguardo posto in Dio che ci rimanda all’altro. Liberati dal formalismo, dall’orgoglio e dalla meschinità.
Gesù ci fa vedere la fede che fa di ‘Dio’ il Padre e dell’‘altro’, il fratello.
Gesù ci invita a una carità che superi la visione dell’altro come oggetto della nostra generosità. L’altro ha il nostro stesso dna, è nostro fratello, ha il volto di Dio inciso nella sua persona. (Mt 25,37-40)
Quando allunghiamo la nostra mano, chi vediamo davanti a noi? ‘Da dove viene’ e cosa offre ciò che gli diamo?
Il nostro stare da soli con il Padre sia in sincera nudità e affetto di liberi figli. La nostra generosità verso le popolazioni nel bisogno sia tra uguali.


Preghiamo


Aiutaci, o Dio, con la tua grazia, liberandoci da ogni lusinga del male, e fa’ che ci dedichiamo con cuore sincero alla conversione e alla preghiera.
(dalla liturgia)
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01/03/2013 10:06
 
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Da ricco che era si fece povero

1.03.2013

Giorno aneucaristico



La parola di Gesù dalla croce: “Ho sete!”
Il grido di Gesù, sulla croce, è il grido di secoli e millenni, di persone e di popolazioni numerose, quelle che non appaiono nei testi di storia né in TV; a meno che succeda qualcosa di tragico. È il grido della sete di giustizia, grido che rivendica la vita.
La sete di giustizia a Cajamarca, sulle Ande al nord del Perù, è sete di acqua buona, quella che permette e ricrea la vita. E grida così. “Agua sí, oro no!”
L’oro è quello dei giacimenti del progetto Minas Conga, un investimento di 4000 milioni di dollari. L’acqua è quella del delicato e complesso sistema idrogeologico di laghetti, ruscelli, zone umide e risorgive che permettono, oltre all’esistenza di un paesaggio bellissimo, di dissetare centinaia e migliaia di persone e pascoli per gli allevamenti ovini e vaccini.
Il Dio creatore ha il cuore trafitto anche dalle ferite inflitte a questa terra: miniere a cielo aperto che hanno fatto sparire tutto. Poche imprese multinazionali ottengono incalcolabili guadagni. Decine di migliaia di persone e animali riceveranno inquinamento, distruzione del sistema idrico e dei pascoli, corruzione, traffico di persone e sfruttamento sessuale di ragazzine adolescenti.
I “pro miniera a tutti costi” non rispettano l’ambiente né le persone, mentre i contadini e gli abitanti del posto sono così decisi a impedire l’avanzata della miniera, che sono disposti a morire pur di difendere i loro laghi e le loro sorgenti.
HO SETE: Grido di sei mamme, di tanti fratelli e sorelle delle sei persone già uccise in questa lotta di Davide contro Golia.
HO SETE. Il cinismo degli investitori capitalisti ha coniato la legge del “rubinetto che perde”: dicono che poco a poco la ricchezza prodotta fará arrivare gli spiccioli alla gente, come la spugna offerta a Gesù.


Preghiamo


Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».
(Salmo 114)
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02/03/2013 08:41
 
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Da ricco che era si fece povero

2.03.2013

Is 31,9b-32,8; Sal 25 (26); Ef 5,1-9; Mc 6,1b-5



Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. (Mc 6,3.5-6a)


La fede che ci salva e la fede che non salva stanno al pozzo. Che fede impedisce che si possa liberare, sanare, salvare? Che fede impedisce a Dio di arrivare con la sua parola e la sua mano da colui il cui grido è giunto alle sue orecchie?
La fede che lo confina lontano, irraggiungibile, costretto nelle definizioni dottrinali… mentre Lui ha preso casa tra di noi, a Nazareth.
Che piccola la nostra fede: non può riconoscere, anzi si scandalizza della ‘pretesa’ di un figlio di falegname: ‘No, tu non sei Dio se cammini tra di noi, se ti vesti di quotidiano, se ti fai vicino, se siedi al mio fianco, se al pozzo mi chiedi da bere”.
Vieni, Uomo di Nazareth, figlio del falegname, a spogliare, liberare, purificare la nostra misera e superba fede. Non sia mai che per causa nostra non arrivi a toccare chi ti cerca disperatamente confidando in te.“La fede… si rende operosa per mezzo della carità” (Galati 5,6).


Preghiamo


O Dio, Padre nostro, per la fede e l’amore che ci hanno portato a ricevere questi sacramenti, effondi sempre più largamente in noi i benefici della tua redenzione e donaci di condividere la passione di Cristo per aver parte un giorno alla sua gloria di vincitore risorto.
(dalla liturgia)
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04/03/2013 11:40
 
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Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

3.03.2013

Dt 6,4a; 18,9-22; Sal 105 (106); Rm 3,21-26; Gv 8,31-59



Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola”. (Gv 8,31-32.42a.43)



