Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, ..., 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, [57], 58, 59
Coordin.
00domenica 31 dicembre 2023 09:45
Portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore»

Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(Tremp, Lleida, Spagna)
Oggi, celebriamo la festa della Sacra Famiglia. Il nostro sguardo si sposta dal centro del presepio Gesù- per contemplare, vicini a Lui, Maria e Giuseppe. Il Figlio eterno del Padre passa dalla famiglia eterna, che è la Santissima Trinità, alla famiglia terrena, formata da Maria e da Giuseppe. Come deve essere importante la famiglia agli occhi di Dio, quando la prima cosa che procura a Suo Figlio è una Famiglia!

Giovanni Paolo II, nella sua Carta apostolica, `Il Rosario della Vergine Maria´ ha nuovamente fatto risaltare l importanza capitale che ha la famiglia, quale fondamento della Chiesa e della società umana, e ci ha chiesto di pregare per la famiglia e di recitare il Santo Rosario, per rivitalizzare questa istituzione. Se la famiglia va bene, la società e la Chiesa andranno bene.

Il Vangelo ci dice che il Bambino cresceva e si sviluppava, pieno di sapienza. Gesù trovò il calore di una famiglia che andava strutturandosi attraverso le reciproche relazioni d amore! Quanto sarebbe bello e utile se ci sforzassimo giorno per giorno nello strutturare la nostra famiglia! Con lo spirito di servizio e di preghiera, con amore reciproco, con una grande capacità di comprendere e di perdonare. Potremo godere -come nella casa di Nazaret- il cielo e la terra! Costruire la famiglia è oggi uno dei compiti più urgenti. I genitori, come ricordava il Concilio Vaticano II, hanno un ruolo insostituibile: «E dovere dei genitori creare un ambiente di famiglia rinvigorito dall amore, dal rispetto verso Dio e verso gli uomini, e di facilitare una educazione integra personale e sociale dei figli». Nella famiglia s impara la cosa più importante: s impara ad essere persone.

Infine, parlare della famiglia per i cristiani è parlare della Chiesa. L evangelista san Luca ci dice che i genitori di Gesù Lo condussero a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Quell offerta raffigurava l offerta sacrificale al Padre, che ebbe come risultato la nascita dei cristiani. Riflettere su questa gioiosa realtà, ci aprirà ad una più grande fraternità e ci porterà ad amare ancora di più la Chiesa.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziata la scuola del Vangelo. Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita!» (San Paolo VI)

«La famiglia di Gesù è una famiglia come tutte, è modello di amore coniugale, di collaborazione, di sacrificio, di affidamento alla divina Provvidenza... di tutti quei valori che la famiglia custodisce e promuove, contribuendo in modo primario a formare il tessuto di ogni società.» (Benedetto XVI)

«La vita nascosta di Nazaret permette ad ogni uomo di essere in comunione con Gesù nelle vie più ordinarie della vita quotidiana» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 533)
Coordin.
00lunedì 1 gennaio 2024 10:47
«Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia»

Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa contempla riconoscente la maternità della Madre di Dio, modello della Sua propria maternità per tutti noi. Luca ci presenta l incontro dei pastori con il Bambino che è accompagnato da Maria, Sua Madre e da Giuseppe. La discreta presenza di Giuseppe suggerisce l importante missione di essere custode del grande mistero del Figlio di Dio. Tutti insieme, pastori Maria e Giuseppe «e il bambino adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16) sono un immagine preziosa della Chiesa in adorazione.

Il presepe : Gesù è stato già messo lì, in una occulta allusione all `Eucaristia´. E Maria Chi l ha messo! Luca parla di un `incontro´ dei pastori con Gesù. Infatti, senza l esperienza di un incontro personale con il Signore, non c è fede. Solo questo incontro che implica un vedere con i propri occhi e, in un certo modo, un toccare , rende capaci i pastori di arrivare ad essere testimoni della Buona Novella, veri evangelizzatori che possono far «conoscere ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2,17).

Ci viene presentato qui un primo frutto dell incontro con Cristo: «Tutti quelli che udivano si stupirono» (Lc 2,18). Dobbiamo chiedere la grazia di saper far sorgere questo meravigliarsi , questa ammirazione in coloro a cui annunciamo il Vangelo.

C è ancora un secondo frutto di questo `incontro´: «I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto» (Lc 2,20). L adorazione del Bambino riempie loro il cuore di entusiasmo per comunicare quello che hanno visto e udito e al comunicare quello che hanno visto e udito li guida alla preghiera di lode, di ringraziamento e di glorificazione del Signore.

Maria, maestra di contemplazione -«custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19)- ci da Gesù, nome che significa Dio salva . Il Suo nome è pure la nostra Pace. Accogliamo nel nostro cuore questo sacro e dolcissimo Nome ed abbiamolo frequentemente sulle nostre labbra!
Coordin.
00mercoledì 3 gennaio 2024 09:58
«E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»

Rev. P. Higinio Rafael ROSOLEN IVE
(Cobourg, Ontario, Canada)
Oggi, San Giovanni Battista testimonia il Battesimo di Gesù. Il Papa Francesco ha ricordato che «Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa»; aggiungendo: «Dunque non è una formalità! E un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bambino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli».

Abbiamo sentito i due effetti principali del battesimo insegnato nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1262-1266):

1º «Ecco l'agnello di Dio, colui c he toglie il peccato del mondo» (Gv 11,29). Un effetto del battesimo è la purificazione dei peccati, cioè, tutti i peccati sono perdonati, il peccato originale e tutti i peccati personali e tutta la punizione per il peccato.

2º «lo Spirito scendere», «battezza con lo Spirito Santo» (Gv 1,34): Il Battesimo ci fa "una nuova creazione", figli adottivi di Dio e compartecipi della natura divina, membri di Cristo, eredi con Lui e templi dello Spirito Santo.

La Santissima Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo ci dona la grazia santificante, che ci rende capaci di credere in Dio, di sperare in Lui e di amarlo; di vivere e agire sotto la mozione dello Spirito Santo mediante i loro doni; di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali.

Chiediamo, come il Papa Francesco ci esorta, « Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo», «vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella nostra esistenza».
Coordin.
00giovedì 4 gennaio 2024 10:00
«Rabbì (che significa maestro), dove abiti? . Disse loro: Venite e vedrete»

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci ricorda le circostanze della vocazione dei primi discepoli di Gesù. Per prepararsi alla venuta del Messia, Giovanni e il suo compagno Andrea avevano ascoltato e seguito per un certo tempo il Battista. Un bel giorno, lui indica Gesù con il dito e lo chiama Agnello di Dio. Immediatamente, Giovanni e Andrea capiscono: il Messia atteso è Lui! E lasciando il Battista, incominciano a seguire Gesù.

Gesù sente i passi dietro di Lui. Si gira e fissa lo sguardo su quelli che lo seguono. Gli sguardi si incrociano tra Gesù e quegli uomini semplici. Questi rimangono affascinati. Quello sguardo rimuove i loro cuori e sentono il desiderio di restare con Lui: «Dove abiti?» (Gn 1,38), gli chiedono. «Venite e vedrete» (Gn 1,39), risponde Gesù. Li invita ad andare con Lui e a guardare, a contemplare.

Vanno, e lo contemplano ascoltandolo. Vivono con Lui quell imbrunire, quella notte. E l ora per l intimità e le confidenze. È l ora dell amore condiviso. Rimangono con Lui fino al giorno dopo, quando sorge il sole sul mondo.

