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28/06/2020 09:25 | |
«Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. (...)Chi accoglie voi accoglie me»
P. Antoni POU OSB Monje de Montserrat
(Montserrat, Barcelona, Spagna)
Oggi ascoltando dalle labbra di Gesù: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me…» (Mt 10,37) restiamo assai sconcertati. Però scavando un po 'più in fondo, ci rendiamo conto della lezione che il Signore vuole trasmetterci: per il cristiano, l'unico assoluto è Dio e il suo Regno. Ognuno deve scoprire la loro vocazione —forse questo è il compito più delicato di tutti— e seguirla fedelmente. Se un cristiano o cristiana hanno vocazione al matrimonio, devono rendersi conto che svolgere la loro vocazione è amare la loro famiglia come Cristo ama la Chiesa.
La vocazione alla vita religiosa o al sacerdozio chiede di non anteporre legami familiari a quelli della fede, se con questo non manchiamo alle richieste fondamentali della carità crisitiana. I legami familiari non possono asservire e soffocare la vocazione alla cui siamo chiamati. Dietro la parola "amore" può nascondersi un desiderio possessivo dell'altro che toglie la libertà di sviluppare la loro vita umana e cristiana; o la paura a lasciare il nido familiare e affrontare le esigenze della vita e la chiamata di Gesù a seguirlo. E 'questa distorsione dell’ amore che Gesù ci chiama a trasformare in un amore gratuito e generoso, perché, come dice San Agostino, «Cristo è venuto a trasformare l'amore."
L'amore e l'accettazione saranno sempre il cuore della vita cristiana, verso tutti e soprattutto verso i membri della nostra famiglia, perché di solito sono i più vicini e anche costituiscono il "prossimo" che Gesù ci chiede di amare. Nella accoglienza agli altri si trova sempre la accoglienza a Cristo: "Chi riceve voi, accoglie me" (Mt 11,40). Quindi dobbiamo vedere Cristo in coloro che serviamo, e anche riconoscere Cristo servo in quelli che ci servono. |