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PERSECUZIONI CONTRO I CREDENTI IN CRISTO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:13
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31/10/2017 16:36
 
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“Mai mi dimenticherò – racconta Mons. Kondrusiewicz – della cerimonia di benedizione della prima pietra della nuova chiesa nella città di Marx sul Volga, che avvenne nei primi anni ’90 (dopo da caduta della Cortina di Ferro).


 


“Prima della liturgia mi si avvicinarono delle persone anziane pregandomi affinché mettessi un semplice mattone al posto della pietra angolare.


 


“Quando chiesi il perché di tale desiderio, visto che di solito tutti desiderano che la pietra angolare provenga da un qualche luogo santo, allora mi raccontarono una storia davvero commovente.


 


“Durante le persecuzioni religiose in URSS la vecchia chiesa della città di Marx andò distrutta. Gli abitanti di quella città però portarono nelle proprie case dei mattoni provenienti dalle rovine (di questa chiesa).


 


(Queste persone misero questi mattoni) nei posti ben in vista e per lunghi decenni pregarono davanti a quei cotti. Così, proprio grazie a quei mattoni, la fede poté conservarsi ed essere tramandata ai giovani.


 


‘Vogliamo che la nuova chiesa in costruzione conservi un legame con quella vecchia, distrutta’, mi dissero”.


 


Ma ci rendiamo conto della bellezza di questo fatto? Per questi cattolici, i vecchi mattoni della chiesa distrutta dal regime barbaro erano tutto quello che rimaneva! E davanti a questi mattoni pregavano di nascosto per mantenere la fede.


 


Dopo decenni di sofferenza e di martirio, loro hanno potuto riacquistare la libertà religiosa (ma per i cattolici questa libertà ancora non è totale: soffrono ancora delle discriminazioni, non si sono impossessati di tutte le loro antiche chiese, i preti hanno difficoltà ad ottenere il visto, ma questo è un altro discorso di cui l'Osservatorio sulla Cristianofobia dovrà anche occuparsi).


 


Stavo per finire, ma vorrei anche condividere con te quest’altra testimonianza.


 


È sempre Mons. Kondrusiewicz che scrive, questa volta si tratta della vicenda del cardinale Kazimierz Świątek, un “uomo di leggenda”, come lo chiamò Papa Giovanni Paolo II.
















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Semplice sacerdote, fu incarcerato nel 1944 a Minsk, in Bielorussia e condannato a dieci anni di lavori forzati in Siberia. Dopo la caduta della Cortina di Ferro, Papa Giovanni Paolo II lo fece vescovo e poi cardinale nel 1994. È mancato nel 2011, alle veneranda età di 94 anni.


 


Lui narra così il suo arresto e la sua prigione, prima di essere inviato in un gulag nella Siberia:


 


“Ero detenuto nella prigione di Brest. Insieme a me vi era una mosca. Mi portava conforto e un po’ di gioia con il suo ronzio. Dopo un certo tempo, la mosca però si sedette sul parapetto e smise di dare dei segni di vita. (E così) rimasi solo!”


 


Non fosse un fatto tragico, sarebbe quasi ridicolo essere contento di avere come compagna una semplice mosca.


 


Anche la Chiesa greco-cattolica in Ucraina ha vissuto una situazione simile ed è stata costretta ad operare in clandestinità, rimanendo fedele alla Santa Sede, malgrado tutte le pressioni e persecuzioni.


 


Ma noi, in Italia, abbiamo veramente imparato questa lezione? Abbiamo imparato che la nostra fede va difesa?


 


In questi tempi di persecuzioni ai cristiani, questa è una domanda legittima che ti faccio, e la faccio anche a me.


 


Siamo disposti a difendere ed a lottare per la nostra fede, siamo disposti ad andare in soccorso ai cristiani che oggi sono perseguitati, soprattutto nei paesi dove regna l’Islam di matrice radicale?










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04/11/2017 11:47
 
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La lunga lista di persecuzioni e vessazioni dei cristiani continua. E sembra non arrestarsi. Ma come vedrai, una luce per loro si è vista.


 


In India, e la notizia viene confermata dall’agenzia cattolica UCAN, i nazionalisti indù accusano ingiustamente i cristiani di quello che chiamano “rapimento di persone per conversione”.


 


Un tribunale nello stato indiano di Madhya Pradesh, il 30 ottobre, ha rilasciato sette bambini cristiani portati in una casa di accoglienza una settimana prima. Le due donne che viaggiavano con loro, Anita Joseph e Amrit Kumar, sono state arrestate e accusate di rapimento.


 


La ragione? La polizia ha detto che le donne sono state arrestate dopo che un gruppo indù ha denunciato che i bambini, tutti di età inferiore ai 14 anni, sono stati portati a Mumbai in treno per la conversione al cristianesimo.


 


Ma la verità è che tutti e sette i bambini erano già cristiani, così come anche i loro genitori, i quali hanno confermato in una conferenza stampa del 30 ottobre, che tutti i loro figli sono cristiani e battezzati, e che le due donne li stavano portando a Mumbai con il loro permesso.


 


"Questo sta diventando un modello motivato dal punto di vista politico per combattere i cristiani", ha affermato A. C. Michael, rappresentante dell’Alleanza per la difesa della libertà (ADF), un forum di avvocati che offrono consulenza legale ai cristiani.


 


"È parte di una strategia", ha detto: "Scaricare l'energia, il tempo e le risorse dei cristiani e spingerli in modo che non abbiano una vita pacifica normale per fare quello che dovrebbero fare".


 


Il vescovo cattolico Mons. Vincent Barwa di Simdega, da parte sua, ha dichiarato chela situazione si è aggravata nel suo stato di origine di Jharkhand dopo che una nuova legge è stata approvata in agosto per limitare l’adesione al cristianesimo.


 


Nel Nepal, il Parlamento ha varato una legge che criminalizza la cosidetta“conversione religiosa”. In pratica, basta che un cristiano in Nepal parli della sua fede per esempio ad un parente o vicino di casa per poter essere accusato di tentare di"convertirli".


 


Uno dei partner dell’associazione Christian Solidarity Worldwide (CSW) in Nepal, Tanka Subedi, riassume così la situazione: "Non vogliamo che i cristiani siano arrestati e messi in prigione ... preghiamo per ottenere la libertà".
















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Nel Laos, nel mese di settembre, la polizia ha arrestato sei coppie cristiane e le ha interrogate per otto ore, spingendoli a rinunciare alla loro fede: "Chiunque sia cristiano non sarà in grado di ottenere alcun aiuto dal governo", hanno detto alle coppie. Inoltre, tutte "le famiglie cristiane saranno isolate dal resto del villaggio".

Ma qualcosa di muove… e lo fa il governo americano!

Infatti, il Vice-Presidente USA Mike Pence visiterà Israele ed Egitto alla fine di dicembre con la missione di affermare con forza che in Medio Oriente è giunto il momento “di porre fine alla persecuzione dei cristiani!”

Mike Pence ha assicurato che “il Presidente Trump si impegna ad aiutare i popoli perseguitati a recuperare le loro terre, tornare nelle proprie case, ricostruire la loro vita e rimettere le proprie radici nelle loro terre d'origine”.

Il Vice Presidente USA ha anche preannunciato l'intenzione dell'Amministrazione USA di gestire direttamente finanziamenti e aiuti a favore dei cristiani in Medio Oriente, collaborando con organizzazioni religiose e senza più passare attraverso gli organismi ONU.

Alcuni cristiani, non cattolici, hanno scelto di fare del 5 di novembre prossimo un giorno di preghiera per i cristiani perseguitati.

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13/11/2017 12:42
 
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Le persecuzioni contro i cristiani
non sono state messe in atto soltanto da fondamentalisti islamici o indù, o dal regime comunista.

 

In Europa, l’Osservatorio sull’intolleranza e sulla discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDCE), organizzazione non governativa con sede a Vienna, già segnalava come nei nostri paesi i casi di intolleranza e di discriminazione nei confronti dei cristiani siano in aumento.

 Tre o quattro episodi negli ultimi 30 giorni – fra i tanti altri – testimoniano quanto scritto prima:

 In Francia, il Consiglio di Stato francese ha ordinato la rimozione della croce che sovrasta un monumento eretto alla memoria di S. Giovanni Paolo II.

Siamo nella piccola cittadina di Ploermel, di nemmeno 10.000 abitanti, nella Bretagna. Nella piazza del borgo è stata eretta una statua donata dall'artista russo Zurab Tsereteli: una scultura del Pontefice in piedi, con le mani giunte, sopra un semplice arco sormontato da una croce.

 

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Questa croce ha dato fastidio ed è stata giudicata offensiva da alcuni laicisti estremisti e così dovrà essere rimossa. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato francese, motivando la sua decisione con il fatto che la croce viola la legge sulla separazione fra Stato e Chiesa.

E questo, dopo più di 1.500 anni di cristianesimo in Francia, da quando, nel Natale del 496, Clodoveo Re di Francia si convertì alla religione cattolica davanti al Vescovo San Remigio, facendosi battezzare insieme ai suoi uomini.

In Germania, tramite il bollettino della Parrocchia di Werl, siamo stati informati di un sacerdote oltraggiato e attaccato da un cittadino di religione islamica in un supermercato nel Nord Reno-Westfalia. Questa è la testimonianza del sacerdote:

"Sabato, nel primo pomeriggio, ero in fila per pagare alla cassa del Lidl a Werl.Indossavo i miei abiti ordinari di tutti i giorni, così ero riconoscibile come sacerdote. Il supermercato era piuttosto gremito, tutte le casse erano aperte.

“Proprio di fronte a me c’era una signora, probabilmente straniera. Metteva la spesa sul rullo del registratore di cassa, quando è stata raggiunta dal marito. Questo, quando mi ha visto, ha iniziato a maledirmi nella sua lingua di origine.

“Non ho reagito in alcun modo. Ma l'uomo in questione ha poi afferrato il mio carrello e ha cominciato a scuoterlo e spingerlo mentre continuava ad insultarmi: "Specie di miscredente, specie di maiale”.
 
"Senza dire niente, io ho chiamato immediatamente, con il mio cellulare, il numero della polizia, che si è dimostrata incompetente. Nessuna delle persone intorno a noi ha detto niente”.

La cosa più scandalosa è il fatto che la polizia si è dimostrata incompetente e nessuno ha detto niente.

Ma c’è anche l’Italia. La “Nuova Bussola Quotidiana” si domanda: un’Ave Maria recitata in un’aula universitaria può provocare la reazione rabbiosa di studenti e persino del rettore?

Bene, continua la Nuova BQ, la risposta è sì. Il fatto in questione è accaduto a Macerata. La professoressa si chiama Clara Ferranti ed insegna linguistica e glottologia.

La professoressa aveva seguito le vicende legate al Rosario polacco per la difesa della patria e aveva aderito alla maratona di preghiera di sostegno che anche in Italia ha visto il prodigarsi di migliaia di cattolici con la corona in mano.

L’appuntamento era fissato per il 13 ottobre alle 17.30 ed in quel momento la prof. era immersa nella terza ora della sua lezione. Dunque propose ai suoi studenti “di recitare un’Ave Maria per la pace. Chi non vorrà, si asterrà”.

Apriti cielo! Si è scatenato il finimondo: post su Facebook, falsità, offese, inni a satana e persino la dura reprimenda del rettore che, con un linguaggio burocratico e ministeriale, le ha rimproverato che a scuola certe cose non si fanno, dopo aver chiesto scusa agli studenti che si sono sentiti offesi.

La Nuova BQ ha raggiunto la professoressa e ha scoperto che a farle più male non sono state le critiche, ma le falsità sul suo conto. Quali? “Ad esempio che alcuni ragazzi sono dovuti uscire dall’aula, o che la preghiera sia stata imposta, così come è falso che abbia dato un’occhiataccia a chi non si è unito in preghiera. Ho soltanto chiesto loro di restare in piedi in segno di rispetto”.

La docente sta comunque ricevendo la solidarietà di tantissime persone che la stanno sostenendo, ma non dell’università.

Invece, il vescovo di Macerata, Mons. Nazzareno Marconi, l'ha difesa con un commento tagliente: “Grazie all'università, ai non credenti e agli anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza”

Nestle ed altre aziende cancellano la croce. La Nestle da tempo utilizza un'immagine delle famose cupole blu della Chiesa della Resurrezionesull'isola greca di Santorini per la confezione del suo popolare yogurt greco. La chiesa è sormontata da croci bianche e sullo sfondo viene mostrato il mare Egeo.

Ma recentemente, la Nestlé ha semplicemente tolto le croci della Chiesa con il programma Photoshop e nessuna spiegazione è stata data.

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Questa, comunque, è una tendenza che cresce in Europa. Il francese Carrefour, il greco Megval ed il tedesco Lidl seguono la stessa linea, amputando digitalmente la croce dai loro prodotti.

 

Un portavoce di Lidl ha cercato così di spiegare l'eradicazione della Croce: “Evitiamo l’uso di simboli religiosi perché non vogliamo escludere nessuna credenza religiosa… Siamo un'azienda che rispetta la diversità”.

 

Lidl ha ripetuto la stessa cosa in Italia, sul suo yogurt "Eridanous" che mostra la chiesa di San Antonio Abate di Dolceacqua, in Liguria, senza la croce sulla facciata.

 

Ma questa volta, non le è andata bene. Dopo le proteste del sindaco Fulvio Gazzola, il caso si è chiuso con le scuse di Lidl"Lidl Italia si scusa con i clienti e gli abitanti del borgo per questo errore del tutto involontario”.

 


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12/01/2018 11:06
 
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Quello che si temeva è infatti successo. Ancora un Natale di sangue per i cristiani che vivono nei paesi a maggioranza islamica.


 Due sono gli esempi di questa drammatica situazione: il primo riguarda il barbaro attacco ai cristiani copti in Egitto, colpiti da arma da fuoco, fuori dalla chiesa di San Mena, alla periferia del Cairo. In totale sono nove le vittime, due delle quali in un negozio.











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Finisce così, ancora nel sangue, un 2017 durissimo per la comunità cristiano-copta d'Egitto, che conta circa 6 milioni di persone, già vittima nell’ultimo anno di numerosi attentati da parte di miliziani dell’Islam radicale che hanno provocato più di cento morti.


 Il secondo esempio invece ci porta in Pakistan, dove un attacco rivendicato dallo Stato Islamico ha colpito una chiesa cristiana nella provincia di Beluchistan, causando 13 morti e 56 feriti.