Accesi con la fiamma di quel «sole che viene dall alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre» (cf. Lc 1,78-79), vanno a irradiarlo. Infervoriti, sentono la necessità di comunicare quello che hanno visto e vissuto ai primi che trovano per strada, «Abbiamo trovato il Messia!» (Gn 1,41). Anche i santi hanno fatto così. San Francesco, ferito d amore, andava per le strade y le piazze, i villaggi e le foreste urlando: L Amore non è amato .

L essenza della vita cristiana è lasciarsi guardare da Gesù, andare e vedere dove abita, stare con Lui e condividere. E, dopo, annunciarlo. Questo è il cammino e il processo che hanno seguito i discepoli e i santi. E il nostro cammino.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Che bella giornata trascorsero! Che bella serata! Edifichiamo allo stesso modo nel nostro cuore, e facciamo una casa degna, in cui arrivi il Signore e ci istruisca» (Sant Agostino)

«Tre vocazioni in un uomo: preparare, discernere, permettere crescere al Signore e diminuire se stesso. Un cristiano non si annuncia da solo, annuncia ad un altro: al Signore. E un cristiano debe essere un uomo che sappia umiliarsi affinché il Signore cresca nell anima degli altri» (Francesco)

«Il tema di Cristo Sposo della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da Giovanni Battista. Il Signore stesso si è definito come lo « Sposo » (Mc 2,19). 241 L Apostolo presenta la Chiesa e ogni fedele, membro del suo corpo, come una Sposa « fidanzata » a Cristo Signore, per formare con lui un solo Spirito ( )» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 796
Coordin.
00sabato 6 gennaio 2024 09:15
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono»

Rev. D. Joaquim VILLANUEVA i Poll
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il profeta Isaia ci esorta: «Alzati, rivestiti di luce, Gerusalemme, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te» (Is 60,1). Quella luce che ha visto il profeta, è la stella che vedono i Magi in Oriente, come molti altri uomini. I Magi scoprono il suo significato. Gli altri uomini la contemplano come se fosse qualcosa di ammirabile che, però, non causa in loro nessun effetto. E, così, non reagiscono. I Magi, si rendono conto che, con la stella, Dio invia loro un messaggio importante per il quale vale la pena lasciare le comodità del sicuro e rischiare tutto in un viaggio incerto: la speranza di incontrare il Re, li porta a seguire quella stella, che avevano annunciato i profeti e che il popolo di Israele aspettava da secoli.

Arrivano a Gerusalemme, la capitale degli Ebrei. Pensano che lì sapranno indicargli il luogo preciso dove è nato il loro Re. Effettivamente, diranno loro: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta» (Mt 2,5). La notizia dell arrivo dei Magi e la loro domanda si diffuse per tutta Gerusalemme in poco tempo: Gerusalemme era allora una piccola città, e la presenza dei Magi e del loro seguito era stata notata da tutti i suoi abitanti visto che «Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2,3), ci dice il Vangelo.

Gesù si incrocia nella vita di molte persone, a cui non interessa. Un piccolo sforzo avrebbe cambiato le loro vite, avrebbero trovato il Re della Felicità e della Pace. Questo richiede la buona volontà di cercarlo, di muoversi, di chiedere senza scoraggiarsi, come i Magi, di uscire dalla nostra pigrizia, dalla nostra routine, di apprezzare l immenso valore di incontrare Cristo. Se non lo incontriamo, non abbiamo trovato nulla nella vita, perché solo Lui è il Salvatore: incontrare Gesù è trovare il Cammino che ci porta a conoscere la Verità che ci da la Vita. E, senza di Lui, assolutamente nulla vale la pena.
Coordin.
00domenica 7 gennaio 2024 10:28
«Tu sei il Figlio mio, l amato: in te ho posto il mio compiacimento»

Mons. Salvador CRISTAU i Coll Vescovo de Terrassa
(Barcelona, Spagna)
Oggi, solennità del Battesimo del Signore, termina il ciclo del Natale. Il Vangelo dice che Giovanni era apparso nel deserto a «predicare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1,4). La gente andava a sentirlo, confessavano i loro peccati e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. E fra questa folla, si presentò anche Gesù per essere battezzato.

Nel periodo natalizio abbiamo visto come Gesù si manifestava ai pastori ed ai Magi che, provenendo dall'Oriente, lo adorarono e Lui offrirono i loro doni. Infatti, la venuta di Gesù nel mondo è per manifestare l'amore di Dio che ci salva.

E lì, nel Giordano, venne registrata una ulteriore manifestazione della divinità di Gesù, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo come una colomba scese verso di lui e si udì la voce del Padre «Tu sei il figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). Egli è il Padre del cielo in questo caso e lo Spirito Santo che manifesta. È Dio stesso che rivela chi è Gesù, suo Figlio diletto.

Ma non era una rivelazione solo per Giovanni e gli ebrei. Era anche per noi. Lo stesso Gesù, il Figlio prediletto del Padre, rivelato agli ebrei nel Giordano, si manifesta continuamente a noi ogni giorno. Nella Chiesa, nella preghiera, nei fratelli, nel Battesimo che abbiamo ricevuto e ci ha fatto figli dello stesso Padre.

Chiediamoci, quindi: Riconosco la sua presenza, il suo amore nella mia vita? Vivo un vero rapporto filiale con Dio? Papa Francisco dice: «Quello che Dio vuole dell'uomo è un rapporto "Papà-figlio acarezzarlo, e dirgli: 'Io sono con te ».

Anche a noi il Padre celeste in mezzo delle nostre lotte e difficoltà ci dice: « Tu sei il Figlio mio, l amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Coordin.
00lunedì 8 gennaio 2024 09:38
«Convertitevi e credete al vangelo»

Rev. D. Joan COSTA i Bou
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci invita alla conversione. «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Convertirsi, a che cosa? Forse sarebbe meglio dire: a chi? A Cristo! Così l indicò Lui: «Chi ama padre e madre più di me, non è degno di me» (Mt 10,37).

Convertirsi significa accogliere riconoscenti il dono della fede e renderlo operativo mediante la carità. Convertirsi vuol dire riconoscere Cristo quale unico signore e re dei nostri cuori, dei quali può disporre. Convertirsi implica scoprire Cristo in tutti gli avvenimenti della storia umana, anche della nostra storia personale, coscienti che Lui è l origine, centro e fine di tutta la storia, e che per Lui tutto è stato redento, e in Lui raggiunge la sua pienezza. Convertirsi suppone vivere di speranza perché Lui ha vinto il peccato, il maligno e la morte, e l Eucaristia ne è la garanzia.

