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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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13/08/2013 07:07
 
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Nel Deuteronomio oggi vediamo l'unione stretta delle promesse divine e delle divine esigenze. Le promesse divine sono generose; Dio promette di essere con gli Israeliti e in special modo con Giosuè. Agli Israeliti il Signore dice: "Non temete... il Signore tuo Dio cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà. Il Signore passerà davanti a te, distruggerà davanti a te le nazioni nemiche...". E anche a Giosuè viene fatta questa promessa bellissima: ~ Signore non ti lascerà e non ti abbandonerà; egli sarà con te".
Però queste promesse sono accompagnate da esigenze forti. Agli Israeliti Mosè dice, da parte di Dio:
"Siate forti; fatevi animo! " e la stessa cosa a Giosuè: "Sii forte; fatti animo!". Vediamo così che la vera speranza non è passiva. Non si tratta di rimanere con le mani in mano: la vera speranza è dinamica e si accompagna al coraggio.
Sant'Ignazio di Loyola diceva che dobbiamo sperare tutto da Dio e chiedere con fiducia immensa tutto ciò che ci occorre; però dobbiamo fare tutto ciò che siamo capaci di fare, come se Dio non facesse niente.
La speranza non può mai essere un pretesto per rimanere pigri, passivi, aspettando che Dio intervenga senza che noi facciamo nessuno sforzo.
Il coraggio cristiano, d'altra parte, è un coraggio che si accompagna all'umiltà. Lo vediamo nel Vangelo. Gesù ci dà come modello il bambino: "Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli". Non dobbiamo avere la pretesa di dirigere tutto, o di realizzare i nostri progetti esattamente come noi li facciamo, ma la preoccupazione di fare con Dio l'opera di Dio, sapendo che chi la realizza è principalmente lui.
San Giovanni ci riferisce queste parole di Gesù, riguardanti lui stesso: "Il Figlio da sé non può fare nulla; se non ciò che vede fare dal Padre; ciò che il Padre fa, anche il Figlio lo fa". il Figlio riconosce che è Dio ad avere la iniziativa dell'opera e, d'altra parte, il Figlio ha la fiducia filiale di poter agire con il Padre, di poter collaborare con il Padre a un'opera comune, perché il Padre ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi. il Figlio s'impegna, direi, come un bambino che nell'officina aiuta il padre, con zelo, felicità, entusiasmo, ma senza pretesa orgogliosa. Questo deve essere proprio la caratteristica della nostra attività: sapere che chi agisce principalmente è Dio e noi siamo soltanto modesti collaboratori di una grande opera.
Chiediamo la grazia della vera fiducia filiale, fonte di tranquillo coraggio. Siamo invitati a fare l'opera di Dio; chi agisce principalmente è il Padre celeste, però per amore ci dà la possibilità di collaborare con lui e di fare così un'opera bellissima, con umiltà e con entusiasmo, con speranza e con dinamismo. L'atmosfera della vita cristiana deve essere così.
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