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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 4) Anno B

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2012 08:06
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25/11/2012 07:48
 
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padre Antonio RungiEremo San Biagio
Commento su Giovanni 18,37

Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»
Gv 18,37

Come vivere questa Parola?

Oggi celebriamo la solennità di Gesù Cristo Re dell'universo. Significativo il fatto che nel suo vangelo Giovanni riporta il dialogo che Gesù ha con Pilato, governatore romano della Galilea ai tempi della Passione e Morte del Signore.

Gesù ha appena affermato che il suo Regno "non è di questo mondo". Pilato, di rimando chiede: Dunque Tu sei Re? E la risposta è di grandissimo valore: non per ieri o per oggi, ma per ogni giorno in cui durerà il mondo. Perché Gesù esplicita il motivo del suo essere entrato nella storia esercitando una sovranità non paragonabile a quella di ogni altro potente della storia. Ed è il "perché" quello che a noi - oggi - interessa. "Sono venuto- Egli dice -per dare testimonianza alla verità . E aggiunge: "Chi è dalla verità ascolta la mia voce".

Sono due fortissime affermazioni che afferrano e approfondiscono la nostra identità di credente.

A volte, correndo troppo su strade di semplificazioni diciamo: Gesù è venuto al mondo per salvarci. Ciò è verissimo. Ma non dice tutto. Gesù è venuto anzitutto a testimoniare che Dio non è sopra le nubi a fare il bello o il brutto tempo, a distribuire gioie e dolore agli uomini. Dio - nella sua VERITA' profonda è AMORE e quindi dono di sé che si esplicita nell'Incarnazione, nella Passione Morte e Risurrezione del suo Figlio Unigenito.

La seconda affermazione scaturisce dalla prima. "Chi è dalla verità ascolta il Vangelo di Gesù e lo vive". Perché sa di essere nato da Dio, da Lui amato, da Lui redento. Chi è dalla verità è sincero, leale, trasparente. E cammina verso la semplificazione della sua vita. Davvero cristiano si chiede: quello che sto vivendo, lo vivo sotto il dettame dell'egoismo o secondo la verità dell'Amore? Sa con certezza che solo aprendo tutto se stesso all'amore vero, fa spazio al Regno di Dio e alla Signoria di Gesù - VIA VERITA' E VITA. Su questa strada realizza anche se stesso.

Signore Gesù, rendimi vero nel cuore, sincero nelle parole, leale in tutto il mio agire.

La voce di uno scienziato

È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità.
Einstein
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26/11/2012 08:11
 
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padre Antonio RungiEremo San Biagio
Commento su Apocalisse 14,2-3

"Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe. Essi cantavano un canto nuovo"
Ap 14,2-3

Come vivere questa Parola?

Sono gli ultimi giorni dell'anno liturgico e questo testo ci aiuta a viverlo entrando nella ricchezza di significazioni che provocano positivamente la nostra vita.

Lo scrittore sacro accenna a una voce che viene dal cielo e ne esprime la potenza con quella dell'irrompere d'acque in grandi cascate e al fragore del tuono. Interessante notare che a queste immagini di forza seguono altre dolcissimi: quelle di suonatori di cetra e di gente che effonde la propria letizia in un canto nuovo, del tutto inedito.

Ecco: quel che ci interessa accogliere è il tentativo dell'autore di esprimere una bellezza che pervade anche i sensi (la vista, l'udito) e che risponde alle attese profonde del cuore: il bisogno di ciò che nella sua forza rassicura e nello stesso tempo la sete di ciò che consola incoraggia con dolce, soavissimo amore.

Ma poi tutto converge a quel canto nuovo davanti al trono di Dio. E che significa il canto nuovo che solo i redenti della terra (quanti hanno vissuto bene) sanno capire? Il canto novo è quella novità di vita di cui più volte parla il Nuovo Testamento.

Sì, il testimone di Cristo oggi vive la novità di una proposta che volta del tutto le spalle a quella del tornaconto dello squattrinare ad ogni costo, dello spasimare per tutto ciò che "appare". Cantare la vita è possibile, è bello; è - per grazia di Dio - una sfida anche nei momenti difficili e dolorosi.