Convertirsi comporta amare Nostro Signore al di sopra di tutto, qui sulla terra, con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze. Convertirsi presuppone consegnarGli la nostra intelligenza e la nostra volontà, in modo tale che la nostra condotta faccia reale il motto episcopale del Santo Padre, Giovanni Paolo ll, `Totus tuus´cioè `Tutto tuo´, o mio Dio! e tutto è: tempo, qualità, beni, illusioni, progetti, salute, famiglia, lavoro, ristoro, tutto. Convertirsi richiede, allora, amare la volontà di Dio in Cristo, al di sopra di tutto e godere riconoscenti, di tutto ciò che avviene da parte di Dio, includendo contraddizioni, umiliazioni, malattie, e scoprirle quali tesori che ci consentono di esprimere più pienamente il nostro amore verso Dio!`se Tu lo vuoi così, così lo voglio anch'io!´

Convertirsi esige, così, come per gli apostoli Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, lasciare «immediatamente le reti e seguire Lui» (Cf. Mc 1,18), all ascoltare la Sua voce. Convertirsi, è che Cristo lo sia tutto in noi.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Così come i peccati con la loro pestilenza nascondono il valore della salvezza, al piangerli si trasformano in oro prezioso» (San Gregorio Magno)

«Preparare le strade, anche preparare le nostre vite, è proprio di Dio, dell amore di Dio per ognuno di noi. Lui non ci fa cristiani per generazione spontanea. Lui prepara la nostra strada, prepara la nostra vita, da tempo» (Francesco)

«[La Confessione] È chiamato sacramento della Conversione poiché realizza sacramentalmente l'appello di Gesù alla conversione, il cammino di ritorno al Padre da cui ci si è allontanati con il peccato. È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.423)
Coordin.
00martedì 9 gennaio 2024 07:48
«Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi»

Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, primo martedì del tempo ordinario, san Marco ci presenta Gesù insegnando nella sinagoga e immediatamente commenta: «Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come chi ha autorità, e non come gli scribi» (Mc 1,21). Questa osservazione iniziale è impressionante. Infatti, il motivo dell ammirazione di quelli che ascoltavano, da una parte, non è la dottrina, ma il maestro; non quello che viene spiegato, ma Colui che lo spiega; e, d altra parte, non precisamente il predicatore, visto globalmente, ma specificamente rimarcato: Gesù insegnava «con autorità», cioè, con potere legittimo e irresistibile. Questa particolarità resta poi riaffermata per mezzo di una chiarissima contrapposizione: «non lo faceva come gli scribi».

In un secondo tempo, la scena della curazione dell uomo possesso da uno spirito maligno aggiunge, al motivo dell ammirazione personale, un fattore dottrinale: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità» (Mc 1,27). Dobbiamo notare tuttavia che il qualificativo non è tanto di contenuto come di singolarità: la dottrina è «nuova». Ecco un altro motivo di discordanza: Gesù comunica qualcosa di inaudito (mai come adesso questo qualificativo acquista un valore così importante).

Aggiungiamo una terza avvertenza. L autorità proviene, inoltre, non solo dal fatto che Gesù «financo gli spiriti immondi gli obbediscono». Ci troviamo di fronte ad una contrapposizione così intensa come le due precedenti. All autorità del Maestro e alla novità della dottrina, bisogna aggiungere il potere sugli spiriti del male.

Fratelli! Dalla fede sappiamo che questa liturgia della parola ci rende contemporanei dell evento che abbiamo appena ascoltato e che stiamo commentando. Domandiamoci con umile riconoscenza: Sono convinto che nessun altro uomo ha parlato mai come Gesù, che è la Parola di Dio Padre? Mi considero ricco di un messaggio che non ha nessun paragone? Mi rendo conto della forza liberatrice che Gesù ed i Suoi insegnamenti hanno sulla vita umana e, più concretamente , nella mia vita? Mossi dallo Spirito Santo, diciamo al nostro Redentore: Gesù-vita, Gesù-dottrina, Gesù-vittoria, fa che, come si compiaceva il grande Ramón Lull al dire:`Viviamo in continua meraviglia di Te!´(possiamo anche noi ripetere spesso questa frase di fede e d amore!).
Coordin.
00giovedì 11 gennaio 2024 11:03
«Se vuoi, puoi guarirmi! (...). Lo voglio, guarisci!»

Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer
(Barcelona, Spagna)
Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Oggi, se udite la sua voce non indurite i vostri cuori» (Ebr 3,7-8). E lo ripetiamo insistentemente in risposta al Salmo 94. In questa breve citazione, si trovano due cose: un anelito e una avvertenza. Entrambe conviene non dimenticarle mai.

Durante il nostro tempo giornaliero di preghiera, desideriamo e chiediamo di ascoltare la voce del Signore. Ma, forse, con troppa frequenza, ci preoccupiamo di riempire questo tempo con parole che noi vogliamo dirGli, e non lasciamo tempo per ascoltare quello che il Buon Dio vuole comunicarci. Vegliamo, dunque, per aver cura del silenzio interiore che, -evitando le distrazioni e concentrando la nostra attenzione- ci apre uno spazio per accogliere gli affetti, ispirazioni... che il Signore, certamente, vuole suscitare nei nostri cuori.

Un rischio che non possiamo dimenticare, è il pericolo che il nostro cuore con il passar del tempo- si indurisca. A volte i colpi della vita possono convertirci, incluso senza renderci conto, in una persona più diffidente, insensibile, pessimista, disperata... Bisogna chiedere al Signore che ci renda coscienti di questo nostro possibile deterioramento interno. La preghiera è la opportunità per dare uno sguardo sereno alla nostra vita e a tutte le circostanze che la circondano. Dobbiamo leggere i diversi avvenimenti alla luce del Vangelo, per scoprire in quali aspetti abbiamo bisogno di una autentica conversione.

Voglia il Cielo che la nostra conversione la chiediamo con la stessa fede e fiducia con cui il lebbroso si presentò davanti a Gesù!: «In ginocchio gli diceva «Se vuoi, puoi curarmi!» (Mc 1,40). Lui è l unico che può rendere possibile quello che, per noi stessi, risulterebbe impossibile. Lasciamo che Dio agisca con la Sua grazia in noi, perché il nostro cuore sia purificato e, docile alla Sua azione, giunga ad essere ogni giorno di più un cuore a immagine e somiglianza del cuore di Gesù. Lui, con fiducia, ci dice: «Lo voglio, sii purificato» (Mc 1,41).
Coordin.
00venerdì 12 gennaio 2024 10:04
«Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati(...). Alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua»

Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido
(Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo di nuovo il Signore circondato da una moltitudine: «Si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta» (Mc 2,2). Il Suo cuore si disfa di fronte alle necessità degli altri e procura loro tutto il bene che può fare: perdona, insegna e sana allo stesso tempo. Certamente, offre aiuto d indole materiale (nel caso di oggi lo fa sanando da una malattia di paralisi), ma nel fondo- cerca ciò che è meglio e più importante per ciascuno di noi: il bene dell anima.

Gesù Salvatore vuole lasciarci una speranza certa di salvezza; Lui è, perfino, capace di perdonare i peccati e di avere compassione della nostra debolezza morale. Anzitutto dice perentoriamente: «Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati» (Mc 2,5). Poi, Lo contempliamo, unendo al perdono dei peccati che offre generosamente e senza stancarsi- un miracolo straordinario, palpabile con i nostri occhi fisici. Quasi a modo di una garanzia esterna, direi, per aprirci gli occhi della fede, dopo aver dichiarato il perdono dei peccati al paralitico, gli sana la paralisi: «`Dico a te, (...): alzati, prendi la tua barella e va a casa tua´. Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò» (Mc 2,11-12).

Questo miracolo possiamo riviverlo noi frequentemente nella Confessione. Nelle parole della assoluzione che pronuncia il ministro di Dio («Io ti assolvo nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo») Gesù ci offre di nuovo in un modo discreto- la garanzia esterna del perdono dei nostri peccati, garanzia equivalente alla curazione spettacolare che realizzò con il paralitico di Cafarnao.