 Ma oggi vorrei anche condividere con te un nuovo testo proprio sulle persecuzioni a danno dei cristiani in tante parti del mondo.


 Si tratta del nuovo libro di Gian Micalessin, nota firma de Il Giornale e degli Occhi della Guerra (con cui l’Osservatorio ha l’onore di collaborare già da qualche tempo),“Fratelli traditi”, che esce nelle librerie il 16 gennaio.


 Il grande merito di questo libro è proprio questo: rompere lo scandaloso silenzio sul tema dei cristiani perseguitati e torturati.


Ma questa notizia non ha avuto la rilevanza e l’attenzione che meriterebbe in Occidente, tanti hanno deciso di chiudere gli occhi di fronte ad una tale tragedia e significa rinnegare le proprie origini e se stessi. Si tratta di un vero e proprio suicidio.


 È vero che ogni tanto alcune autorità, sia civili che religiose, si manifestano, e condannano anche la persecuzione inflitta ai cristiani, soprattutto nei paesi a maggioranza islamica.


Ma le loro parole non sono seguite da atti concreti per porre fine a questa sciagura. Asia Bibi, la madre di famiglia pakistana, che da 10 anni languisce in carcere con l’accusa di “blasfemia” ne è un palese esempio. Fino ad ora, la cosiddetta“diplomazia” non ha ottenuto nessun risultato.


 Micalessin dimostra, dati e fatti alla mano, che sono numerosi i paesi al mondo dove i cristiani vengono maltrattati e oppressi, dalla Cina all’India, dalla Corea del Nord all’Egitto.


 Secondo i dati del rapporto elaborato da Aiuto alla Chiesa che soffre” nell’ultimo biennio la situazione è degenerata ed i cristiani soffrono, nella quasi totale indifferenza dell’Occidente.


Intervistato da Tatiana Santi lo scorso 9 gennaio, Micalessin spiega perché ha deciso di scrivere questo libro, e risponde così alla domanda “Perché in Occidente non se ne parla e perché questo problema non fa notizia?"








“Perché l’Occidente purtroppo ha dimenticato le proprie radici, la propria identità e persegue un vago laicismo che non si capisce dove voglia arrivare.


 “Sì, non a caso ho chiamato il libro “Fratelli traditi”. Quando tradisci un fratello tradisci te stesso, la tua famiglia, il tuo passato e le tue origini.


 “Non guardare a quello che succede ai cristiani in Siria, in Iraq, in tutto il Medio Oriente, in Egitto, ma anche in India e in Cina significa non sapere che dal Cristianesimo sono scaturiti i principi e le idee che hanno garantito all’Occidente la democrazia e la capacità di difendere i diritti umani.


 “Chiudere gli occhi significa non saper più qual è la propria bussola, qual è il proprio passato e la base della propria civiltà. Tutto ciò significa commettere un suicidio.


 “Il rischio è quello di una grande crisi della civiltà occidentale ed europea. L’Europa oggi ricorda un po’ la crisi dell’Impero romano nel V secolo d.C., quando una grande civiltà ha perso i richiami con il proprio passato e la propria identità.


“Quindi questa civiltà frana perché le frontiere si infrangono e chi c’è dentro non ha più la forza spirituale per reggere il contrasto con chi arriva dall’esterno”.





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12/01/2018 11:14
 
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Anche le censure sono una forma di persecuzione, non di carattere violento, ma che a lungo andare può diventare molto grave, se non ci si adegua alla volontà imperante:

Il Natale censurato, fine della libertà religiosa?

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Cari amici,

 

Il mondo occidentale vuole le vacanze e persino le festività, ma pretende di cancellare la ragione delle feste religiose e civili.

Il Natale è passato, una natale in cui in Cina come in Europa e negli Stati Uniti si è voluto abolire ogni segno della ragione, ogni segno della nascita di Gesù. Presepe, Canti di Natale, immagini di Santa Claus tutto deve essere eliminato, abolito, cancellato.

Quello che è accaduto nelle scorse settimane in tutto il mondo è chiaro: il potere dominante, il politicamente corretto vuole abolire tutte le religioni abramitiche e in particolare il Cristianesimo, il Cattolicesimo dalla memoria della società.

Alla Diocesi Cattolica di Washington D.C., dopo una intensa ma breve disputa legale, lo scorso 18 dicembre è stato VIETATO l’affissione sui mezzi di trasporto pubblico cittadino di cartelloni pubblicitari che ritraevano l’immagine di pastori in cammino sotto la stella cometa. Perché per il Giudice l’immagine dei pastori era poco commerciale.

Il Presepe, rappresentazione creata da S.Francesco della nascita di Gesù, è già messo al bando sia dai social media, sia dalle scuole francesi.

Facebook dallo scorso 16 dicembre ha censurato alcune immagini del Presepe esposto in Piazza San Pietro, giudicate troppo ‘sessualmente suggestive e provocanti’.

Le ‘Femen’ hanno cercato di rapire il bambinello in Piazza San Pietro lo scorso 26 dicembre.

Lo stesso Papa Francesco si è dovuto accorgere del fenomeno di censura e snaturamento del Natale nel mondo occidentale, si è spinto a denunciare l’attentato terroristico alle radici cristiane nell’ultima Udienza del Mercoledì (27 dicembre) dicendo :“Ai nostri tempi, specialmente in Europa, assistiamo a una specie di “snaturamento” del Natale: in nome di un falso rispetto che non è cristiano, che spesso nasconde la volontà di emarginare la fede, si elimina dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù”.

Negli stessi giorni il film a cartoni animati “The Star”, è stato censurato in una scuola francese. Nella scuola di Langon, in Gironda (Francia), un centinaio di studenti stavano vedendo il fim a scuola, ma l’insegnate si è accorta che al centro della storia c’erano Maria, Giuseppe e la nascita del bambino Gesù, ha interrotto la proiezione. Non “è abbastanza rispettoso dello spirito secolare della nazione”. Aboliti Natale, bambinello Gesù, Presepe e cartoni animati natalizi, cosa rimarrà a bambini e adulti occidentali della memoria cristiana? In Cina si è fatta la stessa cosa, il Partito Comunista ha vietato “celebrazioni, immagini, celebrazioni religiose e sociali”, vitando e arrestando indiscriminatamente. La Cina comunista è il nuovo modello di libertà religiosa per il laicismo occidentale?


[Modificato da Credente 12/01/2018 11:16]
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17/01/2018 13:51
 
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Sui social circolano le terribili immagini del 31 dicembre. Padre Albanese: l'unica voce che resta è quella della Chiesa


+++Attenzione contiene immagini forti ++++


Una repressione che è passata sotto traccia, silenziosa. Dodici morti, decine di feriti, dodici chierichetti arrestati, persino internet oscurato. Il bilancio delle manifestazioni dell’ultimo giorno del 2017 per i cattolici della Repubblica democratica del Congo è stato drammatico.


Le immagini e i video di quelle giornate che circolano in queste ore sui social network fanno accapponare la pelle.



 


Le autorità del Congo hanno usato il pugno di ferro per impedire ai cattolici di protestare contro la permanenza al potere del presidente Joseph Kabila, il cui mandato sarebbe scaduto a fine 2016.


Il “gioco” di Kabila


Alla fine del 2016, l’accordo di Saint Sylvester sembrava offrire una via d’uscita alla crisi del Congo. Vennero richieste elezioni entro la fine del 2017, dopo le quali Kabila avrebbe lasciato il potere. Nel corso dell’ultimo anno, tuttavia, il suo regime ha fatto marcia indietro. A novembre, la commissione elettorale ha annunciato un nuovo programma – con un voto alla fine del 2018, estendendo la presidenza di Kabila per almeno un altro anno (L’Indro, 8 gennaio).









L'immagine può contenere: una o più persone



L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi e spazio all'aperto



L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi



L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi, folla e spazio all'aperto



L'immagine può contenere: una o più persone



 









Così il giorno di San Silvestro 2017 è diventata la giornata in cui i cattolici si sono concentrati nella capitale Kinshasa per manifestare pacificamente contro Kabila.



Sospese le preghiere


A Notre-Dame del Congo, la cattedrale di Kinshasa, le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni all’arrivo del leader dell’opposizione Felix Tshisekedi. Agenti e soldati sono entrati nel complesso della chiesa principale, chiedendo alla gente di andare via. Da parte sua il sacerdote ha invitato a «tornare a casa in pace perché c’è un impressionante dispositivo militare e di polizia pronto a sparare».


«Mentre stavamo pregando, i soldati e la polizia sono entrati e hanno usato gas lacrimogeni in chiesa», durante la celebrazione della messa, ha raccontato all’agenzia France Presse (31 dicembre) un fedele della parrocchia di St Michael, nel centro della capitale. «La gente è caduta, i soccorritori stanno rianimando le vecchie signore cadute. Ma il sacerdote non ha smesso di dire messa, ha continuato con i cristiani che non sono fuggiti», ha riferito Chantal, un’altra parrocchiana.

L’arresto dei chierichetti

La stessa agenzia ha dato notizia dell’arresto di 12 chierichetti che in abiti liturgici si erano messi alla testa della “marcia pacifica” contro Kabila. I ragazzi, uno dei quali portava un grande crocifisso, sono stati caricati su un veicolo della polizia (La Repubblica, 31 dicembre).

 

L’assurdo comportamento di Francia e Spagna

Padre Maurizio Albanese, missionario comboniano, direttore della rivista “Popoli e Missioni”, esperto di questioni africane, denuncia ad Aleteia l’atteggiamento ambiguo della politica internazionale sulla gravissima situazione del Congo. In particolare di Francia e Spagna.

«Se da una parte è vero che il capo della diplomazia dell’Unione Europea (Ue), Federica Mogherini, abbia denunciato, lo scorso 3 gennaio, il ricorso alla violenza, l’attacco alla libertà di espressione e il blocco dei mezzi d’informazione da parte del governo di Kabila – evidenzia padre Albanese – la Ue non ha minacciato nuove sanzioni contro Kinshasa. Infatti, stando a fonti diplomatiche accreditate a Bruxelles, i governi di Francia e Spagna, avrebbero impedito che vi fosse una presa di posizione più esplicita».

Un Paese ricco e appetibile

È evidente, prosegue Albanese, che, come al solito, dietro le quinte, si celano interessi economici strategici. Stiamo parlando, è bene rammentarlo, di un Paese che possiede il 34% delle riserve mondiali di cobalto, il 10% di quelle di oro, oltre il 50% di rutilio, per non parlare degli ingenti depositi di diamanti, uranio, cassiterite, petrolio e gas naturale. Inoltre, sul territorio congolese si trova circa il 70% delle risorse idriche dell’Africa e dalla sua foresta pluviale si ricava legname d’ogni genere esportato in tutto il mondo.

“Dall’Europa serve coerenza!”

Negli ultimi vent’anni, ricostruisce il missionario comboniano, «vasti settori geografici del Paese, soprattutto sul versante orientale, sono stati teatro di scontri che hanno coinvolto una galassia di gruppi ribelli, molti dei quali finanziati e sostenuti dai Paesi limitrofi (Uganda e Rwanda), coinvolti nell’estrazione illegale delle ricchezze del sottosuolo. Secondo autorevoli fonti della società civile, la svolta sarà davvero possibile nella misura in cui vi sarà maggiore coerenza da parte della comunità internazionale, Europa in primis».

Infatti, dopo l’elezione di Emmanuel Macron alla presidenza francese, Parigi e Kinshasa hanno stretto fitte relazioni diplomatiche.

Onu e Belgio in controtendenza

La posizione di Francia e Spagna è certamente condivisa anche da altre potenze straniere, fa notare padre Albanese, «come il governo cinese che è tradizionalmente allergico all’agenda dei diritti umani, soprattutto quando si tratta di affari. Per carità, sarebbe ingiusto fare di tutte le erbe un fascio. Le Nazioni Unite, per bocca del segretario generale Antonio Guterres, hanno sollecitato il governo congolese a “rispettare i diritti del popolo congolese alla libertà di espressione e alla pacifica manifestazione”.  E anche il governo belga ha deplorato “la brutale repressione” di San Silvestro».

La rabbia (piuttosto isolata) del cardinale

Alla prova dei fatti, l’ex Zaire potrebbe essere un paradiso terrestre anche se poi, andando avanti di questo passo, rischia davvero l’implosione. «Non rimane che la voce della Chiesa, in particolare quella dell’arcivescovo di Kinshasa, il cardinal Laurent Monsengwo», ha commentato padre Eliseo Tacchella, missionario comboniano e profondo conoscitore della situazione congolese.

Il porporato ha infatti usato parole inequivocabili e molto dure dopo quel 31 dicembre, definendo «mediocre» l’attuale classe politica e «barbari» gli uomini in uniforme che hanno perpetrato le violenze di fine anno. «È tempo per i mediocri di andarsene», ha detto in un comunicato, rilanciato dalla stampa internazionale, lo scorso 2 gennaio.

 

“Potrebbe esplodere da un momento all’altro”

L’arcivescovo di Kinshasa ha condannato pubblicamente le violenze dei militari al soldo di Kabila, in particolare «il fatto di aver impedito ai fedeli cristiani di entrare in chiesa per partecipare alla celebrazione eucaristica nelle diverse parrocchie di Kinshasa – come si legge nel comunicato – il furto di soldi, di cellulari, la ricerca sistematica delle persone e dei loro beni all’interno della chiesa e per le strade, l’ingresso dei militari, le uccisioni, l’uso delle armi contro i cristiani che avevano in mano bibbie, crocifissi e statue della Vergine».

Una cosa è certa, sentenzia Albanese:  «L’ex Zaire è davvero una grande polveriera che potrebbe esplodere da un momento all’altro».

Il “sordo” 

Papa Francesco aveva compreso da tempo la gravità del caso Congo. Aveva ricevuto in udienza Kabila, il 26 settembre del 2016 in Vaticano,  sottolineando, conclude il direttore di Popoli e Missioni, «l’importanza della collaborazione tra gli attori politici e i rappresentanti della società civile e delle comunità religiose, in favore del bene comune, attraverso un dialogo rispettoso e inclusivo per la stabilità e la pace nel Paese».

Purtroppo, nel caso di Kabila, chiosa Albanese, «è proprio vero quello recita il proverbio: “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”».