Si tratta però di cantare alla sequela di Gesù, vincitore del male e sovrano di ogni bontà che mi induce a chiedergli:

"Signore dammi un cuore colmo di fiducia perché io canti la mia vita con te, nel dono di me, al servizio di fratelli e sorelle".

La voce di un Presidente della Polonia

In questo mondo dove mancano la speranza e la fiducia, una persona vigorosa spiritualmente come Wojtyla è riuscita ad offrire la sicurezza ricercata.
Lech Walesa
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27/11/2012 08:11
 
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padre Fernando ArmelliniMovimento Apostolico - rito ambrosianoMovimento Apostolico - rito romano
Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta

Il popolo del Signore viveva di una infallibile certezza di fede: l'osservanza dei comandamenti lo rendeva una fortezza inespugnabile. Nessuna potenza né umana e né angelica lo avrebbe potuto sconfiggere, sottomettere. La non osservanza dei comandamenti lo rendeva invece schiavo anche di una mosca. Dei minuscolo insetti lo avrebbero potuto devastare il suo territorio e provocare calamità e disastri senza numero. Israele sa questo e nella preghiera chiede al Signore il perdono.

O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti: hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto Gerusalemme in macerie. Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici. Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme e nessuno seppelliva. Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini, lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno. Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre? Arderà come fuoco la tua gelosia? Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono e sui regni che non invocano il tuo nome, perché hanno divorato Giacobbe, hanno devastato la sua dimora. Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati: presto ci venga incontro la tua misericordia, perché siamo così poveri! Aiutaci, o Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome; liberaci e perdona i nostri peccati a motivo del tuo nome. Perché le genti dovrebbero dire: «Dov'è il loro Dio?». Si conosca tra le genti, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue versato dei tuoi servi. Giunga fino a te il gemito dei prigionieri; con la grandezza del tuo braccio salva i condannati a morte. Fa' ricadere sette volte sui nostri vicini, dentro di loro, l'insulto con cui ti hanno insultato, Signore. E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo, ti renderemo grazie per sempre; di generazione in generazione narreremo la tua lode (Sal 79 (78) 1-13).

Gesù oggi preannunzia la distruzione di Gerusalemme. Israele deve chiedersi, deve interrogarsi, è obbligato a farsi un vero esame di coscienza per scorgere se nel suo cuore vi è l'osservanza dei comandamenti oppure si vive senza e contro di essi. Se si scopre di coscienza retta, pura, santa, giusta, nulla dovrà temere. Se invece la sua coscienza è sporca di peccato, allora sì che dovrà riflettere, per convertirsi e ritornare nella fedeltà all'alleanza giurata. Le parole di Gesù non vanno fatte cadere.

La storia testimonia che esse si sono compiute alla lettera. Lo attesta anche il fatto che il tempio di Gerusalemme, al contrario delle altre volte, non è stato mai più ricostruito. Oggi di esso esiste solo il "muro del pianto". Questa testimonianza della storia ci deve condurre a due verità: Gesù è vero profeta del Dio vivente. La sua parola si è puntualmente avverata, compiuta, realizzata. Israele era veramente nel peccato. Se così non fosse stato, mai Gerusalemme sarebbe stata abbandonata da Dio.

Poiché Gesù si è rivelato vero profeta - ancora oggi la storia dice il vero su di Lui - le se parole sono di Dio, sono di quel Dio che i figli di Israele ancora oggi adorano. Ora come si fa ad adorare il vero Dio e rifiutare il suo vero profeta? Come si fa a dichiararsi fedeli ascoltatori del Signore e rinnegare colui che ha portato la vera parola di Dio sulla nostra terra, parola perfetta, santa, vera, immutabile, cui nulla si deve più aggiungere, dal momento che il mistero è stato rivelato nella sua interezza e globalità? La storia obbliga. Essa conduce necessariamente alla fede in Cristo Gesù. Per questo occorre però un cuore libero, sincero, puro, senza inganno. Abbiamo bisogno di una mente che non si lascia irretire da alcuna falsità interpretativa, esegetica, ermeneutica.

