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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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06/09/2013 06:35
 
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La gloria di Cristo si è rivelata pienamente nel suo mistero pasquale, mediante la sua passione e risurrezione. Nella sua passione infatti Gesù si è manifestato Figlio di Dio perché ha adempiuto con perfetto amore filiale tutto il disegno salvifico del Padre; ha glorificato il Padre ed è stato glorificato dal Padre come aveva chiesto nella sua preghiera sacerdotale (Gv 17, 1). La gloria divina è la gloria di amare; Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, cioè sino all'estrema possibilità, infatti non c'è amore più grande di quello che consiste nel dare la propria vita per le persone amate (cfr. Gv 15, 13).
Questa gloria divina si è poi manifestata con la risurrezione di Cristo, vittoria completa del Figlio prediletto sulla morte e sul male.
Così gli Apostoli ricevettero la pienezza della rivelazione. Non furono però subito capaci di esprimerne tutte le ricchezze. Quando un'esperienza di vita è completamente nuova, inedita, non è possibile esprimerla subito in modo soddisfacente; mancano le parole, solo a poco a poco si riesce ad adattare il linguaggio alla realtà vissuta.
Per quanto concerne la gloria filiale di Cristo, il Nuovo Testamento ci mostra questo genere di progresso e gli sforzi fatti per esprimerla sempre meglio. All'inizio la catechesi apostolica disponeva soltanto di alcune formule brevi: "Gesù è Signore", "Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente"... Poi il contenuto densissimo di queste formule venne esplicitato, ad esempio nell'esordio della lettera agli Ebrei, oppure nel prologo del quarto Vangelo, o ancora nel passo splendido della lettera ai Colossesi che leggiamo nella liturgia di oggi. San Paolo vi esprime la gloria divina di Cristo sotto un duplice aspetto. Afferma prima la sua preesistenza e la sua superiorità su tutta la creazione, comprese le creature la cui grandezza affascinava allora le menti, cioè gli esseri celesti, chiamati con nomi impressionanti: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Poi, nella seconda parte, proclama il primato di Cristo nell'ordine della redenzione e della riconciliazione: Cristo, il primo risuscitato, Cristo capo del corpo, cioè della Chiesa. Le espressioni sono molto forti, nella prima come nella seconda parte: "Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui". Cristo sta all'inizio e sta alla fine di tutto. "Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui", non hanno consistenza al di fuori di lui. E qui Paolo precisa che anche i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà sono stati creati per mezzo di lui, quindi gli sono sottomessi. il fascino che esercitava il pensiero di questi esseri non doveva indurre i cristiani a errori: Cristo è il solo Signore.
Nella seconda parte Paolo afferma proprio che per mezzo della sua passione Cristo ha ottenuto in maniera diversa e ancora più profonda il primato su tutte le cose: "Perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose". Il sangue della croce di Gesù è stato il mezzo che ha messo la pace dappertutto, e che deve mettere la pace dappertutto. Non ci devono più essere contrasti, divisioni, opposizioni, perché Gesù, con il suo amore espresso con il sangue versato, ha rappacificato tutto, "'e cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli".
Questo testo magnifico ci aiuta a contemplare con esultanza la gloria di Cristo Signore nostro, capo nostro e anche fratello nostro; ci aiuta a lodare Dio per la gloria del suo Figlio; ci aiuta a confermare la nostra fede e la nostra speranza.
Meditiamolo dunque con grande gioia nel cuore.
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