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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 4) Anno B

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2012 08:06
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17/05/2012 06:28
 
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Movimento Apostolico - rito romano
Non comprendiamo quello che vuol dire

È un momento di dialogo intenso quello che si vive nel cenacolo tra Gesù e i suoi discepoli. Il dialogo è vera via per giungere alla perfetta conoscenza della verità. Occorre però che colui che conduce il discorso sia tutto pervaso di sapere celeste.
Cristo Gesù è la verità. È la verità divina ed umana, del tempo e dell'eternità, di Dio e degli uomini. Ma come comunicarla, come dirla, come manifestarla e rivelarla? Le vie di Gesù sono molteplici: la parabola, l'allegoria, la predicazione, l'insegnamento, l'ammaestramento, il dialogo, i segni, la spiegazione dei segni. La sua stessa vita è manifestazione della verità che è dentro di Lui, che è Lui stesso.
Se noi non siamo verità, giustizia, carità, amore, compassione, pietà, obbedienza alla verità, il nostro dialogo risulterà sempre falsato, ingannevole, mentitore, bugiardo. Noi parliamo dalla pienezza del cuore e se il cuore è cattivo, anche il nostro parlare sarà cattivo. Se invece il nostro cuore è buono, anche la nostra parola sarà buona e come luce chiara, pura, splendente illuminerà mente e cuore di quanti ci stanno ad ascoltare.
Gesù è Maestro anche nel condurre i suoi dialoghi. Egli mai permette che una sola falsità esca dalla sua bocca e sempre è pronto a dimostrare l'errore dell'altro, la sua menzogna, la non purezza dei suoi pensieri. Lo constatiamo questo quando Lui entra in discussione con i farisei, gli scribi, i sadducei, i sommi sacerdoti: "Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre»" (Gv 10,31-38). Nel dialogo non ha importanza quanto l'altro accolga, non accolga, riceva o non riceva. Importante è che l'altro sia messo dinanzi alla verità.
È questa la saggezza di Gesù Signore: scegliere sempre la via più giusta perché i discepoli ricordino ogni sua parola. Quando uno parla e l'altro non comprende e chiede e riceve una spiegazione di chiarificazione, la mente incide ogni cosa in essa e il ricordo è per sempre. Ora Gesù vuole che i suoi discepoli sappiano e ricordino sempre questa verità: la gioia non sempre è gioia, quando si fonda sulla falsità. La tristezza non sempre è tristezza quando si fonda sulla verità. La gioia del mondo è effimera. Dura un istante. Anche la tristezza dei discepoli è passeggera. Dura solo pochi attimi: il tempo che Gesù risusciti e che ritorni di nuovo in mezzo a loro. La nostra tristezza di discepoli di Gesù è sempre passeggera. Dura solo il tempo della prova. Poi è la gioia.
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