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Preghiera e pensiero di oggi

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2014 09:02
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13/04/2014 13:01
 
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Da morte ad atto di amore

13.04.2014

DOMENICA DELLE PALME NELLA PASSIONE DEL SIGNORE



Is 52,13-53,12; Sal 87 (88); Eb 12,1b-3; Gv 11,55-12,11



Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce. (Eb 12,1b-2b)

Lo sguardo fisso su Gesù ci è necessario, perché ci sia il desiderio di correre con leggerezza e decisione, senza tentennamenti e senza larghi giri. Si tratta di abbandonare ciò che ci impedisce questo cammino, e di ricollocare al centro del nostro cuore e davanti al nostro sguardo quel modo di interpretare la vita che è stato di Gesù: ha saputo scegliere obbedienza e fedeltà al suo cammino, anche abbandonando la via di più immediata “realizzazione” che gli stava visibilmente davanti. Nel nostro quotidiano, possiamo riconoscere – se siamo attenti – ciò che rallenta la nostra corsa, ciò che ci distrae, ciò che ci toglie sguardo e slancio. E la ricerca continua della comunione con il Maestro potrà sostenerci.



Preghiamo



Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo

e si compiace della sua via.

Se egli cade, non rimane a terra,

perché il Signore sostiene la sua mano.

La salvezza dei giusti viene dal Signore:

nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.

(dal Salmo 37)



Impegno settimanale

Mi impegno a recitare ogni giorno il Padre nostro soffermandomi sulle parole 'sia fatta la tua volontà'.
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14/04/2014 10:16
 
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Da morte ad atto di amore

14.04.2014

LUNEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA



Gb 2,1-10; Sal 118 (119),153-160; Tb 2,1b-10d; Lc 21,34-36



Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola; la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: “Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni, figlio mio.” (Tb 2,1b-2)



La difficoltà pesante di persecuzione e mancanza di libertà, che anche Tobi sta vivendo, non gli impedisce di rendersi attento a chi tra i suoi fratelli si trova in una difficoltà ancora più grande. I tempi di crisi ci sospingono più diffusamente all’autodifesa, e ad arroccarci nelle nostre poche sicurezze, ampliando il già diffuso disinteresse per la vita degli altri. Tobi manifesta invece la capacità di tenere lo sguardo aperto nella direzione dei bisogni altrui e consapevole delle possibilità di essere di aiuto. Affronta i suoi rischi e supera la naturale ritrosia di chi ha già tanti problemi e deve badare a se stesso e a chi gli è più vicino. E insegna al figlio questo stile aperto e generoso. Cosa passa, oggi, nello stile di vita delle nostre famiglie?




Preghiamo



Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
(dal Salmo 128)
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15/04/2014 13:11
 
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Da morte ad atto di amore

15.04.2014

MARTEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA



Gb 16,1-20; Sal 118 (119), 161-168; Tb 11, 5-14; Mt 26,1-5



“Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Sia il suo santo nome su di noi e siano benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito, ma ora io contemplo mio figlio Tobia”. (Tb 11,14)



Tobi, guarito dalla cecità e lieto per quanto è accaduto a suo figlio Tobia, innalza il suo inno di lode al Signore per il suo amore e per la presenza del suo angelo che ha visibilmente manifestato la vicinanza attenta di Dio alla sua storia. Tobia ha atteso e sperato, e non ha cessato di interrogarsi sulle vie del bene; ha cercato di percorrerle e di affrontare le avversità senza cedere alla disperazione e al senso di abbandono. L’attesa fiduciosa prepara un dono, la speranza consente di vivere. La passione di Gesù apre alla Pasqua; la nostra fatica sta nelle mani di Dio e annuncia un esito di letizia. Non c’è che da crederci; a dispetto di tutto, anche contro le nostre ragionevoli valutazioni. Come Gesù.




Preghiamo



Nel pericolo ho gridato al Signore:
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
Il Signore è per me, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
Il Signore è per me, è il mio aiuto,
e io guarderò dall’alto i miei nemici.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
(dal Salmo 118)
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16/04/2014 09:28
 
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Da morte ad atto di amore

16.04.2014

MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA





Gb 42,1-10a; Sal 118 (119),169-176; Tb 13,1-18; Mt 26,14-16



Un luce splendida brillerà sino ai confini della terra: nazioni numerose verranno a te da lontano, gli abitanti di tutti i confini della terra verranno verso la dimora del tuo santo nome, portando i doni per il re del cielo. Generazioni e generazioni esprimeranno in te l’esultanza e il nome della città eletta durerà per le generazioni future. (Tb 13,13)



Quello che ci stiamo preparando a celebrare, ormai da diverse settimane, è una grazia che ha la felice pretesa di farsi gioia per tutti e per ciascuno. È un dono destinato a raggiungere i confini della terra; è il compiersi del disegno di Dio per ogni popolo; è il paradiso perduto che si ripresenta raggiungibile; è l’estinguersi di ogni disperata tristezza, è la festa che viene ad abitare la terra. Perché Dio non smette di amare, anche se misconosciuto, anche se estromesso; anche quando fatto oggetto di colpa e punito da ostilità o indifferenza. Dio rimane fedele al suo amore, e questo cambia il volto della storia e rinnova la luminosità perduta di questa nostra terra. E noi lo sappiamo e lo celebriamo commossi e riconoscenti.




