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19/10/2013 16:44 | |
III . Le opere di penitenza.
746. Queste opere, per quanto penose possano essere, ci parranno
facili, se abbiamo continuamente davanti agli occhi questo pensiero:
io sono uno scampato dall'inferno, uno scampato dal purgatorio, e,
senza la divina misericordia, sarei gia` la` a subirvi il castigo che ho
pur troppo meritato; nulla quindi di troppo umiliante, nulla di troppo
penoso per me.
Le principali opere di penitenza che dobbiano fare, sono:
747. 1^ L'accettazione, prima rassegnata poi cordiale e gioconda, di
tutte le croci che la Provvidenza vorra` mandarci. Il Concilio di
Trento ci insegna che e` gran segno di amore per noi il degnarsi Dio di
gradire come soddisfazione dei nostri peccati la pazienza con cui
accettiamo tutti i mali temporali, che egli ci infligge 747-1. Se
abbiamo dunque da soffrir prove fisiche o morali, per esempio le
intemperie delle stagioni, le strette della malattia, i rovesci di
fortuna, la mala riuscita, le umiliazioni; in cambio di amaramente
lamentarcene, come la natura vorrebbe, accettiamo tutti questi
patimenti con dolce rassegnazione, persuasi che pei nostri peccati li
meritiamo e che la pazienza in mezzo alle prove e` uno dei migliori
mezzi d'espiazione. Non sara` da principio che semplice rassegnazione,
ma poi, accorgendoci che i nostri dolori ne restano addolciti e
fecondi, riusciremo a poco a poco a sopportarli valorosamente e anche
giocondamente, lieti di poterci cosi` abbreviare il purgatorio, di
rassomigliar meglio al divin crocifisso, di glorificar Dio che abbiamo
oltraggiato. La pazienza produrra` allora tutti i suoi frutti e ci
purifichera` intieramente l'anima appunto perche` opera di amore:
"remittuntur ei peccata multa, quoniam dilexit multum" 747-2.
748. 2^ A questa pazienza aggiungeremo il fedele adempimento dei
doveri del nostro stato in spirito di penitenza e di riparazione. Il
sacrificio piu` gradito a Dio e` quello dell'ubbidienza "melior est
obedientia quam victimae" 748-1. Ora i doveri del nostro stato sono
per noi la chiara espressione della volonta` di Dio. L'adempierli il
piu` perfettamente possibile e` dunque un offrire a Dio il sacrificio
piu` perfetto, l'olocausto perpetuo, perche` questi doveri ci stringono
dalla mattina alla sera. Il che e` certamente vero per le persone che
vivono in comunita`: obbedendo fedelmente alla regola, generale o
particolare, adempiendo generosamente quanto viene prescritto o
consigliato dai superiori, moltiplicando gli atti di obbedienza, di
sacrificio e d'amore, e possono ripetere con San Giovanni Berchmans
che la vita comune e` per essi la migliore di tutte le penitenze: mea
maxima paenitentia vita communis. Ma e` anche vero per le persone del
mondo che vivono cristianamente; quante occasioni si presentano ai
padri e alle madri di famiglia che osservano tutti i doveri di sposi e
di educatori, di offrire a Dio numerosi ed austeri sacrifici che
servono grandemente a purificar le loro anime! Tutto sta
nell'adempiere questi doveri cristianamente, valorosamente, per Dio,
in ispirito di riparazione e di penitenza.
749. 3^ Vi sono pure altre opere specialmente raccomandate dalla
Sacra Scrittura, come il digiuno e l'elemosina.
A) Il digiuno era nell'antica Legge uno dei grandi mezzi di
espiazione; veniva indicato con l'espressione "affliggere la propria
anima"; 749-1 ma per ottenerne l'effetto doveva essere
accompagnato da sentimenti di compunzione e di misericordia 749-2.
