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PERSECUZIONI CONTRO I CREDENTI IN CRISTO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:13
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03/05/2011 13:17
 
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Omaggio al Cardinale Josyf Slipyj (1892-1984)
Per gentile concessione di Padre Ewhen Nebesniak.



Sacerdote e Professore


Queste pagine sono un omaggio alla vita, al coraggio e all'esempio di una delle grandi figure del ventesimo secolo, Josyf Cardinale Slipyj, padre e capo della Chiesa Cattolica Ucraina, morto in esilio a Roma il 7 settembre 1984. Era un appassionato studioso. Un sacerdote e un vescovo che luminosamente guidava un gregge tormentato e disperso. E' stato certamente il piu' grande ucraino del suo tempo. Confessore di Cristo, imprigionato, torturato, affamato, esposto al freddo polare, deriso, svilito, ingiuriato: tutto sopporto' per l'unita' del Corpo Mistico. Era un vero principe della Chiesa e dette con la sua presenza piu' lustro al Sacro Collegio di quanto tale nomina potesse conferirne alla sua persona. Tuttavia, non e' solo per il suo ingegno, per le sofferenze e per la gloria che noi semplici cristiani volgiamo gli occhi verso di lui, noi che alla luce della sua vita vorremmo perfezionarci. No, il suo esempio ci insegna qualcosa di piu' grande e, al tempo stesso, piu' semplice: imitare Gesu' e diventare, cosi', simili a Lui.

Il tuo nome e' Roman Kobernyckyj-Dyckowskyj, meglio conosciuto come Slipyj. Sei un ragazzo di Zazdrist, nell'Ucraina Occidentale. L'anno e' il 1897. Stai insegnando a leggere a tuo fratello Josyf. Passera' quasi un secolo e il tuo nome verra' conosciuto dal mondo intero quando Josyf ricordera' il tuo amore fraterno nel suo testamento spirituale. Egli diverra' infatti il piu' grande uomo del tuo paese. Sara' la luce che durante il ventesimo secolo risplendera' nelle tenebre del comunismo negatore di Dio. Sei stato tu, Roman, ad accendere in lui l'amore per lo studio che assicura oggi la continuita' del rito e della cultura ucraina nella piccola Universita' di San Clemente a Roma, dopo che la tua Chiesa e la tua nazione parvero ormai sradicate dalla memoria degli uomini. Josyf Slipyj era nato il 17 febbraio 1892 da una famiglia profondamente cristiana. La sua educazione fu tale che sin dall'infanzia egli diede prova di un notevole amore per lo studio e per le cose di Dio. Era forte di costituzione, nobile e bello di aspetto. All'eta' di 19 anni ottenne il diploma di scuola secondaria a Ternopoli e, vivendo nel seminario diocesano, inizio' gli studi di filosofia presso l'universita' di Lviv (Leopoli). Temeva che il desiderio di diventare professore di universita' potesse pregiudicare la sua vocazione sacerdotale. Ma il pio metropolita di Lviv, Andrei Szeptyckyj, seppe liberarlo dalle sue apprensioni mandandolo a continuare gli studi a Innsbruck. Nel settembre del 1914 le truppe zariste occuparono l'Ucraina Occidentale e arrestarono il metropolita Szeptyckyj perche' aveva rammentato al suo gregge di rimanere fedele al Papa; rimase in prigione sino al marzo del 1917, quando il governo dello Zar fu rovesciato. Da sempre il regime zarista e la Chiesa Ortodossa Russa avevano calpestato i diritti dell'Ucraina e della sua Chiesa unita a Roma. Non avevano mai riconosciuta l'unione di Brest- Litovsk con la quale nel 1596 la Chiesa Cattolica Ucraina ristabili' la comunione con la Sede di Pietro. Il 30 settembre 1917 Josyf Slipyj fu ordinato sacerdote. Tornato ad Innsbruck nel 1918, si laureo' e ottenne la qualifica di professore; poi si reco' a Roma per ulteriori studi. Torno' in patria nel 1922 come professore di teologia dogmatica presso il Seminario di Lviv, e fondo' la rivista teologica Bohoslovia. L'anno 1925 lo vide Rettore di quel Seminario e quattro anni dopo venne nominato Rettore dell'Accademia Teologica di Lviv, dove rimase fino al 1944. Fu un periodo che lo appago' come sacerdote e come studioso. Non duro' a lungo.

