Preghiera e pensiero di oggi

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ulisseitaca
00domenica 31 marzo 2013 12:29
Alla sua luce vediamo la luce

Pasqua nella Risurrezione del Signore

31.03.2013

At 1,1-8a; Sal 117( 118); 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

“Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. (Gv 20,15)

Luca accenna al suo “primo racconto”, in cui tratta tutto ciò che Gesù fece e insegnò fino all’assunzione. La passione, morte e resurrezione, fanno parte di questo “fare e insegnare”. Tutta la vicenda di Gesù è una nuova Creazione(fare) e Rivelazione(insegnare) di Dio che si “racconta”, si manifesta nella sua verità e ci disvela la nostra. Gesù, il crocifisso risorto, conosce le nostre lacrime (cf. Es 3,7); lui sa cosa, o meglio, “chi” ci manca. Il risorto che appare nel giardino del sepolcro, nuovo Eden, ricuce lo strappo tra creatore e creatura. Lui può dire “Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Così anche Paolo, che si riconosce come aborto, rifiuto indegno, può rileggere la sua intera esistenza come opera della Grazia, facendo eco al Magnificat non proclama la propria grandezza ma quella di Dio che ha operato meraviglie nella miseria di Saulo il persecutore. “Per grazia”, cioè gratuitamente, gratis. Parole a doppio taglio; possono indicare ciò che“non costa niente” oppure ciò che “non ha prezzo”. In quale di queste due prospettive si colloca la nostra fede nel Risorto?

Preghiamo

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
(dal salmo 117)
ulisseitaca
00lunedì 1 aprile 2013 11:18
Alla sua luce vediamo la luce

1.04.2013
Ottava di Pasqua - Lunedi in Albis

At 13,17-24; Sal 98(99); 1Cor 5,7-8; Lc 24,1-12

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5)

C’è un contrasto fortissimo tra le parole di Pietro alla folla e quelle degli angeli alle donne. “Avete agito per ignoranza” afferma Pietro, “Bisogna che il figlio dell’uomo sia consegnato nelle mani dei peccatori” ricordano gli angeli. L’azione del Figlio dell’uomo è consapevole, mirata, cosciente di una “necessità” che a noi sfugge: la consegna nelle mani dei peccatori, nelle nostre mani. Inconsapevole, invece, sembra l’azione dei carnefici di Gesù. Cristo realizza il progetto, concepito nell’Eden da Eva “istruita” dal serpente: sbarazzarsi del Dio avversario e concorrente. Gesù lascia all’uomo il potere di mettere a morte l’autore della vita (At 3,15). Nel fatto della croce è come se Dio dicesse all’uomo:”sia fatta la tua volontà”. Nel Cristo che muore d’amore per la sua creatura si manifesterà il volto autentico del creatore:”… un Dio che perdona…”(Sal 98). Non cerchiamo più tra i morti. Quelli che stanno nei cieli, sulla terra e sottoterra (Fil 2,5-11) piegheranno il ginocchio davanti a un Vivente che darà loro vita:”Non temere! Io sono il primo e l’ultimo e il vivente. Ero morto ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi” (Ap 1,17ss).

Preghiamo

Invocavano il Signore
ed egli rispondeva.
Eri per loro un Dio che perdona:
santo è il Signore, nostro Dio!
(dal salmo 98)
ulisseitaca
00lunedì 1 aprile 2013 11:18
Alla sua luce vediamo la luce

1.04.2013
Ottava di Pasqua - Lunedi in Albis

At 13,17-24; Sal 98(99); 1Cor 5,7-8; Lc 24,1-12

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5)

C’è un contrasto fortissimo tra le parole di Pietro alla folla e quelle degli angeli alle donne. “Avete agito per ignoranza” afferma Pietro, “Bisogna che il figlio dell’uomo sia consegnato nelle mani dei peccatori” ricordano gli angeli. L’azione del Figlio dell’uomo è consapevole, mirata, cosciente di una “necessità” che a noi sfugge: la consegna nelle mani dei peccatori, nelle nostre mani. Inconsapevole, invece, sembra l’azione dei carnefici di Gesù. Cristo realizza il progetto, concepito nell’Eden da Eva “istruita” dal serpente: sbarazzarsi del Dio avversario e concorrente. Gesù lascia all’uomo il potere di mettere a morte l’autore della vita (At 3,15). Nel fatto della croce è come se Dio dicesse all’uomo:”sia fatta la tua volontà”. Nel Cristo che muore d’amore per la sua creatura si manifesterà il volto autentico del creatore:”… un Dio che perdona…”(Sal 98). Non cerchiamo più tra i morti. Quelli che stanno nei cieli, sulla terra e sottoterra (Fil 2,5-11) piegheranno il ginocchio davanti a un Vivente che darà loro vita:”Non temere! Io sono il primo e l’ultimo e il vivente. Ero morto ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi” (Ap 1,17ss).

