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Preghiera e pensiero di oggi

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2014 09:02
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26/11/2012 10:11
 
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26.11.2012
Ger 2,1-2a;3,1-5; Sal 76 (77); Zc 1,1-6; Mt 11,16-24



«Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi». (Mt 11, 20)



Gesù rimprovera la generazione che lo ha visto perché non ha colto la novità di vita che lui era venuto a portare. Sembra arrabbiarsi perché non si rassegna a vedere il cuore chiuso dei suoi fratelli, incapaci di scardinare preconcetti ben strutturati nelle loro menti.

Più avanti vedremo Gesù piangere su Gerusalemme rendendo in questo modo evidente qual era il suo sentimento per quella generazione che ha provato in tutti i modi ad incontrare.

Spesso forse anche noi a generazioni di distanza facciamo fatica ad alzarci dal nostro ripiegamento su noi stessi e dai nostri giudizi preconfezionati, precludendoci di vedere l’esistenza di qualcosa che va oltre noi.

Chi pensavano che fosse colui che doveva salvarli? E noi chi aspettiamo come salvatore? Quale ricetta dovrebbe avere per la nostra vita? Ci scandalizza un Dio che manda suo figlio in mezzo a noi come uno di noi, che serve, che ama tutti, che ci salva con un’apparente sconfitta?



Preghiamo

La vita non può esser colta in poche formule. In fondo, è quel che stai cercando di fare tutto il tempo, e che ti porta a pensare troppo: stai cercando di rinchiudere la vita in poche formule ma non è possibile, la vita è infinitamente ricca di sfumature, non può essere imprigionata né semplificata. Ma semplice potresti essere tu ….

(Etty Hillesum, Diario)

chiesadimilano
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27/11/2012 10:33
 
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27.11.2012
Ger 3,6-12; Sal 29 (30); Zc 1,7-17; Mt 12,14-21



«Non contesterà né griderà… non spezzerà una canna già incrinata… nel suo nome spereranno le nazioni». (Mt 12, 19a.20a.21)





La pazienza è un’arte importante nella vita; Gesù l’ha dovuta sperimentare sulla propria pelle.

Dio è paziente: di fronte ai tradimenti e alla perfidia a cui fa riferimento il profeta Geremia, Dio promette che non mostrerà la faccia sdegnata e di fronte al programma di assassinio nei suoi confronti Gesù continua a guarire.

Oggi, nel tempo del protagonismo dei mass media, in cui si sentono gridare bei discorsi che spesso non collidono con la vita di chi li proclama, ci viene chiesto di essere dei testimoni credibili.

Gesù vive una pazienza che non è scontata ma richiede un’educazione a volte anche molto sofferta. Pazienza non è chiudere gli occhi di fronte a ciò che accade o far tacere la nostra coscienza critica, ma il metterci a camminare “con” e non contro, affrontando il male con il bene.

Ci è chiesto di non chiudere la speranza perché Dio è sempre in movimento. Tutto può trasformarsi se non mettiamo paletti alla Grazia di Dio.



Preghiamo



Tutti i discorsi più belli dei più grandi santi sarebbero incapaci a far scaturire un solo atto d’amore da un cuore che Gesù non avesse in suo possesso. É lui soltanto che sa servirsi della sua lira e nessun altro può far vibrare le sue corde armoniose. Ma Gesù si serve di tutti i mezzi, le creature sono tutte al suo servizio ed egli ama utilizzarle durante la notte della vita allo scopo di nascondere la sua presenza adorabile.

(Santa Teresa di Gesù Bambino – lettera 127)

chiesadimilano
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28/11/2012 09:18
 
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28.11.2012


Ger 3,6a.12a.14-18; Sal 86 (87); Zc 2,5-9; Mt 12,22-32



«Nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi». (Mt 12, 25b)





Fratelli, figli di uno stesso padre, famiglia.

Gesù ci ricorda l’importanza che noi, frutti della stessa radice, cerchiamo l’unità e ci mette in guardia dalla divisione. Come sempre il Vangelo è molto attuale e concreto.

Il tempo che stiamo vivendo è molto segnato dalle divisioni. Divisioni in famiglia, tra chi ci governa, nella Chiesa scossa al suo interno. Gesù ci dice: “chi non raccoglie con me disperde” (Mt 12,30). E' Lui la nostra coerenza; Lui il punto a cui guardare per ritrovare l’orientamento, la parola e la vista. Senza lo sguardo posizionato su di Lui, sul suo umiliarsi fino a mettersi a nostro fianco, rischiamo di non vedere la chiamata di ciascuno ad essere parte di una comunità che va oltre il proprio io.

Gesù ci richiama il senso della vista e ci dice: “vedi che ti ho dato una famiglia, ti ho dato la Chiesa, accostati, accogli, vai incontro. Ti ho dato dei pastori per guidarti, affiancali. Sii tu la mia Chiesa”.



Preghiamo



Hai sentito la novità dell’Evangelo, adesso prendi il largo; queste parole falle fiorire nella vita, consenti che mettano radici nel cuore di ciascuno e delle comunità; allora nascerà la comunità dei discepoli, nascerà il miracolo della Chiesa, nascerà la nazione santa, la stirpe eletta, il regale sacerdozio, la gente santa.

