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PERSECUZIONI CONTRO I CREDENTI IN CRISTO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:13
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12/12/2010 22:53
 
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Non è possibile che, mentre erano ancora viventi gli apostoli e i testimoni oculari dei fatti su cui si fondava la nuova fede (nel 95-96 d.C. solo Giovanni), questi accettassero di veder morire tanta gente e di morire essi stessi, se tali fatti non li avessero esperiti veramente, cioè se li avessero inventati. Né si può sostenere che si sono inventati le persecuzioni, perché di tre di esse ci danno notizia anche autori non cristiani, che tra l’altro ne descrivono la crudeltà.

Ci possono essere e ci sono nei documenti scritti errori o discrepanze su singoli episodi o su dettagli, ma gli elementi storici centrali su cui si fonda il cristianesimo (miracoli, profezie, predicazione, morte in croce, apparizioni) non possono essere un’invenzione di una conventicola di giudei che ha ingannato tutti. Se così fosse, semplicemente non si spiegherebbe la storia del primo sec. d.C. a partire dal 30. La quale ci dice che i cristiani di questo periodo erano fermamente e incrollabilmente convinti che Gesù di Nazaret era il Figlio di Dio, era il Messia atteso, era risorto dai morti e sarebbe tornato come Giudice escatologico. E una convinzione del genere, sostenuta fino al martirio, poteva venire loro solo dalla conoscenza della storia di questo Gesù, o come testimoni oculari, o dopo i racconti dei testimoni oculari. Non è pensabile che tante persone e in tanti posti diversi credessero in Gesù e morissero per lui senza avere visto cosa era accaduto, o senza essere stati informati da chi aveva visto sulla storia di questo Gesù. Non è credibile che tanti si siano fatti torturare e ammazzare semplicemente per idee o concezioni su una persona non più tra loro che non si fondavano su fatti accaduti che riguardavano questa persona.

Riguardo in particolare alle apparizioni di Gesù risorto, se esse fossero state un’invenzione, o se fossero state il prodotto di un desiderio di autorità e di legittimazione, ne sarebbero state descritte nel Nuovo Testamento di più, in un lasso di tempo più lungo e con più precisione e dettagli. È esattamente quello che accade negli scritti gnostici, che per legittimare le teorie gnostiche producono una serie molto lunga (documentata nei testi di Nag Hammadi) di apparizioni e discorsi di Gesù risorto con Maria Maddalena, con Maria sua madre, con molti dei Dodici e con Giacomo. I prolissi discorsi che gli scrittori gnostici del secondo secolo mettono in bocca a Gesù risorto non sono storicamente attendibili, perché proprio questo avrebbe fatto chi avesse voluto legittimare interpretazioni della figura di Gesù che contrastavano con altre.

Poiché il fatto che la tomba dove era stato deposto Gesù sia stata trovata vuota non è stato contestato neanche dai più accaniti nemici del cristianesimo, il punto debole di questa ricostruzione e riflessione potrebbe essere, io credo, uno solo: in realtà Gesù non è morto sulla croce: o la sua morte è stata apparente ed egli è uscito dalla tomba, che è apparsa così vuota; o ad essere crocifisso dai romani è stato un altro, il cui corpo Gesù ha portato via dalla tomba e nascosto. Il vero ingannatore di tutti, cioè, è stato lo stesso Gesù di Nazaret. Che la morte di Gesù è stata solo apparenza lo hanno sostenuto i doceti. Che al posto di Gesù è morto un altro, Simone di Cirene, lo hanno sostenuto molti gnostici. Il fatto che nel Nuovo Testamento si ripeta tantissime volte che Gesù è morto sulla croce significa probabilmente che queste obiezioni e posizioni erano circolanti già nei primi decenni della storia cristiana.

Gesù era quello in cui tantissimi hanno creduto e credono, o era un ingannatore? Il fatto è che qui la scelta è radicale e drammatica, perché nella seconda ipotesi Gesù è stato non solo il più diabolico ingannatore della storia, ma anche uno dei più grandi criminali della storia, perché ha causato la morte di migliaia di persone durante le persecuzioni, che non si sono fermate alle sei descritte sopra, ma sono continuate fino a Diocleziano (fine del terzo e inizio del quarto secolo d.C.). Se credessi che Gesù si è fatto credere risorto dopo essersi procurato una morte apparente o dopo che in realtà un altro era morto sulla croce, dovrei affermare conseguentemente che quest’uomo è stato uno dei più grandi criminali della storia.

Qualcuno potrebbe a questo punto osservare che vi è un’altra possibilità: Gesù, quando è apparso ai suoi facendosi credere risorto, non immaginava che a causa sua ci sarebbero stati in seguito tanti morti. Ma se ha predetto più volte che ci sarebbero state persecuzioni contro i suoi discepoli (Mt 5,10-11.44; 10,23; 13,21; 23,34; 24,9-10; Mc 4,17; 10,30; 13,9-13; Lc 6,22.27-28; 8,13; 11,49; 21,12.16-17; Gv 15,18-20; 17,14), sapeva quel che faceva.

E ci sarebbe ancora un’altra possibilità: Gesù ha rivelato agli apostoli di non essere in realtà risorto, ma non ha avuto il tempo di rivelare il suo segreto a tutti, perché è morto veramente; gli apostoli hanno nascosto il suo corpo (quindi non vi è stata l’ascensione al cielo) e non hanno detto a nessuno la verità. In questo caso i criminali sarebbero loro. Ma per quanto detto sopra, questa ipotesi mi sembra da scartare, perché farsi torturare e uccidere, e far torturare e uccidere tante altre persone, per qualcosa che si sa essere falso non è un comportamento umano verosimile.