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28/11/2012 08:04
 
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Monaci Benedettini Silvestrini
Il cantico di Mosè e dell'Agnello

La visione che ci presenta l'odierna Liturgia della Parola, mentre ci porta a contemplare le meravigliose opere di Dio, rapendoci al di sopra della volta celeste, annuncia anche le dure prove riservate a chi vuol servire il Signore. E' meravigliosamente bello poter unire la nostra voce con quella dello stuolo innumerevole di fedeli che hanno vinto la santa battaglia della vita, che non si sono lasciati ingannare dalle attrattive del male e quindi rendono grazie a Dio per la sua protezione. Grandi e meravigliosi le opere di Dio! Non solo le opere della creazione, ancor più quelle della redenzione dell'uomo. Tutte le genti alla fine dovranno riconoscere che solo il nostro Dio ha giusti giudizi e quindi dinanzi a Lui si prostreranno perché lui solo è santo e degno di adorazione. Ma quale la via che viene indicata per raggiungere questa beata assemblea? Ce lo dice San Luca: persecuzioni, prigioni, giudizi dinanzi a sinagoghe e governatori... Non basta! Anche qualche cosa di più grave e di inaudita sofferenza: tradimenti da parte di genitori, fratelli, parenti e amici: pena di morte per alcuni, per tutti odio a causa del nome di Gesù. In questi tragici eventi agli amici di Dio verrà data l'opportunità di rendere testimonianza alla verità, senza che si diano pensiero di preparare difesa alcuna. Parlerà lo Spirito di Gesù che non permetterà che non cada nemmeno una capello dal capo dei suoi amici. Dinanzi a questa previsione di Gesù, non si deve fare molto sforzo per vedere anche nei giorni nostri la verifica di quanto viene annunciato: persecuzioni contro la Chiesa e il Papa nel nostro mondo occidentale, tanto da voler distruggere con accanimento l'opera del Signore, prendendo pretesto da debolezze umane; persecuzione e martirio nelle regioni musulmane dove i seguaci di Gesù sono discriminati, impediti nella preghiera, perseguitati, messi a morte, costretti alla fuga o a una vita di terrore con chiese date alle fiamme, villaggi distrutti, privati dei diritti umani, derubati dei loro beni, tutto con la indifferenza di governi e di autorità civili. Ma la fiducia nella Parola del Signore dà sempre certezze di vittoria. La morte offre la corona del martirio, la spogliazione di beni, eterna gloria nei cieli, la persecuzione rende simili a Cristo, incompreso dal suo stesso popolo, rifiutato, crocifisso ma fatto risuscitare dal Padre e seduto sul trono per l'eternità.
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29/11/2012 07:30
 
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Eremo San Biagio
Commento su Apocalisse 18, 21; 19,9

«Sarà distrutta Babilonia, la grande città, e nessuno più la troverà. Il suono dei musicisti, dei suonatori di cetra, di flauto e di tromba, non si udrà più in te; ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; il rumore della macina non si udrà più in te; la luce della lampada non brillerà più in te; la voce dello sposo e della sposa non si udrà più in te. Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra e tutte le nazioni dalle tue droghe furono sedotte». Dopo questo, udii come una voce potente di folla immensa nel cielo che diceva: «Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio, perché veri e giusti sono i suoi giudizi. Egli ha condannato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione, vendicando su di lei il sangue dei suoi servi!». E per la seconda volta dissero: «Alleluia! Il suo fumo sale nei secoli dei secoli!». Allora l'angelo mi disse: «Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!»
Ap 18, 21; 19,9

Come vivere questa Parola?

Non è mai allegro sostare su scene come questa che l'Apocalisse qui descrive. Ma è comunque salutare. Perché questa è la realtà: nella storia di tutti i tempi dentro la "pasta" dell'umanità c'è il bene ma anche il male; c'è qualcosa che già fa pensare alla Gerusalemme Celeste ma c'è anche Babilonia, la città immagine di una società depravata. Ecco, la Parola di oggi ci invita a riflettere: se ci fosse anche parvenza (e non realtà) di festante allegria in ambienti e persone dove la vita sta nel bere e mangiare e fare sesso e appagare l'insorgere continuo di desideri indotti dal grande "ipermercato del mondo", tutto questo passerà. "passa la scena di questo mondo... quando il nostro pianeta entrerà in collisione col sole o con altri pianetti e, prima ancora quando ognuno incontrerà la propria morte.

