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Preghiera e pensiero di oggi

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2014 09:02
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05/05/2013 14:40
 
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Il tuo volto Signore io cerco

5.05.2013



At 21,40b-22,22; Sal 66(67); Eb 7,17-26; Gv 16,12-22





“Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”. (Gv 16,14)



Nel corso del tempo il mistero della Chiesa si svela. Non è lei a fare questo per il Signore, quanto il Signore che fa questo per lei, sua sposa; viene accompagnata per mano (come Paolo) nel travaglio della nuova creazione. Come per Maria, lo Spirito Santo scende sulla Chiesa e la potenza dell’Altissimo la copre con la sua ombra (Lc 1,35). L’afflizione, la sofferenza, il dolore, non sono lì per attestare la condizione del moribondo, ma la fatica della partoriente. Come sapiente ostetrica, lo Spirito ci accompagna dalla vita intrauterina alla luce. Dalle fatiche del pellegrinaggio alla verità tutta intera. La verità ha un peso; lo dice Gesù. Non ci viene negata, bensì consegnata tanto quanto possiamo portarne. La rivelazione è opera d’amore, non vuole schiantarci ma darci vita. Gesù conosce la portata della nostra anima. Di fronte al Padre, il nostro sommo sacerdote parla di noi, e la Trinità al completo opera nel travaglio della storia, fino al giorno in cui Dio sarà tutto in tutti, quando nessuno potrà toglierci la nostra gioia.



Preghiamo



E io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:

"Ecco l'opera del Signore!".

(dal salmo 21)
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06/05/2013 10:39
 
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Il tuo volto Signore io cerco

6.05.2013
At 19,1b-10; Sal 67(68); Gv 13,31-36

“Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato”. (Gv 13,31)

Gesù ha lavato i piedi ai discepoli e uno di loro è uscito per consegnarlo. Tutto questo viene chiamato “Gloria”. Come testamento, come eredità, come ultima volontà, viene lasciato un “comandamento nuovo”. Fondamentale è il comparativo: come. Ognuno di noi ha una propria immagine di cosa sia l’amore. Siamo invitati a lasciare il nostro modo di intenderlo per contemplare il modo proprio di Dio, diventandone gelosi per non confonderlo con nient’altro, perché è santo. A Pietro viene detto:”…non ora, più tardi”. Solo Dio conosce i tempi di Dio e i nostri. Seguire suo Figlio non è come frequentare un corso di studi: non è tutto programmato. Gesù è vivo, oggi. Come anche noi siamo vivi, coi nostri peccati(che lui conosce) e le nostre qualità (che lui ci ha donato). Il Crocifisso risorto non ci carica le spalle di un peso insopportabile come fanno i maestri di questo mondo (Mt 23,4). Il comandamento nuovo ci indica lo scopo, l’approdo eterno: accogliamo da subito lo Spirito, l’amore tra Padre e Figlio, e il più lungo dei viaggi comincerà coi nostri piccoli passi.

Preghiamo

Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.
(salmo 118,10)
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07/05/2013 14:18
 
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Il tuo volto Signore io cerco

7.05.2013
At 19,21-20,1b; Sal 148; Gv 14,1-6

“Vado a prepararvi un posto…vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”. (Gv 14,2-3)

“Non ora, più tardi”, diceva Gesù a Pietro. Non è una condanna, né un’esclusione. Gesù si è fatto uomo per stare con noi e offre la sua vita affinché stiamo con lui, nella sua dimora che è il Padre. Solo il Figlio, con ciò che è suo, può stare davanti al Padre. Solo lui è la via, la verità, la vita. Tutto il resto ha senso “tanto quanto” ci orienta a lui. Non è disprezzo per la fede altrui. Si tratta di scoprire che, al di là della confessione religiosa, solo l’offerta del Figlio è causa efficace di salvezza. Potrei conoscere in modo impeccabile la dottrina cattolica e tuttavia evitare ogni occasione di incontro col Cristo. Potrei essere un eretico(come il samaritano) e tuttavia prendermi cura dell’uomo incappato nei briganti per scoprire, alla fine, che era il Cristo stesso, che mi salva (Lc 10,29-37; Mt 25,31-46). La fede cristiana è oltre, pur includendola, la “forma” religiosa. Non ci accada di imitare gli artigiani di Efeso. La Chiesa è il corpo vivo di Cristo e non un club iniziatico. Crediamo al Figlio, crediamo al Padre; questa è l’opera dello Spirito in noi. Questo ci fa Chiesa.