Non basta aver creduto in Gesù. Per essere davvero cristiani dobbiamo “rimanere”, camminare nella Sua parola, una Parola di Verità che conduce alla Libertà.
Non basta credere, c’è un “linguaggio” da capire, un ascolto da imparare; non è difficile, un bambino ce lo può insegnare: è il linguaggio dell’ amore e della vita.
Non basta credere, bisogna “essere figli”, prender coscienza d’esser parte della famiglia di Dio Padre. E come “figli” dobbiamo amare e assumere il progetto del Padre: vita abbondante per tutti; proprio come Gesù: nella libertà perfetta, nella gioia, nell’amore e in pienezza.
Chiediamoci a che punto siamo con la nostra fede: crediamo con tutto il nostro essere? ci sentiamo e camminiamo veramente come figli e figlie di Dio?Mons. O. Romero, arcivescovo ucciso in Salvador ci offre un aiuto per valutarci: “L’essere umano è tanto più figlio di Dio, quanto più si fa fratello e sorella dei suoi simili, ed è tanto meno figlio di Dio, quanto meno si sente fratello e sorella del prossimo”(Mons. O. Romero Omelia 18 de settembre 1977).



Preghiamo


Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
(Salmo 116)



Impegno settimanale
Presento a Dio, nella mia preghiera, la situazione di sofferenza di una famiglia che ho incontrato.
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04/03/2013 11:41
 
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Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

4.03.2013

Gen 18,20-33; Sal 118 (119); Pr 8,1-11; Mt 6,7-15



Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. (Mt 6,9-13)


Gesù mette sulla nostra bocca la preghiera dei figli, una preghiera che ci fa fratelli e sorelle.
La preghiera frequente di Gesù, il suo modo così particolare di iniziarla: “Abbà, Padre”, ci trasmettono la sua esperienza di “figlio”. Ecco, essere cristiani è aver coscienza di essere figli, figli di un Dio-Padre che ci vuole bene e sul quale possiamo sempre contare. Un Dio- Padre che porta i nostri nomi scritti nel palmo delle sue mani, che ci perdona, ci educa e ci vuole protagonisti. Un Dio-Padre che vuole l’unità, il bene e la felicità dell’intera famiglia umana
Tre richieste a questo Padre premuroso: il pane, il perdono e la libertà, che richiamano le tre tentazioni superate, laggiù, nel deserto. I veri figli rinunciano a dominare la propria vita; ad esercitare il potere sugli altri, a imbrigliare Dio. Chiediamo anche noi a Gesù: insegnaci a pregare!



Preghiamo


La mia parte è il Signore:
ho deciso di osservare le tue parole.
Con tutto il cuore ho placato il tuo volto:
abbi pietà di me secondo la tua promessa.
Ho esaminato le mie vie,
ho rivolto i miei piedi verso i tuoi insegnamenti.
Mi affretto e non voglio tardare
a osservare i tuoi comandi.
(Salmo 118)

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05/03/2013 08:37
 
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Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

5.03.2013



Gen 21,1-4.6-7; Sal 118 (119); Pr 9,1-6.10; Mt 6,16-18



Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6,17-18)



È bella quest’immagine che ci parla dell’intimità tra Padre e figlio! Il Padre vede nel segreto, il Padre è vicino, ci capisce e ci conosce perché ci ama.

«È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l‘uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!"». (Is 58,5-9a)


Preghiamo


Hai fatto del bene al tuo servo,
secondo a tua parola, Signore.
Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.

(Salmo 118)
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06/03/2013 10:47
 
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Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

6.03.2013



Gen 21,22-34; Sal 118 (119); Pr 10,18-21; Mt 6,19-24



Non accumulate per voi tesori sulla terra. Perché, dov‘è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l‘uno e amerà l‘altro, oppure si affezionerà all‘uno e disprezzerà l‘altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. (Mt 6,19a.21.24)


Gesù ci invita ad essere vigilanti sul nostro “affanno”. Il tesoro della nostra fede guarda al futuro, ma con i piedi per terra, nell’oggi. Come Abramo, come gli ebrei nel cammino dell’esodo: la fede cristiana è speranza contro ogni fallimento. È la fede di chi ha scelto di servire l’amore e le promesse di Dio. Dunque camminiamo oggi con la vista sul domani, affannandoci sì, ma con speranza, collocando segni di liberazione e riconciliazione, costruendo il Regno.
Credere è scegliere. La scelta è esclusiva, solo è possibile credere con tutto il nostro essere. La fede non offre ai credenti il segreto di una vita più tranquilla e comoda. La fede ci fa scoprire che il vero tesoro non consiste in ciò che accumuliamo, ma in ciò che sappiamo condividere, nel servizio che diamo e riceviamo, fino a ritrovarci a tavola, insieme, invitati alla grande festa del Signore.



Preghiamo


Rallegra, o Signore, la vita del tuo servo
perché a te innalzo l’anima mia.
Tu sei buono, Signore, e perdoni,
tu sei largo di misericordia con chi ti invoca.
(Salmo 85)
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07/03/2013 10:29
 
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Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

7.03.2013

Gen 23,2-20; Sal 118 (119); Pr 11,23-28; Mt 6,25-34



Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. (Mt 6,26.33)



Gesù ci chiama alla libertà.
Avere fede, credere, confidare in Dio che ci ama come un Padre e, è bene dirlo, come una madre (cfr. Is 49,14-15), suppone depositare la nostra vita nelle mani del suo amore provvidente. Così saremo davvero liberi per amare, liberi per stare al suo servizio e a quello dei poveri.
Non si tratta di evadere responsabilità, ma di stabilire priorità. Non preoccupatevi, non affannatevi inutilmente, insiste Gesù, perché questo ci priva della libertà davanti a tutto ciò che non è essenziale.
Cercare prima il Regno e la sua giustizia! Ecco riassunto il discorso della montagna. Accogliere il dono del regno, esige dunque la pratica della giustizia. Questo è il criterio con il quale “quando venga il Signore, metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni del cuore” (1Cor 4,5).