(Don Franco Brovelli, La promessa si compie)



chiesadimilano



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29/11/2012 10:55
 
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29.11.2012
Ger 3,6a.19-25; Sal 85 (86); Zc 2,10-17; Mt 12,33-37



«In base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato». (Mt 12,37)



Linguaggio di rimprovero quello di Gesù. Linguaggio che vuol riportare a verità e che ha il coraggio di non ammiccare ai “potenti” per mettersi al riparo; anzi!

In più parti del capitolo 12 Matteo ci dice che scribi e farisei tramano alle spalle di Gesù. Dalla stessa bocca che nel tempio benedice Dio escono parole di maledizione contro suo Figlio. Signori della legge difendono ciò che dà loro potere, giustificandosi in nome di Dio.

Gesù sa che è rischioso dire parole scomode ma non tace perché la loro salvezza gli sta più a cuore della sua stessa vita e prova a stanarli dall’inganno in cui stanno rovinando la loro vita e quella di chi incontrano.

Se si fissa lo sguardo su Gesù, sul Vangelo, allora parole e azioni, le nostre come quelle degli altri, vengono illuminate e la radice da cui provengono viene rivelata. Allora viene chiesto il coraggio per guardare alla verità e per convertire ciò che è oscuro in luce.



Preghiamo

L’avidità, l’orgoglio, lo spirito di dominio, la dimenticanza di Dio e l’idolatria delle creature potevano essere vinti solo da un tuffo nell’umiltà. “Scendendo” Gesù percorreva al contrario la salita dell’ambizione umana. Quando è dato anche a noi di inabissarci nel buio o di sentire l’umiliazione della discesa, ricordiamocelo. É allora il momento della nostra salvezza.

(Don Andrea Santoro – Lettere dalla Turchia)

chiesadimilano
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30/11/2012 14:39
 
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30.11.2012
S. Andrea Ap.



1Re 19,19-21; Sal 18 (19); Gal 1,8-12; Mt 4,18-22



«Vide due fratelli… che gettavano le reti in mare… E disse loro: “venite dietro a me”». (Mt 4, 18-19)



Il primo movimento e il più importante che segue ogni chiamata è l’alzare lo sguardo dalle proprie vicissitudini quotidiane, quasi a vedere un senso più profondo della nostra vita.

Gesù passa e si ferma a “guardarci” in quel che in modo consuetudinario viviamo.

San Paolo è commovente e fortemente esortante quando ci dice: “Se cercassi ancora di piacere agli uomini non sarei servitore di Dio”. (Gal 1,10) Ci aiuta a leggere l’essenza della chiamata che sta in un radicamento sempre più esistenziale in Dio. Non tutti siamo chiamati a lasciare lavoro, famiglia, affetti, per vivere la sequela. Ma tutti siamo chiamati a “lasciare” il vecchio modo di vivere il lavoro, la famiglia, gli affetti…

La nostra risposta alla chiamata allora trasforma la vita in un viaggio meraviglioso in cui ogni momento è arricchito dalla ricerca di come piacere sempre di più a Chi ci ha creato ed amato, vivendo ogni situazione per Lui e con Lui.



Preghiamo



Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli.

(San Francesco)

chiesadimilano
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02/12/2012 21:10
 
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Grandi cose ha fatto il Signore per noi


2.12.2012


Is 45,1-8; Sal 125 (126); Rm 9,1-5; Lc 7,18-28





«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». (Lc 7,20)





Colpisce il fatto che colui che Gesù definisce il più grande fra i nati di donna, Giovanni il Battista, si interroghi sull’identità del Messia. Anche lui si era fatto un’idea del Messia che non corrispondeva alla realtà. Confuso, deluso, sorpreso? Giovanni manda a chiedere a Gesù: sei tu o dobbiamo aspettare un altro?

La nostra vita è fatta di tante attese e vorremmo che Dio le realizzasse tutte; in realtà Dio compie le sue promesse, non le nostre attese. Davanti a ciò che ci sorprende dunque la nostra fede è messa alla prova.

Tuttavia il Signore prende sul serio le nostre domande e ci risponde a suo modo, cioè con dei segni: “guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi ...”. Ed ecco la risposta di Gesù agli inviati di Giovanni: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito”. Queste parole sono anche per noi: cosa il Signore mi sta facendo udire e vedere in questo tempo? Quali attese porto nel cuore? Di quali fragilità mi chiede di farmi carico?



Preghiamo



Ora, che potrei attendere, Signore?

E' in te la mia speranza.

Liberami da tutte le mie iniquità,

non fare di me lo scherno dello stolto.

(dal Sal 39, 8-9)





Impegno Settimanale

Al termine di ogni giornata possiamo chiederci, nella riflessione e nella preghiera, quali “grandi cose” ho visto e udito oggi? Nella semplicità e nella misura delle mie capacità, di quali “grandi cose” sono stato capace per i miei fratelli più in difficoltà?



chiesadimilano
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03/12/2012 12:24
 
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Grandi cose ha fatto il Signore per noi


3.12.2012


Ger 3,6a;5,15-19; Sal 101 (102); Zc 3,6.8-10; Mt 13,53-58





«E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi». (Mt 13,58)





Può sembrare strano, perché di solito pensiamo il contrario, cioè quando c’è bisogno di convincere gli increduli ecco che il Signore passa agli “effetti speciali”, così da smuovere anche i più refrattari. Non è così, nei vangeli appare chiaramente il contrario: la fede non è l’effetto di un prodigio compiuto da Gesù, ma la sua condizione di possibilità. Sembra dirci il Signore: se tu non credi io non posso fare nulla, la tua fede è la condizione perché io possa operare grandi cose.

