Preghiera e pensiero di oggi

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ulisseitaca
00mercoledì 21 maggio 2014 13:28

Grandi sono le opere del Signore

21.05.2014



At 23,12-25a.31-35; Sal 123(124); Gv 12,20-28





«… proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome». (Gv 12,27-28)





Siamo in un momento cruciale del vangelo di Gio ­vanni. Il capitolo 12 si apre con l’unzione di Beta ­nia e l’ingresso messianico in Gerusalemme. Alcu ­ni Greci (probabilmente pagani convertiti) vogliono ve ­de re Gesù. Queste, del capitolo 12, sono le ultime paro­le pubbliche di Gesù. Seguiranno i lunghi capitoli del-l’ultima cena, in cui Gesù parlerà in intimità coi soli di ­scepoli e col Padre suo. Poi Passione e Resurrezione. Gio vanni, dunque, conclude in questo capitolo la vita pubblica di Gesù.

Suona come un ultimo appello. A più riprese il Signore aveva detto che nessuno poteva andare dove lui stava andando. Adesso allarga la prospettiva, dicendo di seguirlo là dove sarà lui. Sarebbe utile legge­re il brano fino al v. 36. Gesù indica la morte di cui deve morire e ne rivela il potere nascosto: innalzato giudica il mondo e ne detronizza il principe, attirando a sé tutto il creato (v. 32). Il discepolo, giudeo o greco, è chiamato a seguirlo fin sotto la croce, per contemplarne la gloria.



Preghiamo col Salmo



Sia benedetto il Signore,

che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.

Siamo stati liberati come un passero

dal laccio dei cacciatori:

il laccio si è spezzato

e noi siamo scampati.
ulisseitaca
00giovedì 22 maggio 2014 13:28

Grandi sono le opere del Signore

22.05.2014



At 24,27-25,12; Sal 113b(115); Gv 12,37-43



«Signore chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». (Gv 12,40)



Anche Giovanni, come Marco, Matteo, Luca e Pao lo, cita questo brano di Isaia. È un brano dif­ficile, che scandalizza. Sembra che Dio ci chieda conto di una durezza di cuore che è lui stesso a provoca­re. Forse la lettura è un’altra. La storia è fatta dalle nostre libertà che interagiscono. Spesso è la libertà del più forte che prevale e determina le vite degli altri. Questa capa­cità di prevaricare è intesa dal mondo come gloria. Dio, in Gesù di Nazareth, percorre un’altra strada. Lui non ha bisogno di dimostrare di essere il più forte. Si affida allo strumento della parola, che ha tutta la debolezza e la for ­za cui accennavamo precedentemente. Ma questo strumento, appellandosi alla libertà di chi ascolta, è suscettibile di rifiuto. Allora il Dio che acceca e rende duri di cuore, forse, vuole indicare il Creatore che accetta di passare attraverso cecità e durezza delle sue creature, poi ché tutto vuole tranne che forzare la loro libertà. Come il chicco di grano, accettando la morte, egli produrrà frutto nuovo. Davanti alla sua morte potremo addirittura abbandonare la gloria falsa e violenta di questo mondo e riconoscere quella di Dio.



Preghiamo col Salmo



Perché le genti dovrebbero dire:

«Dov’è il loro Dio?».

Il nostro Dio è nei cieli:

tutto ciò che vuole, egli lo compie.
ulisseitaca
00venerdì 23 maggio 2014 13:36

Grandi sono le opere del Signore

23.05.2014



At 25,13-14a.23;26,1.9-18.22-32; Sal 102(103 );Gv 12,44-50





«… perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre». (Gv 12,46)





Dicevamo che la finale del capitolo 12, suona come un ultimo appello. Perciò si riallaccia al primo confronto dialettico, quello con Nicodemo. Sarebbe molto utile rileggere Gv 3 e constatare che, alla fine, Gesù riprende le parole dell’inizio, chiudendo il cerchio. Alle tenebre e alla condanna egli si oppone con la luce e con la vita. Quale tenebra è più profonda di quella di colui che crede che Dio voglia la sua condan­na? Quale luce è più splendente di quella di un Dio che, fattosi carne, affronta la morte per darmi la sua vita? Il principe di questo mondo è stato giudicato e gettato fuori, la sua menzogna è stata sbugiardata dal crocefis­so. Il Padre non è come lo aveva dipinto lui (Gen 3,1-5). Ora tocca a noi scegliere se fidarci della testimonianza del Figlio sul Padre e ricevere la sua vita luminosa, o rimanere nelle tenebre dell’immagine del Dio presentato da Satana: geloso e vendicativo, sempre pronto a giusti­ziarmi.