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18/01/2018 11:21
 
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Escono dalla messa di Capodanno: è strage di cristiani in Nigeria



 




Attentato con almeno 17 morti a sud del Paese, dove la persecuzione è ai massimi livelli. L'ombra del terrorismo


Uomini armati hanno aperto il fuoco su un gruppo di fedeli che tornavano dalla Messa di mezzanotte, a fine anno, nella città di Omoku, nei pressi di Port Harcourt, nel sud della Nigeria, uccidendo almeno 17 persone. Sarebbero 12 i feriti.


Molti dei dettagli vanno ancora chiariti e quello che si sa finora è stato reso noto da una fonte della polizia e da un parente di una delle vittime. A dare la notizia è stato il giornale nigeriano Indipendent (2 gennaio).


Una taglia da 450mila euro


Il responsabile per l’informazione di polizia dello Stato di Rivers, Nnamdi Omoni, non ha confermato al momento il bilancio delle vittime, ma ha riferito che è stata lanciata dalle autorità «una caccia all’uomo per assicurarsi che i banditi vengano arrestati e processati».


Le autorità locali hanno anche offerto una ricompensa di 200 milioni di mairas, pari a circa 450.000 euro, a chi dia informazioni che portino alla cattura dei responsabili, la cui identità è ignota (Avvenire, 2 gennaio).



Doppia azione


La strage è avvenuta intorno alle 12:20 di notte. Stando a quanto riportato dal Nigeria Independent, gli assalitori hanno effettuato un attacco coordinato contro i cristiani che ritornavano dai servizi religiosi in due luoghi diversi, a Kirigani e Oboh, aree della comunità di Aligwu.


Finora non ci sono state rivendicazioni da parte di gruppi terroristici. Ma i sospetti, scrive Il Messaggero (2 gennaio), ricadono su un gruppo di miliziani noto per sequestri e uccisioni nell’area del Delta del Niger.



L’assalto nella cattedrale della convivenza


Come riferisce all’Agenzia Fides (3 gennaio) padre Patrick Tor Alumuku, direttore dell’ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Abuja, dall’inizio dell’anno si stanno verificando una serie di attacchi contro i cristiani a Ilorin, capitale dello stato federato di Kwara, nell’ovest della Nigeria.


Secondo il religioso negli assalti, alcuni dei quali si sono verificati anche oggi, è stata attaccata pure la cattedrale di Ilorin, città in cui «convivono finora pacificamente una maggioranza di musulmani e una forte componente cattolica. È la prima volta che accade una cosa del genere. La cattedrale è stata attaccata la notte di capodanno», ha affermato padre Alumuku.


L’omicidio del Cairo


Sempre a Capodanno, ma questa volta in Egitto, alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro un negozio di liquori nei pressi del Cairo, uccidendo dei cristiani copti. Le vittime conoscevano bene il proprietario del negozio, che è invece rimasto illeso.


L’ “agonia” dei copti


Il sospetto è arrivato a bordo di un tok-tok, triciclo a motore, sparando con un fucile in direzione del negozio, prima di fuggire. Non si è chiarito finora se l’attacco fosse avvenuto perché le vittime erano copti o perché il negozio vendeva alcool. La comunità copta era stata colpita due giorni prima da due attentati a una chiesa e a un negozio nella periferia del Cairo (L’Osservatore Romano, 2 gennaio).




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19/01/2018 12:01
 
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La settima scorsa Open Doors, in italiano Porte Aperte – la missione cristiana con sede negli USA che assiste i cristiani perseguitati a causa della loro fede in più di 60 paesi – ha pubblicato la WORLD WATCH LIST 2018, la nuova lista dei primi 50 paesi al mondo dove la persecuzione ai danni dei cristiani è più atroce e violenta.
















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Primo dato degno di nota:

 

- cresce ancora in termini assoluti la persecuzione anti-cristiana nel mondo, oggi sono oltre 215 milioni i cristiani perseguitati.

 Corea del Nord ed Afghanistan raggiungono il punteggio massimo di oppressionedei cristiani secondo la WWList 2018 (periodo di riferimento 1 novembre 2016 – 31 ottobre 2017).

 Tuttavia è il Pakistan (5° posto nella WWL2018) ad avere l’infelice primato di nazione col più alto punteggio nella violenza contro i cristiani:

 - 3.066 cristiani uccisi a causa della loro fede 

- 15.540 edifici di cristiani attaccati tra chiese, case private e negozi.

 Si può stimare che 1 cristiano ogni 11,5 nel mondo subisce un’elevata persecuzione.Libia (7°) e India (11°) sono le nazioni che hanno fatto un balzo di 8 punti, scalando la classifica.

 In particolare l’India deve questa escalation di intolleranza anti-cristiana alla crescente influenza del radicalismo induista: oltre 24.000 cristiani indiani sono stati aggrediti nel periodo in esame.

 Le new entry sono il Nepal (che vola al 25°) e l’Azerbaigian (45°), mentre ad uscire dai primi 50 sono la Tanzania (per un miglioramento) e le Isole Comore (situazione sostanzialmente invariata, esce perché altri peggiorano).

 L’oppressione islamica continua ad essere la fonte principale della persecuzione dei cristiani, non solo confermandosi ma estendendo anche la sua morsa in varie aree.

 Tuttavia, ciò che deve far riflettere è l’ascesa del nazionalismo religioso come prorompente fonte di persecuzione anti-cristiana (e di altre minoranze), con l’esempio emblematico della succitata India.

“L’intolleranza sociale e lo sfruttamento politico di tale intolleranza sono il veleno di questo periodo storico. Infatti la persecuzione anti-cristiana va ben oltre il numero dei martiri o le distruzioni di edifici cristiani.

 “Essa si manifesta negli arresti senza processo, nei licenziamenti, nella violazione di diritti fondamentali come l’istruzione e le cure mediche, nelle campagne denigratorie e nel bullismo, ...

 ... ma anche nei 1.240 matrimoni forzati e oltre 1.000 stupri, cifre che celano vite devastate a causa di una scelta di fede e, ribadiamo, cifre che purtroppo sono da considerare punti di partenza poiché potenzialmente enorme è la realtà sommersa dei crimini non denunciati o non registrati contro i cristiani in molti paesi”, dichiara Cristian Nani, il direttore di Porte Aperte.

 

Da parte nostra, l’Osservatorio sulla Cristianofobia continuerà il suo lavoro di denuncia per far conoscere questi orrori e queste profonde ingiustizie.

 Ecco perché L’Osservatorio sulla Cristianofobia, insieme al tuo aiuto, vuole continuare il suo impegno in questo senso, nella difesa dei cristiani perseguitati! Questo lavoro è fondamentale per opporsi alla loro reiterazione.

 Non staremo solo accanto con la preghiera a questi nostri fratelli, che ogni giorno mettono in pericolo la loro vita per professare il Vangelo, ma faremo tutto quanto è in nostro potere per denunciare e smuovere le istituzioni affinché agiscano concretamente per difendere la libertà religiosa di ogni cristiano nel mondo!


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27/01/2018 12:22
 
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l caso Asia Bibi in Pakistan – la madre di famiglia cristiana condannata a morte con l’ingiusta accusa di blasfemia - non è l’unico caso di persecuzione ai danni dei cristiani in quel paese.


 Nel Pakistan, la persecuzione contro i cristiani fa parte della vita di tutti i giorni. Infatti, ai giovani musulmani viene insegnato a trattare i credenti con disprezzo, addirittura a perseguitarli, perché considerati parte di una “casta intoccabile”.











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Il caso della famiglia Masih è emblematico. L’Osservatorio sulla Cristianofobia ne ha già dato notizia. Adesso Open Doors, l’agenzia americana di aiuto ai cristiani perseguitati, ci offre più dettagli di questa vicenda, per illustrare quanto i cristiani siano vittime della persecuzione nel Pakistan.


 La famiglia Masih non dimenticherà mai quel 30 agosto del 2017. E’ stato l’ultimo giorno in cui Ilyasab Masih e sua moglie hanno visto in vita il loro figlio di 17 anni, Sharon.


 In quella giornata estiva, nel loro villaggio nel Pakistan orientale, la famiglia Masih venne a sapere che il loro figlio era stato picchiato a morte nella sua classe da un altro studente, perché Sharon, essendo cristiano, aveva bevuto dallo stesso bicchiere d'acqua dei suoi compagni di classe musulmani.


 Quel giorno, Raza Ahmed, uno studente musulmano, impedì a Sharon di bere l’acqua dal bicchiere che lui ed i suoi compagni di classe musulmani stavano utilizzando.Per loro, Sharon era un infedele che non avrebbe mai dovuto toccare il bicchiere che i musulmani stavano usando, tanto meno bere da quel bicchiere.


 Era in classe che seguiva la lezione di studi islamici (un corso che tutti gli studenti pakistani sono costretti a seguire a prescindere dalle loro convinzioni), quando Raza ha iniziato a picchiarlo ed ha continuato anche quando cadde a terra, scalciando Sharonfino a renderlo incosciente. Morì poco dopo.


 


La famiglia Masih è tra i 3,9 milioni di cristiani in Pakistan perseguitati per la loro fede. Sono spesso trattati con disprezzo, provengono da una “casta intoccabile”, questo spiega il perché molti musulmani si rifiutano di bere e mangiare con loro per paura di essere contaminati.


 


Due mesi prima della morte di Sharon, un operatore ecologico cristiano nella provincia di Sindh, sempre in Pakistan, morì dopo che tre medici si rifiutarono di toccarlo durante il Ramadan (il mese santo islamico), perché lo consideravano “impuro”.


 


Gran parte della persecuzione cristiana proviene da gruppi islamici radicali che prosperano sotto il favore dei partiti politici, dell'esercito e del governo.


 


Questi gruppi radicali islamici gestiscono migliaia di madrasa (centri di educazione islamica) dove giovani come Raza vengono istruiti e incoraggiati a perseguitare le minoranze religiose come i cristiani.


 


Il Pakistan ha anche le più famigerate leggi sulla cosiddetta blasfemia nel mondo, che sono usate apposta contro le minoranze religiose.


 


Asia Bibi è ancora in carcere, otto anni dopo essere stata arrestata rimane nel corridoio della morte condannata per il “crimine” di blasfemia.


 


L’Osservatorio sulla Cristianofobia è intervenuto sul caso di Asia Bibi. Sia nella sfera europea, con una petizione a Jan Figel, Rappresentante dell’UE per la promozione della libertà di religione al di fuori dell’Unione, sia in Italia, con una petizione al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.


 


L’Osservatorio sulla Cristianofobia ha anche inviato la protesta dei suoi sostenitori all’Ambasciata del Pakistan a Roma, che non ha dato nessuna risposta.


 Il fatto è che l'omicidio di Sharon ha intensificato la paura tra i cristiani pakistani, come riferisce World Watch Monitor. Ma la vicenda di Sharon è soltanto un esempio di una serie di incidenti che sono successi in Pakistan nel 2017, come ad esempio:








 Un ragazzo cristiano di 16 anni analfabeta fu costretto a bestemmiare per sfuggire alla violenza della folla a Gujranwala, 217 miglia a nord-est di Vehari.


 • Un infermiere cristiano di 16 anni vicino a Gujrat, appena a nord di Gujranwala, è stato accusato di blasfemia dopo aver avuto una conversazione con i colleghi.


 • Uno studente musulmano è stato linciato dalla folla in un'università nella città settentrionale di Mardan, per aver “condiviso contenuti blasfemi su Facebook”, un'affermazione che in seguito si è rivelata falsa.








“L'omicidio di Sharon Masih rende evidente quanto possa essere estremista, ostile e intollerante l'Islam radicale”, afferma Wybo Nicolai, direttore dei servizi esterni di Open Doors.


 Per tutto questo, chiedo le tue preghiere per gli studenti ed i giovani cristiani in Pakistan che, come Sharon Masih, affrontano sempre più la violenza fisica dei compagni di classe musulmani.


 Chiedo anche le tue preghiere per i genitori cristiani che devono mandare i loro figli a scuola sapendo che probabilmente saranno sottoposti a lezioni islamiche e persecuzioni da parte dei compagni di classe musulmani.


Soprattutto, chiedo le tue preghiere per i convertiti pakistani di origine musulmana, che sono quelli che soffrono di più la persecuzione. I gruppi radicali islamisti li vedono come apostati e la loro famiglia, i loro amici e i loro vicini vedono la loro conversione come vergognosa per la comunità.


 Infine, chiedo le tue preghiere per la sicurezza e la protezione delle donne e delle ragazze cristiane in Pakistan, che devono vivere sotto la minaccia del rapimento, dello stupro e del matrimonio forzato.


 Le azioni dell’Osservatorio sulla Cristianofobia proseguiranno senza tregua, rinnovando quotidianamente l’impegno ad informare e sollecitare coloro che sono incaricati alla difesa della libertà dei cristiani in Italia e nel mondo.


 





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20/02/2018 16:08
 
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News dall’UCAN, fidatissima agenzia di notizie cattolica dell’Asia.

Adesso, e questo da alcune settimane, gli estremisti indù hanno intensificato la loro campagna d'intimidazione verso le istituzioni educative cristiane, comprese le università cattoliche.

Recentemente, la polizia ha dovuto proteggere il campus del St. Mary’s College di Vidisha, nello stato del Madhya Pradesh, nell’India centrale, dopo che circa 800 giovani radicali indù ne hanno scalato i muri con la scusa di compiere un cosiddetto rituale patriottico, detto Bharat Mata Aarti, una personificazione della cosiddetta Madre India rappresentata dalla dea indù Durga.

Questa era la scusa. Ma secondo l'arcivescovo Leo Cornelio, capo della Chiesa cattolica in questo Stato, questo cosiddetto rituale non ha nulla a che fare con il patriottismo.

Il vero obbiettivo era quello di screditare le istituzioni della Chiesa, con lo scopo di ottenere il totale controllo dei suoi beni.

L'arcivescovo ha chiarito che le scuole e le università cattoliche sono assolutamente in regola con la Costituzione del Paese e che “nessuno può portarcele via".

Già a inizio gennaio, degli attivisti indù radicali avevano ingiustamente accusato un’altra istituzione cattolica, la St. Joseph Convent School, di aver sospeso degli studenti per aver recitato lo slogan patriottico "Bharat Mata Ki Jai" (Hail Mother India).

Inoltre, negli ultimi mesi, ci sono stati una serie di attacchi alle scuole cristiane in tutta l'India del Nord e in quelle delle regioni centrali.

I leader cristiani vedono questa nuova ondata di intimidazione come parte di una strategia indù per dipingere i cristiani come trasgressori che non rispettano le tradizioni indiane.
Questi elementi dell’induismo radicale militante sostengono erroneamente che gli studenti indù, che sono in maggioranza nelle scuole gestite dalle istituzioni ecclesiastiche, non sono in grado di adorare la dea dell'apprendimento, Saraswati.

