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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:28
 
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II. Disposizioni per approfittare delle letture e delle
conferenze 579-1.

579. La lettura spirituale e` in sostanza destinata ad alimentare lo
spirito di preghiera, ed e` un modo di far meditazione e di trattenersi
con Dio, di cui l'autore spirituale e` interprete.

580. 1^ Ci vuole quindi un grande spirito di fede, che ci faccia
veder Dio nell'autore e nel predicatore, "tamquam Deo exhortante per
nos" 580-1. Cio` che diventa piu` facile quando colui che scrive o
parla si e` egli stesso imbevuto della dottrina evangelica e puo` dire
in tutta verita` che il suo insegnamento non e` suo ma di Gesu` Cristo:
"Mea doctrina non est mea, sed ejus qui misit me" 580-2.

In ogni caso i lettori o gli uditori reciteranno una preghiera,
fervida quanto piu` sara` possibile, per chiedere a Nostro Signore la
grazia di degnarsi di parlar loro al cuore per mezzo del divino suo
Spirito. Poi staranno in guardia contro la curiosita`, che cerca piu` di
saper cose nuove che di edificarsi; contro la vanita`, che vuol
conoscere le cose spirituali per poterne parlare e farsi valere;
contro lo spirito di critica, che, in cambio di trar profitto da cio`
che viene insegnato, l'ascolta per criticarne la sostanza o la forma
letteraria. Non si mirera` ad altro che a ben profittarne.

581. 2^ Ci vuole un sincero desiderio di santificarsi: non si trae
infatti vantaggio dalle letture o dalle conferenze se non in quanto
uno vi cerca la propria santificazione. Si deve quindi:

a) Aver fame e sete di perfezione, ascoltare o leggere con quella
attenzione operosa che cerca avidamente la parola di Dio, che applica
a se` e non agli altri cio` che legge o sente, ruminandolo per meglio
digerirlo e metterlo in pratica. Vi si trova allora copioso alimento,
qualunque sia l'argomento trattato, perche` nella vita spirituale tutto
si intreccia e si connette: cio` che direttamente si applica agli
incipienti si puo` facilmente adattare a quelli che sono piu`
progrediti; cio` che si dice per costoro serve d'ideale ai primi; cio`
che si riferisce al futuro consiglia risoluzioni per il presente,
perche` a questo modo uno si dispone a ben compire i doveri che
obbligheranno solo piu` tardi; e cosi` la lotta vittoriosa contro le
tentazioni future si prepara con la vigilanza nel presente. Si puo`
quindi trar sempre partito per il presente da tutto cio` che vien
detto, sopratutto poi se si presta orecchio al predicatore interiore
che parla nel piu` intimo dell'anima a chi lo sappia ascoltare "Audiam
quid loquatur in me Dominus Deus" 581-1.

582. b) Ecco perche` e` necessario leggere lentamente, "fermandovi,
dice S. G. Eudes 582-1, a considerare, ruminare, pesare, gustare
le verita` che maggiormente vi commuovono, per imprimervele bene nella
mente e trarne atti ed affetti". La lettura o l'esortazione diventa
allora una meditazione: infatti uno si investe a poco a poco dei
pensieri e dei sentimenti che si leggono o si ascoltano, si desidera
di metterli in pratica, e se ne chiede internamente la grazia.

583. 3^ Ci vuole finalmente lo sforzo serio per cominciare a mettere
in pratica cio` che si legge o si ascolta. E` cio` che raccomandava
S. Paolo ai suoi lettori, scrivendo che non sono gia` giusti coloro che
ascoltano la legge ma quelli che la mettono in pratica: "Non enim
auditores legis justi sunt apud Deum, sed factores legis
justificabuntur" 583-1. Non fa del resto che commentar la parola
del Maestro, il quale, nella parabola della semente, dichiara che
traggono profitto della parola di Dio quelli che, "avendo ascoltata la
parola con cuore buono ed ottimo, la custodiscono e la fanno
fruttificare per mezzo della costanza" 583-2.

Dobbiamo quindi imitare S. Efrem, che riproduceva nelle opere cio` che
aveva appreso nelle letture: "pingebat actibus paginam quam
legerat" 583-3. La luce non ci vien data se non per l'opera, onde
il primo atto deve essere uno sforzo per vivere secondo l'insegnamento
ricevuto "Estote factores verbi et non auditores tantum" 583-4.

sez. IV. La santificazione delle relazioni sociali.