Preghiamo

Invocavano il Signore
ed egli rispondeva.
Eri per loro un Dio che perdona:
santo è il Signore, nostro Dio!
(dal salmo 98)
ulisseitaca
00martedì 2 aprile 2013 11:52
Alla sua luce vediamo la luce

2.04.2013
At 3,25-4,10; Sal 117(118);1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15

“…andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. (Mt 28,10)

Disturba la logica dei sacerdoti e dei loro capi. Sono, pur di custodire il loro potere, convinti di poter comprare o vendere la Verità, credendosi proprietari di Dio invece che suo possesso. Dicevamo che la parola Grazia indica qualcosa che non ha prezzo. Dopo il tradimento di Giuda, colpisce questo secondo tradimento, ancora più grave. Giuda si impiccò ad un albero poiché i sacerdoti non potevano assolverlo (Mt 27,4)! Le guardie, alla vista dell’angelo, restano come morte. “Morte”, ancor più, lo saranno accettando quella “buona somma“. Giuda vendette il crocifisso, questi si vendono il risorto; trascurano il tesoro e trattengono il campo (Mt 13,44). “Non temete” dice Gesù alle donne. E’ lui che, in verità, ha pagato il prezzo per la nostra vita (1Cor 6,20). Il suo corpo offerto e il suo sangue versato ci hanno liberato e ci liberano dalla morte e dalla paura della morte, spietata padrona (Eb 2,15). L’appuntamento in Galilea è immagine della nostra esistenza. Nella vita quotidiana il Risorto ci viene incontro e nelle fatiche, affanni, speranze, peccati, delusioni e gioie egli, che è il Vincitore, realizza il desiderio di suo Padre:”come in cielo così in terra”.

Preghiamo

Il Signore è per me, è il mio aiuto,
e io guarderò dall’alto i miei nemici.
E’ meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
E’ meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
(dal salmo 117)
ulisseitaca
00mercoledì 3 aprile 2013 13:27
Alla sua luce vediamo la luce

3.04.2013
At 5,12-21a; Sal 33(34);Rm 6,3-11; Lc 24,13-35

“Resta con noi…”. (Lc 24,29)

Spesso si dice che la sofferenza avvicina a Dio. Non vorrei fare il sofista, ma le Scritture sembrano invertire questa prospettiva, rimettendo al posto giusto gli attori. E’ Dio che si avvicina a noi nella nostra sofferenza. Non è esattamente la stessa cosa. Per tutto il vangelo Gesù viene seguito, dai discepoli, nel suo cammino verso la croce. Adesso che è risorto è lui che si mette sulle orme dei suoi discepoli ormai spenti e delusi, disperati. Le Scritture spiegano la vicenda di Gesù, e la vicenda di Gesù spiega le Scritture: alla sua luce vediamo la luce (Sal 36,10). Nel suo farsi vicino a noi, soprattutto quando fuggiamo, il Risorto ci parla e spezza il pane. A queste tre azioni corrispondono le nostre reazioni: il cuore si incendia, gli occhi guariscono, le gambe riprendono a camminare, questa volta nella direzione giusta. In Gesù, Dio si è avvicinato alla nostra sofferenza, ci ha raggiunto fin nelle nostre sepolture per essere intimamente unito a noi nel più profondo. “Resta con noi”. Questa preghiera è esaudita da ora e per sempre.

Preghiamo

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
(dal salmo 33)
ulisseitaca
00giovedì 4 aprile 2013 11:17
Alla sua luce vediamo la luce

4.04.2013
At 5,26-42; Sal 33(34); Col 3,1-4; Lc 24,36b-49

“Sono proprio io! Toccatemi e guardate…”. (Lc 24,39)

“Mentre essi parlavano di queste cose Gesù in persona stette in mezzo a loro”. I discepoli non stanno chiacchierando o dissertando di teologia. Stanno raccontando, gli uni gli altri, gli avvenimenti sconvolgenti di quei giorni. Stanno già parlando la “Parola”: il Crocifisso è veramente risorto! “Toccatemi e guardate”, così dice loro Gesù. Paolo dirà: “cercate le cose di lassù”. I discepoli, ancora quasi in lutto e spaventati, si trovano di fronte l’indicibile, lo guardano e lo toccano (1Gv 1,1-4). Vivono questa esperienza per poter testimoniare pienamente, vivono ciò che non può non essere al centro dei desideri del nostro cuore: toccare Dio, il suo Figlio risorto. Nel dire “cercate le cose di lassù, rivolgete il pensiero alle cose di lassù”, Paolo non contraddice il desiderio di Dio, le parole di Gesù nel Padre nostro:”come in cielo così in terra”. Anzi. E’ proprio della logica dell’Incarnazione che il Cielo si effonda pienamente sulla Terra. Di fatto questa Terra brucia per mancanza di Cielo.

Preghiamo

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
(dal salmo 62)
ulisseitaca
00venerdì 5 aprile 2013 13:05
Alla sua luce vediamo la luce

5.04.2013
At 10,34-43; Sal 95(96); Fil 2,5-11; Mc 16,1-7

“Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. (Mc 16,7)

Nei racconti di Luca, dei giorni precedenti, Gesù ci “inseguiva” per riportarci nella pienezza, nella verità della sua vicenda. Oggi, nel brano di Marco, Gesù ci precede nell’appuntamento di Galilea, dove tutto era cominciato (At 10,37) e dove tutto ricomincia. Le donne preoccupate della pietra da rotolare, con coraggio entrano nel sepolcro, con paura vedono il giovane con la veste bianca. Da lui ricevono la chiave di lettura:”Il crocifisso è risorto”: Dio ha esaltato quell’uomo giudicato come bestemmiatore (Mc 14,64). Quell’uomo non ha raccontato menzogne su Dio. Davanti a lui il Padre, desidera che noi si pieghi il ginocchio, riconoscendo la buona notizia: Dio ci ama fino al sangue, fino al suo sangue versato per noi. E’ così che egli è giudice, è così che egli ci giudica:”Io darò la mia vita per te, perché tu sei prezioso ai miei occhi (Is 43,4). Il Crocifisso è risorto. Il Risorto è il Crocifisso. Sul suo corpo i segni della “qualità” del suo amore. La Terra trema davanti a lui. Trema e canta davanti alla sua gloria.


