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PERSECUZIONI CONTRO I CREDENTI IN CRISTO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:13
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03/05/2011 13:15
 
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Processi e fucilazioni negli anni Trenta

Fra il dicembre del 1931 e l’estate del 1932 padre Potapij ed altri riuscirono fortunosamente a far giungere a padre Neveu a Mosca alcune lettere in cui gli illustravano le condizioni di vita del clero russo e polacco alle Solovki. Da una lettera di padre Adol’f G. Filipp recapitata in Polonia e pubblicata da vari quotidiani si apprendono notizie terribili:

"Noi preti, quasi tutti anziani e invalidi, siamo costretti non di rado a svolgere lavori pesantissimi, come ad esempio scavare fondamenta di edifici, spostare enormi pietre, scavare d’inverno la terra gelata… talvolta bisogna montare la guardia all’esterno per sedici ore di fila, senza interruzione d’inverno… Dopo un lavoro pesante avremmo bisogno di riposo, mentre nel locale a noi destinato a volte c’è meno di un sedicesimo della cubatura d’aria necessaria a permettere di respirare" (p. 114).

Forse anche a causa della pubblicazione di questa lettera i ventitré sacerdoti cattolici presenti sull’Isola di Anzer (Arcipelago delle Solovki) vennero processati per "organizzazione antisovietica controrivoluzionaria del clero cattolico e uniate nell’Isola di Anzer". Non si verificò alcun caso di tradimento o cedimento da parte degli imputati, otto dei quali vennero inviati alla GPU di Leningrado, mentre gli altri vennero destinati, come padre Potapij, a squadre di lavoro più pesanti o trasferiti al Belbaltlag, un complesso di lager in cui i reclusi erano impegnati nella costruzione di un canale di collegamento tra Mar Bianco e Mar Baltico la cui costruzione non venne mai ultimata nonostante i lavori siano stati sospesi solo pochissimi anni fa.

Nel 1934-35 e nel 1937-38 si ebbero altri arresti e processi di sacerdoti e fedeli cattolici anche all’interno dei lager e l’accusa era di nutrire simpatie fasciste e trockijste. I processi del 1937-38 si conclusero tutti con condanne alla fucilazione. Soltanto tra l’ottobre ed il novembre ’37 i sacerdoti fucilati furono trentadue.

"La crociata del potere dei Soviet contro il clero cattolico nei territori dell’URSS venne coronata dal successo. All’inizio del 1939 nel paese restavano solo due chiese cattoliche aperte al culto, a Mosca e a Leningrado, e due sacerdoti stranieri" (pag. 116).

 

 L’"esilio perpetuo" di padre Neveu

Nel frattempo a Mosca anche il vescovo Neveu non c’era più, poiché nel giugno del 1936 dovendo recarsi in Francia per un’operazione si vide poi negare il visto d’ingresso per ritornare in URSS.

Nuovo parroco della cattedrale di San Luigi dei Francesi divenne uno statunitense, il padre assunzionista Leopold Braun che ricoprì quell’incarico sino alla fine del 1945 quando venne espulso dall’URSS "per attività spionistica contro l’Unione Sovietica e per aver raccolto informazioni calunniose sulla realtà sovietica".

Così si espresse padre Leopold Braun in una relazione sulla situazione religiosa in URSS fatta pervenire a Roma nel 1940:

"Dall’inizio della rivoluzione russa sono stati arrestati circa un migliaio di preti cattolici… La maggior parte di essi è morta in prigione, nei campi di concentramento o ai lavori forzati. Di quelli che sono ancora vivi… nessuno è stato poi rilasciato, in modo che potesse riprendere il suo ministero… Vige il più assoluto divieto di dare un’educazione religiosa ai bambini, è proibito pubblicare libri, periodici o semplici fogli stampati di contenuto religioso" (p. 167).

 

"Dio non è capo di un partito politico"

La ricerca della Osipova, di cui sono state presentate alcune delle tematiche affrontate, non è e non vuole certo essere esaustiva: altri documenti dovranno venire analizzati e quelli a cui si è rifatta la ricercatrice russa abbisognano di ulteriori analisi. Ma intanto l’Autrice ci ha presentato con oggettività una "cronaca" dei martiri in terra di Russia che riteniamo utile e proficua e che non si deve certo considerare indirizzata solo ad un pubblico di lettori devotamente cattolici, anzi…

Le debolezze, le paure, i limiti dei tanti credenti, sacerdoti e non, finiti nella rete del sistema poliziesco e giudiziario sovietico appaiono ben chiari dai documenti ufficiali come anche da tanta memorialistica di parte cattolica.

Le ultime cento pagine di questo libro sono interamente occupate dalle schede biografiche di 313 confessori della fede (monache, sacerdoti, missionari, ecc.) che hanno operato in URSS e che, perlopiù, sono stati perseguitati e/o uccisi. Vi sono poi altre 7 (!) schede di sacerdoti – tutti stranieri – che non subirono procedimenti penali. La lettura di questa ampia raccolta di schede risulterà certamente anch’essa utile ed efficace.

In conclusione riteniamo opportuno riportare una dichiarazione rilasciata da una monaca domenicana al termine di un processo intentato a Voronez nel 1935 contro di lei, altre due consorelle e due sacerdoti cattolici, al termine del quale le tre monache – ma non i due sacerdoti – vennero assolte: ""Sono cattolica e me ne vanto, sono domenicana e ne vado fiera. Voi non avete nessun diritto di condannarmi per questo, perché Dio non è capo di un partito politico e perché la dottrina di Gesù Cristo non è un programma politico ma solo un programma di amore e di misericordia"" (p. 77).

 

 Obiettività e strumentalizzazioni

Dallo scoppio della rivoluzione bolscevica, nel 1917, all’ammaina bandiera del vessillo con la falce ed il martello dal Kremlino nel 1991, sono trascorsi ottantuno anni, quasi tutte e quattro le generazioni di russi in questo secolo hanno vissuto da sovietici, dunque. Senza contare tutti gli altri popoli che sono stati sottoposti a regimi di matrice ideologica marxista-leninista o simile, come anche l’influsso in campo socio-culturale, in Occidente, di questa ideologia e della concezione materialistica della Storia… Conseguentemente riteniamo che – ma errare è umano – per il momento grandi Summae siano ancora premature: del resto anche da noi in Italia l’esperienza fascista e della guerra civile, che hanno occupato un lasso di tempo molto meno lungo e che si sono concluse da cinquantatré anni, non si riescono ancora ad affrontare in modo pienamente sereno ed obiettivo.

Un’indagine quale quella della Osipova, con i suoi limiti di carattere non solo temporale e come opera in fieri, la preferiamo, oggi come oggi, a delle sintesi che, perdipiù, da noi vengono strumentalmente utilizzate – e con ciò stesso svilite – sul proscenio del teatrino della nostra, spesso assai prosaica, politica nazionale.

 

 Irina I. Osipova, Se il mondo vi odia… martiri per la fede nel regime sovietico, Milano, Edizioni La Casa di Matriona, 1997, L. 18.000, p. 18.

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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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