Ma il vero problema è anche un altro: le istituzioni cristiane offrono un’educazione anche ai “dalit”, la cosiddetta casta degli intoccabili, e questo non è visto di buon occhio dagli indù radicali.

E così cercano di macchiare l'immagine delle istituzioni educative cristiane. Soltanto la Chiesa cattolica gestisce quasi 15.000 college e scuole in India, oltre il 40% del totale fornito da tutte le denominazioni cristiane.

I cristiani sono inoltre ampiamente impegnati nella fornitura di servizi medici e assistenza sociale.

Il forum “Persecution Relief” ha constatato che soltanto nel 2017 si sono verificati 736 crimini di odio contro i cristiani in India. “Le istituzioni cristiane sono state prese di mira in almeno il 10% di questi casi”, ha affermato il fondatore del forum, Shibu Thomas.

Sempre secondo Thomas, i fondamentalisti indù avevano già cercato di prendere le proprietà terriere e altre proprietà appartenenti a vari gruppi ecclesiastici.

Ma il fatto grave è che, continua Thomas, i teppisti mascherati da patrioti sono protetti dalle forze dell'ordine quando demonizzano le minoranze religiose.

Ti ricordo che in un rapporto del 2007, del think tank statunitense Pew Research Center, l'India è stata classificata tra le peggiori al mondo per l'intolleranza religiosa, seguita solo da Siria, Nigeria e Iraq.

Da parte sua, l’Osservatorio sulla Cristianofobia continua ad operare in difesa dei cristiani perseguitati, e questa volta lo stiamo facendo presso le istituzioni europee, specialmente presso il rappresentante Ue per la difesa della libertà di religione al di fuori dei paesi della Comunità Europea.

Non è infatti ammissibile che una minoranza di indù radicali cerchi di prendere possesso dei beni delle istituzioni religiose cattoliche – le quali hanno portato in India scuole, istituzioni di alto livello, università, ospedali, per non citare Madre Teresa – di intimidire e di perseguitare, anche in maniera cruenta, i credenti.

Nel frattempo, ti prego di rimanere al fianco dell’Osservatorio sulla Cristianofobia e di tutti i cristiani nel mondo!
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26/02/2018 15:52
 
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E il Colosseo si tinse del sangue dei martiri



Il 24 febbraio 2018 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha organizzato un evento eccezionale a Roma al fine di risvegliare le coscienze sulle persecuzioni contro i cristiani commesse in tutto il mondo. Per l’occasione, diverse vittime dirette di queste violenze sono state invitate a offrire la loro testimonianza.




La ragazza sul piazzale parla veloce. Si esprime in urdu, la sua lingua natale (e la sola che conosca). Ma una parola trasparente le torna spesso alle labbra, nel suo discorso: mama… mamma. La madre, di cui parla con emozione, è Asia Bibi, imprigionata da lunghi anni in Pakistan in nome delle leggi che castigano la “bestemmia” contro l’Islam. Asia Bibi non ha neppure commesso il crimine che le viene imputato. La sua sola colpa? Aver bevuto nel medesimo bicchiere delle sue colleghe musulmane. Essendo cristiana, quindi impura.


A dure riprese – in prima istanza e in appello – i giudici pakistani hanno ritenuto che il fatto meritasse la pena di morte. Ora i giudici della corte suprema non osano esprimersi per via delle violenze terroriste di cui si vedono già minacciati da gruppi islamisti. Un ministro, Shahbaz Bhatti, è già morto per aver apertamente sostenuto Asia Bibi. Anche lui era cristiano. Un martire.


Eisham Ashiq prosegue nel suo discorso. La sua voce accelera, si tende, si scioglie in lacrime. A sentirla, anche solo in traduzione, le gole si strozzano: la giovane raccontava il suo ultimo ricordo della madre fuori dal carcere, quando i poliziotti sono venuti ad arrestarla. La bimba aveva allora nove anni, ha visto Asia Bibi essere trascinata nella polvere, al limite dello stupro.


«È un dolore che non posso dimenticare», sospira Eisham Ashiq. Suo padre raccoglie la parola e continua: il calvario di Asia Bibi – indica – avrebbe fine se lei rinnegasse la sua fede e sposasse un musulmano. Ma lei non vuole abbandonare né Gesù né la sua famiglia.


A Roma, proprio dietro la strada donde parla la famiglia di Asia Bibi, il Colosseo s’è illuminato di rosso. Un’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre finalizzato a risvegliare le coscienze circa le persecuzioni che ancora oggi tanti cristiani subiscono in tante parti del mondo. Duemila anni dopo essere stato teatro del martirio dei cristiani, il Colosseo si unisce ai martiri e riveste simbolicamente il colore del loro sangue.


Un’altra vittima delle persecuzioni anti-cristiane è stata invitata ad esprimersi: Rebecca Bitrus, nigeriana ventottenne rapita da Boko Haram nel 2014. Il suo viso è costantemente segnato da una grande tristezza, vi si legge incisa la sofferenza. E del resto anche la sua storia è stata terribile. I suoi rapitori volevano – essi pure – convertirla all’islam, cosa riguardo alla quale ella s’è sempre ostinatamente rifiutata. Il rosario che è riuscita a conservare segretamente in tasca è il suo solo alleato.


Ma un giorno i terroristi non ne poterono più. Presero il suo figlioletto, di un anno appena, e lo gettarono nel fiume – racconta Rebecca mentre le lacrime rigavano il suo viso. Quanto a lei, la giovane è stata lungamente violentata. Dagli stupri è rimasta incinta e dà alla luce un bambino. Malgrado le terribili circostanze, lo ama e quando finalmente riesce a scappare porta suo figlio con sé.


Troppi cristiani continuano a offrire «la testimonianza del sangue versato», afferma vibrante il cardinal Parolin, braccio destro di Papa Francesco. Eppure, essi chiedono solamente di poter credere nel Vangelo, un «messaggio di amore e di perdono» offerto da un Signore tenero e misericordioso. Ma le ideologie preferiscono «sopprimere piuttosto che integrare chi sembri mettere in discussione le certezze», stigmatizza l’alto prelato.


Per Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo (anch’egli presente all’evento), la religione non è solamente un fatto privato: ciascuno deve avere la possibilità di professare liberamente la propria. E siccome l’Europa garantisce a tutti tale libertà – prosegue – è lecito domandare che essa sia applicata in tutto il mondo. Le Nazioni Unite devono così riconoscere il “genocidio” dei cristiani d’Oriente, così come ha fatto il Parlamento europeo.


Dopo il discorso, alla fine della serata, dieci lanterne volanti sono lanciate nel cielo. Dieci lanterne per dieci cristiani morti nel corso degli ultimi anni per la loro fede. Tra loro dei preti iracheni, una ragazza italiana e ancora dei missionari. Ma anche padre Jacques Hamel, assassinato in Francia da islamisti mentre celebrava la messa.


Le lampade hanno portato la loro luce, d’un giallo vivido, verso il Cielo. In esse s’è intravista l’anima dei martiri che raggiunge il Padre. A terra, il Colosseo resta imporporato del loro sangue prezioso.




[Modificato da Credente 26/02/2018 15:52]
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26/02/2018 17:09
 
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Osservatorio sulla Cristianofobia













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Malgrado rappresentino una minoranza in India, i cristiani in questo paese sono comunque 29 milioni di persone, la metà della popolazione italiana. E la loro situazione purtroppo continua ad aggravarsi. Ecco quanto sta succedendo.


 Questa settimana, le notizie ci giungono sia da World Watch Monitor che daUCANews, la fidatissima agenzia di informazione indipendente cattolica dell’Asia.


 Gli atti di intolleranza, anche fisica, degli estremisti indù verso i cristiani in India si sono raddoppiati nell’ultimo anno. Nel 2017 sono stati registrati 736 episodi di attacchi contro i cristiani contro i 348 del 2016, secondo i dati di Persecution Relief, un forum che registra la persecuzione cristiana in India.


 Le “accuse” contro i cristiani sono sempre le solite: vanno dal cosiddetto crimine di sedizione, passando per il crimine di ribellione contro l’integrazione nazionale, fino alla grottesca accusa di profanazione dei luoghi di culto indù, e anche di “insulto” alla religione indù.


 “Questo trend di accusare i cristiani di gravi crimini" è nuovo, afferma Shibu Thomas, fondatore di Persecution Relief“è una nuova tattica quella di accusare i cristiani di commettere dei gravi crimini”.


 E così, se le accuse vengono dimostrate – cosa non difficile di fronte a giudici compiacenti – l'imputato può ottenere l'ergastolo. Il fatto è che “nel 99% dei casi, gli estremisti portano falsi testimoni e accusano i cristiani di reati gravi”, ha testimoniato Thomas.


 La violenza e la persecuzione contro i cristiani è aumentata dopo che il pro-indù Bharatiya Janata Party (BJP) è salito al potere nel 2014 con l'appoggio di gruppi indù che vogliono trasformare l'India in uno stato solo indù. Questi gruppi tentano di presentare le minoranze religiose come antipatriottiche.


 Un operatore cristiano, Anil Andrias, che lavora nello stato di Uttar Pradesh, ha detto aUCANews che gli atti di violenza coinvolgono nella maggior parte dei casi attivisti indù che si oppongono alle riunioni di preghiera dei cristiani e così attaccano fisicamente i leader e le congregazioni cristiane. I cristiani vengono così picchiati, le loro piccole chiese vengono bruciate e in alcuni casi vengono imposte loro proibizioni sociali.


 Inoltre, ai cristiani vengono negati i regimi di welfare governativo e gli viene impedito di raccogliere acqua da fonti pubbliche e anche di utilizzare strade pubbliche.


 Da parte sua, World Watch Monitor ci fa sapere che la violenza contro i cristiani si concentra principalmente sul culto domenicale, sulla Quaresima e sul Natale.


 "E’ doloroso vedere il culto privato essere attaccato da attivisti indù che violano la privacy e la santità di un individuo o di una famiglia e calpestano i loro diritti costituzionali", ha sottolineato il rapporto “Odio e violenza contro i cristiani in India”, della Evangelical Fellowship dell’India.


 In questo rapporto si osserva anche che i “bambini cristiani che frequentano studi biblici, con il permesso dei genitori, sono presi in custodia dalla polizia e detenuti per giorni con l'accusa di conversione (forzata)”.


 Questa violenza contro i cristiani, sempre secondo il rapporto “Odio e violenza contro i cristiani in India”ha una chiara connotazione di discriminazione di casta e le vittime provengono generalmente dalle cosiddette “caste inferiori”.


 Grazie al sostegno dei suoi sostenitori l’Osservatorio sulla Cristianofobia continua ad operare in difesa dei cristiani perseguitati, specialmente presso il rappresentante Ue per la difesa della libertà di religione al di fuori dei paesi della Comunità Europea.


 Ti ringrazio della vicinanza e mi auguro che rimarrai al fianco dell’Osservatorio sulla Cristianofobia nella difesa dei cristiani perseguitati. E per questo ti chiedo di far conoscere ai tuoi amici quanto sta succedendo in India.


 















Insieme possiamo cambiare le cose e far sì che in tutto il mondo sia garantita la libertà religiosa per tutti i cristiani.


 


Un carissimo saluto.

















Silvio Dalla Valle







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10/03/2018 12:24
 
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i cristiani sono perseguitati non soltanto nei paesi dell’Islam radicale o dell’induismo ad oltranza...


 


... ma anche nella “civilissima” Svezia!


 


E, in merito a questa persecuzione, il governo svedese fa ben poco. E l’Europa tace.


 


Ecco i fatti:


 


Secondo quanto ha scoperto Open Doors, la missione di aiuto ai cristiani perseguitati a causa della fede:


 


1. Nella capitale Stoccolma, un giovane appena convertito al cristianesimo è stato accoltellato da altri immigrati richiedenti asilo lo stesso giorno in cui doveva essere battezzato. Questo giovane aveva appena iniziato ad indossare una croce.


 


2. Il mese scorso, il quotidiano cristiano Världen idag ha riferito che un immigrato richiedente asilo che si era convertito dall'Islam è stato attaccato all’uscita di una chiesa locale a Karlstad. La chiesa ha dovuto prendere misure di sicurezza per proteggere gli altri convertiti.


 


3. Amir (non è il suo vero nome), un rifugiato cristiano dalla Siria, è stato minacciato da un jihadista musulmano, anch'egli siriano, che vive nella stessa casa di rifugiati. Questo jihadista ha minacciato di tagliare la gola ad Amir e di distruggere la sua famiglia in Siria"Sono scapato dalla guerra per evitare questo genere di cose", ha detto Amir alla polizia. L'uomo che lo ha minacciato, alla fine, è stato condannato alla libertà vigilata e ha ricevuto una multa di circa 800 euro.


 


4. Un sacerdote gesuita ha testimoniato che molti cattolici orientali, che vivono nei sobborghi di Stoccolma, hanno adesso paura di indossare una croce in pubblico. I cristiani che lo hanno fatto sono stati attaccati e le loro croci sono state strappate dagli islamisti.


 


5. Un'inchiesta di Open Doors ha rilevato 512 casi in cui i cristiani richiedenti asilo hanno subito minacce di morte, aggressioni sessuali e altri atti di violenza.


 


La maggior parte delle vittime sono dei convertiti e la maggior parte dei perpetratori sono altri migranti. Inoltre, la maggior parte delle vittime non ha denunciato questi atti presso la polizia sia per timore di rappresaglie sia perché sono convinti che la polizia non avrebbe intrapreso alcuna azione.


 


Inoltre, più della metà di quelli che hanno risposto all’inchiesta, il 53%, ha riferito di essere stata attaccata violentemente almeno una volta a causa della loro fede cristiana.


 


Quasi la metà, il 45%, ha riferito di aver ricevuto almeno una minaccia di morte e il 6% ha riferito di essere stata aggredita sessualmente.


 


"Una volta hanno detto a mia figlia che non le era permesso mangiare nella mensa senza il velo, se voleva mantenere la testa", ha detto uno dei partecipanti al sondaggio di Open Doors.


 


"Un'altra volta, hanno detto a mio figlio che non gli era permesso di avere una croce intorno al collo se voleva rimanere in un pezzo solo".


 


6. Nonostante la gravità di questi attacchi contro i cristiani, il governo svedese non ha avviato nessuna indagine seria.