Preghiamo

Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari.
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
(dal salmo 83)
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08/05/2013 09:13
 
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Il tuo volto Signore io cerco

8.05.2013
At 20,17-38; Sal 26(27); Gv 14,7-14

“Se avete conosciuto me , conoscerete anche il Padre mio”. (Gv 14,7)

Ieri parlavamo della religione. Nella prima lettura si punta lo sguardo su questa parola: vangelo della grazia. Nelle religioni è fondamentale ciò che Dio ci chiede di fare. Questo non è sbagliato, non è negativo. Dio è Dio, io sono sua creatura. Riconoscere questo è preziosissimo. Ma il vangelo della grazia è ben al di là. Esso è il racconto di ciò che Dio, fattosi carne, ha fatto, fa e farà per tutte e ciascuna delle sue creature. La vicenda di Paolo è lo sconvolgimento di un religioso perfetto e zelante che, scoperta la Grazia, non può che spendersi completamente per farla conoscere a tutti. Il vangelo non è un insieme di norme e istruzioni, ma la rivelazione del Volto. Ci viene richiesta un'obbedienza totale, ma non è quella di tanti soldatini, ma quella di figli che condividono con l’unico Figlio la carne, il sangue ed il respiro. Nei due discorsi di saluto delle letture di oggi, si intuisce la presenza di un Dio diverso da quello che immaginiamo. Lui che è comunione, vuole fare comunione con noi fino a condurci a compiere le opere che lui compie.

Preghiamo

Il mio cuore ripete il tuo invito:
“Cercate il mio volto!”.
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.
(dal salmo 26)
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09/05/2013 20:22
 
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Il tuo volto Signore io cerco

9.05.2013
Ascensione del Signore

At 1,6-13a; Sal 46(47);Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53

“Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”." (Lc 24,36)

Durante la vita pubblica di Gesù, i discepoli avevano facoltà di mangiare con lui, di toccarlo, di riceverne l’insegnamento. Esattamente ciò che narra l’episodio odierno di Luca. Però sono le ultime volte. Troppo in fretta trascuriamo l’atmosfera di prossima separazione che avvolge le letture di oggi. Che discepoli siamo se non sentiamo la mancanza del maestro? Non potremo più rivolgergli quelle domande che ci bruciavano dentro, né godere del suo sorriso e della sua vicinanza. Non può non mancarci. Gli uomini in bianche vesti ci consolano annunciando il suo ritorno. Bisognerà convertire il rimpianto del passato in nostalgia del futuro. Paolo ci parla di un cantiere aperto. Abbiamo il progetto, la volontà, le competenze, le energie, in una parola lo Spirito, per edificare il corpo di Cristo. La mancanza del contatto immediato e della visione, alimenti in noi il desiderio dello Spirito, che ci conduce fino alla pienezza: ”come in cielo così in terra”.

Preghiamo

Ascende Dio tra le acclamazioni.
Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.
(dal salmo 46)
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10/05/2013 10:28
 
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Il tuo volto Signore io cerco

10.05.2013

Ct 2,17-3,1b.2; Sal 12(13);2Cor 4,18-5,9; Gv 14,27-31a

“…bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre…”. (Gv 14,31)

Ieri parlavamo di nostalgia del futuro. Con grande intelligenza, la Chiesa ci propone la lettura del Cantico dei cantici in questo tempo dopo l’ascensione:”Sul mio letto lungo la notte ho cercato l’amato del mio cuore…”. E’ la Chiesa sposa che esprime tutto il desiderio dell’Amato, tutta la ricerca dello Sposo, la cui assenza le strappa il cuore. Fino al giorno di pentecoste siamo in questo tempo di mancanza e attesa, di già e non ancora. Le grandi sante mistiche della storia della Chiesa, possono insegnarci molto su questo tempo. E’ su questo terreno, di dolore, che cadono le parole di Gesù:”Vi lascio la pace, vi dò la mia pace”. E’ necessario che il mondo sappia che il Figlio ama il Padre e fa come lui gli ha comandato. L’obbedienza all’Amore porta all’amore obbediente; come lo Sposo, la Sposa cresca in questa fiducia al Padre che conosce i tempi e i momenti. L’amato non è fuggito, né ha abbandonato l’Amata. Ci ha lasciato la sua pace, ci donerà il suo respiro di Figlio:”Perciò sia abitando nel corpo, sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi”.

Preghiamo

O Dio tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
(dal salmo 62)
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11/05/2013 12:20
 
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Il tuo volto Signore io cerco

11.05.2013

Ct 5,9-14.15c-d.16c-d; Sal 18(19); 1Cor 15,53-58; Gv 15,1-8

"Io sono la vera vite e il Padre mio è l'agricoltore". (Gv 15,1-8)

Cos’ha il tuo amato più di ogni altro? Ecco la domanda fondamentale. La missione della Chiesa sposa è tutta qui: raccontare la bellezza e il fascino del suo Sposo. La nostalgia diventa canto e poesia pura, senza remore né censure. L’Amato è riconoscibile tra mille. Nulla e nessuno può essergli paragonato o preferito. Egli è Santo, nulla gli è confrontabile. Vedere e riconoscere la bellezza dello Sposo è condizione irrinunciabile per annunciarlo come salvezza a tutta la creazione.. Allora la Chiesa porta frutto:”Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora…” (Is 54,2ss). In questo è glorificato il Padre. Egli è orgoglioso che i suoi figli siano così somiglianti al Figlio, che la Sposa rifletta la bellezza dello Sposo. Tutto questo non è scevro da fatiche e prove. Ma il Padre è sapiente agricoltore ed è lui che lavora la sua vigna. Lui sa, con una operazione apparentemente identica, cosa tagliare e cosa potare, cosa tenere e cosa buttare. Fino alla pienezza del frutto.