Preghiamo



Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode,
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.
(Salmo 117)
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17/04/2014 10:49
 
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Il Signore è qui

17.04.2014

TRIDUO PASQUALE

GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA – CENA DEL SIGNORE





Gn 1,1-3,5.10; 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75



Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". (1 Cor 11,23-25)



Passano i secoli e passano i millenni, e noi abbiamo il coraggio di trovare la nostra gioia e la nostra speranza in queste parole, che Paolo ha raccolto dagli apostoli e ha passato alle sue comunità, parole che sono giunte sino a noi e che noi continuiamo a ripetere tendendo le mani per ricevere il dono della vita del Signore. Non ci stanchiamo di tornare, commossi, a quel gesto di quella sera, per dire che se Dio si dona perché noi possiamo vivere, allora c’è motivo per custodire speranza e affrontare ogni giorno, ogni settimana. Facciamo memoria per non perdere la direzione e non rimanere smarriti, e perché la tenerezza di Dio ci appaia costantemente viva davanti agli occhi, a dispetto di ogni quotidiana fatica. Grazie.




Preghiamo



In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l'ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto.
(Ef 1,7-9)

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21/04/2014 10:05
 
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Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

21.04.2014

Ottava di Pasqua - Lunedi in Albis



At 3,17-24; Sal 98(99); 1Cor 5,7-8; Lc 24,1-12



“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5)



C’è un contrasto fortissimo tra le parole di Pietro alla folla e quelle degli angeli alle donne. “Avete agito per ignoranza” afferma Pietro, “Bisogna che il figlio dell’uomo sia consegnato nelle mani dei peccatori” ricordano gli angeli. L’azione del Figlio dell’uomo è consapevole, mirata, cosciente di una “necessità” che a noi sfugge: la consegna nelle mani dei peccatori, nelle nostre mani. Inconsapevole, invece, sembra l’azione dei carnefici di Gesù. Cristo realizza il progetto, concepito nell’Eden da Eva “istruita” dal serpente: sbarazzarsi del Dio avversario e concorrente. Gesù lascia all’uomo il potere di mettere a morte l’autore della vita (At 3,15). Nel fatto della croce è come se Dio dicesse all’uomo:”sia fatta la tua volontà”. Nel Cristo che muore d’amore per la sua creatura si manifesterà il volto autentico del creatore:”… un Dio che perdona…”(Sal 98). Non cerchiamo più tra i morti. Quelli che stanno nei cieli, sulla terra e sottoterra (Fil 2,5-11) piegheranno il ginocchio davanti a un Vivente che darà loro vita:”Non temere! Io sono il primo e l’ultimo e il vivente. Ero morto ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi” (Ap 1,17ss).



Preghiamo



Invocavano il Signore

ed egli rispondeva.

Eri per loro un Dio che perdona:

santo è il Signore, nostro Dio!

(dal salmo 98)
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22/04/2014 12:53
 
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Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

22.04.2014



At 3,25-4,10; Sal 117(118);1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15



“…andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. (Mt 28,10)



Disturba la logica dei sacerdoti e dei loro capi. Sono, pur di custodire il loro potere, convinti di poter comprare o vendere la Verità, credendosi proprietari di Dio invece che suo possesso. Dicevamo che la parola Grazia indica qualcosa che non ha prezzo. Dopo il tradimento di Giuda, colpisce questo secondo tradimento, ancora più grave. Giuda si impiccò ad un albero poiché i sacerdoti non potevano assolverlo (Mt 27,4)! Le guardie, alla vista dell’angelo, restano come morte. “Morte”, ancor più, lo saranno accettando quella “buona somma“. Giuda vendette il crocifisso, questi si vendono il risorto; trascurano il tesoro e trattengono il campo (Mt 13,44). “Non temete” dice Gesù alle donne. E’ lui che, in verità, ha pagato il prezzo per la nostra vita (1Cor 6,20). Il suo corpo offerto e il suo sangue versato ci hanno liberato e ci liberano dalla morte e dalla paura della morte, spietata padrona (Eb 2,15). L’appuntamento in Galilea è immagine della nostra esistenza. Nella vita quotidiana il Risorto ci viene incontro e nelle fatiche, affanni, speranze, peccati, delusioni e gioie egli, che è il Vincitore, realizza il desiderio di suo Padre:”come in cielo così in terra”.



Preghiamo



Il Signore è per me, è il mio aiuto,

e io guarderò dall’alto i miei nemici.

E’ meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nell’uomo.

E’ meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nei potenti.

(dal salmo 117)
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23/04/2014 13:33
 
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Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

23.04.2014

At 5,12-21a; Sal 33(34);Rm 6,3-11; Lc 24,13-35



“Resta con noi…”. (Lc 24,29)



Spesso si dice che la sofferenza avvicina a Dio. Non vorrei fare il sofista, ma le Scritture sembrano invertire questa prospettiva, rimettendo al posto giusto gli attori. E’ Dio che si avvicina a noi nella nostra sofferenza. Non è esattamente la stessa cosa. Per tutto il vangelo Gesù viene seguito, dai discepoli, nel suo cammino verso la croce. Adesso che è risorto è lui che si mette sulle orme dei suoi discepoli ormai spenti e delusi, disperati. Le Scritture spiegano la vicenda di Gesù, e la vicenda di Gesù spiega le Scritture: alla sua luce vediamo la luce (Sal 36,10). Nel suo farsi vicino a noi, soprattutto quando fuggiamo, il Risorto ci parla e spezza il pane. A queste tre azioni corrispondono le nostre reazioni: il cuore si incendia, gli occhi guariscono, le gambe riprendono a camminare, questa volta nella direzione giusta. In Gesù, Dio si è avvicinato alla nostra sofferenza, ci ha raggiunto fin nelle nostre sepolture per essere intimamente unito a noi nel più profondo. “Resta con noi”. Questa preghiera è esaudita da ora e per sempre.



Preghiamo



L’angelo del Signore si accampa

attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Gustate e vedete com’è buono il Signore;

beato l’uomo che in lui si rifugia.