Preghiamo col Salmo



Perché quanto il cielo è alto sulla terra,

così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;

quanto dista l’oriente dall’occidente,

così egli allontana da noi le nostre colpe.
ulisseitaca
00sabato 24 maggio 2014 14:50

Grandi sono le opere del Signore

24.05.2014



At 27,1-11.14-15.21-26.35-39.41-44; Sal 46(47); 1Cor 13,1-13; Gv 13,12a.16-20



«Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno». (Gv 13,18)



Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli facendo, così, l’ermeneutica della sua passione, spiegandone il senso e i motivi. Il cuore di chi offre corpo e sangue è lo stesso di chi ha cura dei suoi discepoli, amati fin nelle cose più piccole, meno gradevoli e che si vorrebbero nascondere. Gesù non ha vergogna di noi. Inoltre, nella lavanda dei piedi, egli “scrive”, cioè dipinge, un’icona, manifestando il cuore del Figlio iden­tico a quello del Padre. E noi? Noi siamo chiamati, prima di tutto, a lasciarci servire da lui (13,8). Non accogliere il suo servizio è rifiutare il suo amore, cioè tagliarsi fuori dalla vita eterna! Solo dal suo servizio d’amore può sor­gere, balbettando, il nostro servizio. Il “lavoro” di Dio in noi, per mezzo dei sacramenti, della Parola e dell’esi­stenza tutta, è proprio quello di “tirare fuori” la nostra so ­miglianza col Figlio. Per fare questo è disposto ad accet­tare che nella sua comunità vi sia chi alza il suo calcagno contro di lui. Dio tutto sopporta e tutto scusa perché tutto crede e tutto spera (1Cor 13,7)! Lui sa che il suo amore è invincibile, alla fine riuscirà a sedurre la nostra libertà.



Preghiamo col Salmo



Cantate inni a Dio, cantate inni,

cantate inni al nostro re, cantate inni;

perché Dio è re di tutta la terra,

cantate inni con arte.
ulisseitaca
00domenica 25 maggio 2014 08:26

Domenica VI di Pasqua

San Dionigi, vescovo (IV secolo)

25.05.2014



Dagli antichi cataloghi episcopali milanesi apprendiamo che Dionigi fu il decimo vescovo di Milano; la sua elezione si può forse collocare nell’anno 351.

Nel 355, si tenne in città un concilio, voluto dall’imperatore filoariano Costanzo, per condannare il vescovo Atanasio di Alessandria, simbolo dell’ortodossia nicena. Quasi tutti i vescovi conciliari furono costretti dall’imperatore a firmare la condanna e sembra che anche Dionigi, non avendo percepito la gravità della situazione, abbia sottoscritto. Illuminato poi da Eusebio di Vercelli, acuto sostenitore della causa nicena, ritirò la sua firma.

Dionigi fu deposto e mandato in esilio, in Armenia, insieme a Eusebio e Lucifero di Cagliari, mentre fu ordinato vescovo di Milano il filoariano Aussenzio. Si pensa che Dionigi sia morto in esilio prima del 362, perché non ritornò in sede dopo la morte di Costanzo, come invece Eusebio di Vercelli e Lucifero di Cagliari. Il suo corpo fu poi traslato a Milano, perché già dal IV secolo le reliquie del santo sono venerate nella basilica a lui dedicata, che fu poi abbattuta, nel 1783.

ulisseitaca
00lunedì 26 maggio 2014 09:41

Risplende nell'universo la gloria del Signore

26.05.2014



At 28,1-10; Sal 67(68); Gv 13,31-36



“Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato”. (Gv 13,31)



Gesù ha lavato i piedi ai discepoli e uno di loro è uscito per consegnarlo. Tutto questo viene chiamato “Gloria”. Come testamento, come eredità, come ultima volontà, viene lasciato un “comandamento nuovo”. Fondamentale è il comparativo: come. Ognuno di noi ha una propria immagine di cosa sia l’amore. Siamo invitati a lasciare il nostro modo di intenderlo per contemplare il modo proprio di Dio, diventandone gelosi per non confonderlo con nient’altro, perché è santo.