Preghiamo

Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti:”Il Signore regna!”.
Egli giudica i popoli con rettitudine.
(dal salmo 95)
ulisseitaca
00sabato 6 aprile 2013 13:40
Alla sua luce vediamo la luce

6.04.2013
At 3,12b-16; Sal 64(65); 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14

“…perché sapevano bene che era il Signore”. (Gv 21,13)

Nel vangelo di ieri siamo stati invitati, insieme ai discepoli, a recarci in Galilea. Potremmo restare un po’ delusi. Troviamo i discepoli ancora a pescare! Tutto è successo perché tutto restasse come prima? Saliamo anche noi sulla barca…dobbiamo sentire la fatica della pesca, la frustrazione delle reti vuote, dopo tutto quello che abbiamo vissuto a Gerusalemme! Inaspettata e non riconosciuta arriva la voce di Gesù, con quella parola:”Figlioli…” Ad essa corrisponde un fatto: le nostre reti, da vuote, sono diventate improvvisamente insufficienti. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e, difatti, Gesù copre con la sua voce questa distanza. Con o senza Gesù; tutto cambia. I discepoli, e Pietro per primo, ricevono qui la perfetta guarigione di cui parla la prima lettura. La presunzione, la vigliaccheria, le “ferite” della passione: tutto è assunto, superato e rilanciato. Gesù, per noi, cuoce del pesce sulla brace, ci dà il pane, ci chiama Figlioli. Questo solo ci basta. Questa è la Verità che ci salva. Questo fa gridare di gioia le soglie dell’oriente e dell’occidente.

Preghiamo

Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:
abiterà nei tuoi atri.
Gli abitanti degli estremi confini
sono presi da timore davanti ai tuoi segni:
tu fai gridare di gioia
le soglie dell’oriente e dell’occidente
(dal salmo 64)
ulisseitaca
00lunedì 8 aprile 2013 10:32
Pace a voi!

8.04.2013
Annunciazione
Is 7,10-14; Sal 39(40); Eb 10,4-10; Lc 1,26b-38

“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. (Lc 1,28)

Per meglio comprendere le parole dell’arcangelo, sarebbe utile leggere la profezia di Natan: 2Sam 7 e, nonostante la sua lunghezza, 1Re 8. In queste pagine vediamo più da vicino la profezia sul figlio di Davide e la presa di possesso del tempio da parte dell’Altissimo. Sin d’allora, nel segreto del cuore di Dio, c’era una volontà e un desiderio: trovare posto nella creazione. Non ha voluto entrarci da padrone, poiché la sua logica non è la nostra. La sua logica si chiama “grazia”. Tutto l’amore, trattenuto durante la storia della salvezza e dato goccia a goccia poiché di più ci avrebbe ucciso,adesso, nella pienezza del tempo, può esprimersi completamente su questa ragazza; l’unica che può sopportare, in forza della sua fede, tutta la tenerezza di Dio per lei. “Voglio nascere da te”: è come se Dio dicesse questo per mezzo dell’arcangelo. Dio è assetato (Gv 4,7; 19,m28). La risposta di Maria è, per lui, il primo bicchiere di acqua fresca (Mt 10,42) perché all’amore si risponde con l’amore.

Preghiamo

Non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto:”Ecco,io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero”.
(dal salmo 39)
ulisseitaca
00martedì 9 aprile 2013 11:31
Pace a voi!

9.04.2013
At 1,15-26; Sal 64(65); Gv 1,43-51

“Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. (Gv 1,51)

Il brano di vangelo di oggi è parte della “settimana inaugurale” di Gv 1,19-2,12. La settimana si apre con la testimonianza del Battista che indica in Gesù “l’Agnello che toglie il peccato(al singolare) del mondo”. Dopo l’incontro col Battista vengono narrati gli incontri con i primi discepoli. Questa settimana si concluderà col racconto delle nozze di Cana. Gesù è riconosciuto come l’Agnello innocente, quello che sostituirà Isacco nel sacrificio (Gen 22,1ss), che veniva abbandonato nel deserto nel giorno dell’espiazione (Lv 16), l’Agnello in cui si identifica il Servo di Javhe (Is 53,1-12), colui che immolato, ma in piedi, sarà il Vincitore della storia e verrà seguito dagli eletti ovunque si recherà (Ap 5,6; 14,1-5). Oltre questa immagine Gesù attribuisce a sé quella della scala di Giacobbe (Gen 28,10-22) che segna gli albori di Israele. Gesù è questa scala. In lui Cielo e Terra sono in piena pace e si parlano (Os 2,23-24). In lui si avvera pienamente il desiderio di Dio:”come in cielo così in terra”. Pensiamoci quando preghiamo il Padre nostro. Siamo chiamati a contemplare questa sua immagine fino a quando saremo trasformati in essa di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito Santo (2Cor 3,17-18).

Preghiamo

Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:
abiterà nei tuoi atri.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
delle cose sacre del tuo tempio.
(dal salmo 64)
ulisseitaca
00mercoledì 10 aprile 2013 13:03
Pace a voi!

10.04.2013
At 2,29-41; Sal 117(118); Gv 3,1-7

“Come può nascere un uomo quando è vecchio?”. (Gv 3,4)

Colpisce il contrasto temporale e di contenuto tra i due brani odierni. Il primo è ambientato alle nove di mattino (At 2,15); è il discorso di Pietro nel giorno di pentecoste. L’apostolo non fa allusioni, né parla per enigmi; spiega in modo esplicito che Dio “ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. La folla si sente “trafiggere il cuore”. La spada della Parola sembra portare, quasi, una morte. Il secondo brano si svolge di notte, a parlare è un capo dei giudei, Nicodemo. Nel buio, Gesù parla per immagini: regno, alto e terra, acqua e Spirito, vedere ed entrare, nascere. E’ notte, il sole pieno e sfolgorante è ancora lontano. Gesù però, essendo maestro, sa prenderci là dove ci troviamo per condurci là dove si trova lui. Notte e giorno, nascita e morte sono estremi sottomessi alla sua volontà, al potere che gli è proprio di dare vita eterna ad ogni essere umano (Gv 17,2). Come sole vincitore, il crocifisso risorto” sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore” (Sal 18,7).