Adesso iniziamo un nuovo tempo ordinario. A noi credenti viene ricordato l urgente bisogno che abbiamo dell incontro sincero e personale con Gesù Cristo misericordioso. Egli ci invita in questo tempo a non rilassarci e a non trascurare il necessario perdono che Lui ci offre nella sua casa, la Chiesa.
Coordin.
00sabato 13 gennaio 2024 09:38
«Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori»

Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart
(Tarragona, Spagna)
Oggi, nella scena che ci presenta san Marco, vediamo Gesù che insegnava e come tutti venivano ad ascoltarLo. E chiaro il grande desiderio di adottrinarsi, allora come adesso, perché il peggior nemico è l ignoranza. Tant'è vero che è diventata classica l espressione: «Smetteranno di odiare quando smetteranno d ignorare».

Passando da quelle parti, Gesù vide Levi, figlio di Alfeo, seduto dove riscuotevano le tasse e, al dirgli: «seguimi», lasciò tutto e se ne andò con Lui. Con questa prontezza e generosità realizzò un grande affare . Non solamente l affare del secolo , ma anche quello dell eternità.

Bisogna considerare da quanto tempo l affare di riscuotere i tributi per i romani è finito e, invece, Matteo oggi più conosciuto con il suo nuovo nome che quello precedente di Levi-, continua ad accumulare benefici con i suoi scritti per essere diventato una delle dodici colonne della Chiesa. Succede così quando si segue senza indugi il Signore. Lo disse Lui: «Chiunque avrà lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,29).

Gesù, accompagnato dai Suoi apostoli, accettò il convito che Matteo Gli offerse a casa sua, assieme agli altri esattori di imposte e peccatori. I farisei, quali spettatori del lavoro altrui, fanno presente ai discepoli che il loro Maestro pranza con gente che essi qualificano di peccatori. Il Signore li sente e difende la Sua forma abituale di trattare le anime: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 2,17). Tutta l umanità ha bisogno del Medico divino. Tutti siamo peccatori e, come dirà san Paolo: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rom 3,23).

Rispondiamo con la stessa prontezza con la quale Maria rispose sempre alla sua vocazione redentrice.
Coordin.
00domenica 14 gennaio 2024 09:52
Rabbì maestro , dove dimori?»

Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés
(Tarragona, Spagna)
Oggi, vediamo Gesù venire per la riva del Giordano: E Cristo che passa! Sono forse le quattro del pomeriggio quando, al vedere che due giovani lo seguono, si rivolge a loro per chiedergli: «Che cosa cercate?» (Gv 1,38). Essi, sorpresi della domanda, rispondono: «Rabbi che tradotto significa Maestro-, dove dormi?». `Venite e vedrete´» Gv 1,39).

Anch io seguo Gesù, ma cosa voglio? Cosa cerco? E Lui che me lo chiede: «Realmente che cosa vuoi?» Oh, se fossi sufficientemente audace, per dirGli: «Cerco Te, Gesù!», certamente L avrei trovato, «perché (...) chi cerca trova» (Mt 7,8). Sono, però, troppo pusillanime e gli rispondo con parole che non mi impegnano eccessivamente: «Dove dormi?». Gesù non si conforma con la mia risposta, sa benissimo che non sono un mucchio di parole di cui ho bisogno, ma di un amico, dell Amico: di Lui! Perciò mi dice: «Vieni e lo vedrai», «Venite e lo vedrete».

Giovanni ed Andrea, i due giovani pescatori, andarono con Lui, «Videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui» (Gv 1,39). Entusiasta dell incontro , Giovanni potrà scrivere: «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17). E Andrea? Correrà a cercare suo fratello per fargli sapere: «Abbiamo trovato il Messia» (Gv 1,41). «e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù gli disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu ti chiamerai Cefa». che significa Pietra » (Gv 1,42).

Pietra! Simone, una pietra? Nessuno di loro è preparato per capire queste parole. Non sanno che Gesù è venuto a edificare la Sua Chiesa con pietre vive. Egli ha già scelto i due primi pilastri, Giovanni ed Andrea, e ha deciso che Simone sia la rocca su cui deve appoggiarsi tutto l edificio.

E, prima di ascendere al Padre, ci risponderà alla domanda: «Rabbi, dove dormi?». Benedicendo la sua Chiesa dirà: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Coordin.
00martedì 16 gennaio 2024 09:34
«Il sabato è stato fatto per l uomo e non l uomo per il sabato!»

Rev. D. Ignasi FABREGAT i Torrents
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, come ieri, Gesù se la deve vedere con i farisei, che hanno deformato la Legge di Mosè, conservando le minuzie e dimenticando lo spirito che la conforma. I farisei, infatti, accusano i discepoli di Gesù di contravvenire il sabato (cf. Mc 2,24). D accordo alla loro casistica opprimente, cogliere spighe corrisponde a mietere , e trebbiare significa battere : questi lavori di campagna e una quarantina in più che si potrebbero aggiungere- erano proibiti il sabato, giorno di riposo. Come sappiamo già, i pani dell offerta dei quali ci parla il Vangelo, erano dodici pani che ogni settimana si disponevano nel tavolo del santuario, come un omaggio delle dodici tribu d Israele al suo Dio e Signore.

Il comportamento di Abiatar è lo stesso che oggi ci insegna Gesù: i precetti della Legge che hanno meno importanza devono cedere davanti ai più importanti; un precetto cerimoniale deve cedere davanti a un precetto di legge naturale; il precetto del riposo del sabato non si trova, pertanto, al di sopra delle elementari necessità di sopravvivenza. Il Concilio Vaticano II, ispirandosi nel brano che commentiamo, e per sottolineare che la persona deve stare al di sopra delle questioni economiche e sociali, dice: «L ordine sociale e il suo conseguente sviluppo, devono subordinarsi in ogni momento al bene della persona, perché l ordine delle cose deve sommetersi all ordine delle persone e non al rovescio. Lo stesso Signore, lo avvertì quando disse che il sabato è stato fatto per l uomo, e non l uomo per il sabato (cf. Mc 2,27)».

Sant Agostino ci dice: «Ama e fa quello che vuoi». ¿L abbiamo capito bene, o ancora l ossessione per quello che è di secondo ordine affoga l amore che bisogna mettere in tutto quello che facciamo? Lavorare, perdonare, correggere, andare a messa la domenica, curare gli ammalati, compiere i comandamenti..., ¿lo facciamo perché è un obbligo o per amore a Dio? Speriamo che queste considerazioni ci aiutino a vivificare tutte le nostre opere con l amore che il Signore ha messo nei nostri cuori, precisamente per potere amare Lui.
Coordin.
00mercoledì 17 gennaio 2024 09:13
«È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?»

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci insegna che bisogna fare il bene in ogni momento: non vi è un tempo per fare il bene e un altro per trascurare l amore al prossimo. L amore che ci viene da Dio ci guida alla Legge suprema, che Gesù ci ha lasciato nel comandamento nuovo: «che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato» (Gv 13,34). Gesù non abroga o critica la Legge di Mosè, poiché Lui stesso compie i precetti e frequenta la sinagoga il sabato; ma ciò che Gesù critica è la ristretta interpretazione della legge da parte dei Maestri e dei Farisei, una interpretazione che lascia poco spazio alla misericordia.
Gesù è venuto a proclamare il Vangelo della salvezza, ma i suoi avversari, lontani dal lasciarsi convincere, cercano pretesti contro di Lui: «C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in sabato per poi accusarlo» (Mc 3,1-2). Allo stesso tempo possiamo vedere l azione della grazia e constatiamo la durezza di cuore di uomini orgogliosi che pensano di essere in possesso della verità. Si rallegrarono i farisei al vedere quel povero uomo con la salute ristabilita? No, al contrario, si offuscarono ancora di più, a tal punto di andare a trattare con gli erodiani loro nemici naturali- per cercare di perdere Gesù. Curiosa alleanza!
Con questa sua azione, Gesù libera anche il sabato dalle catene con le quali scribi e farisei lo avevano legato, e ripristina così il suo vero significato: giorno di comunione tra Dio e l uomo, giorno di liberazione dalla schiavitù, giorno di salvezza dalle forze del maligno. Sant Agostino ci dice: «Chi ha la coscienza in pace, è tranquillo, e questa stessa tranquillità è il sabato del cuore». In Gesù, il sabato si apre già al dono della domenica.
Coordin.
00giovedì 18 gennaio 2024 09:11
«Lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne»

Rev. D. Melcior QUEROL i Solà
(Ribes de Freser, Girona, Spagna)
Oggi, tuttavia recente il battesimo di Giovanni nelle acque del fiume Giordano, dovremmo ricordare l aspetto il senso della conversione del nostro proprio battesimo. Tutti siamo stati battezzati in un solo Signore, in una sola fede, «un solo Spirito in un solo corpo» (1Cor 12,13). Ecco qui l ideale di unità: formare un solo corpo, essere, in Cristo, una sola cosa, affinché il mondo creda.