Preghiamo

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale:
esulta come un prode che percorre la via.
(dal salmo 17)
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12/05/2013 18:29
 
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Il Signore è il mio pastore

12.05.2013

At 7,48-57; Sal 26(27); Ef 1,17-23; Gv 17,1b.20-26

“ …ho fatto conoscere loro il tuo nome, e lo farò conoscere…”. (Gv 17,26)

Spesso capita, quando si va a pesca nel mare della Parola, di avvertire che le nostre reti sono insufficienti a raccogliere la sovrabbondanza che ci è offerta. Ci troviamo a godere di realtà che non abbiamo meritato, né potremmo mai “meritare”. Così è oggi. Da dove cominciare? Da un Dio che non abita in costruzioni umane, ma vuole abitare nella comunità delle sue creature. Conoscenza di lui, speranza cui siamo chiamati, tesoro di gloria, pienezza e compimento…Quali grandezze! Il Dio di Gesù Cristo, il Dio che è Gesù Cristo, è sovrabbondante. Egli non solo anticipa le nostre aspettative, ma le supera, verso orizzonti non immaginabili. La Chiesa è fatta per essere riempita di lui, per essere sua dimora, così come lui è, e sarà, nostra dimora. Gesù è venuto a farci conoscere il Nome, che non è una sequenza di suoni per l’anagrafe, come interpretano certe sètte, ma piena manifestazione del Padre (che sia proprio questo il suo nome?). Un Dio così non si può non desiderare:”Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto”.

Preghiamo

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
(dal salmo 26)
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13/05/2013 09:33
 
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Il Signore è il mio pastore

13.05.2013

Ct 5,2a.5-6b; Sal 41(42); 1Cor 10,23.27-33; Mt 9,14-15

“Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno”. (Mt 9,15)

Raccomanderei di leggere il brano completo del Cantico (5,2-8) per meglio cogliere la tensione, il clima, il bisogno della sposa. Il salmo chiama tutto questo “sete”. Nel vangelo di Giovanni “ho sete” sono tra le ultimissime parole di Gesù crocifisso. Gesù dice questo in quanto “creatura” che chiama il suo Creatore, e in quanto Creatore che grida la mancanza della sua creatura: questo grida il Crocifisso. Comprendiamo anche meglio il digiuno. Esso ha la funzione di farci toccare con mano la nostra fame, la nostra condizione di bisognosi (cf Dt 8,1-5). Ci aiuta a fare verità sulla nostra condizione di limite e necessità. Gesù non condanna il digiuno, ma lo finalizza. Noi discepoli siamo invitati a nozze. Il Banchetto è il senso, lo scopo e il fine di tutto. “Godere Dio”è il nostro approdo, come affermava già il catechismo di Pio X.

Preghiamo

Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a te o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?
(dal salmo 41)
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14/05/2013 11:49
 
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Il Signore è il mio pastore

14.05.2013
S. Mattia apostolo

At 1,15-26; Sal 112(113); Ef 1,3-14; Mt 19,27-29

“…siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele”. (Mt 19,38)

Giuda era stato scelto, quindi Gesù sapeva. Bisognava che il Signore decidesse: o una Chiesa di uomini o una Chiesa di perfetti. Il brano di Atti ci mostra una comunità profondamente ferita. Questa ferita si ripropone nella storia, fino alla fine dei tempi, perché il Signore ha voluto una Chiesa di uomini, altrimenti non ci sarebbe stato posto né per me né per molti di noi. Ma il Risorto è più forte di questa ferita e il numero degli apostoli viene ricostituito. Gesù ridona interezza alla sua comunità, risanandola. Anche questa sua azione si ripropone nella storia, fino alla fine dei tempi. La nostra fede è dunque debitrice della testimonianza di creature che hanno narrato ciò che hanno visto, udito e toccato, consegnando la loro testimonianza di generazione in generazione: il Signore ha voluto così. Nella sua comunità di uomini ci sarà spazio per il perdono, per la “nuova creazione”. Per ogni Giuda che viene meno ci sarà un Mattia(che significa “uomo o dono di Dio”) che si alzerà a testimoniare l’amore folle di Dio, più forte del nostro peccato.