Preghiamo

Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti.
(dal salmo 118)
ulisseitaca
00giovedì 11 aprile 2013 10:51
Pace a voi!

11.04.2013
At 4,32-37; Sal 92(93); Gv 3,7b-15

“Come può accadere questo?” (Gv 3,9)

Agli occhi del mondo resta misterioso e imperscrutabile il processo di “nuova nascita” di cui parla il Signore. Agli occhi suoi invece è chiaro ed intelligibile ciò che per noi è, come la notte in cui si trova Nicodemo, oscuro. “Gesù sapendo …che era venuto da Dio e a Dio ritornava …”(Gv 13,3). Il Crocifisso innalzato attira a sé tutte le cose (Gv 12,32). Da lì siamo chiamati a rinascere, lì vuole condurci lo Spirito, lì le “cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (Ap 21,4-5; 2Cor 5,17; Is 43,18). Credere in lui significa lasciarsi attrarre e fidarsi del fatto che, anche se non ci è tutto chiaro, il Crocifisso Risorto sa da dove viene, dove va e dove ci conduce(Gv 14,1-4). Dopo la morte dell’uomo vecchio che non si fida di Dio, che lo teme, gli fugge e gli si nasconde (Gen 3,10), dal battesimo nasce questo “uomo nuovo”. L’Uomo nuovo, grazie al Figlio, conosce il vero volto del Padre e può vivere coi fratelli. La comunità degli Atti ci mostra questo miracolo: il Cielo è sceso sulla terra, qui e ora, anticipo di vita eterna.

Preghiamo

Alzarono i fiumi, Signore,
alzarono i fiumi la loro voce,
alzarono i fiumi il loro fragore.
Più del fragore di acque impetuose,
più potente dei flutti del mare,
potente nell’alto è il Signore.
(dal salmo 92)
ulisseitaca
00venerdì 12 aprile 2013 10:29
Pace a voi!

12.04.2013
At 5,1-11; Sal 32(33); Gv 3,22-30

“…l’amico dello sposo…esulta di gioia alla voce dello sposo”. (Gv 3,29)

I discepoli di Giovanni conoscono la testimonianza del Battista riguardo a Gesù, ma sono rimasti con lui. D’altronde egli neppure li spinge: Dio conosce i cuori e i cammini di ognuno. Ma i suoi discepoli vivono male il fatto che tutti accorrano a Gesù: sembra ragionino in termini di concorrenza. Non così Giovanni, ultimo profeta della prima alleanza. Proprio come Mosè anch’egli non entrerà in questa terra promessa. Saluta da lontano (Eb 11,13) nella speranza, non nella malinconia: egli sa in chi ha creduto. Anania e Saffira invece non sanno in chi hanno creduto. Anche loro, come i discepoli di Giovanni, pensano a difendersi; in qualche modo aderiscono all’annuncio di Gesù il Cristo, ma non si fidano. Compiono gli atti che vedono fare agli altri, ma nella menzogna. Forse credono che Dio sia come loro; forse credono che egli sia interessato ai loro soldi e non ai loro cuori. Il Signore ci custodisca dal fingere con lui.

Preghiamo

“Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo.”
(dal salmo 39)
ulisseitaca
00sabato 13 aprile 2013 09:55
Pace a voi!

13.04.2013
At 5,17-26; Sal 33(34); 1Cor 15,12-20; Gv 3,31-36

“…ma l’ira di Dio rimane su di lui”. (Gv 3,36)

Se Cristo non è risorto la nostra fede è vuota e noi siamo da commiserare. Senza la resurrezione la nostra vita è come un feto abortito, una promessa non mantenuta. Non si tratta di contrapporre questa vita a quella eterna ma di orientare e “sintonizzare” la prima sulla seconda. L’eternità di Dio è l’approdo della caducità dell’uomo, di tutto l’uomo: corpo e anima. La nostra non è la religione dei fantasmi. Lui ci vuole tutti interi, come lui ci ha pensati, come lui ci ha creati: nulla deve essere perduto. Per questo Cristo è morto; per questo Cristo, soprattutto, è risorto. L’ira di Dio si accende contro tutto ciò che minaccia la sua creatura. L’incandescente amore di Dio, che vuole per noi il sommo bene, ha, come altra faccia, la sua gelosia, che vuole distruggere tutto ciò che distrugge la nostra vita. L’ira di Dio non è la violenza atroce di un tiranno vendicativo, ma il cuore trafitto (Gv 19,34) di un amante non corrisposto. Un assetato (Gv 19,28) che ama e desidera essere amato. Vita eterna è rispondere al suo cuore sacro.

Preghiamo

Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
Attorno a quelli che lo temono, e li libera.
(dal salmo 33)
ulisseitaca
00domenica 14 aprile 2013 19:34
Sono io, non abbiate paura

14.04.2013
At 28,16-28; Sal 96(97); Rom 1,1-16b; Gv 8,12-19

“… se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio”. (Gv 8,19)

Gesù sa da dove viene, dove va e dove ci conduce. Conoscere lui significa conoscere il Padre. Questa conoscenza ci verrà consegnata sul Golgotha, lì ci mostrerà cosa significa per Dio amarci sino alla fine (Gv 13,1). Lì la lampada viene posta “sul candelabro e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5,15). Tutto viene attirato a lui in quell’ora, in cui la luce splende nelle tenebre e tutti “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Questa è la “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”. Questo è il Vangelo. Il velo della morte, che ci copre il viso, viene tolto e strappato (Is 25,7ss). Il Crocifisso è la nostra guarigione. Guardando lui, finalmente, possiamo vedere con gli occhi, comprendere col cuore, convertirci ed essere guariti. Convertirsi cioè “volgere lo sguardo”. Bonhoeffer, testimone di Cristo davanti al nazismo, Diceva:”solo chi crede obbedisce, solo chi obbedisce crede”. Il Figlio suscita in noi l’obbedienza della fede di cui parla Paolo. Non solo fede, perché non bastano ragione, volontà e sentimento. Non solo obbedienza poiché non basta eseguire come servi, ma amare come figli.