Tutto finirà. Per chi avrà vissuto bene, l'ultimo soggiorno qui sarà anche il primo in uno stato d'infinita gioia. Per chi si sarà lasciato "abbindolare" dai grandi della terra": non da quelli intenti ad esercitare la giustizia e a cercare il bene comune ma da quei grandi che hanno giocato spericolatamente sulla pelle dei più poveri per fare soldi e roba e ... "droga", intossicando la vita dei giovani e dei più deboli, la fine di questa vita e di questa storia e poi quella del futuro eterno sarà terribile.

La Parola però di oggi non mette punto su questa finale di giudizio contro il male. Apre orizzonti di sconfinata gioia. "Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello".

Grazie, Signore! In questo declinare dell'anno, dammi idee chiare sul senso della vita e di ciò che ci viene offerto. Dammi gioie tue: per me, per i miei cari, per ogni uomo di buon volere propenso a scegliere il bene.

La voce di saggio scrittore educatore

Il cristiano è l'uomo della gioia. Il messaggio fondamentale, che è anche stile di vita, è il vangelo che significa lieta notizia.
Guido Novella
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30/11/2012 07:34
 
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Movimento Apostolico - rito romano
Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini

La ricchezza del Padre è il suo Figlio Unigenito nella comunione dello Spirito Santo. Cristo Gesù del Padre è ricchezza eterna. Tutto il Padre è in Lui dall'eternità, dal momento che mai il Padre è stato senza il Figlio e mai il Figlio senza il Padre, eternamente nella comunione dello Spirito Santo.
Se passiamo nella generazione umana, non sempre vi è questa trasmissione di ricchezza. Il padre terreno non sempre fa ricchi i suoi figli con la sua ricchezza, a volte li fa assai poveri, come è avvenuto con Adamo. Ha perso la sua ricchezza fisica e spirituale, ha perso la vita e ci ha trascinati tutti nella morte.
Gesù non vuole che nulla della sua ricchezza messianica vada perduto, smarrito, dimenticato, tralasciato. La sua abbondanza di grazia e di verità dovrà essere raccolta per intero, così come ci ha insegnato nella moltiplicazione dei pani: "Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato" (Gv 6,11-13). Come far sì che tutto venga raccolto della ricchezza di Gesù? Come evitare che un sola briciola venga tralasciata?
Ecco cosa fa Gesù perché tutto di Lui sia dato sempre al mondo intero: appena inizia il suo ministero messianico, fin dal primo giorno chiama coloro che domani saranno i continuatori visibili della sua opera. Oggi chiama Andrea, Simone, Giacomo e Giovanni. Li chiama per farne dei pescatori di uomini, gettando però nel mare del mondo la rete del regno che è fatta di fili di grazia e di verità, di Parola e di Spirito Santo, di perdono dei peccati e di grande, immensa, divina, eterna carità.
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Con questa chiamata Gesù abolisce una differenza umana che sempre vi è tra il discepolo e il maestro. Il maestro possiede una vita tutta sua e il discepolo apprende qualcosa da lui. Il maestro vive una vita anteriore ed anche separata dal suo discepolo. Solo per qualche ora al giorno uno è maestro e l'altro discepolo. Con Gesù non è così.
Dal primo istante in cui Gesù è costituito Maestro, Messia dell'umanità vi sono anche i suoi discepoli, non però con una vita separata, dal contatto di pochi momenti. Tra Gesù e i suoi discepoli da quest'istante vi sarà una comunione perenne, stabile, non si distaccheranno mai. Loro sono sempre a contatto con quanto Gesù dice, vive, insegna, opera, compie. Vedono come dice le cose e come le opera. Sanno quando è con Dio e quando con gli uomini. Possono raccogliere di Gesù anche i respiri più segreti della notte e del giorno, così come hanno fatto nell'Orto degli Ulivi, qualche istante prima della sua passione e morte. Non ci sono segreti tra Gesù e i discepoli. Questo perché la vita di Gesù dovrà essere la loro vita, il suo comportamento il loro comportamento, la sua missione la loro missione, la sua morte la loro morte, il suo corpo il loro corpo, la sua risurrezione la loro risurrezione, il suo Spirito Santo il loro Spirito Santo. Anche il suo sangue dovrà essere il loro sangue, per esseri suoi strumenti.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fateci in comunione con Gesù.
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01/12/2012 07:53
 
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a cura dei Carmelitani


1) Preghiera

Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli
perché, collaborando con impegno alla tua opera
di salvezza,
ottengano in misura sempre più abbondante
i doni della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


2) Lettura

Dal Vangelo secondo Luca 21,34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".