Preghiamo

Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
(dal salmo 112)
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15/05/2013 10:04
 
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Il Signore è il mio pastore

15.05.2013

Ct 1,5-6b.7-8b; Sal 22(23);Ef 2,1-10; Gv 15,12-17

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi….”. (Gv 15,16)

Dicevamo ieri che, se Gesù avesse optato per una Chiesa di perfetti, oggi non saremmo qui a celebrare il suo nome. “Per natura meritevoli d’ira” dice l’Apostolo Paolo. “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Questa è la straordinaria ricchezza della grazia del nostro Dio: trasformare l’inferno in paradiso, trasformare in salvati quelli che erano già dannati. Mentre eravamo perduti, Cristo ci ha scelti, perché la nostra fiducia non poggiasse sulle nostre povere opere ma sulla sua ricca misericordia (Ef 2,4). Poggiandosi su di essa, anche le nostre opere possono fiorire, e noi possiamo portare frutto, non per esigere ma in rendimento di grazie. Amati, possiamo finalmente amare come lui ci ha amati. Questo cammino è sufficiente per riempire una vita. Lo Spirito, che attendiamo con desiderio, ci guida per il giusto cammino. In questo percorso non mancheranno le “valli oscure”, ma soprattutto non mancherà la sua grazia.

Preghiamo

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
(dal salmo 22)
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16/05/2013 10:46
 
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Il Signore è il mio pastore

16.05.2013

Ct 6,1-2;8,13; Sal 44(45);Rm 5,1-5; Gv 15,18-21

“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.” (Gv 15,18)

Il giardino dell’amato richiama il primo giardino. Lì Adamo si nascose per paura, udendo i passi del Signore (Gen 3,8); qui l’amata desidera udire la voce dell’amato. Lo stesso bisogno ci guidi nell’ascolto della Scrittura. L a Chiesa, la Sposa non vive nella paura ma nella Grazia, che è la condizione di chi riceve lo sguardo compiaciuto di Dio e la sua tenerezza. Questa condizione non è misurabile col termometro dei sentimenti, ma è un dato di fede: credere all’amore di Dio viene prima ed è più importante che “sentirlo”. Sentire non è un criterio, ma un dono non manipolabile. Siamo chiamati a credere che quello stesso Spirito che “corre” tra Padre e Figlio, ci è stato mandato per portare a compimento la storia della nostra salvezza. Lo Spirito, che attendiamo liturgicamente, è la persona che ci conferma e ci conforma a Cristo, plasmandoci a sua somiglianza.”Come in cielo così in terra”: questa è la sua opera. Il mondo può odiarci ma non può separarci dall’amore di Cristo (Rm 8,35). Lo Spirito del Figlio è in noi? Allora nessuno può strapparci dalle mani del Padre (Gv 10,29).

Preghiamo

Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
(dal salmo 102,13)
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17/05/2013 16:08
 
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Il Signore è il mio pastore

17.05.2013

Ct 7,13a-d.14;8,10c-d; Sal 44(45);Rm 8,24-27; Gv 16,5-11

“…se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito”. (Gv 16,7)

“Il re è invaghito della tua bellezza”; è un amore estatico, che porta fuori di sé. Anche Paolo ce ne parlerà a proposito di Cristo che consegna sé stesso per farsi comparire davanti la Chiesa tutta gloriosa, santa e immacolata ( Ef 5,27). Questo amore, di cui siamo oggetto come comunità e come singoli, è la nostra speranza. Lo Spirito che è in noi prega, geme, desidera. Egli parla all’intimo più intimo di noi stessi. Lui è più intimo a noi di noi stessi (S. Agostino).Questi desideri che si agitano nel nostro profondo, ai quali non riusciamo a dar nome, sono perfettamente “interpretati” dallo Spirito. Lui che “corre” tra Padre e Figlio, “corre” anche tra Trinità creatrice e umanità creata. Lui che è il “noi” del Padre e del Figlio, allarga le tende trinitarie per farci entrare in questa comunione. Lui che è Cielo, riempie e ricrea la Terra. Lui può realizzare in Terra ciò che è “già” in Cielo. Lui, come medico, convincerà il mondo della sua malattia, non per condannarlo (Gv 3,17), ma per guarirlo.

Preghiamo

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
(dal salmo 102)
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19/05/2013 21:23
 
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Attirerò tutti a me

19.05.2013
PENTECOSTE

At 2,1-11; Sal 103(104); 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20

“Non vi lascerò orfani: verrò da voi”. (Gv 14,18)

Nella liturgia vigiliare si legge il brano della torre di Babele. In esso gli uomini costruiscono una torre che tocchi il cielo: “come in terra così in cielo” pensano. Il Cielo come fosse “terra” di conquista! Oggi è Pentecoste, irruzione del Cielo sulla Terra. Nel brano della torre di Babele, l’unica lingua si frammentò. In questo giorno, l’unico Spirito le parla tutte e da tutti si fa comprendere. Gli apostoli sono colmati, riempiti; dopo aver vissuto il Mistero, adesso, per virtù dello Spirito, lo comprendono e lo annunciano. Non serve fare un’esperienza se non la si comprende. E’ esattamente questo il ruolo dello Spirito che ci fa “conoscere ciò che Dio ci ha donato” (1Cor 2,12). Nel vangelo di ieri Gesù ci avvertiva della necessità della sua dipartita affinchè irrompesse lo Spirito. Oggi ci rassicura: non siamo orfani. In “questo” tempo lo Spirito ci farà crescere, fino alla pienezza. In quel giorno Dio sarà tutto in tutti, per Grazia, la Terra sarà come il Cielo.”Voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”.