Preghiamo


Non scordarti di noi miseri, Signore, sino alla fine
perché a te si abbandona il derelitto
e all’orfano tu solo doni aiuto.
La supplica dei poveri tu ascolti
e la tua destra sostiene il loro cuore.
(Salmo 9)


07/03/2013 15:02
 
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Bel passo,DIo ci da tutto in aggiunta,Dio padre buono,che inanzitutto ci offre beni di spirito
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08/03/2013 09:44
 
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Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

8.03.2013



Giorno aneucaristico



La parola di Gesù sulla croce: “Padre nelle tue mani affido il mio Spirito”
Padre Alessandro Dordi non pensava di finire la sua vita assassinato, sicuramente non lo voleva. Il 15 agosto del 1991, dopo aver celebrato l’eucaristia in una piccola comunità andina, sulla strada di ritorno, un gruppo di terroristi gli tende un’imboscata e lo uccide.
La morte di Alessandro, come quella di centinaia di fedeli, come lui, martiri in Perù, dicono l’amore alla vita e la fedeltà ai fratelli e le sorelle. Dicono la fede nel Dio della vita, che li porta ad abbandonarsi nelle sue mani.
Gli ultimi giorni di Alessandro sono marcati dalla paura e dal terrore per le minacce di morte. Ai terroristi che lo mettono alle strette, agli amici che lo consigliano, ai superiori che gli impongono di abbandonare la parrocchia, di mettersi al sicuro, risponde: «Se lascio tutto adesso che sono minacciato di morte: dov’è il mio coraggio? Il mio amore per gli altri, la mia fede in Dio? Come potrei sostenere lo sguardo dei bambini, se li abbandono nelle loro disgrazie? Se scappo: chi potrà testimoniare il perdono, la pace, la fede e la speranza?».
Fissiamo il nostro sguardo su di Lui, che ci insegna a costruire ed essere fedeli alla nostra vocazione di figli e figlie di Dio.



Preghiamo


Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
(Salmo 31)

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09/03/2013 12:50
 
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Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

9.03.2013



Ez 20,2-11; Sal 105 (106); 1Ts 2,13-20; Mc 6,6b-13



"Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient‘altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche". (Mc 6,7-9)


Essere Figli di Dio è una grazia, ma camminare come figli è un’esigenza.
Gesù ci chiama per stare con lui e per inviarci a promuovere e difendere la vita. Stare con Gesù comporta necessariamente condividerne la missione: “Sono venuto perché abbiate vita e vita in abbondanza” (Gv 10,10).
Stare con Lui è anche stare con gli altri discepoli. Un cristiano solo è un cristiano in pericolo. Anche quando si va nel mondo, a costruire il Regno, ci si va a due a due. Due è il numero minimo della comunità, non è solo una questione di strategia logistica, c’è un messaggio che deve passare senza parole: “essere una sola cosa perché il mondo creda”, “se vi amate sapranno che io vi ho inviato…”.
Nell’inviare, Gesù offre ai suoi delle indicazioni molto precise: ci sono delle cose che possono aiutare ed altre che intralciano.


Preghiamo


Mi insegnerai le strade della vita,
mi darai la pienezza della gioia, Signore.
Per il sangue di Cristo ci riscatterai,
i peccati saranno perdonati
per la ricchezza del suo dono.
(Salmo 15)
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10/03/2013 20:26
 
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Non è venuto tra di noi per essere servito, ma per servire

10.03.2013

Es 17,1-11; Sal 35 (36); 1Ts 5,1-11; Gv 9,1-38b



"Gesù seppe che l‘avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: “Tu, credi nel Figlio dell‘uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!”. E si prostrò dinanzi a lui. Gesù rispose loro: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato”. (Gv 9,35-38.41a)


Il mendicante incontra Gesù: cresce come essere umano e riceve la grazia della fede.
Il cammino di fede del cieco passa per una rottura. Viene scacciato da coloro che “vedono”, che “sanno”, che” disprezzano” gli altri: “sei nato immerso nei peccati e vuoi insegnarci?” La sua sapienza gli viene dall’esperienza: “io so che ero cieco ed ora ci vedo!”. Vede, ma non riconosce. Crede però e ancora cerca: “Chi è perché io creda in Lui?”. Gesù gli appare come “colui che lo trova”, “colui che parla con te”. La sua parola, il suono della sua voce, gli aprono definitivamente gli occhi: “credo, Signore”.
La voce di Gesù, colui che ti trova e ti parla, porta il cieco a credere, permette al cuore della Maddalena di riconoscerlo, risorto, nello sconosciuto che la chiama per nome, guida noi nel cammino della fede.