Nel Vangelo di oggi vediamo come «molta folla dalla Galilea e pure altre grandi masse di genti procedenti da altri luoghi (cf.Mc 3, 7-8) si avvicinano al Signore che lì accoglie e cerca il bene di tutti, senza eccezioni. Questo dobbiamo averlo molto presente durante l ottavario per l`unità dei cristiani.

Rendiamoci conto di come, nel trascorso dei secoli, i cristiani ci siamo divisi in cattolici, ortodossi, anglicani, luterani ed in una lunga sfilza di confessioni cristiane. Peccato storico contrario ad una delle note essenziali della Chiesa: l unità.

Cerchiamo quindi di atterrare nella nostra realtà ecclesiastica di oggi. Quella della nostra diocesi ,della nostra parrocchia.; quella del nostro gruppo cristiano. Siamo realmente una sola cosa? In realtà, la nostra relazione di unità è motivo di conversione per quelli che vivono lontano dalla Chiesa? «Che tutti siano una sola cosa, (...) perché il mondo creda» (Gv 17,21), così Gesù prega il Padre. Questa è la sfida. Che i pagani vedano come si trattano quelli che formano parte di un gruppo di credenti che, riuniti dallo Spirito Santo, nella Chiesa di Cristo, costituiscono un solo cuore ed una sola anima (cf. At 4,32-34).

Ricordiamo che, quale frutto dell Eucarestia oltre all unione di ognuno di noi con Gesù- bisogna far risaltare l unità dell assemblea, giacché ci nutriamo dello stesso Pane per formare un solo corpo. Perciò quello che i sacramenti significano e la grazia che contengono, esigono da noi gesti di comunione verso gli altri. La nostra conversione è verso l unità trinitaria (e questo è un dono che viene dall alto) e il nostro lavoro santificatore non può ovviare i gesti di comunione, di comprensione, di accoglienza e di perdono verso gli altri.
Coordin.
00venerdì 19 gennaio 2024 08:17
«Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva»

Rev. D. Jordi POU i Sabater
(Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo sintetizza la teologia della vocazione cristiana: il Signore sceglie quelli che vuole che stiano con Lui e siano inviati come apostoli (cf.Mc 3,13-14). In primo luogo, li sceglie: prima della creazione del mondo, ci ha destinati ad essere santi (cf. Ef 1,4). Ci ama in Cristo ed in Lui ci modella, dandoci le qualità per essere figli suoi. Solo alla luce della nostra vocazione, possono capirsi le nostre qualità; la vocazione è la parte che ci ha affidato nella redenzione. E la scoperta dell intimo perché della mia esistenza, quando sento di essere pienamente me stesso , quando vivo la mia vocazione.

E perché ci ha chiamati? Per stare con Lui. Questa scelta implica corrispondenza: «Un giorno non voglio generalizzare, apri il tuo cuore al Signore e raccontagli la tua storia- forse un amico, un cristiano comune, uguale a te, ti scoprì un panorama profondo e nuovo, anche se, allo stesso tempo, era vecchio come il Vangelo. Ti suggerì la possibilità d impegnarti seriamente a seguire Cristo, ad essere apostolo di apostoli. Forse perdesti allora la tranquillità e non la ricuperasti, trasformata in pace, fino a quando volontariamente, perché tu lo decidesti che è la ragione più soprannaturale- dicesti quel sì a Dio. Ed arrivò la gioia, vigorosa, costante, che solo sparisce quando ti allontani da Lui» (San Jose María).

E dono, ma è anche impegno: santità per mezzo della preghiera e dei sacramenti ed inoltre una lotta personale. «Tutti i fedeli di qualunque stato e condizione di vita sono chiamati alla pienezza della vita cristiana ed alla perfezione della carità, santità che, anche nella società terrena, promuove un modo più umano di vivere» (Concilio Vaticano II).

Così, possiamo capire la missione apostolica: guidare gli altri verso Cristo; possederLo e portarLo. Oggi possiamo considerare con maggior attenzione questa chiamata e perfezionare alcuni dettagli della nostra risposta d amore
Coordin.
00lunedì 22 gennaio 2024 09:01
«Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno»

Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, leggendo il Vangelo del giorno, non finiamo di stupirci È allucinante come si direbbe in gergo popolare-, «Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme», vedono la compassione di Gesù verso la gente ed il Suo potere con cui favorisce gli oppressi, e, nonostante tutto, Gli dicono che «Costui è posseduto da Belzebu e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni» (Mc 3,22). Realmente si rimane sorpresi vedendo fino a che punto può arrivare la cecità e la malizia umana e in questo caso, da persone dotte. Hanno davanti a loro la Bontà personificata, Gesù, l umile di cuore, l unico Innocente, e non se ne accorgono. Si suppone che loro sono gli esperti, quelli che conoscono le cose di Dio per aiutare il popolo e, invece non solo non Lo riconoscono, ma addirittura Lo accusano di diabolico.

Con questo panorama, verrebbe voglia di voltargli le spalle dicendo: «Addio per sempre!». Ma il Signore sopporta con pazienza questo giudizio temerario nei Suoi riguardi. Come affermava san Giovanni Paolo II, Lui «è un testimone insuperabile di amore paziente e di umile mansuetudine». La Sua condiscendenza senza limiti Lo muove, perfino, a cercare di scuotere i loro cuori per mezzo di parabole e di argomenti ragionevoli. Sebbene, alla fine, nota, con la Sua autorità divina, che questa cecità di cuore è una ribellione contro lo Spirito Santo e che non troverà perdono (cf. Mc 3,39). E non perché Iddio non voglia perdonare, ma perchè, per essere perdonati, bisogna riconoscere prima il proprio peccato.

Come annunciò il Maestro, è lunga la lista dei discepoli che anche hanno sofferto l incomprensione quando agivano con le migliori intenzioni. Pensiamo, per esempio, a santa Teresa di Gesù, quando cercava di avviare ad una maggior perfezione le sue suore.

