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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 4) Anno B

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2012 08:06
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12/07/2012 06:41
 
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padre Lino Pedron
Commento su Matteo 10, 7-15

La predicazione degli apostoli riprende e continua l'annuncio del regno dei cieli fatto da Gesù (4,17) e dal Battista (3,2). Tale annuncio viene fatto con la parola (v.7), con le azioni di bene (v.8a) e con la testimonianza della vita (vv.8a-10).

La testimonianza della vita consiste nella gratuità. Gli inviati di Dio non lavorano per il proprio onore, né per la propria grandezza, né per il proprio arricchimento.

Il disinteresse è certamente la prova più grande della bontà della causa che essi promuovono (1Cor 9,18; At 20,33; 1Tm 3,8; ecc.).

Gli annunciatori del vangelo non devono chiedere nulla e non devono prendere nulla per il viaggio. La motivazione è questa: il regno dei cieli viene annunciato ai poveri e appartiene ai poveri (Mt 5,3) e quindi può essere annunciato in modo credibile solo da coloro che dimostrano di averlo già accolto nella propria vita diventando poveri. Gesù è povero (Mt 8,20).

La povertà e il distacco dalle preoccupazioni materiali è la dimostrazione che si è capito e accettato il vangelo della paternità di Dio (Mt 6,32-33). Il missionario deve presentarsi agli uomini spoglio e umile come è richiesto a chi vuol annunciare in modo coerente i contenuti del discorso della montagna.

Dovunque l'apostolo arriverà, dovrà farsi indicare qualche persona degna presso la quale prendere alloggio (v.11), cioè un luogo che non susciti pettegolezzi che nuocerebbero alla predicazione o la renderebbero vana.

La missione comincia con l'augurio della pace. Nel linguaggio dell'Antico Testamento la pace è sinonimo di benessere materiale e spirituale; nel Nuovo Testamento significa la salvezza portata dal Cristo, anzi, Cristo stesso (Ef 2,14).

L'eventuale rifiuto dell'annunciatore e delle sue parole non deve scoraggiare l'apostolo né arrestare l'azione missionaria: egli andrà altrove a portare il dono della salvezza.

Il gesto di scuotere la polvere dai piedi non è una maledizione: è un segno di distacco e di protesta. Era il gesto che ogni israelita compiva rientrando in Palestina da un luogo pagano, come gesto di totale separazione. Siccome gli inviati stanno recando il vangelo in terra d'Israele, questo gesto significa che le città e i villaggi d'Israele che rifiutano gli apostoli di Gesù vanno ritenuti come territorio di pagani, esclusi dalla comunione di salvezza col popolo di Dio.

Quando l'apostolo ha compiuto la sua missione in un luogo, non deve fermarsi: non ha tempo da perdere. Il tempo è così poco e l'annuncio così importante che l'apostolo deve andare speditamente per le città e i villaggi, come faceva Gesù (Mt 9,35).

Luca riporta anche il comando di Gesù: "Non salutate nessuno lungo la strada" (10,4) proprio per sottolineare l'urgenza della missione (cfr 2Re 4,29).

Il compito del missionario è di presentare l'annuncio chiaro e convincente, e poi affidarlo alla libertà e alla responsabilità degli ascoltatori.

Le città di Sodoma e Gomorra sono il simbolo della violazione dei sacri doveri dell'ospitalità (Gen 19,8). Le città che non ospiteranno gli inviati di Cristo saranno trattate più duramente di Sodoma e di Gomorra nel giorno del giudizio.
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