Preghiamo

Lampada per i miei passi
è la tua Parola
luce sul mio cammino

Impegno settimanale
Cercherò di essere una persona che sa portare luce e speranza iniziando dalla mia casa.
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11/03/2013 09:45
 
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Non è venuto tra di noi per essere servito, ma per servire

11.03.2013



Gen 24,58-67; Sal 118 (119); Pr 16,1-6; Mt 7,1-5



"Con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell‘occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall‘occhio del tuo fratello". (Mt 7,2-3.5)



C’è una relazione tra il nostro agire e quello di Dio.
Un giorno alcuni farisei vollero togliere la “pagliuzza” di una donna sorpresa in flagrante adulterio (cf Gv 8,1-11), ma essi stessi avevano addosso una trave.
Perché è cosi facile percepire la pagliuzza dell’altro e cosi difficile notare la trave nei propri occhi? Molti genitori vogliono togliere la pagliuzza negli occhi dei figli, le coppie la cercano in quelli del coniuge, la suocera fruga negli occhi della nuora, il fratello setaccia quelli della sorella…
Gesù ci chiede oggi: qual è la trave che ti devi togliere per poter guardare l’altro con uno sguardo perfetto, lo sguardo di Dio?


Preghiamo


Maestro, fa’ che io non cerchi tanto
di essere consolato, quanto di consolare,
di essere compreso, quanto di comprendere,
di essere amato, quanto di amare.
Perché è
dando, che si riceve,
perdonando, che si è perdonati,
morendo, che si resuscita a vita eterna,

l'uomo di pace avrà una discendenza.

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12/03/2013 08:58
 
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Non è venuto tra di noi per essere servito, ma per servire

12.03.2013



Gen 27,1-29; Sal 118 (119); Pr 23,15-24; Mt 7,6-12



"Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!". (Mt 7,7-9.11)



“Chiedete e vi sarà dato…”: un’affermazione di pura fede! La convinzione profonda che c’è qualcuno che ascolta ed è attento ai nostro bisogni e alla nostra supplica. La fede non è automatica, né è data per sempre. È un germoglio regalato, che va curato e alimentato. La fede cresce e matura con l’esercizio della preghiera e di quella stessa giustizia che richiediamo al Signore. La fede è dono, ma anche compito.


Preghiamo


Il Signore ha promesso al suo popolo:
«Li guarirò dalla loro infedeltà,
li amerò di vero cuore,
allontanerò da loro il mio sdegno».
Il Signore sarà come rugiada per Israele;
il suo popolo fiorirà come un giglio,
si farà robusto come un cedro del Libano.
(Osea 14,5-6)

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13/03/2013 08:20
 
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Non è venuto tra di noi per essere servito, ma per servire

13.03.2013

Gen 28,10-22; Sal 118 (119); Pr 24,11-12; Mt 7,13-20



"Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi". (Mt 7,15-17)



La grazia di essere discepoli non è per uso privato, deve essere comunicata. I frutti delle opere manifestano la bontà o la malizia del nostro cuore, la verità o la falsità della parola del discepolo. L’opera buona per eccellenza di Gesù è dare vita, è la vittoria sulla morte, opera del peccato.
Ciò che realmente è difficile è il discernimento del “frutto buono”, dell’opera realmente efficace. Ciò che è davvero arduo è superare timori e inerzie, è togliere dai nostri occhi ipocriti le travi delle -apparentemente piccole- incoerenze quotidiane, di disprezzo, di poca solidarietà, di condanna alle conseguenze senza denuncia delle cause.
Condividere il pane, dare un tetto, vestire l’ignudo, sono opere buone dei figli, sono parte essenziale della nostra missione, del messaggio da annunciare.


Preghiamo


Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
Ho giurato, e lo confermo,
di osservare i tuoi giusti giudizi.
Sono tanto umiliato, Signore:
dammi vita secondo la tua parola.
Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
(Salmo 118)
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14/03/2013 09:06
 
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Non è venuto tra di noi per essere servito, ma per servire

14.03.2013

Gen 29,31-30,2.22-23; Sal 118 (119); Pr 25,1.21-22; Mt 7,21-29



"Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: "Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?". Ma allora io dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l‘iniquità!". (Mt 7,21-22a.22c-23)



Con frequenza, oggi come al tempo di Gesù, si pretende di ridurre la fede in Dio ad un ambito puramente religioso, separato dalle attività e responsabilità della vita quotidiana: è il mondo delle devozioni o dello straordinario e miracoloso. Gesù rifiuta con energia che queste siano le opere proprie della salvezza: “…non vi conosco!”.
“Stabilire il diritto e la giustizia”: è l’espressione usata dai profeti nella Bibbia per segnalare la condotta che Dio si aspetta dai credenti. Lo stesso Matteo porrà le opere concrete dell’amore al bisognoso, come criterio fondamentale per definire l’entrata nel Regno (Mt 25). Non tener conto di questo criterio evangelico è costruire sulla sabbia, senza solidità. Gesù ci propone costruire la casa della nostra vita sulla roccia, che non è altro che la sua Parola, la sua volontà, il suo Regno di vita, di giustizia e di pace.


Preghiamo


Odio chi ha il cuore diviso;
io invece amo la tua legge.
Tu sei mio rifugio e mio scudo:
spero nella tua parola.