(dal salmo 33)
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24/04/2014 13:05
 
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Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

24.04.2014



At 5,26-42; Sal 33(34); Col 3,1-4; Lc 24,36b-49



“Sono proprio io! Toccatemi e guardate…”. (Lc 24,39)



“Mentre essi parlavano di queste cose Gesù in persona stette in mezzo a loro”. I discepoli non stanno chiacchierando o dissertando di teologia. Stanno raccontando, gli uni gli altri, gli avvenimenti sconvolgenti di quei giorni. Stanno già parlando la “Parola”: il Crocifisso è veramente risorto! “Toccatemi e guardate”, così dice loro Gesù. Paolo dirà: “cercate le cose di lassù”. I discepoli, ancora quasi in lutto e spaventati, si trovano di fronte l’indicibile, lo guardano e lo toccano (1Gv 1,1-4). Vivono questa esperienza per poter testimoniare pienamente, vivono ciò che non può non essere al centro dei desideri del nostro cuore: toccare Dio, il suo Figlio risorto. Nel dire “cercate le cose di lassù, rivolgete il pensiero alle cose di lassù”, Paolo non contraddice il desiderio di Dio, le parole di Gesù nel Padre nostro:”come in cielo così in terra”. Anzi. E’ proprio della logica dell’Incarnazione che il Cielo si effonda pienamente sulla Terra. Di fatto questa Terra brucia per mancanza di Cielo.



Preghiamo



O Dio, tu sei il mio Dio,

dall’aurora io ti cerco,

ha sete di te l’anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz’acqua.

(dal salmo 62)
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25/04/2014 09:59
 
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Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

25.04.2014

At 10,34-43; Sal 95(96); Fil 2,5-11; Mc 16,1-7



“Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. (Mc 16,7)



Nei racconti di Luca, dei giorni precedenti, Gesù ci “inseguiva” per riportarci nella pienezza, nella verità della sua vicenda. Oggi, nel brano di Marco, Gesù ci precede nell’appuntamento di Galilea, dove tutto era cominciato (At 10,37) e dove tutto ricomincia. Le donne preoccupate della pietra da rotolare, con coraggio entrano nel sepolcro, con paura vedono il giovane con la veste bianca. Da lui ricevono la chiave di lettura:”Il crocifisso è risorto”: Dio ha esaltato quell’uomo giudicato come bestemmiatore (Mc 14,64). Quell’uomo non ha raccontato menzogne su Dio. Davanti a lui il Padre, desidera che noi si pieghi il ginocchio, riconoscendo la buona notizia: Dio ci ama fino al sangue, fino al suo sangue versato per noi. E’ così che egli è giudice, è così che egli ci giudica:”Io darò la mia vita per te, perché tu sei prezioso ai miei occhi (Is 43,4). Il Crocifisso è risorto. Il Risorto è il Crocifisso. Sul suo corpo i segni della “qualità” del suo amore. La Terra trema davanti a lui. Trema e canta davanti alla sua gloria.





Preghiamo



Portate offerte ed entrate nei suoi atri.

Tremi davanti a lui tutta la terra.

Dite tra le genti:”Il Signore regna!”.

Egli giudica i popoli con rettitudine.

(dal salmo 95)
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26/04/2014 10:29
 
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Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

26.04.2014



At 3,12b-16; Sal 64(65); 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14



“…perché sapevano bene che era il Signore”. (Gv 21,13)



Nel vangelo di ieri siamo stati invitati, insieme ai discepoli, a recarci in Galilea. Potremmo restare un po’ delusi. Troviamo i discepoli ancora a pescare! Tutto è successo perché tutto restasse come prima? Saliamo anche noi sulla barca…dobbiamo sentire la fatica della pesca, la frustrazione delle reti vuote, dopo tutto quello che abbiamo vissuto a Gerusalemme! Inaspettata e non riconosciuta arriva la voce di Gesù, con quella parola:”Figlioli…” Ad essa corrisponde un fatto: le nostre reti, da vuote, sono diventate improvvisamente insufficienti. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e, difatti, Gesù copre con la sua voce questa distanza. Con o senza Gesù; tutto cambia. I discepoli, e Pietro per primo, ricevono qui la perfetta guarigione di cui parla la prima lettura. La presunzione, la vigliaccheria, le “ferite” della passione: tutto è assunto, superato e rilanciato. Gesù, per noi, cuoce del pesce sulla brace, ci dà il pane, ci chiama Figlioli. Questo solo ci basta. Questa è la Verità che ci salva. Questo fa gridare di gioia le soglie dell’oriente e dell’occidente.



Preghiamo



Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:

abiterà nei tuoi atri.

Gli abitanti degli estremi confini

sono presi da timore davanti ai tuoi segni:

tu fai gridare di gioia

le soglie dell’oriente e dell’occidente

(dal salmo 64)
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27/04/2014 11:46
 
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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

27.04.2014

Domenica II di Pasqua



At 4,8-24a; Sal 117(118); Col 2,8-15; Gv 20,19-31



“E’ in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”. (Col 2,9)



Giovanni non riporta l’incredulità verso le donne, come Marco e Luca, riporta invece l’incredulità di Tommaso (del collegio apostolico!) verso gli altri discepoli. Non è facile credere. Gesù non pretende la fede, bensì la desidera e la suscita. Di fatto Tommaso se ne uscirà con una professione di fede tra le più alte e chiamerà “mio Signore e mio Dio” il Risorto. Alla stessa altitudine si trova l’affermazione di Paolo: in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. Davanti a Gesù di Nazareth troviamo una sorpresa che sorpassa l’inimmaginabile. Il tre volte santo (Is 6,3) nasce da donna (Gal 4,4) e viene ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). In nessun altro nome può esserci salvezza; la nostra salvezza è opera sua, è lui l’attore. La sua carne, crocifissa e risorta, è il pozzo da cui attingere all’infinito acqua di vita eterna. Il battesimo sacramentale, di cui dovremo rispondere, è via privilegiata di servizio e non criterio di esclusione. Chiunque avrà cura della carne del crocifisso, da lui sarà accolto quando si manifesterà Re dell’universo (Mt 25,31-46).