 


Ad esempio, un membro del parlamento svedese ha interrogato il ministro per la migrazione, Helene Fritzon, la quale ha risposto senza alcun riferimento alle minacce contro i cristiani, offrendo solo osservazioni generali sulle misure di sicurezza che il governo offrirebbe ai rifugiati in generale.


















 

















Questo scandaloso fenomeno di persecuzione ai danni dei cristiani all’interno dell’Unione Europea non è nuovo. E soprattutto non sconosciuto ai dirigenti europei.


 


Già nel 2015, il Parlamento Europeo, nel suo rapporto annuale, riconosceva che “i rifugiati cristiani subiscono abitualmente persecuzioni per motivazione religiosa”.


 


Eccoci, adesso è tempo di agire, le sole parole non bastano, i soli rapporti non sono sufficienti. Perché è chiaro che i cristiani non sono al sicuro in Svezia e l’Europa deve dare una risposta a questa minaccia.


 


La Svezia è stata fra i primi firmatari della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, adottata nell’ambito del Consiglio d’Europa, il cui art. 9 prevede il diritto alla libertà religiosa, inclusa la libertà di cambiare religione.


 


Tu cosa potrai fare?

















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Tanto, tantissimo! Per questo ti prego di firmare la petizione al Commissario per i diritti umani presso il Consiglio d'Europa, il lettone Nils Muižnieks, il cui compito è proprio questo: vigilare circa il rispetto dei diritti dell’uomo all’interno della Comunità Europea.





















Al Commissario Nils Muižnieks chiederai, nella sua qualità di responsabile per il rispetto dei diritti umani presso il Consiglio d'Europa, di portare avanti una accurata investigazione su quanto sta succedendo in Svezia, così da garantire ai cristiani, specialmente quelli convertiti, la libertà di professare liberamente la loro fede.


 


Non possiamo esigere che i cristiani siano protetti nei paesi dell’Islam radicale o dell’induismo a oltranza se non siamo in grado di garantire la libertà religiosa dei cristiani a casa nostra.











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05/05/2018 12:22
 
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La notizia è appena arrivata dall’agenzia “Christians in Pakistan”, dell’omonima associazione non-profit pakistana che accompagna le attività dei cristiani nel Pakistan.


 


In seguito ad una nuova ondata di persecuzione di cui i cristiani sono le principali vittime, Mons. Joseph Arshad, arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi, già presidente della Conferenza episcopale cattolica in Pakistan, ha invitato tutti i credenti in Pakistan a pregare per le vittime dell'intolleranza religiosa.


 


In risposta all’appello di Mons. Arshad, una giornata di preghiera ha avuto luogo il 29 aprile anche nella cattedrale di Lahore, dedicata al Sacro Cuore di Gesù.

















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L’arcivescovo di Lahore, Mons. Sebastian Francis Shaw OFM, ha preso parte a questo atto esortando i suoi fedeli a pregare per le vittime della persecuzione, chiedendo al tempo stesso al Signore di portare pace e conforto alle famiglie delle vittime.


 


Ti ricordo che il Pakistan è al quinto posto nella lista dei paesi dove i cristiani vengono più perseguitati, secondo la lista di Open Doors, l’associazione americana che monitora la persecuzione religiosa nel mondo.


 


Secondo il rapporto di Open Doors, in Pakistan i gruppi radicali islamici fioriscono e si espandono; alcuni di loro in particolare sono corteggiati dai partiti politici, dall’esercito e dal governo.


 


I gruppi radicali islamici continuano a condurre migliaia di madrassa (le scuole coraniche) e continuano ad istigare specialmente i giovani, incoraggiandoli ad agire contro le minoranze religiose come i cristiani.


 


Per i convertiti ex-musulmani, la situazione è ancora peggio. Oltre ad affrontare queste forze ostili, per loro il pericolo maggiore proviene dalle famiglie, poiché l’abbandono dell’islam viene vissuto come vergogna.


 


Le chiese storiche sono controllate e regolarmente prese di mira da attacchi, i cristiani soffrono a causa della discriminazione istituzionalizzata, basti pensare che i lavori considerati come i più abietti, sporchi e spregiativi, sono riservati ai cristiani.


 


Molti cristiani sono poveri e sono costretti a lavorare in schiavitù. Le famigerate leggi sulla blasfemia colpiscono in particolare le minoranze cristiane.


 


Il caso di Asia Bibi, la donna cristiana ancora in carcere e che rischia la pena di morte con una falsa accusa di blasfemia, ne è l’esempio più clamoroso.


 


Con i miei più cari e cordiali saluti,

















Silvio Dalla Valle
















Silvio Dalla Valle
Responsabile Campagna Osservatorio sulla Cristianofobia


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10/05/2018 19:12
 
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quattro paesi del Sud e del Sud-Est asiatico hanno di recente varato leggi che vietano la conversione dei loro cittadini dalla religione maggioritaria, e altri due paesi stanno prendendo in considerazione l'implementazione della stessa legislazione.


 Inoltre, altre nazioni sempre del Sud e del Sud-Est asiatico hanno già leggi che proibiscono le cosiddette blasfemia e apostasia, rivolte principalmente al lavoro missionario cristiano.


 È quanto rivela uno studio del movimento di difesa delle libertà dei cristiani, Alliance Defense Freedom (ADF), presentato ieri nella capitale americana Washington.











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Comunemente nota come legge anti-conversione, questa legge regola l'atto di convertirsi ad un'altra religione attraverso termini come "induzione""forza" o"mezzi fraudolenti", secondo lo studio della ADF.


 Con questi termini potrebbero essere inclusi anche il lavoro sociale, la preghiera per gli ammalati o anche il semplice lavoro di evangelizzazione.


 Queste leggi sono già in vigore in alcune parti dell'India e in tutto il Nepal, Myanmar e Bhutan, mentre lo Sri Lanka e una provincia del Pakistan devono ancora approvare una legge simile, che si basa sulla premessa di minacciare la religione di maggioranza. E questo incita naturalmente alla violenza.


 "Nessuna persona o gruppo dovrebbe vivere nella paura di essere ucciso, torturato o oppresso a causa delle sue convinzioni religiose. L'aumento delle leggi anti-conversione in tutto il mondo testimonia una crescente crisi della libertà religiosa", ha dichiarato Balakrishnan Baskaran, consulente legale di ADF International in India.


 Il mese scorso, lo stato nord indiano di Uttarakhand è diventato l'ottavo stato nel paese ad approvare la legislazione, che è ufficialmente chiamata "Freedom of Religion Act"(la cosiddetta Legge per la Libertà Religiosa), il cui reale obiettivo è punire coloro che facilitano le conversioni religiose, specialmente le conversioni dall'induismo al cristianesimo con una pena fino a due anni di carcere.


 I nazionalisti indù afferiscono che queste leggi hanno come scopo quello di proteggere l’identità culturale delle comunità tribale, e accusano i cristiani di usare metodi coercitivi per la conversione degli indù nelle classi basse.


 Mentre quasi nessun lavoratore cristiano è stato giudicato colpevole da un tribunale in India, i membri della comunità di minoranza sono regolarmente accusati di favorire le conversioni "forzate" di indù.


 I cristiani ed i gruppi per i diritti umani affermano che la legge è usata dai gruppi indù come strumento per perseguitare i cristiani e per impedire agli indù di convertirsi dalla loro religione.


 La persecuzione cristiana, che include attacchi violenti, distruzione di proprietà cristiane e false accuse, è aumentata in India da quando il partito nazionalista indù Bharatiya Janata ha vinto le elezioni generali nel 2014.


 Mentre molti paesi a maggioranza musulmana hanno leggi che vietano l'apostasia e la blasfemia, che cercano anche di controllare le conversioni, i paesi a maggioranza indù e buddista in Asia usano leggi anti-conversione per mantenere lo status quo religioso.


 Il Pew Research Center, il conosciuto think tank con sede a Washington, riporta che sono già 42 i paesi che hanno varato leggi limitando la conversione di una religione all’altra, rispetto ai 31 paesi del giugno 2007.


 Le azioni di monitoraggio dell’Osservatorio sulla Cristianofobia proseguiranno senza tregua, rinnovando quotidianamente l’impegno ad informare e sollecitare coloro che sono incaricati alla difesa della libertà dei cristiani in Italia e nel mondo.





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28/05/2018 16:44
 
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I cristiani continuano a subire la persecuzione, l’umiliazione e l’oppressione, ma soprattutto patiscono la mancanza della libertà religiosa di praticare la propria fede.

















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Ecco qualche titolo di alcuni organi di stampa, quasi tutti esteri, degli ultimi giorni:














 “Nel Pakistan, in continuo aumento la persecuzione ai cristiani”.


 • “In Algeria, asilo cristiano è chiuso senza nessuna motivazione”.


 • “In Iran, quelli che si convertono al Cristianesimo incorrono in una pena di 10 anni di carcere”.


 • “In Cina, quattro cristiani detenuti per evangelizzazione”.


 • “Nel Nepal, una chiesa messa a fuoco”.


 • “In Shandong (Cina), confiscate più di mille pubblicazioni cristiane”.


 


 “In Asia, altri 4 paesi approvano leggi che proibiscono la conversione”.


 • “In India, un altro Stato, Uttarakhand, approva una legge anti-conversione”.








 


Quello che ti chiedo oggi è molto semplice, ma importante per i cristiani perseguitati: accendere una candela per loro e lasciargli qualche tua parola di conforto e sostegno.


 

 

Queste tue parole, oltre ad essere inviate al sacerdote che celebrerà la messa del 24 maggio, giorno della festa di Maria Ausiliatrice, saranno anche pubblicate(naturalmente senza mettere il tuo nome e cognome) sul sito dell’Osservatorio, così che, accedendo a questo sito, possano rendersi conto che siamo con loro, che la loro sorte ci riguarda, che pensiamo a loro.





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07/06/2018 13:32
 
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ARMENIA,  UN GENOCIDIO DIMENTICATO


Deir el Zoor-crocifissione di donne -cristiane armene

Questa immagine, scattata da un giornalista tedesco e conservata negli archivi del Vaticano, documenta il massacro delle donne cristiane armene nel deserto di Deir ez-Zor – Siria , il 24/04/1915 durante il genocidio da parte dei soldati turchi.

Tutto ciò che non era turco era da eliminare. C’erano tre principali minoranze e loro sono stati molto abili nell’annientare una alla volta queste componenti del tessuto civile dell’impero ottomano. Prima hanno diviso per religione, iniziando l’annientamento di quelle cristiane.
Hanno usato molto abilmente la terza minoranza, quella curda, contro le prime due: armeni e greci. Dopo essersi sbarazzati dei cristiani, usando appunto i curdi come manodopera, si sono rivolti contro i curdi, il cui annientamento continua fino ai nostri giorni. 









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22/06/2018 14:12
 
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Nel momento in cui mi preparo a consegnare al rappresentante per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea, il Dott. Jan Figel, le petizioni dei sostenitori dell’Osservatorio sulla Cristianofobia in favore di Asia Bibi, la donna cristiana pakistana ingiustamente accusata del cosiddetto crimine di “blasfemia” e condannata a morte, la situazione dei cristiani nel Pakistan è sempre più difficile.


Ci fa sapere UCANews, la fidatissima e molto informata agenzia di informazione cattolica dell’Asia, che nel villaggio di Nayya Sarabah, nella provincia del Punjab, ai cristiani è stato detto di rimuovere tutti i simboli religiosi dalla loro chiesa.Si tratta di una chiesa di confessione cristiana non cattolica, ma è evidente che la stessa sorte toccherà alle chiese cattoliche.

















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Già 6 mesi fa, gli abitanti di questo villaggio a maggioranza musulmana avevano colluso con la polizia per chiudere questa chiesa cristiana. Da allora, la chiesa è stata inattiva e adesso i cristiani hanno ricevuto l’ordine di rimuovere tutti i simboli religiosi e le tracce del cristianesimo dalla proprietà.


"Abbiamo pagato per costruire questa chiesa", ha detto un 70enne cristiano, un ufficiale dell'esercito in pensione. La chiesa, situata a pochi metri dalla sua casa, rischia di essere abbattuta, mentre le autorità abbozzano piani per trasferirla fuori dal villaggio.


Un residente musulmano è stato citato dai mezzi di comunicazione, suggerendo che la chiesa era un “affronto alle sensibilità locali... i musulmani sono in maggioranza in questo villaggio, quindi non possiamo permettere una chiesa qui".


I musulmani che vivono nelle vicinanze vedono l’esistenza della chiesa come una minaccia alla loro religione e un'intrusione nelle loro vite sociali a vari livelli: “I cristiani emettono un forte rumore quando pregano e hanno provocato una rabbia diffusa tra il pubblico", ha detto un abitante.


Inoltre, “siamo preoccupati che ciò influenzerà i nostri figli e la loro fede. Ad esempio, chi sposerebbe le nostre figlie una volta che i loro pretendenti apprenderanno che viviamo vicino a una chiesa?"


E come se non bastasse, adesso arriva anche la persecuzione a livello amministrativo, con le solite giustificazioni, vere o presunte. Il commissario del distretto ha detto che “la chiesa non è stata mai registrata in modo appropriato, quindi le richieste di tenere incontri di preghiera non potevano essere rispettate”.


La mia domanda è sempre quella: cosa fa la comunità internazionale, specialmente le istituzioni europee, per garantire ai cristiani la libertà religiosa?


È questa la domanda che faremo al rappresentante per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea, il Dott. Jan Figel, alla consegna delle petizioni dei sostenitori dell’Osservatorio in favore di Asia Bibi.











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30/06/2018 12:15
 
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OLTRE AL DANNO ANCHE LA BEFFA

la notizia ci è stata data da Asia News, l’agenzia cattolica del Pontificio Istituto Missioni Estere, e doveva provocare clamore. Invece di essa quasi non si è parlato.

“Pianto e amarezza” sono i sentimenti che circolano tra i cattolici della diocesi di Mohipara nel Bangladesh, dove una statua della Vergine Maria della chiesa di Shibpur, nella parrocchia di Mohipara, è stata ritrovata decapitata.

 

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Tutto è avvenuto nella notte di domenica, 24 giugno, festa di San Giovanni, ad opera di sconosciuti.

Per aggiungere la beffa oltre al danno, la polizia, invece di ricercare i colpevoli, ha arrestato e sottoposto ad interrogatorio Sushil Mardy, il catechista che guida le preghiere domenicali nella chiesetta e consente ai cattolici locali di mantenere vivo il culto.