Senza fede anche a noi diventa impossibile riconoscere il Signore, la sua presenza. Lo attendiamo e quando finalmente arriva non lo sappiamo riconoscere. Come la gente di casa sua che dice: “non è costui il figlio del falegname? E sua madre non si chiama Maria?”.

Rivelami Signore la mia incredulità, ma rivelami anche la tua presenza nella ferialità della mia vita.





Preghiamo



Signore, ascolta la mia preghiera!

Per la tua fedeltà, porgi l’orecchio alle mie suppliche

e per la tua giustizia rispondimi.

Non entrare in giudizio con il tuo servo:

davanti a te nessun vivente è giusto.

(dal Sal 143, 1-2)


chiesadimilano
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04/12/2012 10:49
 
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Grandi cose ha fatto il Signore per noi


4.12.2012


Ger 3,65,25-31; Sal 102 (103); Zc 6,9-15; Mt 15,1-9





«Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me». (Mt 15,8)





Ti attendiamo Signore, questo tempo di Avvento ci sospinge all’incontro con Te nella vita di ogni giorno. Ma, come per ogni attesa, è importante prepararsi, preparare il cuore.

Potrebbe capitare infatti che da una parte desideriamo sinceramente l’incontro con il Signore per vivere una vita secondo i suoi insegnamenti; ma dall’altra ci fermiamo alle cose esteriori, alla formalità, a quella che Gesù chiama la “tradizione degli antichi” dimenticandoci ciò che conta davvero, ciò che è secondo la volontà di Dio.

Ricordando le parole del profeta Isaia (Is 29, 13), il Signore ci mette davanti ad una domanda: dov’è il tuo cuore? Il cuore nel linguaggio biblico, è il “luogo” delle decisioni importanti, il centro della nostra persona, che può essere più o meno lontano da un altro “centro”, da colui che attira a sé. Mi accontento di onorarti con le labbra Signore? Tu sei il Dio che si fa vicino, ma io? Mentre tu ti fai vicino io rimango lontano, a “distanza di sicurezza”, da Te e dai miei fratelli?





Preghiamo



Meravigliosa per me la tua conoscenza,

troppo alta, per me inaccessibile.

Dove andare lontano dal tuo spirito?

Dove fuggire dalla tua presenza?

Se salgo in cielo, là tu sei;

se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’aurora

per abitare all’estremità del mare,

anche là mi guida la tua mano

e mi afferra la tua destra.



(dal Sal 139, 6-10)

chiesadimilano
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05/12/2012 12:54
 
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5.12.2012


Ger 3,6a;6,8-12; Sal 105 (106); Zac 8,1-9; Mt 15,10-20



«Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». (Mt 15,11)



Questa sentenza di Gesù, così lapidaria come era tipico del linguaggio sapienziale dell’antico Israele, ci rimette ancora una volta davanti al “funzionamento” dell’uomo e delle sue parti più profonde, il funzionamento del “cuore”.

Ascoltando queste parole di Gesù i farisei si scandalizzano, i discepoli chiedono spiegazioni e Gesù ribadisce che non può un cieco guidare un altro cieco, perché inesorabilmente finiranno entrambi fuori strada: farsi guidare dalle sole prescrizioni della Legge, interpretate per di più in senso letterale, non basta: ci vuole la luce della fede.

Dal cuore nascono infatti le decisioni di fondo della nostra vita, i nostri “propositi”. Ce ne sono certamente di buoni, ma ce ne sono anche di malvagi e il vangelo ci offre una breve lista: “omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie”.

Donaci Signore di non fermarci alla superficie delle cose, ma di farci guidare dalla fede in Te.





Preghiamo



Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,

non resta nella via dei peccatori

e non siede in compagnia degli arroganti,

ma nella legge del Signore trova la sua gioia,

la sua legge medita giorno e notte.



(dal Sal 1, 1-2)


chiesadimilano
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06/12/2012 10:34
 
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6.12.2012


Ger 7,1-11; Sal 106 (107); Zc 8,10-17; Mt 16,1-12





«Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?». (Mt 16,3)





I “segni dei tempi” è una felice espressione ripresa ai tempi del Concilio Vaticano II, che voleva richiamare la necessità di un discernimento su quel momento di chiesa. In realtà non sono i “tempi” a darci dei segnali, è Dio stesso che attraverso tutte le epoche della storia non manca mai di darci segni per poter interpretare correttamente il corso degli eventi ed essere capaci di operare scelte secondo l’insegnamento del vangelo.

Infatti mentre attraversa il lago di Tiberiade, Gesù cerca di aiutare i suoi discepoli a “leggere” in modo corretto tutti quei segni che lui stesso ha già mostrato loro, in particolare ritornando sul segno, ripetuto due volte, della moltiplicazione dei pani. Ma ancora i suoi non comprendono.

In questo tempo di attesa del tuo “avvento” donaci Signore di riconoscere fin d’ora i “segni” della tua presenza in mezzo a noi e donaci di dare a nostra volta segni di amore e condivisione verso i nostri fratelli.