Preghiamo



Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie.

Sei il mio Dio e ti esalto.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre

(dal salmo 117)
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28/04/2014 09:38
 
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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

28.04.2014



At 2,41-47; Sal 26(27); Gv 1,35-42



«…fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: “Ecco l’agnello di Dio!”». (Gv 1,36)





Abbiamo visto nei giorni scorsi, a più riprese, la parola “stare” indicare il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli. Oggi sono i verbi abitare e dimo­rare che proseguono ed approfondiscono quanto già vi ­sto. Sia negli Atti che nel Salmo lo stare insieme nel Tempio, casa del Signore, alla presenza del Volto si presenta come un tutto armonico. Nel vangelo i discepoli si staccano dal Battista e seguono l’Agnello. Anche qui torna ad essere indicata la realtà dell’abitare: “Maestro dove dimori?”. Loro non sanno ancora di essere al cospetto dell’unigenito che abita nel Padre (Gv 1,18); quel giorno rimangono da lui, possono così continuare l’azione del Battista fissando anche loro lo sguardo su di lui (cf. Eb 12,2). Ma anche Gesù fissa lo sguardo sui discepoli. I suoi occhi sanno vedere, in noi, ciò che è misterioso a noi stessi. Dimorare sotto il suo sguardo fa emergere la verità del nostro nome e apre ad un futuro insospettato, come è stato per Pietro. Ogni giorno, anche oggi, impariamo ad abitare e dimorare con Lui.





Preghiamo

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza del Signore

e ammirare il suo santuario.

(dal salmo 26)
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29/04/2014 12:49
 
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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

29.04.2014

S. Caterina da Siena



1Gv 1,5-2,2; Sal 148; 1Cor 2,1-10a; Mt 25,1-13



“A mezzanotte si alzò un grido:”Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.” (Mt 25,6)



In Dio non c’è tenebra, ma luce. La luce splende nelle tenebre, che non possono vincerla. Che mistero! In Dio non c’è tenebra, ma mistero. In Cristo crocifisso c’è la “paziente” manifestazione di quel Dio che ha accompagnato Israele nella sua storia. Proprio del mistero è volersi “svelare”( Apocalisse) secondo il nostro passo e il suo. Proprio del mistero è la sua inesauribilità: possiamo avanzarvi all’infinito, di luce in luce. Tutto ciò è per nostra gloria (1Cor 2,7)! E’ dunque quasi paradossale, in tutta questa luce, il buio della mezzanotte, in cui lo sposo avanza. Si va incontro allo sposo a lungo atteso e desiderato. Si vuole entrare con lui nella festa eterna. Lui, come luce nelle tenebre, non ha bisogno di essere illuminato. E’ il nostro volto che deve uscire dalle tenebre, grazie all’olio che brucia nelle lampade, per essere da lui riconosciuto. Qual è, dunque, questa luce che permette allo Sposo di riconoscere il nostro volto?



Preghiamo

Solo il suo nome è sublime:

la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.

Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,

per i figli di Israele, popolo a lui vicino.

(dal salmo 148)
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30/04/2014 13:02
 
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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

30.04.2014

At 4,1-12; Sal 117(118); Gv 3, 1-7



«… se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio». (Gv 3,5)



Questa pagina è piena di rivelazione ed oscurità, profezia e mistero. Siamo in piena notte e non ve ­diamo nulla. Il contesto notturno, in cui tutto è percepito in modo incerto, fa da contrasto con la sicurezza di Nicodemo: «Sappiamo che sei venuto da Dio…». Gesù accogliendolo lo ridimensiona subito e lo destabi­lizza: «Non sai proprio niente. Puoi solo vagare nel buio, di notte. Riconoscere la presenza di Dio non è frutto di studi teologici o ruolo di potere: bisogna nascere dall’al­to». Quasi a dire che solo una creatura nuova può cono­scere (vedere) e partecipare (entrare) al regno di Dio. Bisogna affrontare una nuova nascita dall’Alto, dall’ac­qua e dallo Spirito. È in corso una gestazione, fino a quando colei che deve partorire partorirà (Mi 5,2). L’uo ­mo vecchio non può vedere, né entrare nel regno di Dio, sarebbe la sua morte, perché nessuno può vedere Dio e restare in vita (Es 33,20). Al contrario l’uomo nuovo, do ­po il travaglio di una nuova nascita, potrà contemplare Dio faccia a faccia (1Cor 13,12).





Preghiamo

O Dio, tu sei il mio Dio,

dall’aurora io ti cerco,

ha sete di te l’anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz’acqua.

(dal salmo 62)
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01/05/2014 10:02
 
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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

1.05.2014

At 4,13-21; Sal 92(93); Gv 3, 7b-15



«Noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto». (Gv 3,11)



Nel brano di ieri, Nicodemo esprimeva la certezza di conoscere la provenienza di Gesù. Le letture di oggi, a più riprese, ci presentano lo sconcerto di chi non sa. Gli anziani e i sacerdoti, di fronte a Pietro e Giovanni, non sanno cosa rispondere. Nel brano di vangelo, Giovanni, forse in polemica col giudaismo a lui contemporaneo, afferma che si parla di ciò che si sa e si testimonia ciò che si è veduto. Proprio come il Figlio che, dal seno del Padre, è disceso manifestandosi come Figlio dell’uomo. Ma in quale momento possiamo cono­scere che Gesù di Nazareth è il Figlio dell’uomo? E soprattutto, io cosa ci guadagno dal fatto che lui sia o meno il Figlio unigenito del Padre (v. 16)? Perché non dovrebbe bastarmi ciò che già so? Gesù parla di una necessità. Usa la parola “bisogna”. Nessuno conosce il Padre se non il Figlio (Mt 11,27). È necessario che sia lui a rivelarcelo e questa rivelazione deve essere per tutti. È necessario che il Figlio sia innalzato, come il serpente da Mosè nel deserto: «Chiunque sarà stato morso e lo guar­derà, resterà in vita» (Nm 21,4-9). Gesù sulla croce, e lo Spirito che ce lo spiega, sono le ostetriche del parto che fa di noi delle creature nuove, capaci di vita eterna.