Preghiamo

Re celeste consolatore,
Spirito di verità
tu che sei ovunque presente
e che tutto riempi,
tesoro di beni e datore di vita,
vieni e abita in noi.
Purificaci da ogni macchia
e salvaci tu che sei buono.
(dalla liturgia bizantina)
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20/05/2013 09:33
 
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Attirerò tutti a me

20.05.2013

Es 19,16b-19; Sal 28; Gv 12,27-32

Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. (Es 19)

Le due letture ci portano ad ascoltare la voce di Dio, a stargli di fronte.
Mosè guida il popolo sul Sinai ad incontrare Dio e parla a Dio. Dio gli risponde con una voce, mentre tutto il monte manifesta l'eccezionalità dell'evento. Dio si fa sentire dal suo popolo, mostra la sua potenza e la sua volontà di farsi capire dagli uomini.
Ancora una voce dal cielo dichiara Gesù 'glorificato', proprio quando lui sta per intraprendere il cammino della passione, e coloro che ascoltano ne sono turbati. "Questa voce non è venuta per me, ma per voi", dice Gesù: ancora Dio vuol farsi sentire e incontrare.

Preghiamo col Salmo

La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.
La voce del Signore saetta fiamme di fuoco,
la voce del Signore scuote il deserto
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21/05/2013 11:39
 
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21.05.2013

Dt 6,10-19; Sal 80; Mc 10,28-30

Chi avrà lasciato tutto per il regno di Dio riceverà già ora, in questo tempo, cento volte tanto e la vita eterna. (Mc 10)

Pietro e i suoi compagni hanno lasciato tutto per seguire Gesù. La loro vita ha cambiato senso e orientamento. Gesù è diventato lo scopo dell'esistenza per il quale tutto va in secondo ordine. Gesù promette loro la vita eterna e già in questo mondo cento volte tanto quanto hanno lasciato: già adesso seguire il vangelo è motivo di gioia e non di perdita.
Anche Mosè istruisce il popolo a guardare quanto il Signore ha fatto per loro, mantenendo le promesse fatte fin dall'inizio ai padri. E' Dio che fa uscire dalle situazioni servili, di esilio, di prostrazione, come ha fatto uscire il popolo d'Israele dall'Egitto per condurlo alla terra promessa. E non chiede sacrifici, solo che si faccia ciò che è giusto e buono ai suoi occhi.
Mosè ribadisce le promesse di Dio verso il popolo; sono promesse di felicità, di benessere, di pace. Il male quindi non viene da Dio, ma più spesso dalle pretese umane di sostituirsi a lui.

Preghiamo col Salmo

Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore , tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d'Egitto.
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22/05/2013 10:09
 
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22.05.2013
Dt 6,20-25; Sal 33; Mc 12,28a.d-34

"La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore , nostro Dio, come ci ha ordinato". (Dt 6)

Una volta fatto uscire il popolo dall'Egitto dove era in condizione servile, Dio gli ordina di mettere in pratica i suoi comandamenti per essere felici e conservarsi in vita.
Ma quale è il primo comandamento? E' la domanda che lo scriba rivolge a Gesù. Primo è amare Dio e secondo è amare il prossimo. Lo scriba non è lontano dal regno di Dio - come gli dice Gesù - perchè ha capito che il comandamento di Dio consiste proprio nell'amore.
Non sono contrastanti l'amore verso Dio e quello verso il prossimo: non si può amare Dio e non rivolgere lo stesso sentimento anche al prossimo. Gesù sulla croce ha manifestato appieno l'amore verso il Padre e verso tutti noi.

Preghiamo col Salmo

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
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23/05/2013 11:03
 
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Attirerò tutti a me

23.05.2013

2Re 23,1-3; Sal 77; Lc 19,41-48

Il re Giosia conclude di nuovo l'alleanza davanti al Signore e impegna l'intero popolo a custodire la Legge. (2Re 23)

Il re impegna dunque tutto il popolo a seguire i comandamenti della legge divina e il popolo aderisce all'alleanza. Ma poi la storia si fa carica di ingiustizie e di conflitti, tanto che Gesù, avvicinandosi a Gerusalemme, piange sulla città che sarà distrutta per il rifiuto che ha opposto alla salvezza. Ed entrato nel tempio scaccia quanti di quel luogo sacro ne hanno fatto un mercato, addirittura 'un covo di ladri'.
Gesù elimina dal tempio quanto non è confacente con la santità della casa di Dio e con la sua destinazione a luogo di preghiera. Gesù si proporrà come il tempio nuovo, nel quale si compie la preghiera e la comunione col Padre: la gente lo ascolta, ma i capi lo temono e pensano di eliminarlo.