A Pietro viene detto:”…non ora, più tardi”. Solo Dio conosce i tempi di Dio e i nostri. Seguire suo Figlio non è come frequentare un corso di studi: non è tutto programmato. Gesù è vivo, oggi. Come anche noi siamo vivi, coi nostri peccati(che lui conosce) e le nostre qualità (che lui ci ha donato). Il Crocifisso risorto non ci carica le spalle di un peso insopportabile come fanno i maestri di questo mondo (Mt 23,4). Il comandamento nuovo ci indica lo scopo, l’approdo eterno: accogliamo da subito lo Spirito, l’amore tra Padre e Figlio, e il più lungo dei viaggi comincerà coi nostri piccoli passi.



Preghiamo col Salmo



Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici

e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.

Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi;

come si scioglie la cera di fronte al fuoco,

periscono i malvagi davanti a Dio.


ulisseitaca
00martedì 27 maggio 2014 14:52

Risplende nell'universo la gloria del Signore

27.05.2014



At 28,11-16; Sal 148; Gv 14,1-6



«Vado a prepararvi un posto…vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi». (Gv 14,2-3)



È commovente, nella prima lettura, il riprendere coraggio da parte di Paolo. Dopo un lungo viaggio, dopo un naufragio, sentirsi arrivati a destinazione, essere a casa. Dobbiamo recuperare l’umanità dei santi. Non sono delle immaginette. Fidarsi di Dio, per loro, non ha comportato meno fatica di quanto ne comporti per noi. Nel vangelo di oggi Gesù traccia un programma di viaggio. All’inizio i discepoli chiesero a Gesù: “Dove dimori?”. Alla fine scopriamo che, fin dal principio, il suo progetto era quello di prepararci un posto perché “stessimo con lui” (Mc 3,14) nella stessa casa: suo Padre è la nostra casa.

Fino a quel giorno noi saremo pellegri­ni alla ricerca della nostra patria (Eb 11,13-16). Questo desiderio della vera dimora, Gesù lo ha piantato nel nostro cuore con la preghiera del Padre nostro: “come in cielo, così in terra”. Questa è la richiesta che sintetizza e motiva le tre precedenti. Il desiderio ardente del Cielo ci fa desiderare di vederlo già sulla terra! È il contrario della torre di Babele (Gen 11). È il “già e non ancora” del la Speranza. Gesù non sta a guardare, non è neutrale. Lui è la Via e la Verità. Percor ren dole arriveremo alla Vita. Ora vediamo in maniera confusa, allora vedremo faccia a faccia (1Cor 13,12).



Preghiamo col Salmo



Lodate il Signore dai cieli,

lodatelo nell’alto dei cieli.

Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,

lodatelo, voi tutte, sue schiere.
ulisseitaca
00mercoledì 28 maggio 2014 14:05

Risplende nell'universo la gloria del Signore

28.05.2014



At 28,17-31; Sal 67(68); Gv 14,7-14




«Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?». (Gv 14,9)




Ieri abbiamo visto il desiderio di Gesù: accoglierci nel Padre, il nostro posto. Qual è, dunque, il nostro desi­derio? Forse anche noi, come Filippo, dopo tanto tem po abbiamo conosciuto poco del Signore. Non si trat­ta di sapere cose su Gesù, ma di conoscere; che significa desiderio, coinvolgimento, tempo, comunione, volto. For se siamo estranei in casa nostra. Forse la Scrittura, che contiene la Parola di Dio, ci è semplicemente scono­sciuta. Magari ci basta essere avvicinati da qualche adep­to di qualche setta, che usa la bibbia senza appartenerle, per andare in crisi senza sapere cosa rispondere. Come se un estraneo volesse spiegarmi l’album fotografico della mia famiglia! Forse ci è più facile ottemperare a doveri religiosi che vivere la Fede nell’ascolto vivo della sua Parola viva. Accostiamoci alla Scrittura. Gesù la abita e lì vuole accoglierci. Facciamone il “libero esame”, al ­l’inverso di come l’intendeva Lutero: sia la Parola ad ave re la libertà di esaminare la nostra esistenza. Un sug­gerimento, forse banale: il nuovo testamento consta di 260 capitoli. In un anno potremmo comodamente legger­lo e rileggerlo, per poi accostarci al vecchio testamento. Perché non provare?