Rimangono allora due possibilità, che costituiscono alternative radicalmente opposte: o Gesù di Nazaret era un ingannatore e un criminale; o era colui che, dopo aver predicato l’amore anche per i nemici e dopo aver sofferto la terribile morte di croce dei romani, è stato risuscitato da Dio, è apparso risorto a molti ed è salito al cielo. E lì aspetta tutti gli uomini che risusciterà; e poiché li ama, non è pienamente felice, non banchetta, mentre essi sulla terra continuano a soffrire: «Io vi dico: d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite, fino al giorno in cui lo berrò con voi nuovo nel regno del Padre mio» (Mt 26,29; cfr. Mc 14,25; Lc 22,18).

Tutta questa riflessione non è, ovviamente, una dimostrazione che la religione cristiana è superiore alle altre. Secondo un’impostazione che risale a Ernst Cassirer e alla sua concezione dell’uomo come “animale simbolico”, la religione, come l’arte e la scienza, è un sistema di segni attraverso cui l’uomo interpreta la realtà, il mondo, la vita. I segni delle religioni si riferiscono a realtà trascendenti. Tali segni sono una combinazione di credenze (affermazioni teologiche, ontologiche, cosmologiche, antropologiche, escatologiche), di riti (azioni che rappresentano le credenze attraverso l’uso di oggetti e luoghi “sacri” sottratti all’uso quotidiano e profano) e di comportamenti dettati da regole etiche (il cui adempimento è spesso ritenuto più importante dell’adempimento dei riti). Questi sistemi di segni costituiti dalle religioni sono prodotti dagli uomini partendo da una o più esperienze.

E allora dire che la religione cristiana è nata da fatti storici ed è legata ad essi significa dire che è nata dall’interpretazione di questi fatti, che ha prodotto un sistema di segni (credenze, riti e comportamenti). E il fatto che il Nuovo Testamento sia pieno di credenze e di riflessioni teologiche non significa che in esso non vi siano anche notizie su fatti accaduti (cioè sul Gesù storico) e poi interpretati. Tra l’altro, la presenza di tante credenze negli scritti che parlano di Gesù è dovuta anche al fatto che lo stesso Gesù storico è vissuto all’interno di credenze, cioè aveva un’insieme di credenze su Dio, sul Regno di Dio, su se stesso, sugli angeli, sui demoni, sulla purità, sul mondo e sulla sua fine. Un esempio tipico è relativo agli esorcismi: il fatto che per opera sua i malati guarivano viene interpretato da Gesù e dalla sua coscienza umana come una vittoria di Dio su Satana e i demoni (Mt 12,27-28; Mc 3,23-26; Lc 11,17-20), dato che al suo tempo era comune la convinzione che le malattie, anche non psichiche, fossero causate dai demoni (1 Sam 16,14-16; 2 Sam 24,11-17; Tb 3,8; 6,8; Gb 2,7; Mt 8,16; 9,32-34; 10,1.8; 12,22; 17,14-18; Mc 3,10-12; 6,12-13; 9,15-27; Lc 9,1-2.37-43; 11,14; 13,11.16; At 5,16; 8,7; 12,23; 19,12; 2 Cor 12,7; Giuseppe Flavio, Bellum VII,185). Se la maggior parte delle malattie non sono causate da demoni (dico “se” perché anche questa è un’interpretazione), allora l’interpretazione di Gesù e degli ebrei del suo tempo è errata, non corrisponde alla realtà. Uno dei punti deboli dello gnosticismo è quello di pensare che all’uomo Gesù tutti i segreti del mondo siano stati rivelati ed egli li abbia a sua volta rivelati ad alcuni discepoli.

Se della religione cristiana si può dire che è nata dall’interpretazione di fatti, la stessa cosa si può dire di tutte le religioni: dell’ebraismo (le esperienze di e con Mosè), dell’islamismo (la scrittura del Corano da parte di Maometto), del buddismo (l’esperienza straordinaria di Siddhartha), dell’induismo (le visioni dei saggi della religione vedica), del taoismo (la scomparsa misteriosa di Lao-tsu dopo avere scritto le parti più antiche del Tao-te Ching), del mazdeismo (le visioni di Zarathustra).

È allora chiaro che nessuna religione, nessuna fede può appellarsi alla storia per una dimostrazione razionale della sua superiorità sulle altre. Né possono appellarsi alla storia (alla sofferenza “ingiusta”, alla cattiveria degli uomini, alla morte, al mancato ritorno dalla morte, al silenzio di Dio) l’agnosticismo e l’ateismo per provare la loro superiorità, essendo anch’essi, come le religioni, interpretazioni del mondo.

Cercare di capire e di sapere cosa è storicamente successo in un ogni dato momento o luogo è importantissimo non perché possa dimostrare che una religione è quella vera e le altre no, ma perché i fatti ricostruiti attraverso un’indagine storico-critica possono rettificare, all’interno di una religione, quelle interpretazioni e quelle ricostruzioni, che possono anche essere le proprie precedenti interpretazioni e ricostruzioni, eventualmente incompatibili con tali fatti.
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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