(Salmo 118)
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15/03/2013 10:44
 
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Non è venuto tra di noi per essere servito, ma per servire

15.03.2013



Giorno aneucaristico



La Parola di Gesù sulla croce: “Tutto è compiuto”.
Villa el Salvador, Lima. Il 15 febbraio del 1992, Maria Elena Moyano, madre di famiglia, dirigente popolare è assassinata con crudeltà da un commando di “sendero luminoso”. Ecco lo stralcio di un suo poema scritto poco prima della sua morte:

Ieri ebbi la morte vicina, nel vedere la famiglia di Andrès Sosa,
i suoi figli straziati dal dolore, dall’impotenza, sentii la morte vicina. Più vicina di prima.
Capii che difficile è il sacrificio, pensai ai miei figli, alla mia vita, la mia storia, ma vicino alla morte sentii l’amore, questo amore che ora sento per te, i miei figli, il mio popolo e tornai a sentire la vita vicina a me.
Pensai che nonostante il dolore profondo che potrei lasciar, sento che ho già vissuto il meglio della mia vita …quando entrai nel deserto (di Villa el Salvador) cominciai a vivere i migliori anni della mia vita.
Ricordo quando divenni catechista… Ricordo le lotte per organizzarci e studiare. I lavori comunali e le scuole popolari. I pentoloni della cucina comune. Le marce interminabili e innumerevoli e le donne organizzate, le nostre allegrie, pene e i risultati raggiunti.
Allora continuo a ricordare e sento che ho vissuto la bellezza della mia vita. I miei figli, la tenerezza di David e la timidezza di Gustavo. Questo amore così infinito. I miei figli, il mio popolo che soffre e si consuma nell’anima, la sua allegria nelle “polladas” e festival sportivi.
Come vivo, Dio mio. Grazie per avermi dato tutto! L’amore, il dare tutto ciò che posso di me stessa, tutto.
Grazie Dio mio perché mi dai ancora la vita


Preghiamo


Signore, se ti sdegnerai contro di noi,
chi verrà in nostro aiuto?
Chi avrà pietà delle nostre miserie?
Hai chiamato a conversione la cananea e il pubblicano,
hai accolto le lacrime di Pietro:
accogli pietoso, Gesù, anche il nostro pentimento
e salvaci, Salvatore del mondo.
(dalla liturgia)
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16/03/2013 13:13
 
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Non è venuto tra di noi per essere servito, ma per servire

16.03.2013
Ez 11,14-20; Sal 88 (89); 1Ts 5,12-23; Mt 19,13-15


"Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: "Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli". (Mt 19,13-14)

Poche volte Gesù si mostra irritato e indignato. In una di queste (cfr. Mc 10,13), sgrida i propri discepoli (adulti) che, con il pretesto di fare ordine, di non importunare il Maestro, di non interromperlo, vogliono allontanare e escludere i bambini chiassosi.
Ascoltiamo il commento di un gruppo di bambini lavoratori della periferia di Lima:
«Gesù accoglie i bambini come se fossero figli suoi!
Anche oggi molti “grandi” ci considerano un disturbo proprio come i discepoli del Vangelo. Non ci prendono in considerazione, ci disprezzano, ci mettono da parte, non ascoltano le nostre opinioni… Quando lavoriamo vendendo dolci ci insultano e ci scacciano…
Davanti a questi abusi, Gesù si arrabbia, dice il Vangelo. Gesù difende i diritti dei bambini! Gesù vuole che siamo accolti! Gesù vuol bene ed abbraccia i bambini!».
Gesù non solo accoglie e prende le difese dei bambini, ma da loro la condizione di maestri. Il Regno, che tanto aneliamo, ha molto a che vedere con loro.



Preghiamo

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.
Perché tu sei lo splendore della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele.
(Salmo 88)
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17/03/2013 20:57
 
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Un solo Dio e Padre di tutti

17.03.2013
 
Dt 6,4a; 26,5-11; Sal 104 (105); Rm 1,18-23a; Gv 11,1-53


Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Gesù le disse: "Tuo fratello risorgerà". Gli rispose Marta: "So che risorgerà nella risurrezione dell‘ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo". (Gv 11,5.23-27)
 

Betania è il posto dove vivono gli amici di Gesù, i tre fratelli sono una famiglia amica: “Lazzaro il nostro amico si è addormentato” e “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro”.
In questo ambiente di amicizia Marta risponde a Gesù che gli si rivela come “Vita e resurrezione” con una splendida professione di fede: è la prima vera cristiana.
Cosi come Gesù ha guidato alla fede la samaritana a partire dalla necessità dell’acqua, così ora conduce la discepola-amica a una fede matura.
Marta è stata posta in una situazione limite: il proprio fratello morto e Gesù ancora non ha detto che lo risusciterà. Però Marta crede in Gesù/vita, ha piena fiducia nella sua parola.



Preghiamo

Il Signore mi ha detto:
«Tu mi aprirai la porta del tuo cuore
e a tu per tu noi ceneremo insieme».