Non ci meravigliamo, perciò, se, nella nostra vita, si presentano queste contraddizioni. E un indizio che stiamo sulla buona strada. Preghiamo per queste persone e chiediamo al Signore che ci dia pazienza.
Coordin.
00mercoledì 24 gennaio 2024 08:42
«Il seminatore semina la Parola»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, ascoltiamo dalle labbra del Signore la Parabola del seminatore . La scena è assolutamente attuale. Il Signore non smette di seminare . Anche ai nostri giorni è una moltitudine quella che ascolta Gesù per mezzo del Suo Vicario il Papa-,dei Suoi ministri e... dei Suoi fedeli laici: a tutti i battezzati Cristo ha conferito una partecipazione alla Sua missione sacerdotale. C è fame di Gesù. Mai come adesso la Chiesa era stata così cattolica, giacché sotto le Sue ali ospita uomini e donne dei cinque continenti e di tutte le razze. Egli ci mandò in tutto il mondo (cf. Mc 16,15) e, malgrado le ombre del panorama, è diventato reale il comandamento di Gesù.

Il mare, la barca e le spiagge vengono sostituiti da stadi, schermi e moderni mezzi di comunicazione e di trasporto. Ma Gesù è oggi lo stesso di ieri. Nemmeno ha cambiato l uomo e la sua necessità di insegnare per poter amare. Anche oggi c è chi per grazia o per gratuita scelta divina: è un mistero!- riceve e capisce più direttamente la Parola. Così come ci sono molte anime che hanno bisogno di una spiegazione più descrittiva e più graduale della Rivelazione.

In ogni caso, sia agli uni come agli altri, Dio chiede`frutti di santità.´Lo Spirito Santo ci aiuta in questo, ma non esclude la nostra collaborazione. In primo luogo, è necessaria la`diligenza´. Se uno risponde parzialmente, cioè se si mantiene sul`margine´ del cammino senza entrare completamente in esso, resterà vittima facile di Satana.

Secondo, la `perseveranza nella preghiera´ -il dialogo-,per approfondire nella conoscenza e nell amore verso Gesù: «Santo senza preghiera...? Non credo in questa santità» (San Giuseppe Maria).

Infine lo `spirito di povertà e di distacco´ eviterà che anneghiamo per il cammino. Le cose chiare: «Nessuno può servire a due padroni...» (Mt 6,24). In Maria Santissima troveremo il miglior modello di corrispondenza alla chiamata di Dio.
Coordin.
00giovedì 25 gennaio 2024 09:22
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»

Rev. D. Josep GASSÓ i Lécera
(Ripollet, Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa celebra la festa della Conversione di San Paolo, apostolo. Il breve frammento del Vangelo secondo San Marco raccoglie una parte del discorso con riguardo alla missione che il Signore risuscitato conferisce. Con l esortazione a predicare in tutto il mondo va unita la tesi che la fede ed il battesimo sono requisiti necessari per la salvezza. «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16). Cristo garantisce, inoltre, che ai predicatori verrà data la facoltà di effettuare prodigi o miracoli con cui dovranno sostenere e confermare la loro predicazione missionaria (cf. Mc 17,18). La missione è grande -«Andate in tutto il mondo»-, ma non mancherà l appoggio del Signore «...Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

La preghiera `colletta´ di oggi, propria della festa, ci dice: «Oh Dio, che, con la predicazione dell Apostolo San Paolo, portasti a tutti i popoli la conoscenza della verità, concedici, al celebrare oggi la sua conversione, che, seguendo il suo esempio, possiamo camminare verso di Te, quali testimoni della tua verità». Una verità che Dio ci ha concesso di conoscere e che tante e tante anime desidererebbero possedere: abbiamo la responsabilità di trasmettere, fin dove ci sia possibile, questo meraviglioso patrimonio.

La Conversione di San Paolo è un grande avvenimento: egli passa da perseguitore a convertito; ossia a servitore e difensore della causa di Cristo. Molte volte, forse, anche noi stessi facciamo da persecutori ; come San Paolo, dobbiamo trasformarci da persecutori a servi e difensori di Gesù Cristo.

Con Santa Maria, riconosciamo che l Altissimo, si è `fissato´ anche in noi e ci ha scelti per partecipare della missione sacerdotale e redentrice del Suo Figlio divino. `Regina Apostolorum´ Regina degli Apostoli, prega per noi! Rendici coraggiosi per dare testimonianza della nostra fede cristiana nel mondo in cui dobbiamo vivere!
Coordin.
00sabato 27 gennaio 2024 07:54
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?»

Rev. D. Joaquim FLURIACH i Domínguez
(St. Esteve de P., Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore rimprovera i suoi discepoli per la loro mancanza di fede: <> (Mc 4,40). Gesù aveva già dimostrato con sufficienti prove di essere l Inviato e tuttavia non credono ancora. Non si rendono conto che, avendo con loro lo stesso Signore, non hanno nulla da temere. Gesù fa un chiaro parallelismo tra fede e coraggio .

In un altro brano del Vangelo, di fronte a una situazione in cui gli Apostoli dubitano, si dice che loro non potevano credere perchè non avevano ricevuto lo Spirito Santo. Il Signore avrà bisogno di molta pazienza per continuare a insegnare ai primi tutto quello che loro ci insegneranno dopo, e quello di cui saranno testimoni forti e coraggiosi.

Sarebbe bello che anche noi ci sentissimo rimproverati . Per un motivo in più!: noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che ci permette di capire veramente come il Signore è con noi nel cammino della vita, se veramente cerchiamo di fare sempre la volontà del Padre. Oggettivamente, non abbiamo nessun motivo per essere codardi. Egli è l unico Signore dell Universo, perché <> (Mc 4,41), come affermano ammirati i discepoli.

Allora, cos è ciò che mi spaventa? Sono motivi così gravi da mettere in dubbio il potere infinitamente grande come l Amore che il Signore ha per noi? Questa è la domanda con cui i nostri fratelli martiri hanno saputo rispondere, non con parole, ma con la propria vita. Come tanti fratelli nostri che, con la grazia di Dio, ogni giorno fanno di ogni contraddizione un passo avanti nella crescita della fede e della speranza. E noi, perché no? Non sentiamo dentro di noi il desiderio di amare il Signore con tutto il pensiero, tutte le nostre forze e con tutta l anima?

Uno dei grandi esempi di coraggio e di fede, ce l abbiamo in Maria, Aiuto dei cristiani, Regina dei confessori. Ai piedi della croce seppe mantenere in piedi la luce della fede... che diventò risplendente nel giorno della resurrezione!
Coordin.
00domenica 28 gennaio 2024 09:16
«Un insegnamento nuovo, dato con autorità»

Rev. D. Jordi CASTELLET i Sala
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, Cristo ci rivolge il suo energico grido, senza dubbi e con autorità: «Taci! Esci da lui!» (Mc 1,25). Lo dice agli spiriti maligni che vivono in noi e che non ci lasciano essere liberi, tale come Dio ci ha creato e desiderato.

Se te ne sei accorto, i fondatori degli ordini religiosi, la prima norma che impongono quando stabiliscono la vita comunitaria, è quella del silenzio: in una casa dove si deva pregare, dovrà regnare il silenzio e la contemplazione. Come recita l adagio: «Il bene non fa rumore». Per questo Cristo ordina a quello spirito maligno di zittire, perché il suo obbligo è di arrendersi davanti a chi è la Parola che «Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)».

Però è anche vero che insieme all ammirazione che sentiamo per il Signore si può incorporare anche un sentimento di sufficenza, in modo tale da giungere a pensare come diceva San Agostino nelle proprie confessioni: «Signore, fammi casto, però ancora no». La tentazione è quella di lasciare per ultimo la propria conversione, perché ancora non coincide con i progetti personali.

La chiamata al seguimento radicale di Gesù Cristo, è per Lui qui e adesso, per fare possibile il suo Regno, che si fa strada però con difficoltà fra di noi. Lui conosce il nostro tepore, sa che non ci sprechiamo decisamente nella opzione per il Vangelo, ma che vogliamo contemporizzare tirando avanti, vivendo, senza stridenze e senza fretta.