Preghiamo

Tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dei.
(dal salmo 96)
ulisseitaca
00lunedì 15 aprile 2013 13:08
Sono io, non abbiate paura

15.04.2013
At 5,27-33; Sal 33(34); Gv 5,19-30

“ Non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. (Gv 5,30)

Il Figlio fa ciò che vede fare al Padre. Abbiamo qui il perfetto rapporto tra azione e contemplazione. Esso si realizza nella Trinità. Il Figlio contempla il Padre, rapito da ciò che vede. Questo non è avere la testa fra le nuvole, poiché quello stesso Figlio muore appeso al legno, come un maledetto (Gal 3,13; Dt 21,23). Solo chi contempla l’amore del padre obbedisce come figlio. Solo il Figlio conosce il segreto del Padre; il Figlio e colui al quale egli lo rivela (Mt 11,27). La volontà di Dio, espressione che suscita in noi timore, è desiderata, voluta, compiuta esclusivamente dal Figlio; noi possiamo solo partecipare, in lui , di questo mistero. Questo amore è troppo grande; non ci accada ancora una volta di voler rubare ciò che è soltanto dono. Per questo motivo Pietro dice che la testimonianza degli apostoli non può che essere congiunta a quella dello Spirito. Lui che conosce le profondità di Dio (1Cor 2,10), desidera abitare nelle nostre profondità (Rm 8,23-27).

Preghiamo

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri…
Meravigliosa per me la tua conoscenza,
troppo alta, per me inaccessibile.
(dal salmo 138)
ulisseitaca
00martedì 16 aprile 2013 12:09
Sono io, non abbiate paura

16.04.2013
At 5,34-42; Sal 26(27); Gv 5,31-47

“Ma se non credete ai suoi scritti, come potete credere alle mie parole?”. (Gv 5,47)

Non avete mai ascoltato la sua voce, né visto il suo volto. Non avete in voi l’amore di Dio e non cercate la sua gloria: cioè non credete negli scritti di Mosè, di cui eseguite i comandi. Questo significa, esattamente, voler fare le cose che fa Dio, ma senza di lui: eseguire senza credere. Che inferno. Lo sguardo di Gesù sottopone ad una TAC l’anima dei suoi interlocutori (anche la nostra!) e riferisce quello che trova. Impietosa la diagnosi, misericordiosa la cura. La verità di Gesù è la cura che ci rende liberi; cominciando dalla falsa immagine di Dio che il diavolo suscita nel nostro cuore(è la sua prima occupazione). Liberi, grazie a questa verità, gli apostoli che avevano tradito, abbandonato e rinnegato sono gioiosi di subire oltraggi nel nome di Gesù. Dopo la pasqua e il dono dello Spirito, essi hanno imparato a sperare nel Signore, sono diventati forti della forza del Signore e il loro cuore, come dice il salmo, si è rinsaldato.

Preghiamo

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
(dal salmo 26)
ulisseitaca
00mercoledì 17 aprile 2013 14:47
Sono io, non abbiate paura

17.04.2013
At 6,1-7; Sal 32(33); Gv 6,1-15

“Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti”. (Gv 6,11)

Il Padre sa cosa è per noi necessario. Il suo occhio è attento su di noi, spesso previene la nostra richiesta e non ci nega ciò di cui abbiamo bisogno. La fame del mondo, come quella delle vedove di lingua greca, è attribuibile più al nostro occhio che non vede, se non, addirittura, alla nostra mano che rapina. Nella Chiesa c’è cura per la parola di Dio e per il servizio alle mense. Anche negli occhi di Gesù c’è cura per ciò di cui ha bisogno la folla. Noi possiamo valutare l’enormità delle risorse necessarie (200 denari di pane equivalgono al compenso di un bracciante per 200 giorni di lavoro, cf Mt 20,1-16) e constatare immediatamente la nostra inadeguatezza; ma qui scatta il miracolo, anzi il segno. Gesù prende nelle sue mani il nostro poco, di questo rende grazie, questo divide ed offre. Il “poco” dei discepoli, rimesso nelle mani del Figlio, si trasforma in avanzo, tale da riempire dodici canestri. Il pane avanzato di quei canestri sfama il Nuovo Israele, da quell’ora fino alla consumazione dei tempi.

Preghiamo

Ecco l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
(dal salmo 32)
ulisseitaca
00giovedì 18 aprile 2013 10:55
Sono io, non abbiate paura

18.04.2013
At 6,8-15; Sal 26(27); Gv 6,16-21

“Sono io, non abbiate paura!”. Allora vollero prenderlo sulla barca… (Gv 6,20ss)

La grazia, la potenza, la sapienza e lo spirito di Stefano assomigliano ad una tempesta cui il vecchio culto(sinagoga e tempio) non può resistere. Invece di riconoscere la riva di approdo dell’ antica alleanza, si accusa Stefano di bestemmia: come il Maestro, così il discepolo (Mt 26,65). Anche gli apostoli, con la loro esperienza marinara e la forza delle loro braccia, cercano di giungere all’altra riva. E’ notte, c’è vento forte, il mare è agitato. L’esperienza e le braccia non bastano, così come non sarebbero bastati duecento denari di pane. In poche ore due situazioni di inadeguatezza. Il monte, il cibo che sazia, il passaggio sul mare, tutto ciò ricorda la pasqua dei giudei (Gv 6,4). La pasqua (passaggio) di un Dio che vede la miseria, ode il grido, conosce la sofferenza (Es 3,7). Gesù dichiara di essere quel Dio (“Io sono” traduce, in greco, il nome che viene dal roveto: Es 3,14). Gesù ci da l’unico pane che sazia e attraversa per noi, di notte, il mare in tempesta; chiede posto sulla nostra barca. Appena lui sale, tocchiamo riva. E’ lui l’approdo, è lui l’altra riva.

