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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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29/10/2013 07:38
 
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Movimento Apostolico - rito romano
A che cosa posso paragonare il regno di Dio?

Possiamo comprendere secondo pienezza di verità la parabola del granello di senape, lasciandoci aiutare da un brano tratto dal profeta Osea.

Torna dunque, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: «Togli ogni iniquità, accetta ciò che è bene: non offerta di tori immolati, ma la lode delle nostre labbra. Assur non ci salverà, non cavalcheremo più su cavalli, né chiameremo più "dio nostro" l'opera delle nostre mani, perché presso di te l'orfano trova misericordia». «Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente, poiché la mia ira si è allontanata da loro. Sarò come rugiada per Israele; fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell'olivo e la fragranza del Libano. Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, fioriranno come le vigne, saranno famosi come il vino del Libano. Che ho ancora in comune con gli idoli, o Èfraim? Io l'esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, il tuo frutto è opera mia». Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi v'inciampano (Os 14,2-10).

Il regno dei cieli è questo piccolissimo seme perennemente irrorato dal Signore. Poiché Dio riversa su di esso tutta l'abbondanza della sua grazia e verità, il seme altro non può divenire se non un grande albero. È questa la stupenda realtà del regno di Dio. La sua vitalità non è nell'uomo, nelle cose che lui fa. Essa è solo nel suo Dio e Signore. È come se il Signore stesso fosse il germe vitale del seme ed anche l'acqua, il sole, ogni altro elemento per la sua crescita armoniosa.

All'uomo è chiesta una cosa sola: seminare la parola del Signore, questo seme incorruttibile dal quale nasce il regno di Dio. Quando la pastorale smette di seminare il buon seme della parola, essa è in tutto simile ad un contadino che anziché seminare il buon seme, si reca in una cava di sabbia, riempie il suo sacco e poi va a spargerla nei suoi campi. Può anche lavorare, sudare, consumare ogni sua energia. Dal suo campo mai spunterà un solo stelo di buon grano. Lui non lo ha seminato. Ha sparso solo sabbia. Se un contadino non arriva mai a tanta stoltezza, a meno che non sia completamente fuso di mente e di cuore, perché i pastori lo fanno, seminando parole umane, anziché solo Parola di Dio nei cuori? Non è forse questa grande insipienza?

Per la lettura della seconda parabola, quella del lievito, ci serviremo di un pensiero di San Paolo. Esso lo manifesta sia nella Prima Lettera ai Corinzi che in quella ai Galati.

Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità (1Cor 5,6-8).

Correvate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce. Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio! (Gal 5,7-12).

Come il lievito del male riesce a corrompere una intera comunità, così dobbiamo pensare anche per il lievito del bene. Esso ha però bisogno di tanta perseveranza.
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