Preghiamo col Salmo

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
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24/05/2013 09:27
 
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Attirerò tutti a me

24.05.2013

Ez 11,14.17-20; Sal 50; Mt 10,18-22

"Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò dentro di loro. Saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio". (Ez 11)

Instancabile Dio va alla ricerca del suo popolo disperso per radunarlo nella terra promessa; dona un cuore capace di amare e di accogliere la sua legge. Gesù poi dirà ai discepoli che non devono temere i tempi di difficoltà e di prova perchè Dio non li abbandona.
Cristo promette lo la presenza costante dello Spirito e che sarà proprio lo Spirito di Dio a parlare per loro e ad indicare loro la via da seguire. Le parole di Gesù sono di ammonimento per la Chiesa, in ogni vicenda della storia, e per ogni discepolo chiamato ad essere perseverante e resistente sino alla fine, perchè la salvezza è promessa e sarà a premio di tale costanza.

Preghiamo col Salmo

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza,
e non privarmi del tuo santo spirito.
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26/05/2013 09:08
 
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Il Signore è fedele alla sua parola

SS. Trinità

26.05.2013

Gen 18,1-10a; Sal 104; 1Cor 12,2-6; Gv 14,21-26

Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. (1Cor 12)

Dopo la celebrazione della Pentecoste, culmine dei misteri di Gesù Cristo, e dopo la prima settimana del tempo ordinario, segno del cammino attuale della Chiesa verso l'eterno, ci troviamo di fronte alla solennità della SS. Trinità che ci invita ad entrare nel mistero personale di Dio, del Dio rivelato da Gesù, che è un Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Si tratta di celebrare e adorare colui che è fonte, sostegno e termine del nostro cammino. Un Dio che non è solitario e lontano, ma un Dio comunione e vicino. Gesù Salvatore è in mezzo a noi perchè il Padre lo ha donato come principio di vita: dove è Gesù, là c'è la presenza del Padre col suo amore. Dio Padre generando il Figlio, diventa amore, che è lo Spirito Santo.
La bibbia è la storia delle grandi manifestazioni di Dio e Dio è una presenza che ci interpella, un dialogo da scoprire, un'avventura da vivere.Una Parola di vita che non si esaurisce e non viene meno. Celebrare il mistero della Trinità significa allora riconciliarsi con l'origine di ciascuno di noi, con l'origine di tutti i popoli della terra. Il disceplo di Cristo non è persona fuori dalla realtà storica, ma persona che scopre tutta la vicenda umana come ricca di significato perchè ha origine in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Preghiamo col Salmo

E' lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell'alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
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27/05/2013 10:43
 
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Il Signore è fedele alla sua parola

27.05.2013
Es 1,1-14; Sal 102; Lc 4,14-16.22-24

Gesù nella sua terra suscita sorpresa e reazione. (Lc 4)

La liturgia di oggi ricorda la storia di oppressione e di schiavitù che conobbe il popolo d'Israele dopo che si fu insediato in Egitto e divenne numericamente importante.
Per timore di perdere potere, il re egiziano impose misure di controllo sugli israeliti e impose loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli. Così gli egiziani fecero lavorare duramente i figli d'Israele e li trattarono da schiavi.
Ma Dio non dimenticò le sua parole di salvezza e fu Gesù a dare compimento alle profezie, ma il popolo e i suoi più vicini non lo riconobbero. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, ma non si capacitavano che quello, il figlio di Giuseppe il carpentiere, potesse avere tanta autorevolezza. Gesù ne è consapevole e ribadisce quanto sia difficile che un profeta sia ascoltato e stimato nella propria patria.

Preghiamo col Salmo

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d'Israele.
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28/05/2013 11:30
 
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Il Signore è fedele alla sua parola

28.05.2013

Es 2,1-10; Sal 104; Lc 4,25-30

Un disegno provvidenziale preserva Mosé dalla soppressione e lo conduce al compimento della missione affidatagli. (Es 2)

Mosè è salvato dalle acque e Dio lo investe di una grande missione: salvare il popolo ebraico e condurlo fuori dall'Egitto dove soffriva sopraffazione e schiavità. Come Abramo, così anche Mosé, e poi Gesù, non si presentano con forza e potere, ma sembrano esclusi dalla propria gente edalla propria terra. Mosé sarà l'uomo di fiducia di Dio, il portatore della sua benedizione che non sarà smentita.
E Gesù annuncia una salvezza che è per tutti, a partire proprio dai più poveri, i marginali, come la vedova di Sarepta di Sidone cui è inviato il profeta Elia per salvarla dalla carestia, o il siro Naaman risanato da Eliseo. Questa 'logica' di Dio, senza discriminazioni nè preferenze di popolo e nazione, non è gradita ai contemporanei di Gesù e nemmeno agli uomini della sinagoga che, all'udire le sue parole, lo cacciano e vorrebbero ucciderlo.