Preghiamo

Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
(dal salmo 26)
ulisseitaca
00venerdì 19 aprile 2013 10:26
Sono io, non abbiate paura

19.04.2013
At 7,55-8,1a; Sal 30(31); Gv 6,22-29

“…voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. (Gv 6, 26)

Come il Maestro così il discepolo. Probabilmente Stefano pronuncia il Nome sacro e i giudei, gridando, si turano gli orecchi per non udirlo. Stefano vede l’invisibile (Eb 11,27) la gloria dell’Eterno e del Figlio d’uomo (Dn 7,9-14; Ap 1,12-20; Mc 14,61-65). Anche nel vangelo di ieri Gesù pronunciava il nome sacro mentre camminava sul mare. Così manifesta chi è veramente. Lui che sazia la fame della folla, che cammina sulla tempesta è il Dio della pasqua; è venuto per compiere la pasqua definitiva. Non è la sazietà che rimprovera alla folla; lui stesso li ha saziati nella divisione dei pani. Non vuole vederci morire di stenti! Il suo pane non può non avanzare, il suo vino è abbondante, il profumo della sua sepoltura sarà esagerato e costoso (Gv 2,1-11;12,1-8; 19,39). Non è la sazietà il problema, bensì le conclusioni che ne tiriamo. Essa è un segno, non il criterio. L’opera di Dio sorpassa le mie attese. Il “bisogno” è una misura insufficiente, un metro troppo corto.

Preghiamo

Sul tuo servo fa splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono.
(dal salmo 30)
ulisseitaca
00domenica 21 aprile 2013 18:40
E' lo Spirito che dà la vita

21.04.2013
At 21,8b-14; Sal 15(16); Fil 1,8-14; Gv 15,9-17

“Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi”. (Gv 15,9)

La gioia di chi si scopre erede. Il salmo esprime, profeticamente, ciò che Gesù dichiara nel vangelo odierno. C’è nel salmista un’esuberanza di fiducia, di tenerezza, di sicurezza, di gioia:”nelle tue mani è la mia vita”. In ciascuno di noi si trova un profondo bisogno di affidamento di sé. Noi aneliamo ad avere qualcuno di cui poterci fidare fino in fondo, senza riserve. Il Figlio “ha” questo qualcuno. E’ il Padre. Gesù è l’unico che può recitare in verità questo salmo. Noi anche: in lui e per sua grazia. Questo perché ci ha fatto conoscere tutto ciò che ha udito dal Padre. Lui, unico erede, ci fa coeredi (Rm 8,17). Per questo non ci chiama più servi. Dio non ha bisogni. Non possiamo comprarlo facendogli dei favori. Non resta impressionato dalle nostre gesta eroiche; anche offrire il petto alla spada potrebbe essere opera vana (1Cor 13,3). Davanti al cuore di suo Figlio, invece, si commuove: è perfettamente somigliante al suo. L’amore per il Padre e per i fratelli, sarà l’unico motivo per cui il Figlio offrirà il proprio corpo. Anche Paolo farà così, perché ha trovato ciò che vale più della vita (Sal 62,4).

Preghiamo

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda.
(dal salmo 15)
ulisseitaca
00lunedì 22 aprile 2013 09:42
E' lo Spirito che dà la vita

22.04.2013
At 9,26-30; Sal 21(22); Gv 6,44-51

“Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 6,44)

Bellissima persona Barnaba. Uomo di fede e che vede lontano. Lui prende, conduce, racconta; e così Saulo, il convertito, viene accolto dagli apostoli. Barnaba ha visto qualcosa che, pur non essendogli ancora chiaro, verrà utile a suo tempo. Saulo si è convertito perché il Padre lo ha attirato a Cristo buttandolo giù da cavallo. Attirare al Figlio è opera del Padre. Come questo accada non dipende da noi. Dipende solo dall’intelligenza che il Padre ha di ciascuno di noi. Per uno come Paolo è stato necessario il KO. E per noi, cosa è necessario per essere attirati verso il Figlio? Di cosa abbiamo bisogno per credere e avere la vita eterna? La nostra fede non è frutto degli sforzi della nostra intelligenza. Essa è, piuttosto, la nostra risposta a ciò che riconosciamo come “ricevuto”. Per questo non è necessario essere dei giganti. Un gigante confida in sé stesso. Bisogna essere piccoli per fidarsi. Bisogna riconoscere che il Padre si prende cura di me in modi inaspettati, mi nutre e mi conduce alla vita eterna.

