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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 4) Anno B

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2012 08:06
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17/03/2012 07:13
 
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Movimento Apostolico - rito romano
Non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo

L'umile, il povero, sono "categorie protette, amate" dal Signore. Così il Libro del Siracide: "Non corromperlo con doni, perché non li accetterà, e non confidare in un sacrificio ingiusto, perché il Signore è giudice e per lui non c'è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell'oppresso. Non trascura la supplica dell'orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare? Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l'equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro, finché non abbia spezzato le reni agli spietati e si sia vendicato delle nazioni, finché non abbia estirpato la moltitudine dei violenti e frantumato lo scettro degli ingiusti, finché non abbia reso a ciascuno secondo il suo modo di agire e giudicato le opere degli uomini secondo le loro intenzioni, finché non abbia fatto giustizia al suo popolo e lo abbia allietato con la sua misericordia. Splendida è la misericordia nel momento della tribolazione, come le nubi apportatrici di pioggia nel tempo della siccità "(Sir 35,14-26). Anche la Vergine Maria, nel suo Magnificat, proclama la stessa verità, mettendo in contrasto superbia e umiltà, ricchezza e povertà: "Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote" (Lc 1,51-53). Veramente l'umile penetra il cuore di Dio, nel quale vi è ogni ricchezza di misericordia, pietà, compassione, ogni abbondanza di carità.
Per i superbi non c'è posto nel cuore di Dio, perché nei loro cuori non c'è spazio né per il Creatore e né per la creatura. Il superbo si compiace di se stesso. È ricco di se stesso. Gli altri gli danno fastidio. Neanche possono stare alla loro presenza. Per questo li disprezzano, li umiliano, li distruggono nella loro miseria spirituale e materiale. Ignorano che il Signore tratta loro come essi trattano i loro fratelli. Poiché essi non hanno pietà dei miseri e de poveri, Dio mai potrà avere pietà di loro. La misericordia genera misericordia. La superbia, superbia. L'ipocrisia, ipocrisia. La perversione, perversione. Loro hanno ciò che producono. Si sono isolati nel loro castello di male, vivranno di solitudine eterna nel fuoco dell'inferno, senza alcun conforto.
Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
È triste la preghiera del fariseo. È una lode del suo niente. La sua santità consiste in poche misere cose: nel pagare la decima e nel digiunare due volte alla settimana. Tutto qui. Nient'altro. Lui poi non è ingiusto, non è adultero, non è ladro, secondo però la sua misura di ingiustizia, adulterio, furto, non secondo la divina verità e il puro comandamento del Signore. Questo suo niente spirituale ingigantito dalla sua superbia lo usa come metro per giudicare gli altri, condannarli, dichiararli indegni di presentarsi alla presenza del suo Dio. Il Dio del fariseo è in tutto superbo, arrogante, presuntuoso come lui. Non deve tollerare la presenza di un povero peccatore nel so tempio. Quanto differente è invece il Dio di Gesù Cristo. È il Dio che perdona, accoglie, fa festa quando il peccatore si converte e torna nella sua casa. È questo Dio che noi amiamo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci amare il Dio di Gesù.


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