Il male non può convivere con il bene. La vita in santità non permette il peccato. «Nessuno può servire due padroni perché odierà l uno e amera l altro» (Mt 6,24), disse Gesù Cristo. Rifugiamoci sull albero santo della croce e che la sua ombra si proietti sulla nostra vita, e lasciamo che sia Lui a confortarci, ci faccia capire il perché della nostra esistenza e ci conceda una vita degna di figli di Dio.
Coordin.
00giovedì 1 febbraio 2024 10:51
«Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due (...) Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse»

Rev. D. Josep VALL i Mundó
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo parla della prima delle missioni apostoliche. Cristo invia i dodici a predicare a curare ogni sorta di ammalati e a preparare i cammini della salvazione definitiva. Questa è la missione della Chiesa e, anche quella , di ogni cristiano. Il Concilio Vaticano II affermò che «la vocazione cristiana implica, come tale, la vocazione all apostolato. Nessun cristiano ha una funzione passiva. Per cui, chi non cercasse la crescita del corpo sarebbe, perciò stesso, inutile per tutta la Chiesa, come per se stesso».

Il mondo attuale ha bisogno come diceva Gustavo Thibon- di un supplemento di anima per poterlo rigenerare. Solamente Cristo, con la Sua dottrina, è medicina per le malattie di tutto il mondo. Questo ha le sue crisi. Non si tratta soltanto di una parziale crisi morale o di valori umani: è una crisi dell insieme; e l espressione più precisa per definirla è quella di una crisi dell anima .

I cristiani, con la grazia e la dottrina di Gesù, ci troviamo in mezzo alle strutture temporali per vivificarle e dirigerle verso il Creatore: «Che il mondo, per la predicazione della Chiesa, ascoltando possa credere, credendo possa sperare e sperando possa amare» (Sant Agostino). Il cristiano non può fuggire da questo mondo. Così, come scriveva Bernanos «Ci hai lanciato in mezzo alla massa, in mezzo alle moltitudini, come lievito; riconquisteremo palmo a palmo, l universo che il peccato ci ha carpito; Signore, Te lo restituiremo esattamente come lo ricevemmo in quel primo mattino di tutti i tempi, in tutto il suo ordine e in tutta la sua santità».

Uno dei segreti consiste nell amare il mondo con tutta l anima e vivere con amore la missione affidata da Cristo agli Apostoli e a tutti noi. Detto con parole di San Giuseppe Maria, «l apostolato è amore di Dio, che trabocca, dando sé stessi agli altri (...). E l ansia di apostolato è l espressione precisa, adeguata e necessaria della vita interiore». Questo dev'essere il nostro testimonio giornaliero tra gli uomini e nel trascorso di tutte le epoche.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Che il mondo, per la predicazione della Chiesa, ascoltando possa credere, credendo possa sperare, e sperando possa amare» (Sant Agostino)

«Dobbiamo far rivivere in noi il sentimento pressante di Paolo, che esclamava: Guai a me se non annuncio il Vangelo! (1Cor 9,16). Questa passione non mancherà di suscitare nella Chiesa una nuova missionarietà, che non potrà essere demandata ad una porzione di specialisti , ma dovrà coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del Popolo di Dio» (San Giovanni Paolo II)

«Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2472)
Coordin.
00sabato 3 febbraio 2024 09:00
«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po . Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare»

Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta una situazione, una necessità ed un paradosso che sono molto attuali.

Una situazione. Gli Apostoli sono stressati : «Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare» (Mc 6,31). Frequentemente anche noi ci vediamo coinvolti nelle stesse situazioni. Il lavoro esige buona parte delle nostre energie; la famiglia, dove ogni membro vuole palpare il nostro amore; le altre attività nelle quali ci siamo impegnati, che ci fanno bene e, alla volta, beneficiano agli altri...Volere è potere? Forse è più ragionevole riconoscere che non possiamo tutto quello che vorremmo.

Una necessità. Il corpo, la testa, il cuore reclamano un diritto: il riposo. In questi versicoli abbiamo un manuale frequentemente ignorato, sul riposo. Lì risalta la comunicazione. Gli Apostoli «Gli riferirono tutto quello che avevano fatto» (Mc 6,30). Comunicazione con Dio, seguendo il filo dal più profondo del nostro cuore. Quale sorpresa! Troviamo Dio che ci aspetta. E aspetta trovarci con le nostre stanchezze.

Gesù dice loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po » (Mc 6,31). Nel progetto di Dio c è un posto per il riposo! Anzi, la nostra esistenza, con tutto il suo peso, deve riposare in Dio. Lo scoprì l irrequieto Agostino: «Ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposi in Te». Il riposo di Dio è creativo; non è anestesico ; incontrarci con il Suo amore centra il nostro cuore ed i nostri pensieri.

Un paradosso. La scena del Vangelo finisce male : i discepoli non possono riposare. Il progetto di Gesù fallisce: sono abbordati dalla gente. Non hanno potuto staccare . Noi, frequentemente, non riusciamo a liberarci dai nostri doveri (figli, coniuge, lavoro...): sarebbe come tradirci! E imprescindibile, allora, trovare Dio in queste realtà. Se c´è comunicazione con Dio, se il nostro cuore riposa in Lui, riusciremo a relativizzare tensioni inutili...e la realtà spoglia di chimere- mostrerà meglio l impronta di Dio. In Lui, troveremo il nostro riposo.
Coordin.
00domenica 4 febbraio 2024 08:34
«Tutti ti cercano!»

Rev. D. Francesc CATARINEU i Vilageliu
(Sabadell, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo Gesù a Cafarnao, centro del Suo ministero, e, più precisamente, in casa di Simone Pietro: «Usciti dalla sinagoga, andarono (...) a casa di Simone e Andrea» (Mc 1,29). Lì trova la Sua famiglia, quella di chi ascolta la Parola e la mette in pratica (cf. Lc 8,21). La suocera di Pietro è a letto, ammalata e Lui, con un gesto che va oltre il fatto aneddotico, le offre la mano, la solleva dalla sua prostrazione e le restituisce la sua capacità di badare alle attività domestiche.

Si avvicina ai poveri-sofferenti che Gli presentano e li guarisce semplicemente porgendo loro la mano; solo con un breve contatto con Lui, che è fonte di vita, restano liberati-salvi.

Tutti cercano Cristo, alcuni in un modo esplicito e coraggioso, altri, forse, senza esserne coscienti, giacché «il nostro cuore è intranquillo e non trova pace fino a quando non riposi in Lui» (Sant Agostino).

Ma, così come noi lo cerchiamo perché abbiamo bisogno che ci liberi dal male e dal Maligno; Lui ci si avvicina per rendere possibile ciò che mai potremmo ottenere da soli. Lui si è fatto debole per guadagnare noi che siamo deboli, «Mi son fatto tutto per tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (!Cor 9,22).

C è una mano tesa verso di noi che ci troviamo prostrati da tanti mali; basta che apriamo la nostra mano e ci troveremo in piedi e rinnovati per il da fare. Possiamo aprire la mano per mezzo della preghiera, seguendo l esempio del Signore: «Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35).