(Apocalisse 3,20)

Impegno settimanale
Rinnovo nella preghiera la mia fiducia in Gesù dicendo più volte: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».
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18/03/2013 10:18
 
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Un solo Dio e Padre di tutti

18.03.2013
Gen 37,2-28; Sal 118 (119); Pr 28,7-13; Mc 8,27-33
 
 
Egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va‘ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". (Mc 29.31-33)
 
Nonostante abbiano seguito Gesù, siano vissuti con lui e lo amino, i discepoli ancora non lo conoscono.
Dopo che ha calmato la tempesta si domandano “chi è costui?”, spesso “non comprendono” e addirittura “erano privi di intelligenza”. Al mistero di Gesù, il Figlio di Dioe messia salvatore, si giunge solo attraversola fede. Per questo Marco insiste tanto sullanecessitàdi “ascoltare” per “conoscere” il Signore.
Dobbiamo “metterci dietro” per seguire l’unico maestro. Al discepolo seguace non è sufficiente proclamarlo come messia; dovrà accettarlo come il messia/servitore perché la sua professione di fede sia autentica.
 
Preghiamo
Signore, comprendiamo che non è sempre facile seguirti.
Apri i nostri cuori alla tua Parola,
perché comprendiamo chi sei e che cosa ci chiedi.
Concedici forza nei momenti di debolezza
e che il tuo Spirito ci aiuti a comprendere
la grande scuola della croce.
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19/03/2013 11:35
 
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Un solo Dio e Padre di tutti

19.03.2013

S. Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria

Sir 44,23g-45,2a.3d-5d; Sal 15 (16); Eb 11,1-2.7-9.13a-c.39-12,2b;Mt 2,19-23 oppure Lc 2,41-49



Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. (Lc 2,46a.48-50)



Ritorna qui il tema dell’assenza. Il figlio perso durante quei tre giorni, carichi di significato simbolico. Come Giuseppe e Maria, anche noi facciamo giorni di cammino, sicuri che Gesù è nella carovana; non possiamo concepire un Gesù che si allontana da noi. Poi come loro ci sorprendiamo: ti cercavamo angustiati! Perché ci hai fatto questo?.

La risposta di Gesù è ancora più sorprendente: Non sapevate? No, non sapevamo! Con Giuseppe e Maria stiamo imparando. La fede, la fiducia, suppone sempre un itinerario. Proprio come credenti essi maturano la loro fede attraverso perplessità, angustie e allegrie. Giuseppe e Maria, sebbene “intimi” di Gesù, non sono esenti dal processo, a momenti difficile, che porta alla comprensione dei disegni di Dio.



Preghiamo



Rendi saldi i miei passi secondo la tua promessa

e non permettere che mi domini alcun male.

Riscattami dall’oppressione dell’uomo

e osserverò i tuoi precetti.

Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo

e insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118)
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20/03/2013 09:26
 
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Un solo Dio e Padre di tutti

20.03.2013

Gen 48,1.8-21; Sal 118 (119); Pr 30,1a.24-33; Lc 18,31-34



Poi prese con sé i Dodici e disse loro: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell‘uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà". Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto. (Lc 18,31-34)



Non capivano … non capiamo niente.

Avanzando verso Gerusalemme Gesù istruisce i suoi: discepolo, discepola è chi segue Gesù in questo cammino a Gerusalemme. È il camino di donazione, abbandono, servizio, disponibilità, accettazione del conflitto: questa è la croce che è parte di questo cammino. In un mondo organizzato a partire dall’egoismo, l’amore e il servizio esistono solo crocifissi. E non lo capivano, e non lo capiamo. Ma nella prassi, camminando con Gesù la nostra fede si va purificando. Chi sa camminare e fare dono di se stesso, chi accetta di essere ultimo, chi si assume l’onere di bere il calice e si carica con la sua croce, anche se non ha le idee molto chiare, potrà vedere che “il terzo giorno risusciterà”.

Siamo noi a convertirci a Gesù o pretendiamo che sia Lui a convertirsi a noi?



Preghiamo



Ascolta, Signore, la voce dei tuoi servi,

dimentica la nostra iniquità,

non ricordare il nostro peccato.

(Genesi 50,17)
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21/03/2013 08:52
 
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Un solo Dio e Padre di tutti

21.03.2013
Gen 49,29-50,13; Sal 118 (119); Pr 31,1-9; Gv 7,43-53
 
Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto qui?". Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato così!". Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!". E ciascuno tornò a casa sua. (Gv 7,45-46.52-53)
 
Dopo aver proclamato la fede in Cristo messia, figlio di Dio, riconosciuto come l’Atteso... continuiamo a domandarci “può sorgere un profeta dalla Galilea?”. I nostri occhi guardano l’oro che brilla: la grande economia è la risposta ai nostri problemi ...e ci dimentichiamo che dalla Galilea è venuta la salvezza. Dalla Galilea è venuto Gesù, il chicco di grano caduto in terra ha fruttificato; fra i popoli oppressi è cresciuta la lotta per la libertà e la democrazia; dalle economie deboli viene la speranza per molti disperati; dai contadini la difesa della madre terra; dalle popolazioni indigene la cura della creazione ...ma vedrai che dalla Galilea non sorge niente di buono.
Il nostro sguardo di fede quali Galilee ci fa scoprire?
 