A Shibpur, vivono circa 300 cattolici del gruppo etnico Santal. La comunità cristiana locale è talmente esigua che non vi è alcun sacerdote residente. Il catechista Mardy è l’unico che si occupa del servizio religioso.

P. Bernard B. Rozario, parroco di Mohipara, riferisce ad AsiaNews che “le persone erano già scioccate per la demolizione della statua. Ora lo sono ancora di più e soffrono a causa dell’arresto del catechista”.

Il sacerdote racconta che “domenica notte alcuni criminali hanno sfondato la porta della chiesa e demolito la scultura. Poi hanno strappato anche la Bibbia e alcuni testi liturgici e li hanno gettati nel laghetto vicino”.

L’allarme è stato lanciato da una fedele locale che per prima si è accorta della devastazione mentre andava a raccogliere la legna. Con altre donne è scoppiata in un pianto a dirotto alla vista della statua decapitata.

P. Rozario riferisce: “Abbiamo presentato una denuncia alla stazione di polizia. Gli agenti hanno ispezionato il luogo e trasportato la statua nella stazione, dove stanno facendo accertamenti”.

Alcuni abitanti del villaggio si sono recati presso la stazione per chiedere il rilascio del catechista.

“Anch’io mi sto impegnando per la sua liberazione – aggiunge il sacerdote – perché egli non c’entra nulla. Chiedo alle autorità di indagare sull’incidente e fare giustizia. Vogliamo praticare la nostra religione in libertà”.Secondo la World Watch List, l’annuale rapporto sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo dell’agenzia americana Open Doors, il Bangladesh non è tra i paesi dove i cristiani sono più perseguitati.Comunque è in aumento il numero dei cristiani ex-musulmani che affrontano restrizioni e difficoltà con i gruppi radicali islamici, i leader religiosi locali e le proprie famiglie.I funzionari statali locali creano vari ostacoli ai cristiani che spesso si riuniscono in piccole comunità familiari, come nel caso della piccola comunità di Shibpur.

Chiedo oggi le tue preghiere per questi cristiani.


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17/07/2018 15:06
 
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Non si può certo dire che quanto sta succedendo in Nigeria non abbia trovato nessun eco nei nostri media.


Ma l’eco – soprattutto da parte delle istituzioni europee, che hanno come compito la difesa della libertà religiosa dei cristiani – è molto lontano dalla vera gravità della situazione.


Il fatto è che “la Nigeria è oggi il posto più mortale al mondo per un cristiano!"


Questo è l’allarme dato dall’avvocato nigeriano Emmanuel Ogebe, intervistato dalla Christian Broadcast Network (CBN), l’autorevole TV cristiana americana.


Secondo la CBN, c’è in corso una nuova ondata di attacchi contro i cristiani in Nigeria da parte di musulmani dell’etnia nomade dei Fulani. Dall’inizio di quest’anno, sono stati uccisi, nel solo stato di Benue, circa 500 cristiani.


È così elevata la preoccupazione che Mons. William Amove Avenya, vescovo di Gboko, attraverso la Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha scongiurato di non rifare gli stessi errori che sono stati commessi "con il genocidio in Ruanda. L’Occidente guarda ancora ai Fulani come ad una problematica interna alla Nigeria. Non fate come con il Ruanda, non aspettate che si compia il genocidio prima di intervenire!"


Due settimane fa, 238 persone sono state uccise in un solo massacro nella Nigeria centro-settentrionale. Sei parenti dell’avvocato Ogebe erano tra le vittime.


 









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Secondo quanto l’avvocato ha potuto capire, il capo famiglia ha prima cercato di portare in salvo la sua moglie incinta, per tornare poi a prendere i quattro bambini piccoli.


"Ma i fulani musulmani hanno sparato a lui e alla moglie incinta e sono andati a casa loro e hanno ucciso il loro figlio di quattro anni e la loro figlia di sei anni che dormivano nei loro letti". In seguito hanno ucciso anche altri due parenti che stavano visitando la famiglia.


Ogebe ha detto che gli è stato negato dalle autorità anche il permesso di dare ai cadaveri dei suoi parenti una degna sepoltura. Infatti, sono stati sepolti in una fossa comune.


“Quello che è in corso è un genocidio, stanno cercando di spostare i cristiani, stanno cercando di possedere la loro terra e stanno cercando di imporre la loro religione ai cosiddetti infedeli e pagani, come loro considerano i cristiani", protesta l’avvocato.


Ad aprile, per esempio, hanno aperto il fuoco sui membri di una chiesa cattolica durante la loro messa. Un sacerdote che serviva la comunione e 18 parrocchiani sono stati uccisi.


In un altro episodio, la casa dell'arcivescovo Benjamin Kwashi, della Chiesa anglicana di Josh, è stata attacata. L'arcivescovo è rimasto illeso, ma una persona è stata uccisa.


Il direttore della CBN in Nigeria, Felix Oisamoje, ha confermato che “le violenze contro i cristiani si sono intensificate negli ultimi mesi, soprattutto nella parte centrale del paese”.


Oisamoje ha detto che una squadra umanitaria della CBN è appena tornata da un posto chiamato Kagoro, nel nord della Nigeria, dove i mandriani Fulani hanno attaccato: “Siamo appena tornati da un'intera settimana di servizi medici gratuiti in quella zona, perché molte persone non usufruiscono di cure mediche".


La situazione è così grave che Mons. Peter Iornzuul Adoboh (vescovo di Katsina Ala) e Mons. Matthew Ishaya Audu (di Lafia) sostengono che vi sia un "chiaro piano per islamizzare la Middle Belt nigeriana attraverso i pastori fulani e il governo non fa nulla per fermarli".


Oisamoje ha dichiarato, sempre tramite la CBN, che le pressioni degli Stati Uniti e della comunità internazionale possono fare la differenza nel contribuire a proteggere la vita dei cristiani.


La domanda che sorge spontanea è questa: l’Europa non potrebbe fare di più? Non potrebbe intervenire per fermare questa persecuzione ai danni dei cristiani in Nigeria?


D’altronde, è quanto stiamo chiedendo in questo momento al rappresentante speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione europea, Jàn Fìgel, riguardo la liberazione di Asia Bibi, la madre di famiglia cristiana che continua ingiustamente a languire in un carcere pakistano da quasi 10 anni.



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28/07/2018 21:22
 
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Purtroppo c’è un altro paese da aggiungere alla già lunga lista dove i cristiani sono perseguitati:


 il Nicaragua, questo piccolo e splendido paese del Centro America di 6 milioni di abitanti, già vittima in passato di una dittatura marxista il cui leader massimo, Daniel Ortega, è ritornato al potere a gennaio dell’anno scorso.


Comprenderai tutto da questa dichiarazione del Cardinale della capitale Managua, Mons. Leopoldo Brenes:




















«Oggi la Chiesa è perseguitata in varie parti del mondo. Fa parte della chiesa, che è sempre stata perseguitata. Noi non siamo estranei a questo».




















In breve, quella che era iniziata come una protesta pacifica contro le riforme del Presidente Ortega (un ex-guerrigliero sandinista di ispirazione marxista formato a Cuba) si è trasformata in un’occasione da parte del governo di zittire ogni tipo di opposizione.

















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Daniela Quintero, del giornale colombiano El Espectador, testimonia che la repressione – che ha già fatto oltre 300 vittime da quando è cominciata, 4 mesi fa – non fa distinzioni, chiunque si ribelli al governo di Daniel Ortega è sotto attacco.


Adesso, la Chiesa del Nicaragua – che aveva preso un ruolo di mediatore del conflitto – è sempre più nel mirino della repressione del Presidente sandinista.


Lo scorso 9 luglio, un gruppo di vescovi è stato aggredito dai seguaci di Ortega quando è andato nella città di Diriamba, per portare aiuto agli oppositori del regime che si erano rifugiati nella basilica di San Sebastián, dopo un attacco delle forze di polizia e dei paramilitari.


Da parte sua, Vatican Insider riferisce che la persecuzione si traduce in botte e spari ai sacerdoti e ai frati che prestano soccorso nelle parrocchie da parte dei gruppi paramilitari, le cosiddette “Turbas”, oppure nella devastazione e profanazione di chiese ed edifici di culto.


A riprova di questo, ci sono le immagini della parrocchia della Divina Misericordia a Managua (diffuse sui social), assaltata per circa diciassette ore, per aver aperto le porte agli studenti della vicina Universidad Nacional Autònoma de Nicaragua, colpevoli di essersi opposti al governo.


Fotografie di proiettili che hanno forato vetrate, muri, panche, pure il grande quadro che rappresenta il Gesù di santa Faustina Kowalska, ostie distrutte e gettate a terra e chiazze di sangue sul pavimento.


Per tutto questo, il cardinale Brenes ha deciso di celebrarvi una messa di riparazione due giorni fa. Oltre a dire quello che ti ho accennato prima, che “oggi la Chiesa è perseguitata in varie parti del mondo e noi non siamo estranei a questo”.


Inoltre, il cardinale è scampato qualche giorno fa ad un agguato delle forze paramilitari. Le immagini circolate nei Tg e sul web mostrano la sua macchina danneggiata, i finestrini frantumati. Il vescovo è rimasto illeso, come anche il suo autista.











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02/09/2018 07:52
 
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La vita dei cristiani in terra islamica.



L’associazione Open Doors USA ha diffuso la storia di Sameda, una donna che vive in un paese asiatico. E’ diventata cristiana tre anni fa abiurando l’Islam. Non potendo rimanere nubile (la cultura locale non lo consente) ed essendo praticamente assenti gli uomini cristiani, Sameda ha sposato un musulmano. Non le restava altra scelta e la pressione sociale ha avuto la meglio.


All’inizio, le differenti religioni non hanno influito sulla loro vita matrimoniale. Anzi, Sameda racconta di un matrimonio riuscito e di una convivenza felice. Ma i problemi sono emersi: dopo poco tempo il marito ha iniziato ad usarle violenza sia verbale che fisica, arrivando a picchiarla addirittura durante la gravidanza. Per Sameda aderire alla religione Cristiana era impegnativo e pregnante, ed agli occhi del marito questo iniziava ad essere insopportabile.


Ma il peggio doveva venire: alla nascita della loro figlia, il marito ha chiesto a Sameda di abiurare e di tornare all’Islam. «Non posso escludere Cristo dalla mia vita», ha risposto la donna. Così è arrivato l’ultimatum: abbandonare il Cristianesimo o essere abbandonata e privata della figlia. All’ennesimo rifiuto, Sameda è stata cacciata di casa, con sua figlia in braccio e senza alcun mezzo di sussistenza sia per lei che per la piccolina. Ora vive con la madre, ma la sua paura non è finita ma semmai accresciuta: difatti il marito ha presentato istanza di divorzio che, se fosse accettata a causa della religione, priverebbe d’ufficio la donna sia della potestà sulla bambina sia della sua custodia: praticamente verrebbe cancellata la sua identità di mamma. La legge islamicainfatti in questi casi concede al marito quanti più poteri sulla moglie e sulla prole: in alcuni casi, egli può decidere dove e come farli vivere, ed anche se scegliesse condizioni insopportabili nessuno potrebbe contestarlo. Sameda continua a pregare per l’unità della sua famiglia, ma soprattutto perché abbia la forza di mantenersi fedele a Cristo ed attende la sentenza di divorzio.


A luglio, la stessa Open Doors , che monitorizza le persecuzioni religiose nel mondo, diffondeva la storia di Noami, una Cristiana del Mali che offriva il perdono ai jihadisti inviati dalla sua stessa famiglia per ucciderla: in quei Paesi, purtroppo, la stretta sociale impone anche alla famiglia dell’apostata di prendere posizione pubblica e severissima nei confronti del familiare. Non sono rare le “Noami” uccise a motivo dell’apostasia e, malauguratamente, le leggi di quegli Stati giudicano anche in maniera molto “magnanima” gli assassini che si rendono tali per questi motivi. Al caso di Sameda, che come Cristiana madre e moglie non gode di alcun diritto, si aggiungono casi di convertiti al Cristianesimo perseguitati e spesso uccisi dai loro stessi familiari in quanto l’apostasia è ritenuta dalla legge islamica reato punibile con la pena di morte.


Anche le nostre cronache nazionali hanno riportato casi di donne islamiche uccise soltanto perché troppo occidentalizzate: ed anche qua l’infedeltà formale o sostanziale alla religione islamica non perdona e non si trova misericordia neppure fra padri e madri della persona che si discosta dall’Islam, anche solo nei modi. Spesso, anzi, sono proprio i genitori a dover “riparare gli errori”delle figlie.


L’Islam è una religione che fa del proselitismo forzato un suo punto fondamentale, quindi “cedere” chiunque ad altre religioni, ed in special modo a quelle “del Libro” (Cristianesimo e Giudaismo), è una gravissima mancanza nei confronti di Dio. E’ certo da sottolineare come Sameda e Noami, e chissà quanti altri, offrano al mondo una testimonianza profondamente Cristiana: non vendetta, non abiura, non maledizioni ma perdono, fedeltà ed accoglienza nel Nome di Gesù Cristo il Quale, come ben sappiamo, è motivo di scandalo. Non per nulla in quei Paesi ove Egli è riconosciuto solo come profeta od in altri dove non è riconosciuto affatto, per noi Cristiani la convivenza è difficile se non addirittura pericolosa per la nostra vita stessa.


Vigono violenze a causa del Suo Nome, come ci è stato ampiamente anticipato: la vendetta, la violenza, la sopraffazione, il maltrattamento, la discriminazione, il sopruso si cibano dell’assenza della Parola. Osserviamo un planisfero attraverso la lente della religione praticata in ogni Paese ed avremo questa conferma: anche se temporaneamente, l’anticristo vive dove Cristo non è confessato. Preghiamo per i Cristiani a qualsiasi titolo perseguitati e anche per quelli che vivono ancora nell’ombra della morte.


Carla Vanni

F
ONTE:  https://www.uccronline.it/2018/08/30/o-rinneghi-gesu-o-perdi-il-bambino-la-vita-dei-cristiani-in-terra-islamica/


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12/01/2019 17:46
 
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I cristiani  continuano a subire la persecuzione e il carcere.


 Infatti, essere cristiani, specialmente nei paesi a matrice islamica o induista, continua ad essere estremamente difficile e pericoloso.


 Secondo i dati della rispettata organizzazione con sede in America, Porte Aperte [Open Doors], sono 215 milioni i cristiani perseguitati nel mondo; 3.066 sono stati uccisi; 15.540 sono invece le chiese e le proprietà religiose attaccate.