Preghiamo



Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti

e la custodirò sino alla fine.

Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge

e la osservi con tutto il cuore.

Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,

perché in essi è la mia felicità.



(dal Sal 119, 33-35)

chiesadimilano
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07/12/2012 10:40
 
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7.12.2012
Sant'Ambrogio



Sir 50,1a-b; 44,16a-23c;45,3b.12a.7.15e-16c, Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 10,11-16





«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». (Gv 10,11)





La figura di sant’Ambrogio accompagna attraverso i secoli il cammino di una chiesa che da questo santo ha ricevuto il suo stesso nome, chiesa ambrosiana.

Nel vangelo di oggi Gesù di sé dice di essere il buon pastore. La bontà, o bellezza, in questo caso esprime un tratto della creazione stessa di Dio, che è “cosa buona”, cioè realtà che porta su di sé l'impronta di Dio, della sua bellezza.

Così è, o dovrebbe essere, dei pastori della chiesa perché manifestino qualcosa del volto stesso di Dio, imparando dal Signore Gesù, vero ed unico pastore, che dona la vita per le sue pecore. Non si tratta dunque di pianificare strategie o assumere atteggiamenti particolari, piuttosto di entrare nella scelta fondamentale del Signore: il dono di sé.

Con Gesù, come Ambrogio, ti chiediamo Signore di donare sempre alla tua chiesa pastori capaci di essere segno della tua presenza, secondo la “carità pastorale” che fu di Ambrogio e di tanti nostri pastori.





Preghiamo



Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,

mi guida per il giusto cammino

a motivo del suo nome.



(dal Sal 23, 1-3)


chiesadimilano
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08/12/2012 13:05
 
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8.12.2012
Immacolata Concezione di Maria

Gen 3,9a-b.11c.12-15.20; Sal 97 (98); Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28



«Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». (Lc 1,28)



Che belle queste parole che l’angelo rivolge a Maria e idealmente, anche a ciascuno di noi. Sono un invito alla gioia, di cui abbiamo tutti bisogno: rallegrati di una gioia che nulla ha a che fare con l’allegria o il divertimento. E' piuttosto la gioia di Dio, la gioia vera.

Ma l’angelo non invita soltanto, consegna a Maria e a noi anche il segreto della gioia, rivelando insieme un dono inaspettato. Il segreto è la rinnovata scoperta che il Signore è con noi, è comunione, è prossimità. Tu Signore sei con me, con ciascuno di noi.

E il dono inaspettato, perché imprevedibile e immeritato, è la sua grazia, il suo amore libero e gratuito, rivelato in Maria e destinato anche a tutti noi. Quello che a noi manca però, a differenza di Maria, è la disponibilità, l’apertura di cuore.

Riempici ancora della tua grazia Signore, donaci di riconoscere che nella tua prossimità c’è anche il segreto della nostra prossimità ai fratelli più soli e dimenticati.





Preghiamo



Benedici il Signore, anima mia,

quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tutti i suoi benefici.



(dal Sal 103, 1-2)

chiesadimilano
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09/12/2012 11:57
 
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9.12.2012


Is 4,2-5; Sal 23 (24); Eb 2,5-15; Lc 19,28-38





«Il Signore ne ha bisogno». (Lc 19,31b)





É certo molto più semplice, per ciascuno di noi, abitare ed essere abitati dai nostri bisogni o desideri. Ben più difficile porci di fronte al desiderio di Dio.

Il vangelo di questa domenica ci pone, invece, proprio dinnanzi ad esso. Gesù, con una richiesta che può apparirci abbastanza singolare, se non ne comprendiamo la portata simbolica, domanda ai discepoli di liberare il puledro posto nel villaggio di fronte.

Gesù vuole portare a compimento il disegno di Dio mediante la sua entrata a Gerusalemme, ma desidera la nostra partecipazione.

Bisogna che liberiamo il puledro, quella parte di noi ancora legata e che giace priva di alcuna utilità per Dio ed i fratelli. Che rendiamo disponibili noi stessi all’umile servizio che ci è chiesto, anziché sottrarci continuamente ad esso con mille scuse e ritardi. Solo allora la gioia di Dio potrà realmente raggiungerci.





Preghiera



Benedetto il Signore Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo.



(Lc 1,68-70)



Impegno settimanale

Rifletterò per scoprire come rendermi disponibile al servizio umile di cui il Signore ha bisogno

chiesadimilano
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10/12/2012 11:41
 
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10.12.2012


Ger 10,1-10; Sal 134 (135); Zc 9,1-8; Mt 19,16-22



«Gli idoli sono come uno spauracchio in un campo di cetrioli». (Ger 10, 5a)





Il brano del profeta Geremia, che la liturgia ci offre come prima lettura, è caratterizzato da tratti polemici e farseschi. Esso è costruito attorno alla contrapposizione tra gli idoli “opera delle mani dell’uomo” ed il vero Dio, la cui grandezza e potenza è ineguagliabile. Scrivendo in un tempo successivo alla prima o seconda deportazione babilonese Geremia intende, così, sostenere il popolo d’Israele, tentato di scegliere e aderire agli dei del vincitore.