Preghiamo col Salmo



Di giorno in giorno benedetto il Signore.

Il nostro Dio è un Dio che salva.

Mostra, o Dio, la tua forza,

conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!


ulisseitaca
00giovedì 29 maggio 2014 14:03

Risplende nell'universo la gloria del Signore

29.05.2014



Ascensione del Signore



At 1,6-13a; Sal 46(47);Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53


«Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». (Lc 24,39)




Non è un fantasma colui che noi chiamiamo nostro Signore. Ha carne ed ossa. Il suo corpo si è im ­merso (battezzato) fino al fondo della nostra na ­tura e della nostra storia, fino al punto più basso: la morte in croce dello schiavo. Discese agli inferi per liberare Adamo ed Eva e tutta la loro discendenza, come con­templiamo nell’icona pasquale ortodossa. La morte non poteva trattenerlo. Il suo corpo risorto non è più sogget­to alla legge della morte: peccato, malattia, corruzione, le catene dello spazio e del tempo. Il Risorto, il Figlio, è tornato al disopra dei cieli, presso il padre, portando in sé stesso la caparra, l’anticipo dell’uomo perfetto e nuovo (Ef 4,13).

Gli angeli chiedono ai discepoli perché guar­dano il cielo. Gesù ci ha insegnato a pregare ogni giorno: “come in cielo così in terra”. Il movimento è inverso. Il cielo non è una terra di conquista. Dal cielo il Signore guarda sulla terra (Sal 33,13). Si prende cura di ciascuna delle sue creature. Lui, che ha vissuto per noi le doglie del parto (Gv 16,21;19,34) non si mette in pantofole. Dal cielo egli è Signore della storia, fino all’uomo perfetto, fino a quando sarà tutto in tutti (Col 3,11).




Preghiamocol Salmo


Ascende Dio tra le acclamazioni.
Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.
ulisseitaca
00venerdì 30 maggio 2014 11:46

Risplende nell'universo la gloria del Signore

30.05.2014



Ct 2,17-3,1b.2; Sal 12(13);2Cor 4,18-5,9; Gv 14, 27-31a




«Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre». (Gv 14,31)




C’è la forte presenza di una mancanza nelle let­ture di oggi. L’ascensione è la conclusione glo riosa della parabola del Verbo: dal Padre al mondo, dal mondo al Padre. Ma in questa assenza la Chiesa, come Sposa, esprime tutto il desiderio di ricon­giungersi all’Amato del suo cuore. Sia a livello comuni­tario che personale, come ben espresso dalla sposa del Cantico (figura di Israele e della Chiesa), che dalle paro­le di Paolo riguardo al destino individuale.

A questa atte­sa, a questa ansia di compimento, risponde Gesù lascian­doci la sua pace, diversa da quella del mondo. La sua pace, cioè il suo rapporto col Padre, sa passare attraver­so il nostro inferno. La sua pace, che si fa inquietudine per noi, ha una forza smisurata d’amore. Si sottopone al principe di questo mondo pur essendo, quest’ultimo, sostanzialmente impotente di fronte a lui. Lo fa con uno scopo preciso: la necessità di far conoscere al mondo che il Figlio ama il Padre. Questa necessità ci legge in pro ­fondità: abbiamo un Padre che, amandoci dall’eternità, può essere riamato all’infinito. Con un Padre così non dobbiamo più vergognarci di essere creature, è possibile guarire.




Preghiamo col Salmo



Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,

conserva la luce ai miei occhi,

perché non mi sorprenda il sonno della morte,

e non esultino i miei avversari se io vacillo.
ulisseitaca
00mercoledì 4 giugno 2014 13:32

Dove la carità è vera, abita il Signore

4.06.2014

Ct 1,5-6b.7-8b; Sal 22; Ef 2,1-10; Gv 15,12-17



«Ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi». (Gv 15,15)





Noi siamo, nel nostro intimo, un terreno di conflit­ti. Se ci è capitato di sentire su noi lo sguardo d’amore di Gesù, questo basta a farci spendere l’esistenza alla ricerca e per il ritrovamento dello stesso. L’assenza di quello sguardo crea in noi una voragine, o meglio la rivela. Il riceverlo nuovamente dà pace e senso a tutto il cammino precedente.