3) Riflessione

- Stiamo giungendo alla fine del lungo discorso apocalittico ed anche alla fine dell'anno ecclesiastico. Gesù dà un ultimo consiglio, invitandoci alla vigilanza (Lc 21,34-35) ed alla preghiera (Lc 21,36).
- Luca 21,34-35: Attenzione a non perdere la coscienza critica. "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazione, ubriacature e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso, come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra". Un consiglio simile Gesù l'aveva già dato quando gli chiesero dell'avvento del Regno (Lc 17,20-21). Lui rispose che l'avvento del Regno avviene come un lampo. Improvvisamente, senza preavviso. Le persone devono stare attente e preparate, sempre (Lc 17,22-27). Quando l'attesa è lunga, corriamo il pericolo di essere distratti e di non fare attenzione agli avvenimenti della vita "i cuori si appesantiscono in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita". Oggi, le molte distrazioni ci rendono insensibili e la propaganda può perfino cambiare in noi il senso della vita. Lontani dalla sofferenza di tanta gente nel mondo, non ci rendiamo conto delle ingiustizie che si commettono.
- Luca 21,36: Preghiera, fonte di coscienza critica e di speranza. "Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". La preghiera costante è un mezzo assai importante per non perdere la presenza di spirito. Approfondisce nel nostro cuore la consapevolezza della presenza di Dio in mezzo a noi e, così, ci dà forza e luce per sopportare i giorni brutti e crescere nella speranza.
- Riassunto del Discorso Apocalittico (Lc 21,5-36). Abbiamo trascorso cinque giorni, da martedì ad oggi sabato, meditando ed approfondendo il significato del Discorso Apocalittico per la nostra vita. Tutti e tre i vangeli sinottici riportano questo discorso di Gesù, ognuno a modo suo. Cerchiamo di vedere da vicino la versione che il vangelo di Luca ci offre. Qui diamo un breve riassunto di ciò che abbiamo potuto meditare in questi cinque giorni.
Tutto il Discorso Apocalittico è un tentativo di aiutare le comunità perseguitate a collocarsi nell'insieme del piano di Dio e cosi avere speranza e coraggio per continuare il cammino. Nel caso del Discorso Apocalittico del vangelo di Luca, le comunità perseguitate vivevano nell'anno 85. Gesù parlava nell'anno 33. Il suo discorso descrive le tappe o i segnali della realizzazione del piano di Dio. In tutto sono 8 i segnali e i periodi da Gesù fino ai nostri tempi. Leggendo e interpretando la sua vita alla luce dei segnali dati da Gesù, le comunità scoprivano a che altezza si trovava l'esecuzione del piano. I primi sette segnali erano già avvenuti. Appartenevano tutti al passato. Sopratutto il 6º e il 7º segnale (persecuzione e distruzione di Gerusalemme) le comunità trovano l'immagine o lo specchio di ciò che stava avvenendo nel loro presente. Ecco i sette segnali:
Introduzione al Discorso (Lc 21,5-7)
1º segnale: i falsi messia (Lc 21,8);
2º segnale: guerra e rivoluzioni (Lc 21,9);
3º segnale: nazioni che lottano contro altre nazioni, un regno contro un altro regno (Lc 21,10);
4º segnale: terremoti in diversi luoghi (Lc 21,11);
5º segnale: fame, peste e segni nel cielo (Lc 21,11);
6º segnale: persecuzione dei cristiani e missione che devono svolgere (Lc 21,12-19) + Missione
7º segnale: distruzione di Gerusalemme (Lc 21,20-24)
Giungendo a questo 7º segnale le comunità concludono: "Siamo nel 6° e nel 7° segnale. E questa è la domanda più importante: "Quanto manca alla fine?" Chi è perseguitato non ne vuole sapere di un futuro distante. Ma vuole sapere se sarà vivo il giorno dopo o se avrà la forza per sopportare la persecuzione fino al giorno seguente. La risposta a questa domanda inquietante viene nell'ottavo segnale:
8º segnale: cambiamenti nel sole e nella luna (Lc 21,25-26) annunciano la venuta del Figlio dell'Uomo. (Lc 21,27-28).
Conclusione: manca poco, tutto è secondo il piano di Dio, tutto è dolore da parto, Dio è con noi. E' possibile sopportare. Cerchiamo di testimoniare la nostra fede nella Buona Novella di Dio, annunciataci da Gesù. Alla fine, Gesù conferma tutto con la sua autorevolezza (Lc 21,29-33).


