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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:27
 
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sez. II. Il regolamento di vita 558-1.

558. Questo regolamento e` destinato a continuar l'opera del
direttore, dando al penitente principii e regole che lo aiutino a
santificar tutte le azioni con l'obbedienza, e a porgergli una savia e
sicura norma di condotta. Ne esporremo:
* 1^ l'utilita`;
* 2^ le qualita`;
* 3^ il modo d'osservarlo.

I. Utilita` d'una regola di vita.

Utile anche ai semplici fedeli che vogliano santificarsi nel mondo,
questa regola e` piu` specialmente necessaria ai membri di comunita` e ai
sacerdoti che vivono nel ministero. Giova non solo alla santificazione
nostra ma anche alla santificazione del prossimo.

559. 1^ Utilita` per la santificazione nostra. Per santificarsi e`
necessario utilizzar bene il tempo, rendere soprannaturali le proprie
azioni e seguire un certo programma di perfezione. Ora una regola di
vita, ben concertata col direttore, ci procura questo triplice
vantaggio.

A) Ci fa utilizzar meglio il tempo. Confrontiamo infatti la vita d'una
persona che segue una regola di vita e quella d'un'altra che non ne
ha.

a) Senza regolamento si spreca fatalmente molto tempo: 1) nascono
infatti allora esitazioni su cio` che sia meglio fare; s'impiega tempo
a deliberare, a pesare il pro ed il contro, e poiche` per molte cose
non si trova ragion decisiva, si puo` rimanere incerti; onde, prendendo
la natura il sopravvento, si e` esposti a lasciarsi trascinare dalla
curiosita`, dal piacere o dalla vanita`. -- 2) Si trasanda pure
facilmente un certo numero di doveri: non essendosi previsto ne'
determinato il momento e il luogo favorevole di adempiere cotesti
doveri, se ne omettono alcuni perche` non si trova piu` il tempo di
farli.

3) Tali negligenze rendono incostanti: uno fa ora un vigoroso sforzo
per ripigliarsi e ora si abbandona alla naturale indolenza, appunto
perche` non si ha una regola fissa per correggere l'incostanza della
natura.

560. b) Invece con un ben determinato regolamento si risparmia molto
tempo: 1) Non piu` esitazioni: si sa esattamente cio` che si deve fare e
quando; se non si riesce a fissar l'orario in modo matematico, almeno
si sono posti dei punti fermi e fissati, dei principii sugli esercizi
di pieta`, sul lavoro, sulle ricreazioni, ecc. 2) Non piu` l'imprevisto
o almeno poca cosa: perche`, anche per le circostanze straordinarie che
possono capitare, si e` gia` determinato quali esercizi si possono
abbreviare, e come vi si puo` supplire con altre pratiche; in ogni
caso, cessando l'imprevisto, si ritorna immediatamente alla regola. --
3) Non piu` incostanza, perche` il regolamento ci sollecita a far sempre
cio` che e` prescritto ogni giorno e nelle principali ore del giorno. Si
formano cosi` buone abitudini che danno stabile ordine alla nostra vita
e ne assicurano la perseveranza; i nostri giorni diventano giorni
pieni, pieni di opere buone e di meriti.

561. B) La regola ci aiuta a rendere soprannaturali tutte le nostre
azioni. a) Infatti vengono tutte fatte per obbedienza; onde questa
virtu` aggiunge lo speciale suo merito al merito proprio di ogni atto
virtuoso. In questo senso vale il detto che vivere secondo la regola e`
vivere per Dio, perche` e` fare costantemente la santa sua volonta`. Vi e`
pure in questa fedelta` alla regola un innegabile valore educativo: in
cambio del capriccio e del disordine, che tendono a prevalere in una
vita mal regolata, prendono il sopravvento la volonta` e il dovere e
quindi l'ordine e l'assestamento: la volonta` e` assoggettata a Dio e le
facolta` inferiori si piegano ad obbedire alla volonta`: e` un
progressivo ritorno allo stato di giustizia originale.