Ma in noi c’è come una ribellione sotterranea. Non ci piace essere dipendenti ed essere creature significa essere dipendenti. Come faccio ad essere sicuro che la persona cui mi affido non cambi idea su di me? Come faccio ad affidare la mia felicità nelle mani di un altro, fosse pure l’Altro per eccellenza? Questi conflitti, apparentemente astratti, si ripercuotono sulle nostre relazioni, le più importanti e quotidiane.

Gesù ci sta preparando al dono dello Spirito. Quest’ultimo, respiro di Dio, darà fiato ai nostri poveri polmoni, poiché il nostro diffidare è aria viziata e malsana. Lo Spirito ci riporta e ricorda le parole che intercorrono tra Padre e Figlio. Lo Spirito ci accompagna, ci educa e ci insegna che in Dio non siamo soli e che vale la pena di scommettere e rispondere all’Amore con cui siamo amati.



Preghiamo col Salmo



Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
ulisseitaca
00venerdì 6 giugno 2014 14:29

Dove la carità è vera, abita il Signore

6.06.2014

Ct 7,13a-d.14;8,10c-d; Sal 44;Rm 8,24-27; Gv 16,5-11



«… perché il principe di questo mondo è già condannato». (Gv 16,11)



Paradossale è l’opera dello Spirito così com’è presen­tata da questo brano. Paraclito può essere tradotto come “difensore”, ma subito Gesù dice che Egli dimostrerà la colpa del mondo! Lo scopo di questa dimo­strazione di colpa, però, non è la condanna ma la salvez­za. A essere condannato sarà il principe di questo mondo. Colui che, con la sua menzogna, fu omicida fin da principio. Colui che ci dà morte con ciò che non è la Verità.

La nostra colpa è tutta in quel «non credere nel suo nome» fidarci della testimonianza (falsa) del-l’antico serpente invece che fidarci della testimonianza del Figlio sulla croce. La menzogna mirava proprio a distruggere la fiducia della creatura nel creatore. Il pec­cato, qualunque peccato, ha qui la sua origine! Lo Spirito paraclito, facendo l’esegesi del crocifisso, ci fa toccare con mano la nostra colpa ma contemporaneamente ci spalanca l’anima ed il cuore di un Dio che si consegna alla morte per ognuno di noi. La nostra colpa è inghiotti­ta dalla morte di Dio amore. Avevamo torto a non fidar­ci di lui. Lo Spirito mostra tanto la nostra colpa quanto l’amore folle di chi versa il suo sangue per noi.



Preghiamo col Salmo



Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo.
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
perciò Dio ti ha benedetto per sempre.

Avanza trionfante.
Cavalca per la causa della verità,
della mitezza e della giustizia.
Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato
con olio di letizia.
ulisseitaca
00domenica 8 giugno 2014 09:02

Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra

Pentecoste

8.06.2014

At 2,1-11; Sal 103; 1Cor 12,1,11; Gv 14,15-20



«… Lo Spirito dava loro il potere di esprimersi». (At 2,4)



Lo Spirito del risorto conosce la mia lingua natìa. Egli conosce il mistero di Dio nascosto da secoli: il mistero di un Dio crocifisso. È essenzialmente di quello che Lui mi parla, di cui ci parla. Lui sa trovare le parole giuste, quelle che guariscono.

il nostro rapporto col Creatore si era ammalato. Un dio tiranno, invidioso e meschino, come ce lo aveva dipinto il serpente astuto, era diventato la causa del nostro nasconderci (Gen 3,10). Le sue parole ci avevano avvelenato il cuore, la mente e l’anima. Il Crocifisso ci fa uscire dal nascondiglio; non abbiamo niente da temere da lui. Lo Spirito del crocifisso risorto, il nostro nuovo respiro, conosce il mistero e ce lo racconta, guarendo così l’antica ferita.

Egli è Paraclito: il difensore, il consolatore. Egli è la vita stessa di Dio che vuole venire a vivere in noi. Solo Lui sa parlarci, nella Verità, del Figlio e del Padre. Lo Spirito del risorto conosce la mia lingua natìa. Rendiamo grazie a Dio.



Preghiamo col Salmo



Benedici il Signore, anima mia!

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!

Quante sono le tue opere, Signore!

La terra è piena delle tue creature.
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