4) Per un confronto personale

- Gesù chiede vigilanza per non lasciarci sorprendere dai fatti. Come vivo questo consiglio di Gesù?
- L'ultimo avvertimento di Gesù, alla fine dell'anno ecclesiastico è questo:Vegliate e pregate in ogni momento. Come vivo questo consiglio di Gesù nella mia vita?


5) Preghiera finale

Grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dei.
Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra. (Sal 94)
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02/12/2012 06:40
 
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Agenzia SIR
Commento su Lc 21,25-28.34-36

I segni della fine sono quelli dell'angoscia e di una paura che fa morire. D'altra parte la fine è anche il momento in cui ci raggiunge il Figlio che viene - aspettato e desiderabile - a rimettere in libertà. Solo chi è schiavo o prigioniero sa quanto vale la scarcerazione. Solo chi è consapevole delle catene del peccato sa quanta gioia porta il Figlio che spezza i ceppi di umiliazione versandoci sopra il proprio sangue e torna a dirci che siamo anche noi figli di Dio. Come abbondano i segni della crisi e del timore, ancora di più lo sono quelli della fiducia e della speranza.

I segni vanno guardati e compresi (quelli del cosmo e quelli della natura), ma soprattutto bisogna stare attenti ai segnali del cuore perché quello è il luogo dove si giocano le questioni decisive della vita e della morte, del senso dell'esistenza. Sprechi e lussi, ubriacature e ansie per la fine di tutto gravano il cuore come se fosse di piombo, accorciano il tempo. La liberazione del Figlio che viene sulle nubi è riapertura d'ali, è leggerezza dell'anima, è respiro di primavera. Devastazione e liberazione sono vicine, ma contrapposte. Quale delle due si verificherà? L'una o l'altra non sono indifferenti. Per questo bisogna stare attenti e in vigile attesa. Questo è l'avvento, il tempo della venuta e dell'arrivo.

La desolazione di Gerusalemme è accostata alla fine del mondo. Quello che si avvicina è devastazione o liberazione? I nemici d'Israele vengono fermati; da ogni esilio c'è ritorno. Anche nell'esilio si può gridare a Dio e cominciare a ritornare. Nella fine del mondo si muore per la paura, eppure qualcuno vede venire il Figlio con potenza e gloria. È il momento per alzare il capo e tornare liberi.

Chi ha investito tutto nel presente vede con terrore il crollo dei suoi beni e delle sue attese. Chi ha investito tutto nel cielo vede giungere la felicità perché il Figlio che viene è il Signore che ci ha amato e ha dato se stesso per noi mentre eravamo ancora peccatori. Il suo giudizio è il perdono ai crocifissori e il paradiso al malfattore. È misericordioso come il Padre. Alla sobrietà bisogna aggiungere la vigilanza e la preghiera per non cadere nella tentazione finale di perdere la fede. La vigilanza cristiana è il contrario dell'oppio dei popoli.

Restano due tipi di uomini: quelli che moriranno per la paura e quelli che alzeranno il viso perché sanno che il Regno di Dio è vicino. I primi vivono in ansia; gli altri in attesa fiduciosa, imbevuta di speranza.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca
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04/12/2012 08:06
 
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Le MEDITAZIONI e COMMENTI dei brani della Scrittura proposti per l'anno liturgico B che è terminato,
proseguono alla nuova pagina relativa all'anno liturgico C, linkata qui di seguito:

http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=175588&f=175588&idd=10447205
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