Preghiamo col Salmo

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell'alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
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29/05/2013 09:19
 
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Il Signore è fedele alla sua parola

29.05.2013
Es 6,2-11; Sal 67; Lc 4,38-41

Dio parlò a Mosé e gli disse: "Io sono il Signore! Mi sono manifestato ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe come Dio l'Onnipotente, ma non ho fatto conoscere loro il mio nome di Signore". (Es 6)

E' Dio che si fa conoscere e lo fa intervenendo nella storia delle singole persone e dei popoli, lo fa portando loro salvezza e liberazione. Ma il suo nome resta velato e nessuno può prenderne conoscenza nè possesso. Solo Gesù conosce il Padre, lo rivela e a lui porta la realtà umana.
Guarigioni, liberazioni dai demoni, annunzio del vangelo, sono il contenuto del ministero di Gesù: sono l'annunzio gioioso della salvezza, sono il segno che in Cristo si avvera la figura e l'opera del Messia. La manifestazione di Dio sta proprio nella sua volontà di liberare ogni uomo e donna dalla schiavitù del dolore e del peccato.

Preghiamo col Salmo

Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva:
al Signore Dio appartengono le porte della morte.
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30/05/2013 12:00
 
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Il Signore è fedele alla sua parola

Ss. Corpo e Sangue di Cristo

30.05.2013

Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17

La celebrazione dell'eucaristia è obbedienza e fedeltà a Gesù; atto e accoglienza della sua morte. (1 Cor)

Molte sono le indicazioni che ci vengono dalla solennità del Corpo e del Sangue del Signore; innazitutto il messaggio di fondo che ci viene dalle odierne letture: la comunione con Dio e con i fratelli. Il pane e il vino consacrati ci parlano di un Dio che si fa dono, di un Dio che diventa cibo per noi, di un Dio che prnde l'iniziativa, di un Dio che liberandoci vuol fare un'alleanza con noi.
L’Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: “Qui c’è il Signore!”. Se guardo a me stesso, mi trovo sempre piccolo, imperfetto, peccatore, pieno di limiti. Eppure Dio mi ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere la sua vita di amore.
L’Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta di amore che coinvolge tutta la mia vita: deve rendermi disponibile ad amare il prossimo, fino a dare la mia vita per gli altri. Secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.

Preghiamo

"Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore.
Chi mangia di questo pane vivrà in eterno;
e il pane che io darò e' la mia carne per la vita del mondo". (Gv 9)
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02/06/2013 14:04
 
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Rendiamo grazie al Signore per il suo amore

2.06.2013
Sir 18,1-2.4-9a.10-13; Sal 135; Rm 8,18-25; Mt 6,25-33

Colui che vive in eterno ha creato l'intero universo. Il Signore soltanto è riconosciuto giusto. ( Sir 18)

La nostra vita attuale è complessa e attraversata da problemi e sofferenze, spesso abbbiamo la sensazione che non ci siano vie d'uscita e che il futuro non possa portare nulla di buono. Eppure il Profeta ci dice che è Dio ad essere il solo giusto e che è clui che ha creato l'universo, e Paolo incoraggia i fratelli della chiesa di Roma a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà perchè è l'intera creazione che 'attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio'.
La gloria, quindi la pienezza di vita e di felicità, senz'altro verrà e sarà stupenda. Certo non siamo in grado di immaginarla e neppure possiamo pretendere di definirla, solo è da attendere nella speranza che si fonda sulla certezza dell'amore di Dio.

Preghiamo col Salmo

Ha creato i cieli con sapienza,
perché il suo amore è per sempre.
Ha disteso la terra sulle acque,
perché il suo amore è per sempre.
Ha fatto le grandi luci:
perché il suo amore è per sempre
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03/06/2013 09:44
 
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Rendiamo grazie al Signore per il suo amore

3.06.2013
Es 5,1-9.19-6,1; Sal 113A; Lc 5,1-6

"Chi è il Signore, perchè io debba scoltare la sua voce e lasciare partire Israele?". (Es 5)

Domanda inquietante quella del faraone a Mosé ed Aronne che a lui si rivolgono perchè lasci partire la gente d'Israele, domanda sempre riproposta verso chi ci invita a mutare stile di vita, a sanare ingiustizie, ad agire secondo lealtà. "Chi è il Signore, perchè dobbiamo ascoltarlo e dargli fede?".
Il faraone dice pure di non conoscerlo e di non sentirsi in alcun modo obbligato ad assecondare il suo volere. Addirittura, ad ascoltare Mosè, ne verrebbe danno all'Egitto perchè partirebbe una preziosa forza lavoro; meglio stringere le maglie e costringerli a lavorare di più impedendo loro di alzare la testa. Ma il Signore non ha abbandonato il suo popolo e promette a Mosè di intervenire con potenza: "vedrai quello che sto per fare".
L'intervento divino supera sempre ogni aspettativa, in modalità e tempi non prevedibili. Così a Simone, Gesù fa gettare le reti nel lago in piena notte, dopo un lungo lavoro che non ha dato alcun frutto. Ma, mentre il faraone si rifiuta di accogliere la richiesta del Signore, Simone getta le reti fidandosi della parola di Gesù, e la pesca si presenta ricchissima. Senza Gesù, ogni lavoro è vano e i risultati nulli.