 


Ecco qualche esempio di quello che è successo soltanto nelle ultime due settimane:


 In India, la persecuzione dei cristiani si è intensificata durante l’Avvento.



Secondo quanto riportato da Asia News, l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, e la Bussola Quotidiana, è finita nel mirino del governo la più grande scuola cristiana in India, la Mount Carmel School di Delhi, con circa 3.000 allievi e 250 insegnanti.

 

Le è stato tolto lo status scolastico, i titoli rilasciati dalla scuola non saranno più validi e gli allievi verranno trasferiti nelle scuole pubbliche.

 “L’obiettivo è porre sotto controllo le scuole delle minoranze” spiega il preside della Mount Carmel School. Infatti, il governo nazionalista asseconda gli induisti che attaccano le scuole cristiane.

 L’ostilità degli induisti nei confronti dei cristiani si manifesta in vari modi tra cui gli atti vandalici ai danni delle chiese. Secondo Vatican News, negli ultimi due anni, sono oltre 1.200 gli episodi di discriminazione e violenza contro i cristiani in India.

 Porte Aperte aveva già riportato che “tutti i cristiani in India stanno sperimentando la persecuzione”.

 Specialmente “le comunità di convertiti al cristianesimo, provenienti da un contesto indù, sopportano il peso della persecuzione. Sono costantemente sotto pressione per riconvertirsi, vengono spesso aggrediti fisicamente e talvolta uccisi”.

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In Pakistan, altri due cristiani sono stati condannati a morte per il cosiddetto crimine di blasfemia e questo ci riporta alla mente il caso di Asia Bibi.

 Riferisce Asia News che, dal loro arresto nel 2014, Qaisar e Amoon Ayub sono detenuti nella prigione distrettuale di Jhelum, nella provincia del Punjab, con l’accusa di “aver pubblicato materiale irrispettoso sul loro sito web”.

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In Cina, l’agenzia italiana Bitter Winter ha avuto almeno 45 dei suoi reporter cinesi fermati e interrogati per il cosiddetto “crimine di spionaggio e sovversione”. E un corrispondente che aveva filmato un campo segreto nello Xinjiang è dato per “scomparso”.

 

Bitter Winter denuncia che i suoi reporter vengono arrestati e interrogati con l’accusa di avere “divulgato segreti di Stato” oppure per “complicità nell’azione d’infiltrazione operata da forze straniere”.

 Alcuni di loro sono stati inviati in “centri per l’educazione giuridica” per essere sottoposti a corsi obbligatori di indottrinamento, mentre altri sono stati torturati e abusati.

 Già nel mese di agosto, i vertici del Partito Comunista Cinese (PCC) hanno indicatoBitter Winter come «sito web straniero ostile» per avere pubblicato documenti segreti e informazioni sulla repressione contro le religioni e sulle violazioni dei diritti umani di cui il Partito Comunista Cinese è responsabile.

 Secondo Reporters Without Borders, citato da Bitter Winterla Cina figura come il Paese con il più elevato numero di giornalisti in carcere, almeno 60, ma il numero potrebbe essere anche maggiore.

 E in Vietnam, notizia divulgata da The Gospel Heraldun gruppo di cristiani è stato picchiato e arrestato dai funzionari del governo vietnamita dopo che si sono rifiutati di rinunciare alla loro fede e di adorare una statua di Buddha.

 Secondo quanto riferito, la polizia ha raccolto informazioni personali su 33 cristiani e ha poi condotto un processo aperto davanti alla comunità. Presentando un'immagine del Buddha, la polizia ha cercato di costringerli ad abbandonare la loro fede e ad adorare la statua.

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Nel 2019, L’Osservatorio sulla Cristianofobia continuerà il suo impegno di monitoraggio e di denuncia in difesa dei cristiani perseguitati.

 

E se le tue possibilità te lo consentono, spero vorrai considerare la possibilità di sostenere le attività dell’Osservatorio sulla Cristianofobia con una tua libera donazione.


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18/01/2019 14:33
 
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un’altra ondata di sangue e morte invade la già martoriata Siria, teatro di innumerevoli atti di violenza e persecuzione.


 Negli ultimi giorni, quattro americani sono rimasti uccisi in un violento attentato nella Siria Nord-occidentale, rivendicato da militanti dello Stato islamico.


 E’ stato un attacco kamikaze avvenuto nel ristorante «I principi» nel centro della città che sorge tra Aleppo e l’Eufrate, e che ha causato la morte di almeno 21 persone, gran parte delle quali inermi civili che si trovavano all’interno o a ridosso del locale.











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L’Osservatorio sulla Cristianofobia è stato attivo in Siria sostenendo progetti di sollievo a queste popolazioni martoriate, tramite i frati francescani della Custodia della Terra Santa.





 




Hai forse visto nei telegiornali le drammatiche immagini di un uomo che si fa esplodere al passaggio dei soldati Usa, riprese in un video amatoriale.


 La rivendicazione dello Stato Islamico è arrivata subito dopo: “Un attacco suicida sferrato con una cintura esplosiva ha colpito una pattuglia della coalizione internazionale nella città di Manbij”, ha riferito l’agenzia di stampa di Daesh, Amaq.


 Tutto questo si inserisce in un quadro generale di persecuzione ai cristiani. Infatti, come confermato dall’Ong Porte Aperte che ha pubblicato il suo rapporto annuale, la World Watch List 2019, la persecuzione anti-cristiana nel mondo cresce ancora.


 Sono infatti saliti a 245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo a causa della propria fede, soprattutto in 11 paesi dove il livello di persecuzione è definito estremo (tra cui la Siria).





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02/02/2019 10:53
 
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LA PERSECUZIONE CONTRO I CRISTIANI, CONTINUA ED AUMENTA IN DIVERSE NAZIONI

Mentre celebriamo l’assoluzione definitiva di Asia Bibi, - la madre di famiglia cristiana pakistana, ingiustamente condannata a morte in primo grado per il cosiddetto crimine di blasfemia – che adesso è libera di lasciare il Pakistan ...

 

… Release International, l’autorevole ente britannico di aiuto ai cristiani perseguitati, ha avvertito il mese scorso che quest’anno la persecuzione ai cristiani in tutto il mondo è destinata a salire.

 

Concretamente, in Cina, India e Nigeria, la persecuzione contro i cristiani è già in netto aumento.

 

Intervistato dalla rete televisiva americana Fox News, il portavoce di Release International, Andrew Boyd, ha dichiarato che “questi sono paesi che sono stati a lungo sulla lista (dei paesi in cui la persecuzione ai danni dei cristiani è più alta) ma stiamo assistendo ad una curva al rialzo, un aumento della persecuzione”.

 

Boyd, è convinto che “la persecuzione sia in aumento e sia allarmante, in contesti diversi. In Nigeria c’è l'Islam radicale, nella Cina c’è il comunismo, nell’India c’è l’'induismo militante”.

 

Altri paesi che generano preoccupazione per il 2019 sono la Corea del Nord, il Pakistan, l'Eritrea.

 

Ad esempio, secondo Release International:

 

*** In Nigeria, i militanti islamici dell’etnia nomade dei Fulani continuano con “gli attacchi devastanti contro i cristiani nella Nigeria settentrionale e centrale. Solo nei primi sei mesi del 2018, hanno ucciso oltre 6.000 cristiani e oltre 50.000 sono stati obbligati a abbandonare le loro case”.

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*** In Cina, “c’è un forte aumento dell'opposizione governativa alla religione, compreso il cristianesimo, dal momento che il governo cinese ha distrutto croci, bruciato Bibbie, ha chiuso chiese e ha costretto i credenti a firmare documenti che testimoniano il fatto che rinunciano alla loro fede a Pechino e in molte altre province, chiedendo lealtà al governo del Partito comunista ateo al potere”.

 

*** In India, “i cristiani innalzano cartelli che protestano contro gli attacchi alle chiese nella capitale indiana mentre si radunano fuori dalla Chiesa del Sacro Cuore a Nuova Delhi”.

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Per il portavoce di Release International, “gli Stati Uniti potrebbero fare la differenza, potrebbero giocare un ruolo davvero importante”.

 

E l’Italia, non potrebbe anch’essa fare di più?

 

L’Osservatorio sulla Cristianofobia lavora e continuerà a lavorare in questo senso.

 


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13/04/2019 13:57
 
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Francia, chiese cattoliche sotto attacco:
“vandalismo anticristiano”

francia chieseOndata di vandalismo contro il cattolicesimo in Francia, ma non ha un’origine culturale o religiosa. E’ puro odio sfogato contro ostie, tabernacoli e statue. Violenza “laica”.

 

Non ha alcuna particolare origine religiosa o culturale, dice la polizia. Satanismo o islamismo non c’entrano. L’ondata che si sta abbattendo contro le chiese cattoliche in Francia è puro vandalismo anticristiano. Violenza “laica”.

 

Escrementi umani, ostie calpestate e appiccato il fuoco.

Negli ultimi sette giorni sono state profanate una dozzina di chiese in diverse parti della Francia, tanto che la notizia è uscita dai confini locali. A Nimes, nella la cattedrale di Notre-Dame des Enfants è stata disegnata una croce con escrementi umani, l’altare ed il tabernacolo è stato saccheggiato. A Dijon, la chiesa di Notre-Dame le ostie consacrate sono state rimosse dal tabernacolo, sparse a terra e calpestate.

A Lavaur, la parrocchia è stata assalita da giovani uomini in apparente stato di ubriachezza. Il braccio di una statua del Cristo crocifisso è stato “distorto” per fargli fare un gesto osceno. Lo stesso in molte altre chiese nella periferia di Parigi. Nella chiesa di Saint-Sulpice (nella foto) è stato appiccato il fuoco.

 

Feroce odio verso il cattolicesimo, atti non firmati.

Chi ha compiuto questi atti non ha firmato gli atti con sigle, ma conosce l’importanza per i cattolici delle ostie consacrate, ne ha appreso il significato. Tuttavia la polizia esclude siano l’opera di qualche setta satanica. L’unica cosa che accomuna tutte le profanazioni è un evidente carattere anticristiano, un feroce odio verso il cattolicesimo. «I vandali vogliono dare ai loro atti una chiara dimensione anti-religiosa», si legge.

I vescovi francesi preferiscono mantenere un basso profilo, probabilmente per non alimentare il fanatismo laicista e anticlericale. La Conferenza Episcopale e diverse personalità cattoliche si sono limitate a mettere in evidenza la minaccia anticristiana, sperando che le autorità politiche e di polizia facciano il loro lavoro.

fonte UCCR


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15/04/2019 14:09
 
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Tre aggiornamenti riguardo la situazione di persecuzione nella quale vivono i cristiani in Cina, in India e nel Pakistan.


 


*** Riguardo alla Cina, mi riferisco alle nuove misure del governo di Guanghzou, la più grande città costiera del sud della Cina, che colpiscono le minoranze cristiane.


 


La notizia è di Asia News, l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, ed è stata confermata da Bitter Winter, la rivista online che si occupa di libertà religiosa e diritti umani in Cina.


 


Secondo Asia News, il 20 marzo scorso, l’Ufficio per gli affari religiosi di Guangzhou ha diramato nuove misure che offrono incentivi e premi in denaro a chiunque denunci quello che il governo chiama “attività religiose illegali”.
















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E segue un elenco non esaustivo di queste “attività religiose illegali”:


 I raduni sotterranei di comunità, catechismo, rapporti con personale religioso straniero; inoltre sono classificati come persone e attività religiose pericolose “coloro che costruiscono luoghi religiosi senza autorizzazione, come luoghi temporanei di culto, attività religiose e donazioni religiose”.


 In tal modo, dare lezioni di catechismo ai propri figli in casa diventa un gesto criminale passibile di denuncia, visto che con i nuovi regolamenti è vietato in modo assoluto far partecipare alla messa o al catechismo i giovani sotto i 18 anni.


 A seconda dell’ampiezza, dei particolari e dell’importanza della denuncia si possono ottenere premi da 3mila yuan (equivalente a circa 400 euro), 5mila yuan (665 euro) e 10mila yuan (1325 euro).


 Queste nuove misure sono dirette anzitutto alle nuove chiese domestiche protestanti. Ma naturalmente si applicano anche ai cattolici e a membri di altre religioni.


 Se vuoi andare alla notizia di Asia News, la trovi qui http://www.asianews.it/notizie-it/Guangzhou:-Come-Giuda.-Chi-denuncia-le-chiese-sotterranee-riceve-premi-in-denaro-46640.html


 Già nel febbraio 2018, il governo aveva varato i cosiddetti “nuovi regolamenti sulle attività religiose” che prevedono multe e arresti per persone, insieme ad espropri di edifici dove avvengono le cosiddette “attività religiose illegali”, non subordinati al controllo dell’Ufficio affari religiosi e delle associazioni patriottiche.


 Bitter Winter, oltre a confermare quanto divulgato da Asia News, riporta anche l’esistenza di un altro documento sul medesimo argomento pubblicato dall’Ufficio per gli affari religiosi di Guangzhou, dove quest’organo esprime la propria “interpretazione delle misure di incentivazione per persone che riferiscano di attività religiose illegali.”


 Secondo quest’Ufficio, lo scopo del sistema di "ricompense" consisterebbe nel proteggere le cosiddette “attività religiose legali” e reprimere quelle che l’Ufficio considera illegali.


 Come esempi di “attività religiose illegali” il testo cita, per esempio, l’organizzazione privata di pellegrinaggi, il proselitismo illegale online, la formazione religiosa non autorizzata e la stampa non autorizzata di pubblicazioni religiose.


 *** In India, secondo il gruppo di difesa della libertà religiosa Alliance Defending Freedom (ADF), la violenza contro i cristiani è aumentata notevolmente dall'inizio dell'anno. Solo nel mese di gennaio, l’ADF e l’organizzazione indiana United Christian Forum hanno documentato 29 attacchi violenti contro i cristiani in 13 diversi stati dell'India.











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“È preoccupante vedere come continuano questi orrendi atti di violenza. È tempo di approvare leggi speciali per proteggere i cristiani e le altre minoranze religiose dall'essere attaccati e poi imprigionati con false accuse”, ha dichiarato l’avv. Tehmina Arora, direttrice di ADF in India.


 Gli attacchi seguono sempre una stessa logica e raramente la polizia interferisce: una folla va incontro a un gruppo di cristiani durante le loro preghiere, li insulta, li molestano e alla fine picchiano uomini, donne e bambini. In seguito, preti o pastori vengono spesso arrestati dalla polizia con false accuse o costretti a convertirsi.