Preghiamo
Io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
“Ecco l’opera del Signore!”.
(dal salmo 21)
ulisseitaca
00martedì 23 aprile 2013 09:30
E' lo Spirito che dà la vita

23.04.2013
At 11,19-26; Sal 86(87); Gv 6,60-69

“Tu hai parole di vita eterna”. (Gv 6,69)

I molti discepoli che si ritirano, non vogliono credere. La concretezza e la misurabilità del pane che li ha saziati, invece che dono, diventa criterio:”tu fa quello che ti chiediamo noi, altrimenti non ci interessa seguirti…”. Loro sanno quello che vogliono, non hanno bisogno di ciò che un altro può loro proporre. Pietro, invece, è uno di quei “piccoli” di cui parlavamo ieri. Lui è un pescatore e sa benissimo che non sempre alla fatica corrisponde un risultato (Lc 5,1-5; Gv 21,1-3). Non sempre il nostro agire, il nostro pensare bastano a noi stessi. Questo può gettarci nella disperazione, oppure può aprirci alla gratitudine e alle sorprese di Dio. Pietro si sente attratto da Gesù Signore e maestro, dalla vita eterna di cui parla, dal Padre, dagli orizzonti che gli vengono spalancati davanti. Non gli è tutto chiaro. Ma si fida. Di Gesù.

Preghiamo

Quanto è prezioso il tuo amore , o Dio!
Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali,
si saziano dell’abbondanza della tua casa:
tu li disseti al torrente delle tue delizie.
E’ in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.
(dal salmo 35)
ulisseitaca
00martedì 23 aprile 2013 09:30
E' lo Spirito che dà la vita

23.04.2013
At 11,19-26; Sal 86(87); Gv 6,60-69

“Tu hai parole di vita eterna”. (Gv 6,69)

I molti discepoli che si ritirano, non vogliono credere. La concretezza e la misurabilità del pane che li ha saziati, invece che dono, diventa criterio:”tu fa quello che ti chiediamo noi, altrimenti non ci interessa seguirti…”. Loro sanno quello che vogliono, non hanno bisogno di ciò che un altro può loro proporre. Pietro, invece, è uno di quei “piccoli” di cui parlavamo ieri. Lui è un pescatore e sa benissimo che non sempre alla fatica corrisponde un risultato (Lc 5,1-5; Gv 21,1-3). Non sempre il nostro agire, il nostro pensare bastano a noi stessi. Questo può gettarci nella disperazione, oppure può aprirci alla gratitudine e alle sorprese di Dio. Pietro si sente attratto da Gesù Signore e maestro, dalla vita eterna di cui parla, dal Padre, dagli orizzonti che gli vengono spalancati davanti. Non gli è tutto chiaro. Ma si fida. Di Gesù.

Preghiamo

Quanto è prezioso il tuo amore , o Dio!
Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali,
si saziano dell’abbondanza della tua casa:
tu li disseti al torrente delle tue delizie.
E’ in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.
(dal salmo 35)
ulisseitaca
00mercoledì 24 aprile 2013 10:33
E' lo Spirito che dà la vita

24.04.2013
At 13,1-12; Sal 97(98); Gv 7,40b-52

“Mai un uomo ha parlato così!”. (Gv 7,46)

Nella Chiesa di Antiochia vi sono sia profeti che maestri, però è lo Spirito a parlare. E’ lui che decide, orienta, fa muovere. I profeti e maestri, forse, sono tali proprio per l’attitudine ad ascoltare ciò che “dice” lo Spirito. Essi non sono profeti e maestri “in proprio”, ne semplicemente perché hanno studiato. Non così i capi dei sacerdoti e i farisei. Loro hanno studiato. Sono sicuri di sé. Conoscono la Legge per diritto e per rovescio. Sanno tutto di Dio. Quali novità aspettarsi? Guardiamoli attentamente, cerchiamo di capire quanto somigliamo loro; ecco, proprio quello è ciò che in noi ha bisogno di conversione! Preghiamo lo Spirito, lui sa cosa in noi gli si oppone. Impariamo dalle guardie; ascoltando la Parola lasciamoci colpire dalla sua potente novità. Il nostro Dio fa nuove tutte le cose. Può rendere nuovo anche ciascuno di noi.

Preghiamo

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
(dal salmo 97)
ulisseitaca
00lunedì 29 aprile 2013 13:48
Ecco Dio è la mia salvezza

29.04.2013
S. Caterina da Siena

1Gv 1,5-2,2; Sal 148; 1Cor 2,1-10a; Mt 25,1-13

“A mezzanotte si alzò un grido:”Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.” (Mt 25,6)

In Dio non c’è tenebra, ma luce. La luce splende nelle tenebre, che non possono vincerla. Che mistero! In Dio non c’è tenebra, ma mistero. In Cristo crocifisso c’è la “paziente” manifestazione di quel Dio che ha accompagnato Israele nella sua storia. Proprio del mistero è volersi “svelare”( Apocalisse) secondo il nostro passo e il suo. Proprio del mistero è la sua inesauribilità: possiamo avanzarvi all’infinito, di luce in luce. Tutto ciò è per nostra gloria (1Cor 2,7)! E’ dunque quasi paradossale, in tutta questa luce, il buio della mezzanotte, in cui lo sposo avanza. Si va incontro allo sposo a lungo atteso e desiderato. Si vuole entrare con lui nella festa eterna. Lui, come luce nelle tenebre, non ha bisogno di essere illuminato. E’ il nostro volto che deve uscire dalle tenebre, grazie all’olio che brucia nelle lampade, per essere da lui riconosciuto. Qual è, dunque, questa luce che permette allo Sposo di riconoscere il nostro volto?