584. Fin qui abbiamo parlato delle relazioni tra l'anima e Dio,
sotto la guida del direttore. Ma e` chiaro che siamo obbligati ad aver
numerose relazioni con molte altre persone, relazioni di famiglia e
d'amicizia, relazioni professionali, relazioni d'apostolato. Ebbene
tutte possono e devono essere santificate e contribuire a rassodarci
nella vita interiore. Per agevolar questa santificazione, esporremo i
principii generali che devono regolare queste relazioni, facendone poi
l'applicazione alle principali relazioni.

I. Principii generali.

585. 1^ Nel disegno primitivo le creature erano destinate a portarci
a Dio, ricordandoci ch'egli e` l'autore e la causa esemplare di tutte
le cose. Ma, dopo la caduta, esse ci attirano in modo che, se non
stiamo all'erta, ci distolgono da Dio o almeno ci ritardano il cammino
verso di lui. Bisogna quindi reagire contro questa tendenza, e, con lo
spirito di fede e di sacrificio, servirci delle persone e delle cose
soltanto come mezzi per andare a Dio.

586. 2^ Ora,tra le relazioni che abbiamo con le persone, ve ne sono
delle volute da Dio, come le relazioni domestiche o quelle richieste
dai doveri del nostro stato. Tali relazioni devono essere mantenute e
rese soprannaturali. Infatti non si diventa liberi da questi doveri
pel fatto che si aspira alla perfezione; si e` invece obbligati a
compirli in modo piu` perfetto degli altri. Bisogna pero` renderle
soprannaturali riconducendole al nostro ultimo fine che e` Dio. Il
mezzo migliore per farlo sta nel considerar le persone con cui siamo
in relazione, come figli di Dio, fratelli in Gesu` Cristo, rispettarle
e amarle in quanto possedono doti che sono un riflesso delle
perfezioni di Dio, e sono destinate a parteciparne la vita e la
gloria. Cosi` in esse consideriamo e amiamo Dio.

587. 3^ Vi sono invece relazioni pericolose o cattive che tendono a
farci cadere in peccato o col destare in noi lo spirito mondano, o
coll'attaccarci alle creature per via del piacere sensibile o sensuale
che proviamo in loro compagnia e al quale siamo esposti a consentire.
Fuggire, per quanto e` possibile, queste occasioni e` cosa obbligatoria
e, se non si puo` evitar l'occasione, e` dovere l'allontanarla
moralmente, rafforzando la volonta` contro l'affetto disordinato a tali
persone. Chi opera altrimenti, compromette la propria santificazione e
la propria salute; perche` chi ama il pericolo in esso perisce: "Qui
amat periculum, in illo peribit" 587-1. Quanto piu` dunque si vuol
essere perfetti, tanto piu` si deve fuggire le occasioni pericolose,
come spiegheremo piu` tardi parlando della fede, della carita` e delle
altre virtu`.

588. 4^ Finalmente vi sono relazioni che per se` non sono ne` buone ne`
cattive ma semplicemente indifferenti, e che possono quindi, secondo
le circostanze o l'intenzione, riuscir utili o nocive: tali sono, per
esempio, le visite, le conversazioni, le ricreazioni. Un'anima che
tende alla perfezione rendera` buone queste relazioni con la purita`
d'intenzione e con la moderazione che serbera` in ogni cosa. Prima di
tutto non cerchera` se non quelle che sono veramente utili alla gloria
di Dio, al bene delle anime o a quel necessario sollievo che e`
richiesto dalla salute del corpo o dal bene dell'anima. Poi, nell'uso
di queste cose utili, pratichera` quella prudenza, quella modestia,
quella temperanza, che tutto riconduce all'ordine voluto da Dio.
Quindi via quelle lunghe conversazioni oziose che sono perdita di
tempo e occasione di mancare all'umilta` e alla carita`; via quei
prolungati e smodati divertimenti che stancano il corpo e deprimono
l'anima 588-1. Insomma si tenga sempre presente la regola data
dall'Apostolo: "Omne quodcumque facitis in verbo aut in opere, omnia
in nomine Domini Jesu Christi, gratias agentes Deo et Patri per
ipsum". 588-2
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