Vescovo e Martire

Al di la' della quiete dell'Accademia Teologica di Lviv, la nazione ucraina attraversava un periodo turbolento. Nella scia delle rivoluzioni del 1917, l'Ucraina aveva per breve tempo riacquistato la sua indipendenza (1918-1922). Tale situazione permise la rinascita della Chiesa Ucraina Ortodossa Autocefala che si separo' dalla Chiesa Patriarcale Russa. Ma, all'inizio degli anni venti, i bolscevichi assunsero il controllo dell'est e del centro dell'Ucraina, mentre alla Polonia toccava l'occidente. Le potenze vincitrici abbandonarono la riemergente nazione al suo destino: divenne la Repubblica Sovietica Socialista Ucraina. Mentre la' dove comandavano i bolscevichi la Chiesa Ortodossa Autocefala venne praticamente annientata, la Chiesa Cattolica Ucraina sopravvisse in Galizia sotto la giurisdizione del metropolita Szeptyckyj. Nel novembre del 1939 questi chiese a Papa Pio XII di nominare Josyf Slipyj suo coadiutore con diritto di successione. Il Papa aderi' di buon grado alla promozione del “vostro amato discepolo che tante volte mi avete menzionato lodandolo”. Fu cosi' che il 22 dicembre 1939, festa dell'Immacolata Concezione secondo il calendario Giuliano, Josyf Slipyj venne consacrato vescovo dall'anziano metropolita. Il nuovo arcivescovo-coadiutore scelse come suo motto le parole «Per aspera ad astra» (ai cieli attraverso le prove) che presto divenne un'amara realta'. Da poche settimane lo stato polacco non esisteva piu' e l'Ucraina occidentale era stata annessa all'URSS. Ebbe inizio cosi' la persecuzione. Per fronteggiare il grave pericolo, il metropolita, nel settembre del 1939, convoco' un sinodo creando tre nuovi esarcati e proponendo quattro nuovi esarchi. Uno di questi era Josyf Slipyj che fu nominato esarca dell'Ucraina Orientale.

500 mila deportati

La persecuzione sovietica contro la Chiesa Cattolica venne interrotta dall'invasione tedesca nel giugno del 1941. A quella data i comunisti avevano gia' deportato 250.000 persone dalla sola archieparchia di Lviv e, dall'intera Ucraina, almeno il doppio. Erano stati uccisi, imprigionati e deportati molti sacerdoti. I sovietici ritornarono nel luglio del 1944. Il metropolita Szeptyckyj mori' il 1° novembre; ora il suo successore era alle soglie del martirio. Nel dicembre del 1944 il nuovo metropolita invio' una delegazione a Mosca per far accettare dal governo la posizione della Chiesa Cattolica Ucraina. I sovietici la riconobbero e chiesero a Slipyj di persuadere gli Ucraini insorti ad abbandonare la lotta per l'indipendenza. Egli non si ritenne in grado di farlo. Comincio' una terribile persecuzione.

Miracolosamente salvato

Gia' all'epoca della ritirata dei sovietici dinnanzi all'avanzata dei tedeschi, l'arcivescovo era stato miracolosamente salvato dalla fucilazione. Ora avrebbe avuto solo pochi mesi per esercitare il suo ministero. L'undici aprile del 1945 fu arrestato dalle autorita' sovietiche insieme agli altri vescovi. La cattedrale di Lviv fu perquisita. Anche molti sacerdoti furono arrestati e costretti a sottomettersi all’ortodossia russa, pena la condanna quali agenti del “fascismo universale”. Dopo l'imprigionamento di tutta la gerarchia ucraina, il patriarca di Mosca Alessio indirizzo' una lettera 'pastorale' ai cattolici dicendo che i loro pastori li avevano abbandonati. Trecento coraggiosi sacerdoti protestarono presso il ministro Molotov chiedendo la liberazione dei loro vescovi. Richiesta vana! I comunisti tradussero il metropolita Slipyj da Lviv a Kiev, isolandolo e sottoponendolo a lunghi interrogatori, per lo piu' a tarda notte, chiedendogli di separarsi da Roma e offrendogli la sede metropolitana di Kiev nella Chiesa Russa. Come Gesu' nel deserto, egli resistette e cosi' fecero tutti gli altri vescovi. I sovietici condannarono Slipyj a otto anni di lavori forzati. Divennero stazioni della sua Via Crucis: Makfakovo, Viatka, Novosibirsk, Boimy, Petschora, Inta, Krasnojarsk, Kamtschatka, Jenisseisk, Potma, Vorkuta e Mordovia. A questo esilio infernale si aggiunse il dolore di sapere distrutta la sua Chiesa. Gli ortodossi si impadronirono con la forza di tutte le parrocchie; essere cattolico era considerato un crimine; tutte le diocesi, istituti religiosi e scuole furono soppressi; meta' del clero venne imprigionato e un quinto esiliato.
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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