Preghiamo
Solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli di Israele, popolo a lui vicino.
(dal salmo 148)
ulisseitaca
00martedì 30 aprile 2013 10:55
Ecco Dio è la mia salvezza

30.04.2013
At 15,13-31; Sal 56(57); Gv 10,31-42

“…credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre”. (Gv 10,38)

La fede cristiana si innesta nella fede di Israele. Il concilio di Gerusalemme è il momento cardine: la Parola del messia è rivolta ai pagani, il nuovo Israele non ha più confini etnici. Momento delicato, richiamiamolo spesso alla mente. Abbiamo un debito, e non solo di gratitudine, verso quegli uomini e quella storia in cui affondiamo le nostre radici. Delicato anche il momento descritto nel brano evangelico. I giudei finalmente mettono a fuoco il problema:”tu bestemmi perché da uomo qual sei ti fai Dio”. Gesù insiste:bisogna guardare alle opere che lui compie, cercare di leggerle con lucidità, perché la verità è all’opposto: è Dio creatore che si è fatto uomo, creatura. Accanto a Passione e Risurrezione, l’Incarnazione è quanto di più dirompente si possa immaginare.”Egli sfuggì dalle loro mani”. Non possiamo ingabbiare Gesù. La luce splende nelle tenebre, comprese le nostre e queste non possono vincerla.

Preghiamo

Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo:
ha abbandonato me,
sorgente d’acqua viva,
e si è scavato cisterne,
cisterne piene di crepe,
che non trattengono l’acqua.
(Ger 2,13)
ulisseitaca
00giovedì 2 maggio 2013 12:37
Ecco Dio è la mia salvezza

2.05.2013
At 17,1-15; Sal 113b(115); Gv 12,37-43

“…perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca” (Gv 12,40)

I sei segni compiuti da Gesù (Gv 2,1; 4,46; 5,2; 6,5; 9,1; 11,1) non sono sufficienti. Giovanni lo esprime con tono deluso, ma il Signore sapeva tutto già da prima. Il profeta Isaia lo aveva scritto. Il Signore sa passare attraverso la nostra incredulità e vincerla (Gv 20,26). I sei segni sono “puntati” in direzione della morte e risurrezione che, più che segno, sono significato. La gloria di Dio passa attraverso l’umiliazione e lo svuotamento di sé (Fil 2,5-11). Gloria del Creatore è fare a cambio con la sua creatura. “Dio si è fatto come noi per farci come lui”. Lui prende la nostra condizione e ci consegna la sua. Lui, spogliato(Gv 19,23), muore come schiavo e noi, come figli, veniamo dei suoi abiti rivestiti (Gen 27;Col 3,26-29). E’ questa la sua potenza: tutto ciò che vuole egli lo compie come vuole. Impariamo anche noi, ogni giorno, ad esaminare le Scritture per vedere se le cose stanno così come le annuncia il Vangelo.

Preghiamo
Perché le genti dovrebbero dire:
“Dov’è il loro Dio?”.
Il nostro Dio è nei cieli:
tutto ciò che vuole, egli lo compie.
(dal salmo 113b)
ulisseitaca
00venerdì 3 maggio 2013 09:35
Ecco Dio è la mia salvezza

3.05.2013
Ss. Filippo e Giacomo apostoli

At 1,12-14; Sal 18(19); 1Cor 4,9-15; Gv 14,1-14

“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. (Gv 14,1)

Apostolo, dice Paolo, è colui che, mediante l’annuncio del Vangelo, genera in Cristo Gesù. Chiamato da Cristo a questo ministero ne è coinvolto fino alla propria conversione che è come uno “scambio” di mentalità: consegniamo la nostra per ricevere la sua. Fino a condividere la gloria del Signore: l’ultimo posto. Paolo esprime molto bene tutto ciò. Ringraziamo il Signore per l’”apostolicità” della Chiesa. Nelle povere mani di poveri uomini è consegnato il fuoco bruciante della parola viva del Vangelo. Di secolo in secolo, pur nelle imperfezioni, e persino nel peccato, questo fuoco è arrivato fino a noi. Se Dio avesse pre-teso una chiesa di perfetti, cosa sarebbe accaduto? Questo fuoco sarebbe arrivato fino a noi? E noi? Siamo così sicuri che avremmo fatto parte di questa “chiesa”? Chiediamo l’intercessione di Filippo e Giacomo, per essere custoditi nella Chiesa, sposa amata, sempre in cammino di conversione. Rivolgiamoci a Maria, la “senza macchia”: la sua preghiera potente ci custodisca nel suo Figlio.

Preghiamo

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
(dal salmo 18)
ulisseitaca
00sabato 4 maggio 2013 11:49
Ecco Dio è la mia salvezza

4.05.2013
At 18,1-18; Sal 46(47); 1Cor 15,35-44a; Gv 13,12a.16-20

“Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me”. (Gv 13,20)

Ieri ci chiedevamo cosa sarebbe stato se Gesù avesse fondato una chiesa di “perfetti”. Oggi guardiamo con stupore al gesto del Signore: nel boccone immerso (“battezzato”) si consegna a chi lo tradisce. Mentre siamo ancora peccatori egli ci ama fino alla morte (Rm 5,8). La Chiesa è comunità di peccatori amati. Non pretendiamo, all’inizio, ciò che è proprio del”fine”. L’apostolicità della Chiesa sta nell’annunciare “ciò che il Signore ha fatto e la misericordia che ha avuto per noi” (Mc 5,19). L’apostolo si guardi dal raccontare ciò che lui pensa di fare per il Signore, invece che testimoniare ciò che il Signore fa per noi. Davanti a lui siamo tutti diversi, unico però, è l’amore che ha per noi. “Ogni stella differisce da un’altra nello splendore”, ma unico è il firmamento che le accoglie. Fino alla fine del tempo la Chiesa sarà un mistero in corso di svelamento. Amiamola perché essa è la nostra stessa carne. Sapendo che ciò che è seminato nella corruzione, miseria, debolezza, risorgerà per la forza di Dio nell’incorruttibilità, gloria e potenza.

Preghiamo

Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me,
ma la tua collera si è placata e tu mi hai consolato.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
(Is 12,1-2)
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