 Nello Stato di Chhattisgarh, in India Centrale, c'è stato un caso in cui un gruppo di cristiani è stato messo in isolamento, picchiato e le loro Bibbie sono state distrutte.


 Nello Stato di Tamil Nadu, una folla ha trascinato dei cristiani in un tempio indù, li ha obbligati a mettere della cenere sulle mani e li ha costretti ad adorare gli dei indù.


 Neanche le missionarie della Carità, la congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta, sono state risparmiate.


 Una di loro, Suor Concelia Baxla, lavorava in un orfanotrofio sotto la tutela della congregazione. L'anno scorso è stata arrestata dopo essere stata falsamente accusata di traffico di esseri umani perché uno dei suoi colleghi è stato accusato di aver accettato soldi per facilitare l'adozione. Mentre tutti gli altri coinvolti nel caso sono stati assolti, il caso di Concelia è stato respinto più volte. Lei è imprigionata senza processo da oltre 200 giorni.


 Mons. Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, vede nella privazione della libertà di Suor Concelia - nonostante la sua età e la sua salute debole - un tentativo di danneggiare la Chiesa in India: “Qualche potere politico da qualche parte ha deciso che è l'agnello sacrificato per attaccare la Chiesa”.


 L’avv. Paul Coleman, direttore esecutivo di ADF International, ha osservato che “anche se il diritto alla libertà religiosa è protetto dalla Costituzione dell'India, i cristiani sono perseguitati e a loro sono negati i diritti più elementari. Purtroppo, gli ultimi attacchi non sono episodi isolati e servono a mostrare ciò che molti di questi credenti devono sopportare”.


 *** E dal Pakistancondivido quanto racconta Zarich Neno, una giovane attivista cattolica pakistana di Lahore, che ho conosciuto di recente.


 Ha fondato il Jeremiah Education Centre (JEC), un centro educativo che aiuta bambini poveri che non sono in grado di andare a scuola per ricevere un’educazione sia religiosa che sociale.








Con un passato di studio presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma, Zarich, munita di un regolare visto emesso dal Consolato Italiano, stava per imbarcarsi su un volo dal Pakistan verso Italia.







Quanto le è successo è un esempio di come vivono i cristiani nel Pakistan. Ma lasciamo la parola a Zarich:








“Dopo aver riflettuto molto, ho deciso di condividere con voi quello che ho dovuto affrontare all'aeroporto il giorno in cui dovevo partire per l'Italia … è il premio che ho ricevuto per essere una cristiana.


 Ero all'aeroporto di Lahore. Dopo aver salutato la mia famiglia, sono andata verso il banco di Emirates per il check-in. Le persone che stavano lavorando lì quel giorno, osservando il crocifisso che indossavo e che ancora oggi indosso, cominciarono a guardarmi con disprezzo. Stavo pregando nel mio cuore che tutto andasse bene.


 Sono stata fermata al banco dell'immigrazione. Mi hanno fatto molte domande: “Dove stai andando? Perché stai andando in Italia? Eccetera”.


 L'ufficiale dell'immigrazione mi disse che non capiva i miei documenti poiché tutto era scritto in italiano.


 Allora, mi portò da un altro ufficiale con maggiore autorità. Parlavano tra loro e poi uno di loro si avvicinò a me e disse: “Non possiamo permetterti di partire. Torna a casa e ritorna tra qualche giorno”.


 Questo mi ha lasciata in uno stato di shock. Tutti i miei documenti erano corretti e mi è stato dato un visto regolare dall'ambasciata italiana per partire. Che cosa cambierà se tornerò tra qualche giorno? Non riuscivo a capire il perché di questo divieto. Perché non mi permettevano di partire?


 Quando gliel'ho chiesto, mi ha risposto: “Non capiamo i tuoi documenti in italiano”.


 


Ero in lacrime e quest'uomo mi disse: “Perché piangi? Smettila di piangere. Torna tra un paio di giorni”.


 E io ho risposto: “Perché non dovrei piangere? Mi state mettendo in una situazione disperata e mi state dicendo di non piangere. Se non volo oggi, perdo il mio biglietto e dovrò ricomprarne un altro. Avete idea di quanto sia difficile risparmiare soldi?”.


 Lui mi indicò una stanza e mi disse: “Vai lì e aspetta. Vediamo cosa possiamo fare”.


 Come una criminale, sono stata costretta a stare in un angolo della sala, aspettando disperatamente di imbarcarmi sull'aereo. In lacrime, faccio una telefonata a mio padre e gli dico cosa mi stava succedendo.


 Mio padre, che non riesce a vedermi piangere, mi disse: “Torna indietro, lasciali stare, queste persone sono disumane”.


 Rispondo a mio padre: “No papà, non mi arrendo, prega, pregate tutti, non possiamo permettere che vincano”.


 Mia mamma, mio papà, la nonna e i fratelli cominciarono a recitare il rosario.


 I miei occhi erano pieni di lacrime. Ho preso il telefonino, ho aperto la preghiera della Madonna che scioglie i nodi e ho iniziato a pregare. Questa potente preghiera mi ha aiutato molto e confidavo nel fatto che mi avrebbe aiutato a sciogliere anche questo nodo.


 Guardai il mio orologio e vidi che rimaneva solo un’ora alla partenza. Dovevo ancora passare il banco dell'immigrazione e tutti gli altri controlli di sicurezza prima di imbarcarmi sull'aereo.


 Uno degli uomini si girò verso di me e disse: “Sei bellissima, perché vuoi andare fuori dal Pakistan? Resta qui, lavora qui”. Mi sentivo disgustata perché sapevo che non mi stava guardando in modo giusto. Continuavo a pregare nel mio cuore: “Dio, aiutami!”Mi mandarono di nuovo indietro. Sapevo che lo stavano facendo apposta per farmi perdere il volo.


Ora restavano 40 minuti. La mia famiglia era preoccupata. Erano ancora all'aeroporto al freddo. Ero preoccupata per mia nonna che stava pregando per me in quel freddo.


 Ancora una volta mi avvicinai a loro e li pregai di farmi imbarcare sull'aereo. A questo punto, dissero che l'unica condizione per partire è di comprare un biglietto di ritorno. Aggiungo qui che, per il tipo di visto che avevo, non ero obbligata a comprare un biglietto di ritorno.


 Lo hanno fatto apposta per impedirmi di partire. Sapevano che alle 10 di notte non potevo comprare un biglietto e questo mi avrebbe fatto perdere il volo.


 Per farla breve, con l'aiuto di una amica, riuscii a comprare il biglietto di ritorno. Restavano 20 minuti alla partenza. Da una parte stavo pregando nel mio cuore e dall'altra stavo affrontando tutto questo. Non posso spiegarvi il dolore che stavo provando.


 La parte umana in me voleva che mi arrendessi e andassi a casa, ma la mia fede continuava a chiedermi di rimanere forte e di non lasciarmi andare.


 Queste persone poi mi dissero “il pagamento per il biglietto non è andato a buon fine. Ti lasceremo imbarcare sul volo, ma ti imbarcherai all'ultimo momento e se il pagamento non verrà effettuato, ti faremo scendere”.


 Dissi a me stessa: “Mi fido di Dio”.


 E 5 minuti prima della partenza del volo riuscii ad imbarcarmi. Chiamai mio padre e cominciai a piangere. Gli dissi: “ce l'ho fatta”.













All’avvicinarsi della Settimana Santa, chiedo le tue preghiere per le intenzioni di questi cristiani perseguitati in Cina, India e Pakistan.










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12/05/2019 20:34
 
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Burkina Faso, 20 jihadisti uccidono prete e 5 fedeli a messa: l’assalto durato un’ora

Il sacerdote e cinque fedeli sono stati uccisi dai membri di un commando di fondamentalisti islamici nella parrocchia di Beato Isidore Bakanja di Bablo, in Burkina Faso.
AFRICA 12 MAGGIO 2019 17:40 di Davide Falcioni


AGGIORNAMENTO. Un gruppo fondamentalista islamico, composto da 20 jihadisti, ha fatto irruzione nella parrocchia di Beato Isidore Bakanja di Bablo, in Burkina Faso, ed ha aperto il fuoco sui fedeli presenti. Nell'attacco hanno perso la vita il sacerdote burkinabé Abbé Siméon Yampa, di 34 anni, e altre cinque persone all'inizio della messa. Le autorità locali hanno inviato squadre di sicurezza sul posto. L'assalto è durato un'ora: i terroristi sono arrivati in moto e hanno circondato la chiesa. Fonti locali hanno riferito all'Ansa che l'obiettivo era proprio il sacerdote, incaricato del dialogo interreligioso nella sua diocesi: quando l'uomo ha cercato di scappare, i terroristi lo hanno rincorso e gli hanno sparato. Poi, rientrati in chiesa, hanno fatto sdraiare i fedeli in terra, ne hanno scelti cinque e hanno sparato anche a loro.



continua su: www.fanpage.it/commando-jihadista-attacca-chiesa-in-burkina-faso-uccisi-il-prete-e-cinque-fedeli-...
http://www.fanpage.it/
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14/05/2019 21:53
 
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Avrai forse già saputo che, Asia Bibi, la madre di famiglia cristiana pakistana condannata a morte nel suo paese per il cosiddetto crimine di blasfemia, è libera e ha raggiunto i suoi familiari nel Canada. 


Questa è una grande vittoria innanzitutto per Asia Bibi e la sua famiglia, lei che ha patito quasi 10 anni di carcere, assolutamente innocente, dove ha conosciuto la malattia e l’umiliazione. 


Ma la vittoria di Asia Bibi porta anche una grande lezione a tutti noi: è stato soltanto grazie al lavoro e alla pressione delle tante realtà che si sono battute per lei che oggi è libera. 


Anche noi, dell’Osservatorio, abbiamo messo del nostro in questa vittoria, tramite le nostre petizioni agli eletti presso il Parlamento Europeo, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri in Italia, presso le autorità del Pakistan. 


Ma sicuramente il momento non è di festeggiamento, perché i cristiani continuano a subire la persecuzione, l’umiliazione e l’oppressione. Ma soprattutto, continuano a patire la mancanza di libertà religiosa nel praticare la propria fede. 


Ecco qualche titolo di alcuni organi di stampa, quasi tutti esteri, delle ultime settimane:


 


* In Cina, nella città di Lanzhou, un altro sacerdote portato via con la forza. I sacerdoti sotterranei non si sentono al sicuro, possono scomparire in ogni momento. 


* In India, per il sospetto di aver macellato un bue, considerato sacro dall’induismo, un cristiano è stato ucciso con spade, falci e bastoni di ferro da una folla di radicali indù“protettori delle vacche”. 


* Sempre in India, una chiesa in costruzione è stata demolita dai bulldozer nello Stato di Uttar Pradesh 


* A Laos, tre cristiani americani sono stati arrestati dalla polizia mentre visitavano villaggi a nord di Muang Sing, nella provincia di Luang Namtha. 


* In Nigeria, 112 ragazze di Chibok sono scomparse. Ma è solo la punta dell'iceberg. 


* In Indonesia, croci dissacrate in un cimitero cristiano a Yogyakarta. 


* Nel Ciad, crescono la violenza e la persecuzione contro I cristiani.


 


Per tutto questo, il prossimo 24 maggio, festa di “Maria Aiuto dei Cristiani”,  l’Osservatorio sulla Cristianofobia pregherà per le intenzioni  a sostegno dei cristiani perseguitati.


 Una messa sarà celebrata da un sacerdote rumeno che ha vissuto e testimoniato la persecuzione nel suo paese.


 


L’invocazione “Maria Aiuto dei Cristiani” è del tutto speciale, poiché fu aggiunta da Papa San Pio V dopo la vittoria riportata dalla Lega santa sugli ottomani a Lepanto.


 


Quello che ti chiedo oggi è molto semplice, ma importante per i cristiani perseguitati: accendere una candela per loro e lasciargli qualche tua parola di conforto e sostegno.

Queste tue parole saranno inviate al sacerdote che celebrerà la messa del 24 maggio, ma per questo ho bisogno della tua risposta al più presto.

 

Queste tue parole, oltre ad essere inviate al sacerdote che celebrerà la messa del 24 maggio, saranno anche pubblicate (naturalmente senza mettere il tuo nome e cognome) sul sito dell’Osservatorio, così che, accedendo a questo sito, possano rendersi conto che siamo con loro, che la loro sorte ci riguarda, che pensiamo a loro.

Ti ringrazio di cuore, ma a ringraziarti più di me sono quelli che, ogni giorno, subiscono la persecuzione.


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31/05/2019 12:42
 
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I cristiani continuano a subire la persecuzione, l’umiliazione e l’oppressione
, ma soprattutto patiscono la mancanza di libertà religiosa nel praticare la propria fede.

Ecco alcuni titoli di organi di stampa, quasi tutti esteri, degli ultimi giorni:

India: “Quattro cristiani ricoverati in ospedale dopo un brutale assalto alla loro chiesa”. (International Christian Concern)

Nigeria: “Uomini armati rapiscono 19 cristiani, ne uccidono uno nello stato di Kaduna”. (Morning Star News)

Cina: “Estromesso un importante sacerdote cattolico dissidente”. (Bitter Winter)

Palestina: “La persecuzione dei cristiani nell'Autorità palestinese”. (Center Perspectives Paper)

Ibrahim’s choce: "Daddy, Daddy, please renounce your faith and return to Islam!”(Open Doors)

India: “Chhattisgarh, ripresi gli attacchi contro i cristiani nel post elezioni”. (Asia News)

Inoltre, i numeri della World Watch List 2019 di Open Doors, l’agenzia missionaria americana di aiuti ai cristiani perseguitati, e ho già scritto su questo, parlano da soli.Soltanto in un periodo di 12 mesi (dal 1 novembre 2017 al 31n ottobre 2018):

*** i cristiani che sperimentano alti livelli di persecuzione sono 245 milioni. Di cui 110 milioni in Africa e 140 milioni in Asia;

*** i cristiani arrestati, condannati o detenuti senza processo sono stati 3.150;

*** i cristiani uccisi per cause legate alla fede sono stati 4.304;

*** le chiese ed edifici cristiani distrutti sono stati 1.847.

Per questa ragione, noi dell’Osservatorio della Cristianofobia, oltre a denunciare ed a raccontare le tante vicende dei cristiani vittime di persecuzione, offriamo loro le nostre preghiere. 

 


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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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