La vera alternativa che spesso caratterizza anche gli uomini del nostro tempo non è quella tra fede ed ateismo, ma tra Dio e gli Idoli. E tra di essi i più “gettonati” sono proprio gli idoli del vincitore di turno. Anche il giovane ricco, di cui ci parla Matteo, vive in fondo lo stesso dilemma. Il desiderio di vita eterna che lo accompagna e lo abita si spegne, così, di fronte all’esigenza di abbandonare la ricchezza, un idolo dal quale non riesce a staccarsi.



Preghiera



Prendimi per mano, Luce gentile, nel buio che mi stringe.

La notte è nera e così lontana la mia casa, prendimi per mano. Proteggi i miei passi. Non chiedo orizzonti troppo vasti.

Mi basta vedere lo spazio di un passo. Non sempre è stato così. Prima non pregavo che Tu fossi la mia guida. Volevo decidere e vedere tutto il sentiero: ma adesso portami per mano! Amavo giorni luccicanti e senza timore orgoglio, è stato il mio signore: non ricordare gli anni passati. Il Tuo vigore mi ha benedetto sempre e sempre mi prenderà per mano, tra paludi, brughiere, dirupi e gorghi, finché la notte non sarà passata, finché non verrà l’alba…



(John Henry Newman)

chiesadimilano



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12/12/2012 10:49
 
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11.12.2012


Ger 10,11-16; Sal 113B (115); Zc 9,11-17; Mt 19,23-30





«Sono oggetti inutili, opere ridicole; al tempo del loro castigo periranno». (Ger 10,15)





Prosegue e si precisa la polemica contro gli idoli, da parte del profeta Geremia. Che fa emergere, da un lato, la potenza del vero Dio nella creazione e nella vita d’Israele sua eredità, dall’altro l’inutilità degli idoli che sono menzogna, mancano del soffio vitale e che appaiono agli occhi del profeta addirittura ridicoli. Anche la ricchezza, dice il Vangelo, può con grande facilità trasformarsi in un idolo. Dio, però, sa convertire il cuore facendovi entrare una diversa logica, quella del dono gratuito per amore. Essere discepoli significa appunto questo, rifiutare le seduzioni dell’egoismo e dello spirito di proprietà, per vivere la logica del dono. Da questo nasce, secondo Gesù, un duplice frutto: la moltiplicazione di ciò che si è lasciato per amore ed il riconciliarsi delle disuguaglianze che abitano la storia.





Preghiera



Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole.
Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.
Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.
Israele confida nel Signore:
egli è loro aiuto e loro scudo. (dal Sl 114)

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12/12/2012 10:50
 
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Io metterò la mia fiducia in lui


12.12.2012


Ger 11,1-8; Sal 77 (78); Zc 10,1-5; Mt 21,10-17



«Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi ed egli li guarì». (Mt 21,14)





L’evangelista Matteo è il solo a menzionare questa guarigione compiuta da Gesù nel tempio, dopo averlo purificato. Il gesto acquista un valore particolare se ricordiamo che al tempo di Gesù, ai ciechi e agli zoppi era negato l’accesso al tempio (2 Sam 5,8; Lv 21,18). Non mancavano invece in esso coloro che lo avevano reso un “covo di ladri”. Così anche l’osanna dei bambini è accolto da Gesù, mentre i sacerdoti vorrebbero impedirlo.

Aderire al Vangelo significa lasciare che il nostro sguardo religioso si converta alla misericordia. Senza escludere con il giudizio coloro che non sono abbastanza “puri” o sapienti e degni per poter accedere al tempio, “intonando il proprio canto”. Ma per Gesù la casa di suo Padre è luogo di preghiera per tutti coloro che sanno “adorare in Spirito e Verità”, senza distinzioni di sorta.





Preghiera



Signore vengo a Te, rinnova e cambia il mio cuore

per la grazia che ho trovato in Te.

Signore vengo a Te, le debolezze che io ho

le cancellerai col Tuo grande amore.

Stringimi, con il Tuo amore riempimi.

Portami, più vicino a Te.

(Geoff Bullock)
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13/12/2012 11:30
 
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13.12.2012


Ger 16,19-21; Sal 15 (16); Zc 10,6-9; Mt 21,18-22



«Li ricondurrò perché ne ho avuto pietà». (Zac 10,6b)



Considerato insieme con Aggeo uno dei principali artefici della ricostruzione del tempio il profeta Zaccaria ci offre in questo brano un testo di speranza e consolazione.
Con tonalità e stile esodico e con accenti militareschi il brano annuncia ciò che Dio sta operando. La sua compassione e la sua pietà darà forza ad Israele suo popolo perché si ricomponga in unità e, dopo la fatica dell’esilio, possa tornare a vivere insieme; vinca ciò che ne ostacola un definitivo ritorno nella sua terra e si riapra alla gioia. Il profeta invita anche noi, in questo tempo di Avvento, a riscoprire la compassione di Dio sulle nostre vite, spesso disperse ed infeconde; la bellezza di sentirci popolo radunato dall’amore di Dio e rigenerato dall’incontro con i fratelli. Solo così potremo ritrovare anche la gioia della fecondità e donare a Gesù quel frutto che Egli ha atteso invano da Israele.



Preghiera




Ecco: Il Signore viene, egli ci salverà.
Le mani indebolite si riprendano,
le ginocchia piegate si rafforzino.
Dite a chi ha il cuore debole:
“Coraggio, non temete!”.