Preghiamo
 
Ascolta la mia voce, secondo il tuo amore;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
Si avvicinano quelli che seguono il male:
sono lontani dalla tua legge.
Tu, Signore, sei vicino;
tutti i tuoi comandi sono verità.
Da tempo lo so: i tuoi insegnamenti
li hai stabiliti per sempre.
(Salmo 118)
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22/03/2013 09:02
 
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Un solo Dio e Padre di tutti

22.03.2013
Giorno aneucaristico
 
Parola di Gesù dalla croce: “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?”
Raccontava Ursula che quegli anni di violenza furono terribili nel paesino sulle Ande: le incursioni dei terroristi e dei militari, le notti passate nascosti sulle montagne per fuggire alla violenza, le morti di familiari e vicini, i campi distrutti, la paura, la solitudine, l’abbandono…
Per questo i sopravvissuti decisero di scappare, di notte, di nascosto, con le poche cose addosso e niente nelle mani, per non rendere il camino più difficile. Uscirono dal paese e camminarono tutta la notte.
Il giorno dopo, mentre restavano nascosti tra gli alberi in attesa dell’oscurità per riprendere la fuga, qualcuno si rese conto che la Croce era rimasta in paese, là nella Chiesa dove sempre si riunivano. “Ci siamo dimenticati la Croce... come è possibile! Se ritorniamo ci ammazzano! Ma come possiamo continuare il cammino senza la nostra Croce?!”.
E alla fine decisero ritornare a riprenderla.“Come avremmo potuto lasciarla abbandonata se in quegli anni così duri di dolore e pianto Gesù era sempre stato con noi. Dio non ci ha lasciato mai soli”.
 
 
Preghiamo
 
Lodate il Signore voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe d’Israele;
perché egli no ha disprezzato l’afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma al suo grido d’aiuto lo ha esaudito.
(Salmo 21)
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23/03/2013 12:03
 
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Un solo Dio e Padre di tutti

23.03.2013
Dt 6,4-9; Sal 77 (78); Ef 6,10-19; Mt 11,25-30
 
In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore".  (Mt 11,25-26.28-29a)
 
Gesù si emoziona, si rallegra perché a maestri e dottori, il Padre preferisce “i piccoli”( v. 25). Sono i semplici, gli ignoranti, gente disprezzata, considerata incapace di seguire da sola il buon cammino, gente da guidare. Dire piccoli è dire poveri, affamati, afflitti, peccatori, ammalati, pecore senza pastore, bambini… Dire piccoli è dire tutto il blocco degli esclusi, dei non invitati di cui parla l’evangelo: sono i poveri dell’umanità!
L’intelligente non è necessariamente orgoglioso, ne l’ignorante sempre umile. La differenza non viene, in primo luogo, da condizioni morali o religiose, ma da una situazione umana in cui Dio si rivela trasformando valori e criteri. 
Gesù ci invita a rallegraci con Lui, a fare nostra questa preferenza che tanto piace al Padre. L’amore libero e gratuito del Padre è il centro. Da lì possiamo capire la sua esigenza d’impegno e solidarietà con gli altri. Il giogo è soave perché si radica nell’amore, l’amore di colui che verrà a noi non in groppa ad un cavallo da signori, ma sull’asino del povero.
 
 
Preghiamo
 
Tu che conosci i segreti dei cuori
lavami nel tuo sangue dalla colpa.
Signore, dammi tempo di pentirmi
e di invocare: «Ho peccato, perdonami».
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24/03/2013 14:36
 
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24.03.2013
Domenica delle Palme
Zc 9,9-10; Sal 47 (48); Col 1,15-20;Gv 12,12-16
 
Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:” Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d‘Israele!”. Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra. (Gv 12,12-14°)
 
Iniziamo oggi questa settimana unica. E siamo invitati ad essere parte della folla, nell’ora in cui passa Gesù. Discepoli, curiosi, avversari, autorità, tutti stanno lì: tutte le attese si concentrano in questo momento.
Gesù avanza sopra un asinello. Che strano re. Non è un’autorità religiosa, non ha potere politico, né economico, meno ancora militare. Ma che re è mai questo Gesùdi Nazareth? E che ci fa lì?
Tutti gioiscono, applaudono.
Dio ci ha regalato un re, un Signore capace di ridare senso alle nostre vite, anche alla nostra storia. Il progetto del regno di giustizia e pace ha ora il suo Signore.
Ma, che ci fa su un asino? Le parole del profeta Isaia ci inquietano: un re “servo sofferente”?
 
 
Preghiamo
 
Se avete sete, venite a quest’acqua
– così dice il Signore –.
Nessun timore, se poveri siete:
saziatevi di gioia.
(Isaia 55,1)
 
Impegno settimanale
Accompagno il Signore Gesù in questa settimana autentica, con lo stesso sguardo di Maria.
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26/03/2013 11:07
 
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Benedetto colui che viene nel nome del Signore

26.03.2013
Martedì della Settimana Autentica
Gb 19,1-27b; Sal 118 (119); Tb 5,4-6a; 6,1-5.10-13b; Mt 26,1-5

"Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso". Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire. (Mt 26,2-3a.4)

E Dio “si commosse nelle sue viscere” e scese a liberare il suo popolo. È il passaggio dalla schiavitù alla libertà: un lungo cammino per giungere, salvati e liberati, ad essere “liberi per amare” come dirà san Paolo.
A questo popolo amato, scelto e liberato durante secoli, i profeti richiameranno la necessità della memoria: “ricordate che foste schiavi in Egitto e Yahvé vi liberò”.
Non far memoria finisce perconcedere spazio alla “morte”. Spinge le autorità religiose, a cercare un pretesto per catturare e uccidere Gesù.
Entriamo con Gesù nella sua pasqua per riconoscere la nostra pasqua, il passaggio verso la libertà, che per amore ci regala e ci fa fare.
È questa una grazia, non uno status e ancor meno un vaccino. Grazia che ci fa capaci di confidare, essere fedeli ed amare.
Via i calcoli politici e gli interessi individuali.