b) E` facile allora avere, in tutte le azioni, intenzioni
soprannaturali: il solo fatto di vincere i propri gusti e i propri
capricci mette gia` ordine nella vita e dirige le azioni a Dio; inoltre
un buon regolamento di vita prescrive un momento di raccoglimento
prima di ogni principale azione e ci suggerisce le migliori intenzioni
soprannaturali per ben compirla; ognuna quindi viene esplicitamente
santificata e diventa atto d'amor di Dio. Chi potra` dire il numero di
meriti cosi` accumulati ogni giorno!

562. C) La regola traccia un programma di perfezione.

a) Ed e` veramente un programma quello che abbiamo descritto e il
seguirlo e` un progredire verso la perfezione: e` la via della
conformita` alla volonta` di Dio tanto lodata dai Santi.

b) E poi non vi e` compita regola di vita che non indichi le principali
virtu` da praticare secondo la condizione del penitente e il suo stato
spirituale. Occorrera` certo di dover talora modificare questo piccolo
programma pei nuovi bisogni che potranno nascere; ma e` cosa che si
fara` d'accordo col direttore, inserendola poi nel regolamento di vita
perche` serva di guida.

563. 2^ La santificazione del prossimo, com'e` chiaro, non potra` che
guadagnarci. Per santificar gli altri, bisogna unire la preghiera
all'azione, utilizzar bene il tempo consacrato all'apostolato e dar
buon esempio. Or questo fa per l'appunto chi e` fedele al regolamento.

A) Trova in una vita ben regolata il modo pratico di conciliar la
preghiera con l'azione. Persuaso che anima dell'apostolato e` la vita
interiore, si fissa nel regolamento un certo numero di ore per la
meditazione, per la santa messa, per il ringraziamento e per tutti gli
esercizi necessari allo spirituale alimento dell'anima (n. 523).

Il che non toglie che consacri un notevole tempo all'apostolato; sa
infatti disporre bene di tutti gli istanti (n. 560), e ne trova
quindi per far tutto con ordine e metodo; ha le ore stabilite per le
diverse opere parrocchiali, per le confessioni, per l'amministrazione
dei sacramenti; i fedeli ne sono avvertiti, e, purche` si dia loro il
tempo veramente necessario, sono anche essi contenti di sapere a qual
preciso momento possono trovare il sacerdote.

564. B) Rimangono pure edificati degli esempi di puntualita` e di
regolarita` che da` il sacerdote: non possono fare a meno di pensare e
di dire che e` l'uomo del dovere, costantemente fedele ai regolamenti
fissati dall'autorita` ecclesiastica. Quindi quando poi lo sentono
proclamare dal pulpito o dal confessionale l'obbligo d'obbedire alle
leggi di Dio e della Chiesa, ci si sentono stimolati dal suo esempio
piu` ancora che dalle sue parole, e osservano piu` fedelmente i divini
comandamenti.

Ecco come un sacerdote, il quale osservi il regolamento di vita,
santifica se` e gli altri; il che e` vero anche per i laici che si
consacrano all'apostolato.

II. Qualita` di una regola di vita.

A produrre questi santi effetti, la regola dev'essere concertata col
direttore, pieghevole e salda nello stesso tempo e distribuire i
doveri secondo la relativa loro importanza.

565. 1^ Dev'essere concertata col direttore, come richiedono la
prudenza e l'obbedienza: a) la prudenza, perche`, per stendere una
regola di vita pratica, occorre molta discrezione ed esperienza,
vedere non solo cio` che e` bene in se` ma anche cio` che e` bene per
quella determinata persona; cio` che le e` possibile e cio` che ne supera
le forze; cio` che e` opportuno nell'ambiente in cui vive e cio` che non
lo e`. Ora ci son ben poche persone che possano saviamente regolare
tutte queste cose. b) D'altra parte uno dei vantaggi del regolamento e`
quello di porgere occasione a praticar l'obbedienza: il che non
avverrebbe se uno se lo fissasse da se` senza sottoporlo a una
legittima autorita`.