(Is 35.4d.3-4ab)

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14/12/2012 11:07
 
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Io metterò la mia fiducia in lui


14.12.2012


Ger 17,19-26; Sal 14 (15); Zc 10,10-11,3; Mt 21,23-27



«Con quale autorità fai queste cose?». (Mt 21,23)





La domanda rivolta a Gesù dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo, non cerca realmente di scoprire la verità circa l’origine della sua autorità. Essi sono preoccupati di altro: mantenere il loro potere e il consenso dinnanzi al popolo. Per questo la risposta di Gesù, che interroga la loro domanda, non è una semplice strategia dialettica, ma la sapienza di chi cerca di condurre gli interlocutori ad un reale ascolto.

La domanda che Gesù rivolge loro riguarda, infatti, la sorgente dell’autorità del Battista. I capi dei sacerdoti e gli anziani non hanno compreso il suo annuncio e quindi non possono aprirsi a Colui che ne compie il messaggio. Solo mediante un battesimo di penitenza, cioè riconoscendosi bisognosi di salvezza e di perdono, è possibile accogliere la grazia ed il battesimo nuovo portato da Cristo. Ma essi non lo comprendono e Gesù, come di fronte a Pilato, non può che tacere.



Preghiera



O Dio eterno che nella venuta del tuo Figlio hai riconciliato il mondo lontano dal tuo amore, sciogli la durezza del nostro egoismo perché possiamo celebrare con cuore libero e gioioso il mistero della nascita di Cristo. Amen.

(orazione, liturgia ambrosiana)

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15/12/2012 11:22
 
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Io metterò la mia fiducia in lui


15.12.2012


Ger 23,1-8; Sal 88 (89); Eb 11,1-2. 39-12,2a; Mt 21,28-32





«Tenendo fisso lo sguardo su Gesù». (Eb 12,2)





Per nessuno di noi è semplice fissare lo sguardo per molto tempo su un oggetto o su una persona. Esige una certa dose di attenzione, di concentrazione, di volontà. A meno che tale oggetto o la persona non sia capace di attrarci con la sua bellezza, non generi in noi stupore per la singolarità di ciò che dice o rivela. In questo caso la concentrazione dello sguardo diviene quasi spontanea, come tra due innamorati.

L’autore della lettera agli Ebrei, crediamo, voglia invitarci a questo. Non tanto ad uno sforzo volontaristico ma a percepire la bellezza che egli stesso ha riconosciuto nell’umanità affascinante di Gesù. Lo stupore di chi ha visto in Lui la sorgente ed il compimento della sua fede.

Egli sembra, però, anche delineare i tratti del cammino che lo hanno condotto a questa meta. L’essere passato dalla testimonianza, all’incontro con il vero “oggetto” della fede e l’aver deposto il peso del peccato, per imparare la “corsa perseverante” del discepolato.





Preghiera

Voglio esse franco. Non m’importa un Dio «qualunque», onnipotente e assoluto fin che vuoi. Meno ancora un Gesù che sia soltanto un profeta (non importa se maggiore o minore) finito malamente.

Il mio motto è «Aut Christus aut nihil». É quello il cuore, il Dio figlio di Dio, quello è il centro, il sole che m’illumina, la notte che tutto avvolge e rinfresca, la linfa, il sangue che scorre a dar vita, senso, sapore, allegria - sì, miseriaccia, allegria! - a un cosmo che senza di lui sarebbe un incomprensibile ammasso di meraviglie sospese nel nulla.

(I. A. Chiusano)


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16/12/2012 14:52
 
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Accresci in noi la fede e l’amore per te


16.12.2012
Novena di Natale

Is 30,18-26b; Sal 145 (146); 2Cor 4,1-6; Gv 3,23-32a



«Lui deve crescere; io, invece, diminuire». (Gv 3,30)



La Parola di Dio di questa domenica segna in modo chiaro le battute finali di un tempo che ormai sta per compiersi, di una strada che ormai ci rivela la meta di un cammino; è lo stesso Giovanni Battista, il grande profeta di questo tempo di Avvento, che ci indica il percorso: l’urgenza e il coraggio serio di fare spazio nella nostra vita quotidiana a Cristo che nasce a Betlemme. E' Cristo, Parola incarnata, che deve crescere in ognuno di noi, Cristo ricco di amore e di misericordia, Cristo, via, verità e vita. Il tempo dell’attesa sta ormai per compiersi e ogni uomo è chiamato a “diminuire” nella pretesa di essere autosufficiente, “diminuire” nella presunzione di bastare a se stesso. L’uomo spesso chiuso in se stesso, chiuso nel suo “io” più profondo ed egoistico, l’uomo che pretende di essere luce a se stesso. Giovanni ci annuncia che Cristo è la luce del mondo e viene a illuminare l’oscurità della nostra umanità.

Domandiamoci oggi che cosa ostacola e frena la crescita di Cristo in noi e nella nostra vita quotidiana.



Preghiamo



O Signore, fa che mai la nostra anima desista dal cercarti, ma sempre instancabilmente aneli a te e si ponga, silenziosa, sotto le ali della tua misericordia.

(A. Canopi)



Impegno Settimanale

Farò spazio a Dio costruendo nella mia giornata un tempo significativo di silenzio e di ascolto della Parola.


