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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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30/10/2013 06:30
 
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Il Vangelo di oggi ci dà un'impressione di severità. Gesù non risponde alla domanda che gli è stata rivolta:
"Signore, sono pochi quelli che si salvano?", non dice se sono pochi o tanti, ma esorta: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta...". Perché non risponde? Per una preoccupazione d'amore. Chi gli domanda se i salvati sono pochi si mette su un piano teorico, di speculazione, e Gesù non vuol lasciarlo in questa attitudine di staticità, l'attitudine di chi non si dà da fare ma si accontenta di guardare da lontano. Egli vuol mettere i suoi ascoltatori in movimento perché entrino nell'amore di Dio. Invece di domandarsi se saranno pochi o tanti a salvarsi, bisogna ed è questo il desiderio del cuore di Gesù che ognuno si sforzi di entrare nel piano di Dio, di corrispondere all'amore che lo chiama: così quelli che si salvano saranno molti.
"Sono pochi quelli che si salvano?". Se Gesù avesse risposto: "Anzi, sono molti!", si sarebbero messi tranquilli, dicendosi: "I salvati saranno tanti! Non è il caso di prendersela troppo!"; se avesse risposto: "Sì, sono pochi! " sarebbero rimasti bloccati: "Se sono pochi, io non sarò certamente uno di loro!" e avrebbero mancato di fiducia e di generosità. Ora, Gesù non vuole né il primo né il secondo atteggiamento. Egli desidera accendere in noi il fuoco dell'amore e impegnarci a corrispondere con tutte le nostre forze all'amore di Dio.
"Sforzatevi di entrare". È l'inquietudine dell'amore che glielo fa dire; se non desiderasse che tutti entriamo non parlerebbe così. Ed è ancora l'inquietudine dell'amore che gli fa usare parole severe, che lo spinge a farci conoscere quale rischio corriamo se non siamo fedeli ai suggerimenti dello Spirito in noi. Egli ci fa vedere quello che accadrebbe, proprio perché non accada. E alla fine si direbbe che Gesù lasci traboccare dal suo cuore il suo ardente desiderio, che vede realizzato:
"Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio". Ecco dunque: anche nella severità di questo Vangelo noi riconosciamo Gesù, il suo amore, il desiderio della nostra salvezza, per la quale è venuto a morire.
Nella lettera di Paolo ai Romani contempliamo il disegno divino: "Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo". Così si esprime la traduzione, ma il senso vero è: "Destinati ad assomigliare al Figlio suo".
È il suo Figlio prediletto, nel quale Dio ha posto tutto il suo amore, tutte le sue compiacenze, e vuole che noi gli assomigliamo per poterci amare, per amarci in Cristo e con lui. E tutto è ordinato al compimento di questo disegno: "Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio", che sono chiamati secondo il suo disegno di amore. E un pensiero di Dio stabilito da sempre: egli ci ha "predestinati", vale a dire destinati dal principio ad assomigliare al Figlio. "Quelli che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati". Ecco il disegno di Dio per noi. Un disegno che deve suscitare la nostra ammirazione, la nostra meraviglia e diventare in noi sorgente di fiducia e di generosità costanti. Dio ci ama, vuole che siamo perfetti, santi, uniti a lui in comunione strettissima. E fa tutto quello che è necessario perché il suo progetto diventi realtà. Sempre Dio pensa a questo suo disegno e ci ispira quello che dobbiamo fare per progredire in questa via, ci dà la forza, ci dà la luce, ci dà il desiderio di corrispondere ai suoi doni.
Un progetto così grandioso è evidentemente al di fuori di ogni possibilità umana: noi non possiamo pretendere di realizzare in noi la somiglianza con Gesù. Ma Dio ci dà il desiderio e lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza per esprimere questo anelito: "Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili". Così incomincia a realizzarsi la nostra santità, quando ci rendiamo conto che è al di là delle nostre capacità e lasciamo che lo Spirito Santo gema in noi, perché siamo deboli, perché siamo poveri, ma con grande fiducia che Dio, il quale ci ha predestinati ad assomigliare al Figlio, vuol lavorare in noi attraverso la sofferenza del desiderio e poi nella generosità del compimento.
Ringraziamo il Signore del suo meraviglioso disegno a riguardo di ciascuno di noi e siamo pieni di gioia e di fiducia che egli lo compirà se ci abbandoniamo a lui.
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