Nella nuova Legge il digiuno e` pratica di duolo e di penitenza; quindi
gli Apostoli non digiunano finche` e` con loro lo Sposo, digiuneranno,
quando non vi sara` piu` 749-3. Nostro Signore, per espiare i nostri
peccati, digiuna quaranta giorni e quaranta notti, ed insegna agli
apostoli che certi demoni non possono essere cacciati che col digiuno
e colla preghiera 749-4. Fedele a questi insegnamenti, la Chiesa
istitui` il digiuno della Quaresima, delle Vigilie e delle Quattro
Tempora per dare ai fedeli occasione di espiare i peccati. Molti
peccati infatti provengono, direttamente o indirettamente, dalla
sensualita`, dagli eccessi del bere e del mangiare, onde nulla e` piu`
efficace a ripararli della privazione del nutrimento che va alla
radice del male mortificando l'amore dei sensuali diletti. Ecco perche`
i Santi lo praticarono con tanta frequenza anche fuori dei tempi
stabiliti dalla Chiesa; i cristiani generosi li imitano o almeno
s'accostano al digiuno propriamente detto, privandosi di qualche cosa
in ogni pasto, per domare cosi` la sensualita`.
750. B) L'elemosina poi e` opera di carita` e privazione: a questo
doppio titolo ha grande efficacia per espiare i peccati: "peccata
eleemosynis redime" 750-1. Quando uno si priva d'un bene per darlo
a Gesu` nella persona del povero, Dio non si lascia vincere in
generosita`, e ci rimette volentieri parte della pena dovuta ai nostri
peccati. Quanto piu` dunque si e` generosi, ognuno secondo le proprie
facolta`, e quanto pure e` piu` perfetta l'intenzione con cui si fa
l'elemosina, tanto piu` intiera e` la remissione che ci si concede dei
nostri debiti spirituali. Cio` che diciamo dell'elemosina corporale
s'applica a piu` forte ragione all'elemosina spirituale, che mira a far
del bene alle anime e quindi a glorificar Dio. E` quindi una delle
opere di penitenza che il Salmista promette di fare quando dice al
Signore che, per riparare il suo peccato, insegnera` ai peccatori le
vie del pentimento: "Docebo iniquos vias tuas et impii ad te
convertentur" 750-2.
4^ Restano finalmente le privazioni e le mortificazioni volontarie che
imponiamo a noi stessi in espiazione dei nostri peccati, quelle
specialmente che vanno alla sorgente del male, castigando e
disciplinando le facolta` che contribuirono a farceli commettere. Le
esporremo trattando della mortificazione.
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705-1 S. Tommaso, III, q. 85; Suarez, De penitentia, disp. I e
VII; Billuart, De poen., disp. II; Ad. Tanquerey, Synopsis theol.
moralis, t. I, n. 3-14; Bossuet, Sermone sulla necessita` della
penitenza, edizione Lebarcq, 1897, t. IV. 596. t. V. 419; Bourdaloue,
Quaresimale; per il lunedi` della seconda settimana; Newman, disc. to
mixed congregations, Neglect of divine calls; Faber, Progressi, c.
XIX.
705-2 Matth., III, 2.
705-3 Luc., V, 32.
705-4 Luc., XIII, 5.
705-5 Act., II, 38.
707-1 S. Tommaso Ia. IIae, q. 71-73; q. 85-89; Suarez, De peccatis,
disp. I-III; disp. VII, VIII; Philip. a S. Trinitate, Sum. theol.
mysticae, P. I, tr. II, disc. I; Anton. a Spiritu S., Directorium
mysticum, disp. I, sez. III; T. Da Vallgornera, Mystica theol.,
q. II, disp. I, art. III-IV; Alvarez de Paz, T. II, P. I, De
abjectione peccatorum; Bourdaloue, Quaresimale, mercoledi` della 5a.
sett., sullo stato di peccato e sullo stato di grazia; Tronson, Ex.
particuliers, CLXX-CLXXX; Manning, Il peccato e le sue conseguenze;
Mgr d'Hulst, Quaresimale del 1892 e Ritiro (Marietti, Torino);
P. Janvier, Quaresimale 1907, Ia. Confer.; Quaresimale 1908 per intiero
(Marietti, Torino).
707-2 Svolgiamo questi motivi un poco a lungo perche` i lettori
possano meditarli; concepito un vivo orrore del peccato, il progresso
e` assicurato.
710-1 S. Ignazio, Eserc. Spir., Ia. Sett., Io. Esercizio; e i suoi
numerosi commentatori.
714-1 Gen., II, 17; III, 11-19.
714-2 Jerem., II, 4, 8.
714-3 Isa., I, 2.
714-4 Jerem., III, 1.
714-5 Joan., III, 4.
716-1 E` il pensiero che S. Ignazio svolge nella meditazione
fondamentale, a principio degli Esercizi Spirituali, commentando
queste parole: "Creatus est homo ad hunc finem ut Dominum Deum suum
laudet et revereatur, eique serviens tandem salvus fiat".