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17/12/2012 10:01
 
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Accresci in noi la fede e l’amore per te


17.12.2012
I feria prenatalizia “dell’Accolto”



Rt 1,1-14; Sal 9; Est 1,1a-1r.1-5.10a.11-12; 2,1-2.15-18; Lc 1,1-17



«Nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo dandogli pane». (Rt 1,6b)



Il tempo dell’Avvento giunge alla sua pienezza proponendo alla nostra riflessione la figura biblica di Rut, la moabita. Donna soave e bellissima, donna “forte” investita della luce del divino e progenitrice di Davide. Donna dell’av-vento che si occupa delle piccole cose quotidiane, che combatte la quotidiana fatica dell’esistere. Destinataria e comunicatrice di un grande annuncio di fede che porterà la storia della salvezza a contemplare l’avvento del Messia: Gesù Cristo incarnato.

Dio visita il suo popolo dando pane: è questa la speranza del Natale ormai vicino. Betlemme è luogo che significa “casa del pane”, la casa del pane di vita disceso dal cielo, pane che nutre la nostra fede.

La vita di fede e di pietà si sta inaridendo e ancora una volta il Signore, invece di abbandonare il suo popolo alla morte, trova una nuova via per ridargli vita e portare a compimento il suo disegno di salvezza.



Preghiamo



Signore Gesù, tu che ci hai chiamato alla fede fa che diventiamo testimoni credibili del tuo amore perché ogni uomo ti possa incontrare e riconoscere in te l’unico vero Salvatore.

(A. Canopi)

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18/12/2012 11:37
 
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Accresci in noi la fede e l’amore per te


18.12.2012
II feria prenatalizia “dell’Accolto”

Rut 1,15-2,3;Sal 51 (52); Est 3,8-13; 4,17i-17z; Lc 1,19-25



«Il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio». (Rt 1,16c)





Con il testo di oggi comincia a delinearsi la figura biblica di Rut, l’amica, la compagna di un lungo viaggio, di quel viaggio della fede che deve caratterizzare la vita di ogni credente. Rut rinuncia ai legittimi ideali di qualsiasi giovane: trovare marito, avere dei figli. Ma le vie del Signore sono imperscrutabili! Rut attraverso la decisione eroica di restare con Noemi troverà pienezza di vita e un posto importante nella storia del popolo d’Israele e nella storia dell’umanità. Da questa pagina sacra possiamo facilmente cogliere un messaggio per la nostra esistenza di fede come cammino di ritorno alla ricerca del volto di Dio, prendendo coscienza della nostra povertà senza la sua vicinanza. Unica condizione perché ciò avvenga è lasciarsi educare da Dio, accogliendo e coltivando in noi gli stessi sentimenti di colui che si rivelerà Padre misericordioso, ricco di bontà verso tutti i suoi figli. Rut non si è voltata indietro, porta a termine il suo cammino e giunge a Betlemme quando si comincia a mietere l’orzo. Rut, partita dalla sua patria, si è rifugiata sotto le ali del Dio d’Israele, e ora cerca di procurare per sé e per la suocera il pane della terra dove è giunta.



Preghiamo



Rendici attenti alla voce dello Spirito, docili a ogni suo suggerimento, perché mai i nostri cuori si allontanino dalla retta fede e i nostri passi abbandonino la via della carità.

(A. Canopi)

chiesadimilano
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19/12/2012 09:47
 
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Accresci in noi la fede e l’amore per te


19.12.2012
III feria prenatalizia “dell’Accolto”

Rut 2,4-18; Sal 102 (103); Est 5,1-8; Lc 1,39-46



«Il Signore ti ripaghi questa tua buona azione e sia davvero piena per te la ricompensa da parte del Signore, Dio d’Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti». (Rt 2,12)



L’immagine di Rut, che esce all’alba a spigolare e torna sul tardi, non ha nulla di romantico. “Spigolare” è per il profeta Michea l’immagine della povertà spirituale del popolo. Uscire a spigolare nei campi o a racimolare tra i vigneti è l’espressione somma della povertà. E Dio è il protettore dei poveri; i poveri hanno diritto a spigolare dietro ai mietitori, ma il diritto dipende dal padrone dei campi. Rut si presenta come “straniera, orfana e vedova” e compendia in se stessa tutte le componenti della donna povera, bisognosa di spigolare, di raccogliere ciò che è lasciato dai mietitori, come i cagnolini che raccolgono le briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni (cfr Mt 15, 21-28). E' in questa scena che avviene il primo incontro con Booz, il riscattatore, “l’uomo che ha forza”, segno evidente della presenza provvidente di Dio accanto all’umanità ferita. I campi dove Rut va a spigolare non sono certamente soltanto quelli coltivati a frumento. Rut si trova a spigolare nel campo delle Sacre Scritture e lì trova il vero frumento, il Verbo della vita. Troviamo in Rut il germe di quella virtù che sarà perfetta in Maria: l’umiltà.



Preghiamo



O Signore, fa’ che siamo compagni di viaggio per ogni fratello e sorella che soffre povertà e umiliazione, e donaci di tenere accesa sempre la luce della speranza.