Preghiamo col Salmo

Perchè le genti dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
Il nostro Dio è nei cieli:
tutto ciò che vuole, egli lo compie
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04/06/2013 09:20
 
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Rendiamo grazie al Signore per il suo amore

4.06.2013
Es 12,29-34; Sal 77; Lc 5,12-16

Signore, se vuoi puoi sanarmi. 'Lo voglio, sii purificato!'. (Lc 5)

Nulla è impossibile a Dio, ma la sua volontà non impedisce mai la decisione personale. Gesù guarisce le infermità, risana il lebbroso, non lo evita, anzi, lo tocca, lo accoglie e non gli imputa alcuna colpa. Lo rimanda all'osservanza delle leggi e al rispetto delle tradizioni.
Neppure teme l'incontro della folla che a lui si rivolge per essere guarita dalle malattie, ma si sottrae a quanti tentano di trasformarlo in un 'guaritore', un facitore di prodigi. D'altro canto, però, Dio non resta inerte di fronte alle sofferenze del suo popolo e mantiene le promesse; al faraone ha chiesto a più riprese di lasciare andare gli israeliti, infine, dopo l'ennesimo rifiuto, pone la prova più grande: contro la volontà di Dio c'è solo morte, unica alternativa alla vita rifiutata.
La grande prova del faraone si conclude ed inizia il cammino di ritorno alla terra promessa del popolo d'Israele.

Preghiamo col Salmo

Li guidò con sicurezza e non ebbero paura,
ma i loro nemici li sommerse il mare.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato
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05/06/2013 09:42
 
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Rendiamo grazie al Signore per il suo amore

5.06.2013
Es 12,35-42; Sal 79; Lc 5,33-35

Il Signore fa uscire il suo popolo dalla schiavitù e la notte della liberazione resterà fissa nella memoria. ( Es 12)

I discepoli di Gesù a motivo della sua presenza sono come degli invitati a nozze: Gesù è lo sposo che realizza l'immagine della sponsalità. il richiamo delle letture di oggi è per la gioia da ivere per l'opera del Signore che non cancella la sofferenza e il dolore, ma assicura che la liberazione sarà certa.
Non mancheranno i giorni del digiuno neppure per i discepoli ma non per assicurarsi con un'astinenza un privilegio o una maggiore attenzione da parte di Dio: l'afflizione, ce lo insegna Geaù con la sua passione, può avere un senso di passaggio alla piena conversione o un tranzito, come fu per il popolo ebraico nel deserto, per giungere alla pienezza della promessa.
Ciò che conta è la fiducia nella presenza del Signore che non si allontana dalla storia umana.

Preghiamo col Salmo

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Seduto sui cherubini, risplendi
davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci.
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06/06/2013 11:30
 
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Rendiamo grazie al Signore per il suo amore

6.06.2013
Es 13,3a.11-16; Sal 113b; Lc 5,36-38

"Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto". (Es 13)

La lettura dell'Esodo ci fornisce continui insegnamenti sul disegno divino di salvezza. L'elemento primo è di non dimenticare che l'opera è totalmente di Dio: l'umanità deve tenere fisso questo pensiero che è a Dio che va riconosciuta l'opera di salvezza. La storia dei popoli, come la storia degli israeliti fatti uscire dall'Egitto, è nelle mani del Signore.
Mosè spiega al popolo l'insegnamneto di Dio: il Signore mantiene la promessa fatta ai padri di condurre il popolo nella terra di Cana e di dargliela in possesso e per questo chiede che gli venga riservato ogni primogenito maschio, nato d'uomo e d'animale. Non è un sacrificio, nè una limitazione, ma 'un segno sulla tua mano', perchè non si abbia a dimenticare che la potenza di Dio ci ha liberati dalla schiavità e sempre ci guida a salvezza.

Preghiamo col Salmo

Il Signore si ricorda di noi, ci benedice:
benedice quelli che temono il Signore, i piccoli e i grandi.
Vi renda numerosi il Signore, voi e i vostri figli
07/06/2013 09:25
 
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Rendiamo grazie al Signore per il suo amore

Sacratissimo Cuore di Gesù

7.06.2013
Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5-11; Lc 15,3-7

Ecco, io stesso condurrò al pascolo le mie pecore e le farò riposare. (Ez 34)

La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso. Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. Si preoccupa in modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere la gioia di ritrovarla.
L'apostolo Paolo ci dice che da parte nostra ci devono essere rendimento di grazie e fiducia totale in Dio. La nostra esistenza va compresa, letta, vissuta all'interno di questo orizzonte di carità in cui ci troviamo.

Preghiamo col Salmo

Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
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QUELLO CHE AVETE UDITO, VOI ANNUNCIATELO DAI TETTI (Mt 10,27)
 
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