716-2 Jer., II, 13.
718-1 I Petr., II, 21.
718-2 Apoc., I, 5.
718-3 Joan., XVIII, 40; XIX, 6.
718-4 Cate'ch. chre'tien, P. I, lez. II.
720-1 Joan., VIII, 54; cfr. II Petr., II, 19.
722-1 Sap., XI, 17.
724-1 Vita devota, l. I, c. XXII.
725-1 S. Fr. di Sales, Vita devota; P. III, c. IX.
727-1 Cammino della perfezione, c. XLI.
728-1 Matth., XXII, 37.
732-1 Matth., XIII, 12.
733-1 La doctrine spirituelle, III^ Principio, c. II, a. I, sez. 3.
734-1 Non parliamo dei castighi temporali con cui Dio punisce il
peccato: la S. Scrittura vi ritorna spesso, specialmente nell'Antico
Testamento. Quando pero` si tratta di determinare se questa o quella
pena e` castigo del peccato veniale, bisogna contentarsi spesso di
congetture. Non conviene quindi insistere su questo come fanno certi
autori spirituali che attribuiscono a colpe veniali castighi
terribili; cosi` la moglie di Loth viene cangiata in una statua di sale
per una colpa di curiosita`, ed Oza e` colpito di morte per aver toccato
l'arca.
734-2 "L'anima, questo vedendo, se trovasse un altro purgatorio
sopra quello, per potersi levar piu` presto tanto impedimento, presto
vi si getterebbe dentro, per l'impeto di quell'amore conforme tra Dio
e l'anima". (S. Caterina da Genova, Purgatorio, c. IX).
735-1 Opera citata, c. VIII.
735-2 Op. cit., c. XII. -- Bisogna leggere tutto questo piccolo
trattato sul Purgatorio; F. Trucco, Il purgatorio e la vita delle
anime purganti secondo S. Caterina da Genova, Sarzana, 1915.
736-1 Primo Panegirico di S. Francesco da Paola.
737-1 Isai., LIII, 6.
737-2 Bossuet, Sermone 1^ per la Purificazione, ed. Lebarq. t.
IV, p. 52.
738-1 Introd., c. VII.
738-2 Op. cit., c. VII; IIa. sezione.
739-1 E` appunto cio` che insegna il Concilio di Trento (sess. XIV,
c. 8): "Procul dubio enim magnopere a peccato revocant, et quasi freno
quodam coercent hae satisfactoriae poenae, cautioresque et vigilantiores
in futurum poenitentes efficiunt: medentur quoque peccatorum
reliquiis, et vitiosos habitus, male vivendo comparatos, contrariis
virtutum actionibus tollunt".
741-1 Hebr., VII, 27.
741-2 P. Plus, L'idea riparatrice (Marietti, Torino), l. III;
L. Capelle, Les a^mes ge'ne'reuses.
742-1 E` cio` che lungamente dimostra nel Progressi dell'anima, c.
XIX, ed aggiunge: "Come ogni culto va in rovina se non ha per base i
sentimenti della creatura pel suo creatore... come le penitenze non
riescono a nulla se non fatte in unione con Gesu` Cristo...cosi` la
santita` perde il principio del suo progresso quando e` separata dal
costante dolore d'aver peccato. Infatti il principio del progresso non
e` soltanto l'amore ma l'amore nato dal perdono".
743-1 Ps. L, 5.
743-2 Ps. L, 6.
743-3 Ps. L, 3.
743-4 Ps. L, 4.
743-5 Ps. L, 10-14.
744-1 Ps. LXVIII, 8.
744-2 Luc., XV, 18.
744-3 Luc. XVIII, 13.
747-1 "Sed etiam (quod maximum amoris argumentum est)
temporalibus flagellis a Deo inflictis et a nobis patienter toleratis
apud Deum Patrem per Christum Jesum satisfacere valeamus". (Sess. XIV,
c. 9, Denzing., 906.)
747-2 Matth., IX, 2.
748-1 I Reg., XV, 22.
749-1 Lev., XVI, 29, 31; XXIII, 27, 32.
749-2 Isa., LVIII, 3-7.
749-3 Matth., IX, 14-15.
749-4 Matth., XVII, 20.
750-1 Dan., IV, 24.
750-2 Ps. L, 15.
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Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy .
Ultima revisione: 14 febbraio 2006.
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