(A. Canopi)


chiesadimilano
19/12/2012 14:00
 
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Nostro signore facci camminare sempre sulla tua via , quella dell'amore
[Modificato da ladymira 19/12/2012 14:00]
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20/12/2012 10:29
 
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Accresci in noi la fede e l’amore per te


20.12.2012
IV feria prenatalizia “dell’Accolto”

Rut 2,19-3, 4a; Sal 17 (18); Est 7,1-6; 8,1-2; Lc 1,57-66



«Lavati, profumati, mettiti il mantello e scendi nell’aia». (Rt 3,3a)





Il testo di oggi ci introduce nel capitolo terzo del libro di Rut, capitolo che segna, nella storia di Rut, la svolta verso la speranza. Tutta la scena si sposta dalla giornata lavorativa al cuore della notte. Tra Noemi e Rut c’è in atto una gara per aiutarsi a vicenda, trovandosi nella stessa situazione di povertà e di solitudine. Noemi per la sua saggezza e lungimiranza si pone nella linea di Sara, Rachele, Rebecca, donne sapienti nel cuore, madri di Israele, capaci di intuire i misteriosi disegni di Dio sull’intero popolo e sulle singole persone; capaci di conoscere il momento delle visite del Signore e disposte a dare la propria collaborazione per il compimento della storia della salvezza. Rut deve prepararsi all’incontro con Booz come una fidanzata si prepara alle nozze. Tre azioni che sono un chiaro invito a farsi bella per colpire il cuore di un uomo. A Rut viene chiesto di prepararsi per la missione che l’attende. Noemi desidera strappare Rut dal lutto e dalla tristezza della vita.



Preghiamo



Accoglici Signore da poveri con i veri poveri nel campo delle divine Scritture. Non vi sia in noi altro desiderio che di ascoltare e accogliere la tua Parola. (A. Canopi)


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20/12/2012 15:09
 
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accoglici signore tra le tue braccia
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21/12/2012 12:37
 
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Accresci in noi la fede e l’amore per te


21.12.2012
V feria prenatalizia “dell’Accolto”

Rut 3,8-18; Sal 106 (107); Est 8,3-7a.8-12; Lc 1,67-80





«Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo». (Rt 3,10a-b)



Rut adornata con i suoi vestiti più belli, con il suo abito da festa, scende nell’aia e fa’ quanto Noemi le ha comandato. Come la sposa del Cantico, Rut esce di casa nella notte alla ricerca di Booz, l’amore che le dà una vita nuova. Il particolare della mezzanotte non è privo di suggestivi significati spirituali. La mezzanotte è l’ora dell’arrivo dello sposo. La mezzanotte è l’ora in cui, mentre tutto era immerso in un profondo silenzio, il Verbo discese e pose la sua tenda tra gli uomini (cfr Sap 18, 14). Mezzanotte: un’ora misteriosa scelta da Dio per far sentire, attraverso eventi salvifici, la sua presenza tra gli uomini. Booz percepisce che gli sta succedendo qualcosa che sfugge ai sensi e alla ragione: è un intervento di Dio che cambia la sua vita. Questo incontro, dunque, non ha come protagonisti soltanto Booz e Rut, ma Dio stesso. In esso è adombrato il mistero della discesa e dell’incontro di Dio con l’umanità. Così Rut entra nel corso della grande attesa e della grande speranza d’Israele, indicazione di via per aprire la strada al Messia.



Preghiamo



Concedici, Signore Gesù, di vivere con fede l’incontro con te nella notte del tempo presente, nell’ora della prova e della fatica.

(A.Canopi)


chiesadimilano
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21/12/2012 14:40
 
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Accrescere sempre la nostra fede, amen
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24/12/2012 10:53
 
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Riscoprire la gioia del credere


24.12.2012


Eb 10,37-39; Sal 88 (89); Mt 1,18-25



«Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa». (Mt 1,25)



Nessuno può sapere né accorgersi che nel grembo della futura sposa di un uomo palpita la vita umana di Dio. Il mistero abita già il mondo e il mondo ancora non lo sa. Giuseppe è chiamato ad accogliere un mistero che dalla provvidenza viene deposto tra le sue mani e dentro la sua vita. Tutta la sua esistenza sarà sconvolta dal disegno di Dio che scompone i suoi programmi e manda all’aria i suoi progetti, per aprire nella sua vita la strada ad un compito: la grande avventura di custodire la vita di Gesù. Sarà sposo e padre in un modo inedito che non può immaginare e che lo distingue da ogni altro uomo. Dio si fida di lui e gli dà suo Figlio. Giuseppe si fida di Dio e accetta di custodire e di amare il Figlio e la Madre. Anche Giuseppe esprime il suo “sì” come ha fatto Maria, senza condizioni, senza indugi, senza calcoli, senza sospetti e rimpianti. Entra nel piano provvidenziale di Dio e non dice mai basta. Giuseppe entra in punta di piedi, s’incammina silenzioso e fedele dietro i passi di Gesù. Egli infatti custodirà la tenerezza di Dio che mediante Gesù si fa storia e tempo.



Preghiamo



Il Signore ha manifestato la sua salvezza,

agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa di Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto

la salvezza del nostro Dio.



(dal Sal 98,2-3)


chiesadimilano
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24/12/2012 17:08
 
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Io come preghiera adoro molto il padre nostro e l'ave Maria e recito sempre il rosario
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QUELLO CHE AVETE UDITO, VOI ANNUNCIATELO DAI TETTI (Mt 10,27)
 
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