Preghiamo

Alzarono i fiumi, Signore,

alzarono i fiumi la loro voce,

alzarono i fiumi il loro fragore.

Più del fragore di acque impetuose,

più potente dei flutti del mare,

potente nell’alto è il Signore.

(dal salmo 92)
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02/05/2014 10:05
 
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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

2.05.2014

At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,22-30



«… l’amico dello sposo…esulta di gioia alla voce dello sposo». (Gv 3,29)



Nicodemo presume di sapere. Dalla sua ha la co ­noscenza della legge e il ruolo di anziano del sinedrio, di chi ha l’autorità di giudicare. Giovanni il Battista invece, di se stesso, sa chi non è. Sapere chi non si è fa di noi degli uomini liberi da quella potenza pe ricolosa e distruttrice che è l’illusione. Giovanni sa solo che tutto quello che lui è, ha e fa, lo ha ricevuto dal cielo, da Dio. Come Maria di Nazareth, egli brama la volontà di Dio su di sé. Non la teme, la desidera. Lui sa in chi ha creduto. Il suo è il Dio dello sposalizio, del ban­chetto e della festa. Tutta la sua vita povera e penitente, tutta la sua ascesi, hanno senso solo per il suo sguardo puntato dritto su colui che deve venire. Ed egli esulta di gioia alla voce dello Sposo, Signore della festa, come già esultò di gioia nel grembo di sua madre (Lc 1,44). Gio ­vanni Battista è profezia dell’uomo nuovo; per lui è una buona notizia il diminuire affinché il Cristo possa cre­scere. Sia anche in noi lo stesso spirito, come in Paolo, al tro uomo libero, per poter affermare, almeno alla fine: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).



Preghiamo

Ecco, io vengo.

Nel rotolo del libro su di me è scritto

di fare la tua volontà:

mio Dio, questo io desidero;

la tua legge è nel mio intimo.

(dal salmo 39)
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05/05/2014 12:47
 
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Grandi sono le opere del Signore

5.05.2014

At 8,5-8; Sal 77; Gv 5,19-30



«Il Padre… ha dato ogni giudizio al Figlio…». (Gv 5,22)



Antefatto a questo brano è la guarigione del para­litico presso la piscina di Betzatà. Gesù è accusato per aver operato in giorno di sabato. Si difen­de spiegando la radice del suo agire: il Padre. Con disar­mante semplicità, in modo che più esplicito non si può, Gesù “alza il velo” sull’intimità esistente tra lui e il Padre. Tutti noi spendiamo la nostra vita per affermarci, per essere indipendenti. Per paura di non-essere, per paura della morte dobbiamo, contro tutto e tutti, affermare il nostro Io. Il Figlio, invece, è rapito dalla contemplazione del Padre.

Egli ama tutto ciò che il Padre è, ha e fa. Gesù afferma la sua dipendenza. Non è per lui vergogna di ­pendere da questo padre: è la sua vita, è la sua gloria. Davanti a questo Tu il suo Io non deve auto-affermarsi, ma semplicemente essere, lasciando emergere il Noi della Trinità. Il Dio che giudica è questo. La sua estrema san­ti tà e lontananza si è avvicinata al nostro esistere, fino a en trare nei nostri sepolcri (v. 25). Ascoltare la voce del Figlio ci coinvolge nella gioia d’amore che fluisce in Dio trinità. Tutto questo può sembrare astratto, ma i santi non sono altro che quei “morti” che avendo ascoltato la sua voce hanno cominciato a vivere. A questo mistero è chia­mato ciascuno di noi.



Preghiamo



Ascolta, popolo mio, la mia legge,

porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Aprirò la mia bocca con una parabola,

rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
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06/05/2014 13:40
 
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Grandi sono le opere del Signore

6.05.2014

At 8,9-17; Sal 67; Gv 5, 31-47



«… voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio». (Gv 5,44)



Nelle letture di questi giorni la liturgia ci ha fatto volare alto fino a gettare l’occhio nell’intimità di Dio, là dov’è la nostra vera dimora. Nel vangelo di oggi, Gesù, getta uno sguardo su di noi, su quello che è il punto di partenza. E ci va pesante. È, questo, uno di quei capitoli (insieme a Gv 8, Mt 23 ecc) in cui, istinti­va mente, si è tentati di dire: «Ce l’ha con i suoi conna­zionali!». Ed è vero. Ma i suoi “connazionali” oggi sia ­mo noi.

Questa Parola ha attraversato il tempo per incon­trare noi. Per interrogarci. Voce, volto e Parola di Dio, che spazio di libertà trovano nella nostra vita (vv. 37­38)? Che significato ha per noi “l’amore di Dio”? E dove cerchiamo la gloria? In povere creature, fragili come noi? Ce n’è abbastanza da fare una dolorosa ma liberan­te revisione di vita.

Oggi non commentiamo il vangelo, lasciamo che sia lui a commentare la verità della nostra anima.



Preghiamo col Salmo



Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici

e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.

Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi;

come si scioglie la cera di fronte al fuoco,

periscono i malvagi davanti a Dio.
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07/05/2014 18:59
 
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Grandi sono le opere del Signore

7.05.2014

At 8,18-25; Sal 32; Gv 6, 1-15



«Simone, vedendo che lo Spirito veniva dato con l’imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro dicendo: "Date anche a me questo potere perché, a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo"». (At 8,18)



Slla richiesta di Simone, Pietro risponde con un duro rimprovero allontanando ogni velleità di potere. Per aiutare chi soffre non si può diventare nè superbi, nè prepotenti. Soprattutto non è con il denaro che si acquista misericordia e riconoscimento nel Regno di Dio. "Convèrtiti dunque da questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonata l’intenzione del tuo cuore" è la lezione che Pietro dà a Simone il quale l'accoglie e chiede la preghiera di perdono da parte degli apostoli.

Rispondere ai bisogni degli altri, dare a ciascuno secondo la sua necessità, richiede sapienza e docilità allo Spirito Santo. Illuminante a questo proposito è quanto la Regola di san Benedetto dice del cellerario del monastero: «Sia saggio, abbia il timore di Dio e sia come un padre per tutta la comunità. Porga ai fratelli la razione stabilita senza arroganza e senza indugio, perché nella casa di Dio nessuno sia turbato o triste» (RB 31). Ogni servizio nella comunità deve essere servizio alla comunione e alla gioia.



Preghiamo col Salmo



Retta è la parola del Signore

e fedele ogni sua opera.

Egli ama la giustizia e il diritto;

dell’amore del Signore è piena la terra.
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08/05/2014 13:42
 
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Grandi sono le opere del Signore

8.05.2014

At 9,1-9; Sal 26(27); Gv 6, 16-21



«“Sono io, non abbiate paura!”. Allora vollero prenderlo sulla barca…». (Gv 6,20ss)



L’episodio che precede il vangelo di oggi è la di visione abbondante dei pani e dei pesci. Siamo in Galilea in prossimità della Pasqua, su un territorio in cui «c’era molta erba». Gesù agisce come il pastore del salmo 22, attribuendo a sé l’azione del Dio d’Israele, che si prende cura, lui stesso, del suo greg­ge e delle sue pecore (Ez 34,15).

In questo brano, non solo egli assume l’azione ma anche il nome di questo Dio: «Io sono, non abbiate paura». “Io sono” traduce il tetragramma JHWH, nome pronunciabile una volta sola all’anno, dal sommo sacerdote, nel santo dei santi, nel giorno dell’espiazione (Yom kippur). C’è un pastore che ha cura di noi. Non ci fa mancare niente di ciò di cui abbiamo bisogno.

C’è il Dio potente dell’esodo, che domina il mare e i suoi flutti, spezza le nostre paure, chiede posto sulla nostra barca. Gesù in modo esplicito, senza veli, manifesta nella sua persona l’identità del Dio d’Israele. Mosè di lui ha scritto. Colui che già ha salvato nel passato, sta per fare qualcosa di assolutamente nuovo.



Preghiamo col Salmo



Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura?
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09/05/2014 14:32
 
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Grandi sono le opere del Signore

9.05.2014

At 9,10-16; Sal 31(32); Gv 6, 22-29



«… voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». (Gv 6,26)



Gesù ha cercato i suoi discepoli, di notte, cammi­nando sul mare agitato e trovando posto sulla bar ca con loro. Così facendo, subito hanno toc­cato la riva. Tutto è chiaro. E tutto è misterioso.

Il Gesù che cerca posto sulla barca, al contrario, non può essere preso per essere fatto re. Nessuno può ingabbiarlo. Non possiamo piegarlo alle nostre condizioni. Lui conosce la differenza tra quando lo cerchiamo per riempirci la pan­cia e quando invece gli offriamo posto sulla barca per ri ­manere con noi. Lui conosce la differenza tra uomo reli­gioso e uomo di fede.

Darsi da fare per il cibo che rima­ne per la vita eterna, non significa fare qualche opera buona, religiosa o sociale, per rendersi propizia la divi­nità, così che poi si senta obbligata a ricompensarmi. L’opera di Dio è credere a colui che egli ha mandato. Credere, cioè fidarsi. È vedere dei segni cercando di guardare nella loro direzione (v. 26), contemplando la luna indicata dal dito. È smettere di cercare di addome­sticare il Signore ed accoglierlo così com’è nella nostra barca (Mc 4,36), tutti i giorni. Quotidiano come il pane.



Preghiamo col Salmo



“Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;

con gli occhi su di te ti darò consiglio”.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!

Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia.
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10/05/2014 11:15
 
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Grandi sono le opere del Signore

10.05.2014

At 9,17-25; Sal 65; 1Cor 12,21-27; Gv 6,30-35



«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». (Gv 6,35)





Ieri i giudei chiedevano quale opera dovessero fare per procurarsi il cibo che rimane per la vita eterna. All’invito di Gesù a credere in colui che Dio ha man­dato, gli chiedono quale opera compie. E sì che avevano da poco saziato la loro fame grazie ai pani ricevuti. Il loro ventre era già pronto per essere riempito nuovamente.

Anche noi siamo così. Non riuscia­mo ad alzare lo sguardo: ipnotizzati dalla pagnotta, non riusciamo a vedere la mano che ce la porge in dono. Gesù ci invita a fidarci di lui e di suo Padre. Loro sono più grandi della nostra fame e sete: venite a me, credete in me. Gesù non ha ancora concluso il suo discorso. A bre ve espliciterà meglio. Per adesso fermiamoci qui.

Proviamo solo a chiederci: quale fame ci guida? Quale sete vogliamo estinguere? Se stessimo sottovalutando i nostri desideri? Se ci stessimo accontentando di ciò che non potrà mai bastarci? Chi, e non cosa, ci può bastare?





Preghiamo col Salmo



Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,

a te canti inni, canti al tuo nome».