Preghiamo

Fratelli, seguiamo il cammino di Cristo
che conduce a salvezza.
Egli morì per noi, lasciando un esempio.
Sulla croce portò nel suo corpo i nostri peccati
perché, morendo alla colpa,
risorgessimo alla vita di grazia.
(dalla liturgia)
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27/03/2013 23:43
 
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Benedetto colui che viene nel nome del Signore

27.03.2013
Mercoledì della Settimana Autentica
Gb 42,10-17; Sal 118 (119); Tb 7,1a-b.13-8,8; Mt 26,14-16

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?". E quelli gli fissarono trenta monete d‘argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. (Mt 26,14-16)

Non è poi così lontana la possibilità di giungere pure noi alla triste esperienza di Giuda: tradire e consegnare l’Amico. Lo facciamo se allontaniamo dalle nostre vite, dai nostri progetti familiari, di società, il progetto di Dio a cui Gesù da vita, perché è ‘perdente’.
Chiediamo allora con umiltà – ancora sappiamo di che si tratta, vero? – la grazia di camminare con fedeltà in questi giorni, e ogni giorno della nostra vita, per non scandalizzarci di questo Dio disarmato, povero, politicamente scorretto, religiosamente di frontiera, fuori dal tempio.
Chiediamo la grazia di rimanere afferrati a Gesù, dove va e dove ci chiama oggi.


Preghiamo

Mi venga in aiuto la tua mano,
perché ho scelto i tuoi precetti.
Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è la mia delizia.
Che io possa vivere e darti lode:
mi aiutino i tuoi giudizi.
Mi sono perso come pecora smarrita;
cerca il tuo servo: non ho dimenticato i tuoi comandi.
(Salmo 118)
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28/03/2013 10:58
 
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Cristo patì per voi lasciandovi un esempio

28.03.2013
Giovedì della Settimana Autentica
"Cena del Signore"

Gn 1,1-3,5.10; 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75

Egli rispose: "Andate in città da un tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"". Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". (Mt 26,18.20-21)

Gesù, davanti al precipitare degli avvenimenti, vuole riunire intorno alla tavola i suoi amici: una cena, quella della pasqua.
Fino alla fine Gesù rompe gli schemi, il rito salta: è Lui, il Figlio dell’Uomo, che, preda dell’amore, si consegna nel pane spezzato e nel vino versato. È infatti venuto per ‘dare vita, e vita abbondante’ (Gv 10,10).
Forse vorrebbero rimanere lì tutta la notte, anche noi. Cominciamo ad intuire il senso di quel gesto...e ci spaventa. A pregare ci si può andare, non costa molto. Seguirlo? Ci spaventa e scandalizza.
Ma quella tristezza, di secoli, millenni, da Adamo, Caino, il vitello d’oro, ...e quell’angoscia, di tutti i poveri, torturati, violentati, di tutto il mondo...
E gli amici che tradiscono, che negano e se ne vanno lasciando solo l’Uomo dell’amore.
Cosa ci vuol dire, allora, Gesù con quel: ‘fate questo in memoria di me’?


Preghiamo

Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico
al banchetto tuo stupendo tu mi accogli.
Non affiderò agli indegni il tuo mistero
né ti bacerò tradendo come Giuda,
ma ti imploro, come il ladro sulla croce,
di ricevermi, Signore, nel tuo regno.
(dalla liturgia)
30/03/2013 10:57
 
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Cristo patì per voi lasciandovi un esempio

30.03.2013
Sabato della Settimana Autentica
Giorno aneucaristico

“Chi vuole salvare la propria vita la perderà.
Che cosa orrenda aver vissuto ben comodi, senza sofferenze, non mettendosi in problema, ben accomodati, ben relazionati politicamente, economicamente, socialmente! A che serve? perderà la sua vita.
Invece, colui che, per amore a me abbandona comodità e sicurezze e accompagna il mio popolo e assume la sofferenza del povero e sente come suo il dolore, il sopruso, costui guadagnerà la sua vita, perché il Padre mio lo premierà.
Fratelli, a ciascuno di noi Cristo sta dicendo: Se vuoi che la tua vita dia frutto come la mia, fai come me: convertiti in grano che si lascia seppellire, non aver paura. Colui che sfugge la sofferenza rimarrà solo. Non temere la morte: il Signore sta con te.
Per quanto riguarda me, sono stato più volte minacciato di morte. Come cristiano non credo nella morte senza resurrezione. La mia morte, se Dio la accetterà, sia per la liberazione del mio popolo e come una testimonianza di speranza per il futuro.”
Monsignor Oscar A Romero


Preghiamo

O Padre,
fa’ che nelle prove della vita
partecipiamo intimamente
della passione del tuo Figlio,
per avere la fecondità del seme che muore
ed essere accolti come tua messe
nel regno dei cieli.
(dalla liturgia)
Nuova Discussione
Rispondi
QUELLO CHE AVETE UDITO, VOI ANNUNCIATELO DAI TETTI (Mt 10,27)
 
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