566. 2^ Dev'essere abbastanza salda per reggere la volonta` e insieme
abbastanza pieghevole per adattarsi alle varie circostanze che
occorrono nella vita reale e che sconcertano talora le nostre
previsioni.

a) Sara` salda, se contiene tutto cio` che e` necessario per fissare,
almeno come principio, il tempo e il modo di fare i vari esercizi
spirituali, di compiere i doveri del nostro stato, di praticar le
virtu` che convengono al nostro genere di vita.

567. b) Sara` pieghevole, se, pur determinando questi punti, lasci
una certa latitudine per modificar l'orario, per sostituire ad una
pratica, che non sia essenziale, un'altra equivalente e che meglio
convenga alle circostanze, e anche per abbreviare qualche esercizio
quando la carita` o uno stringente dovere lo esiga, salvo poi a
compierlo in un altro momento.

Questa pieghevolezza deve principalmente applicarsi alle formule di
preghiera o d'offerta delle azioni, secondo la savia osservazione di
S. G. Eudes 567-1 : "Onde io vi prego di ben notare che la
pratica delle pratiche, il secreto dei secreti, la devozione delle
devozioni, sta nel non essere attaccati ad alcuna pratica od esercizio
particolare di devozione, ma di avere grande cura in tutti i vostri
esercizi ed azioni di darvi allo Spirito Santo di Gesu`, e di darvigli
con umilta`, confidenza e distacco da tutte le cose, affinche`,
trovandovi senza attaccamento al vostro pensiero e alle vostre
devozioni e disposizioni, abbia pieno potere e liberta` di operare. in
voi secondo i suoi desideri, di mettere in voi quelle disposizioni e
quei sentimenti di devozione che vorra`, e di condurvi per le vie che
gli piacera`".

568. 3^ Dara` finalmente a ogni dovere la rispettiva importanza. Vi e`
infatti una gerarchia nei doveri: a) E` chiaro che Dio vi deve occupare
il primo posto, poi la salute dell'anima nostra e da ultimo la
santificazione del prossimo. Non vi e` certamente alcun vero conflitto
tra questi doveri; devono invece, se vogliamo, conciliarsi fra loro
molto bene: chi glorifica Dio in sostanza lo conosce e lo ama, cioe` si
santifica e lo fa pure conoscere ed amare dal prossimo. Ma chi volesse
occupar tutto il tempo nell'apostolato trascurando il gran dovere
della preghiera, e` evidente che trascurerebbe per cio` stesso il mezzo
piu` efficace dello zelo; ed e` parimente chiaro che se uno mette da
parte la cura della propria santificazione, si sentira` presto mancare
il vero zelo per santificar gli altri. Procurando dunque di dare a Dio
la parte sua, che e` la prima, e di serbarsi il tempo di lavorare, coi
piu` essenziali esercizi, alla propria santificazione, si e` sicuri
d'esercitar l'apostolato in modo piu` fecondo, Quindi i primi e gli
ultimi momenti del giorno saranno per Dio e per noi; potremo poi darci
all'azione, pur interrompendola ogni tanto con qualche buon pensiero a
Dio. Cosi` la nostra vita sara` divisa tra la preghiera e l'apostolato.

b) Ma in certe urgenti circostanze bisogna applicare un altro
principio ed e` questo: si deve fare cio` che preme di piu`, id prius
quod est magis necessarium. Sarebbe il caso d'un sacerdote chiamato al
letto d'un moribondo: si lascia tutto per corrervi; cercando pero` di
occuparsi per via in santi pensieri, che tengano il posto
dell'esercizio spirituale che si doveva fare in quel momento.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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