Venite e vedete le opere di Dio,

terribile nel suo agire sugli uomini.
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12/05/2014 13:19
 
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Popoli tutti, lodate il Signore

12.05.2014

At 9,31-43; Sal 21(22); Gv 6,44-51



«… e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». (Gv 6,51)





Non è una materia inerte quella di cui Gesù invita a nutrirsi. Non è neppure un talismano, o un oggetto sottoposto a magia, incantesimo, fattura. È una persona. È tutta la sua persona con la sua storia. Soprattutto nel suo momento più alto, o meglio innalzato. Corpo offerto, sangue versato. Non è cannibalismo poi­ché la vittima si offre da sé e non c’è rapina.

Non è sopraffazione della creatura sul creatore; non è celebrazione occulta della morte poiché quel corpo risorge, la morte non può trattenerlo. È il Padre che ci istruisce dicen­do a ciascuno di noi: «Tu sei il mio figlio…».

Il Padre, che ci invita a fidarci di suo Figlio e ci chiede e ci offre di nutrirci di lui per diventare lui. Perché la sua vita, il suo cuore, i suoi desideri, pensieri, opere e parole siano in noi e noi in lui. Abbiamo rubato il frutto dall’albero proibito per diventare come Dio e rubargli il posto. Lui ha preso il nostro posto, sulla croce, e si offre a noi come cibo per la vita eterna. Perché siamo figli.



Preghiamo col Salmo



Io vivrò per lui,

lo servirà la mia discendenza.

Si parlerà del Signore alla generazione che viene;

annunceranno la sua giustizia;

al popolo che nascerà diranno:

«Ecco l’opera del Signore!».
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13/05/2014 13:01
 
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Popoli tutti, lodate il Signore

13.05.2014

At 10,1-23a; Sal 86(87); Gv 6,60-69



«È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla». (Gv 6,63)



In diversi passi biblici (es. Lv 17,10-12) viene enun­ciato il divieto del sangue. Essendo esso la vita, ap ­partiene solo a Dio. Non potendo mangiare del san­gue animale, capiamo cosa dovette essere lo scandalo nell’ascoltare la proposta di Gesù: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue…» (Gv 6,56). Salvo poi aggiungere che la carne non giova a nulla!

Per un ebreo la parola “carne” non aveva il signi­ficato sessuofobo che gli diamo noi, indicava bensì la fragilità umana che vuole affermarsi in modo autorefe­renziale. Nessuno di noi può avvicinarsi al Cristo perché pensa di avere capito tutto. Non possiamo appropriarci del mistero. Dio non è oggetto di rapina. Egli sa resistere ai superbi, ma si dà senza riserve e mi­sura agli umili (1Pt 5,5).

Liberamente ama, nella libertà vuole essere riamato. Guardiamo Pietro. Lui non pensa di avere capito tutto. Ma non può sottrarsi al fascino di colui che ha parlato. A confronto con le parole di Cristo tutto il resto sbiadisce (Fil 3,1-14). Le sue parole, invece, ardono come fuoco (Lc 12,49; 24,32).



Preghiamo col Salmo



La voce del Signore è sopra le acque,

tuona il Dio della gloria,

il Signore sulle grandi acque.

La voce del Signore è forza,

la voce del Signore è potenza.
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14/05/2014 14:03
 
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14.05.2014

San Mattia, apostolo - festa



At 1,15-26; Sal 112(113); Ef 1,3-14; Mt 19,27-29



«… predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo…». (Ef 1,5)



La comunità dei discepoli è reduce da una profon­da ferita: Giuda Iscariota, uno dei dodici, fece da guida a coloro che arrestarono Gesù. Bisogna “passare oltre” questa ferita. Come è risorto il corpo del crocifisso così va reintegrata la pienezza dei dodici, corpo apostolico, nuovo Israele. Gesù conosce la fragilità della sua comunità e la assume in anticipo per guarirla.

La Chiesa, che è il suo corpo, viene ricostituita ogni volta che le “viscere di Giuda” (sparse su tutta la terra) si manifestano nei suoi figli. La Chiesa, che in Cristo è la comunità perfetta, non è tuttavia costituita da perfetti, bensì da peccatori amati! Potremmo storcere il naso davanti alle modalità di scelta del sostituto. In fondo Giuseppe Barsabba resta escluso e Mattia sembra un privilegiato. Ma non confondiamo missione e vocazione. Dio conosce il cuore di ciascuno. Sa quanto carico pos­siamo portare e ci chiama al servizio, non al privilegio. Se la missione è necessariamente differenziata, e questa è una grazia, la vocazione è una: figli, eredi, sigillati, cioè garantiti, nello Spirito Santo.





Preghiamo col Salmo



Dal sorgere del sole al suo tramonto

sia lodato il nome del Signore.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,

più alta dei cieli è la sua gloria.
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15/05/2014 13:09
 
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Popoli tutti, lodate il Signore

15.05.2014

At 10,34-48a; Sal 65(66); Gv 7,14-24



Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». (At 10)



In questa giornata, definita già nella tradizione giudaica 'a metà della Festa', cioè a metà del tempo che compone la grande festa tra Pasqua e Pentecoste, la prima lettura ci presenta la discesa dello Spirito Santo sui discepoli riuniti attorno a Pietro che spiega le fondamentali verità dell'esistenza di Gesù, salvatore di tutti, senza esclusione di appartenenza. Infatti, Pietro può ben dirsi testimone di quanto compiuto da Gesù nel corso della sua vita pubblica e testimonia che Gesù, inviato da Dio per salvare l'umanità, è morto e risuscitato il terzo giorno.. Con il Maestro ha camminato per le strade d'Israele, con lui ha mangiato e bevuto ed ha ascoltato la sua dottrina.

Il vangelo di Giovanni riporta le parole di Gesù che si assume il compito di spiegare le scritture profetiche che predicono l'insegnamento del Messia. "La mia dottrina non è mia - dice Gesù - ma di colui che mi ha mandato" e richiama al senso della giustizia, del timore di Dio e del riconoscere il bisogno dell'altro come primo motivo di azione per ogni fedele a Dio.





Preghiamo col Salmo



Popoli, benedite il nostro Dio,

fate risuonare la voce della sua lode;

è lui che ci mantiene fra i viventi

e non ha lasciato vacillare i nostri piedi.
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17/05/2014 10:14
 
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Popoli tutti, lodate il Signore

17.05.2014

At 11,27-30; Sal 132(133); 1Cor 12,27-31;14,1a; Gv 7,32-36



«Dove sta per andare costui che noi non potremo trovarlo?». (Gv 7,35)





Diverse volte nel vangelo di Giovanni, Gesù afferma che nessuno potrà seguirlo là dove sta per recarsi. Lo fa di fronte ai suoi discepoli, poco dopo aver lavato loro i piedi ed aver annunciato il tradimento di Giuda, subito prima di lasciare in eredità il comanda­mento nuovo (13,33-35). I discepoli vengono, poi, rassi­curati: Gesù va a preparare loro un posto. Invece, ai giu­dei, non è dato ricevere questa consolazione. A loro vie ­ne annunciata solo l’impossibilità di trovarlo. Proprio come le vergini stolte, il servo che ha nascosto il talento, quelli giudicati dalla parte dei capri (Mt 25,1-46).

Gesù è giudice. Lui sa cosa tenere e cosa buttare, cosa pren­dere e cosa lasciare. Chi non è per lui è contro di lui, e chi non raccoglie con lui, disperde (Mt 12,30). La croce della misericordia di Dio non annulla la necessità del timore. Esso non è la paura di Dio, quanto la paura di perderlo! Gesù non vuole perderci perché siamo prezio­si per lui. I giudei (categoria non etnica ma dell’anima) presumono di non aver bisogno di Gesù, impedendo alla Grazia di salvare.



Preghiamo col Salmo



I cieli annunciano la sua giustizia:

è Dio che giudica.

“Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,

i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.

Se avessi fame a te non lo direi.

Offri a Dio un sacrificio di lode

e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;

invocami nel giorno dell’angoscia:

ti libererò e tu mi darai gloria” .
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19/05/2014 13:25
 
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Grandi sono le opere del Signore

19.05.2014

At 21,17-34; Sal 121(122); Gv 8,21-30



«Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo allora conoscerete che Io Sono…». (Gv 8,28)



Credere che Gesù è “Io sono”. Questa è la salvezza che ci strappa dalla morte causata dal nostro pec­cato. I detrattori di Paolo, presunti difensori della tradizione, guardavano a Mosè. Paolo, invece, guar dava a colui che Mosè stesso guardava. Gesù, affermando di essere “Io sono”, rivela chi e cosa contemplava Mosè nel roveto ardente (Es 3,1ss).

Quel Dio, che ha udito il nostro grido e che conosce le nostre sofferenze, è sceso, oggi come allora, per liberarci. Il roveto ardente è profezia della croce. In entrambi, prima in figura e poi nella realtà, contempliamo l’Inatteso e l’Inimmaginabile: un Dio che conosce le mie sofferenze! Sulla croce incontriamo colui che non ha paura né vergogna di prendere posto nel nostro inferno, sedendosi, come diceva Teresa di Lisieux, alla mensa dei peccatori. Nella sua massima impotenza manifesta la sua onnipotenza: uccide la morte e svuota il peccato del suo potere. Gesù fa le cose gradite a suo Pa ­dre. Sulla croce, il cuore del Figlio e il cuore del Padre si manifestano in quello che sono, sentono e fanno per noi.



Preghiamo col Salmo



Quale gioia, quando mi dissero:

«Andremo alla casa del Signore!».

Già sono fermi i nostri piedi

alle tue porte, Gerusalemme!
20/05/2014 13:28
 
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Grandi sono le opere del Signore

20.05.2014

At 22,23-30; Sal 56(57); Gv 10,31-42



«… perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». (Gv 10,38)



Paolo è trattato come malfattore, ma è cittadino ro ­mano. Anche chi stava per castigarlo è cittadino ro ­mano, e lo è diventato a caro prezzo (1Cor 6,20)! Paolo lo è per nascita. Anche Gesù gode dello sta to di “cittadinanza” propria del Figlio e chi lo ascolta della condizione di servo. Per questo motivo non gli credono, anzi lo accusano. Lui che è uomo si fa Dio.

Non poteva­no sapere che la verità viaggiava nella direzione opposta. Infatti il Verbo si è fatto carne (Gv 1,14). Gesù ha com­passione di loro, come ne ha di noi. Ci invita a credere in lui, se non per le parole, almeno per le sue opere. Non ergiamoci a giudici di coloro che non hanno creduto in lui. Non sappiamo come ci saremmo comportati al loro posto. Impariamo invece dalla loro incredulità. C’è in noi un incredulo che non trova pace, che muore di fame e di sete. Accostiamoci allora al pozzo di acqua viva (Ger 2,13) che è la Scrittura e verremo saziati e guariti. Dal costato del Figlio, infatti, esce acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,14; 7,37-39; 19,34; Ap 22,1).





Preghiamo col Salmo



Saldo è il mio cuore, o Dio,

saldo è il mio cuore.

Voglio cantare, voglio inneggiare:

svégliati, mio cuore,

svegliatevi, arpa e cetra,

voglio svegliare l’aurora.
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QUELLO CHE AVETE UDITO, VOI ANNUNCIATELO DAI TETTI (Mt 10,27)
 
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