Inoltre, l Eucaristia di ogni domenica è l incontro del Signore che viene a toglierci dal peccato dell abitudine e dello scoraggiamento per trasformarci in testimoni viventi di un incontro che ci rinnova costantemente e che ci rende veramente liberi con Gesù Cristo.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Il nostro cuore è inquieto e non trova posa finché non riposa in Lui» (Sant Agostino)

«Il cristianesimo inizia con l incarnazione del Verbo. Qui non è questione che l uomo soltanto è alla ricerca di Dio ma di Dio che viene di Persona a parlare di sé all uomo. Dio cerca l uomo spinto dal suo cuore di Padre» (San Giovanni Paolo II)

«Nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, gli uomini in molteplici modi hanno espresso la loro ricerca di Dio attraverso le loro credenze ed i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, meditazioni, ecc). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme d'espressione sono così universali che l'uomo può essere definito un essere religioso» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 28
Coordin.
00giovedì 8 febbraio 2024 08:33
«Andò e si gettò ai suoi piedi... Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia»

Rev. D. Enric CASES i Martín
(Barcelona, Spagna)
Oggi, ci viene mostrata la fede di una donna che non apparteneva al popolo eletto, ma che aveva fiducia in che Gesù avrebbe potuto curare sua figlia. Infatti quella madre era pagana «di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella le supplicava di scacciare il demonio da sua figlia» (Mc 7,26). Il dolore e l amore la spingono a chiedere con insistenza, senza badare ne a disprezzi, ne a indugi ne a indegnità. E ottiene quello che chiede, infatti «Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n era andato» (Mc 7,30).

Sant Agostino dice che molti non ottengono quello che chiedono perché sono «aut mali, aut male, aut mala». O sono cattivi, e la prima cosa che dovrebbero chiedere è di essere buoni; oppure chiedono in una forma impropria, senza costanza, invece di farlo con pazienza, con umiltà, con fede e per amore; oppure chiedono cose disonorevoli, che se fossero ottenute, sarebbero dannose all anima o al corpo o agli altri. Bisogna, dunque, cercare di chiedere correttamente. La donna siro-fenicia è una buona madre, sa chiedere bene («venne e si prostrò ai Suoi piedi» e chiede una cosa buona («che scacciasse da sua figlia il demonio»).

Il Signore ci invita ad usare con perseveranza la preghiera di richiesta. Indubbiamente esistono altri generi di preghiere di adorazione, di riparazione, la preghiera di ringraziamento- ma Gesù insiste perché usiamo con molta più frequenza la preghiera di richiesta.

Perché? I motivi potrebbero essere molti: perché abbiamo bisogno dell aiuto divino per raggiungere il nostro fine; perché esprime speranza e amore; perché è un grido di fede. Esiste, però, una preghiera che non è presa molto in considerazione. Dio vuole che le cose siano un po come noi vogliamo. In questo modo, la nostra richiesta che è un atto libero- unita alla libertà onnipotente di Dio, fa che il mondo sia come lo vuole Lui ed un po come lo vogliamo noi. Così meraviglioso è il potere della preghiera!
Coordin.
00venerdì 9 febbraio 2024 08:37
«Ha fatto bene ogni cosa»

Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach
(Vilamarí, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta un miracolo di Gesù: restituì l udito e districò la lingua a un sordomuto. La gente rimase stupita e diceva: «Ha fatto bene ogni cosa» (Mc 7,37).

Questa è la biografia di Gesù fatta dai suoi contemporanei. Una biografia breve e completa. Chi è Gesù? E colui che ha fatto bene ogni cosa. Nel doppio senso della parola: nel che e nel come, nella sostanza e nel modo. E Colui che ha fatto solamente opere buone è Colui che ha fatto bene le buone opere, in un modo perfetto, compiuto. Gesù è colui che fa tutto bene, perché solo fa buone azioni, e ciò che fa, lo lascia terminato. Non lascia niente incompiuto; e non aspetta a compierlo più tardi.

-Anche tu cerca di completare adesso tutto quello che fai: la preghiera, le relazioni con i familiari e le altre persone, il lavoro, l apostolato, l assiduità nella tua formazione spirituale e professionale, etc. Sii esigente con te stesso e prudentemente cerca di esserlo pure verso quelli che dipendono da te. Non permettere lavori fatti alla meno peggio. Non piacciono a Dio e danno fastidio al prossimo. Non assumere questo atteggiamento solo per compiacere, ne perché questa forma di procedere ti dia più reddito, anche umanamente; no! Perché a Dio non sono le opere non buone ne quelle buone fatte male. La Sacra Scrittura afferma che «sono perfette le sue opere» (Dt 32,4). Il Signore, per mezzo di Mosè, dice al popolo d Israele; «Non offrite nulla con qualche difetto, perché non sarebbe gradito» (Lev 22,20). Chiedi l aiuto materno della Vergine Maria. Come Gesù, anche Lei fece bene ogni cosa.

San Josemaría ci offre il segreto per ottenerlo: «Fa quello che devi fare e concentrati in quello che fai» E questo il tuo modo di agire?

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Tardi di ho amato, belezza così antìca e così nuova, tardi ti ho amato! E tu eri dentro di me ed io fuori. Mi hai chiamato e il tuo grido ha squarciato la mia sordità; hai brillato e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità; hai effuso il tuo profumo; l ho aspirato e ora anelo a te» (Sant Agostino)

«Esiste una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, che la Bibbia chiama il cuore . Questo è quello che Gesù è venuto ad aprire , liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri» (Benedetto XVI)

«( ) Nella sua predicazione il Signore Gesù si serve spesso dei segni della creazione per far conoscere i misteri del regno di Dio. Compie guarigioni o dà rilievo alla sua predicazione con segni o gesti simbolici. Conferisce un nuovo significato ai fatti e ai segni dell'Antica Alleanza, specialmente all'esodo e alla pasqua, poiché egli stesso è il significato di tutti questi segni.» (Catechismo della Chiesa Catolica, n. 1151
Coordin.
00sabato 10 febbraio 2024 08:11
«Non hanno da mangiare»

Rev. D. Carles ELÍAS i Cao
(Barcelona, Spagna)
Oggi, tempo di ostilità e di ansietà, anche Gesù ci chiama per dirci che sente «compassione per la folla» (Mc 8,2). Oggi con la crisi di pace che si soffre, può crescere la paura, l apatia, il ripiego alla banalità ed all evasione: « Non hanno da mangiare».

Il Signore chi chiama? Dice il testo: «i discepoli» (Mc 8,1), -cioè sta chiamando me- affinché non se ne vadano digiuni, per dar loro qualcosa. Gesù ha avuto compassione questa volta in terra di pagani- perché hanno fame.

Ah! e noi rifugiati nel nostro piccolo mondo- diciamo di non poter far niente. «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?» (Mc 8,4). Da dove prenderemo una parola di speranza sicura e forte, sapendo che il Signore sarà con noi ogni giorno, fino alla fine dei tempi? Come dire ai credenti ed agli increduli che la violenza e la morte non risolvono niente?

Oggi il Signore ci domanda, semplicemente, quanti pani abbiamo. Quelli che ci sono, di questi ha bisogno. Il testo dice «sette», un numero simbolico per i pagani come il numero dodici lo era per il popolo giudeo. Il Signore vuole raggiungere tutti perciò la Chiesa vuole riconoscersi dalla sua cattolicità- e chiede il tuo aiuto. Offri la tua preghiera: è un pane! Offri la tua Eucarestia vissuta: è un altro pane. Offri la tua decisione di riconciliazione con i tuoi, con quelli che ti hanno offeso: è un altro pane. Offri la tua riconciliazione sacramentale con la Chiesa: è un altro pane ancora! Offri il tuo piccolo sacrificio, il tuo digiuno, la tua solidarietà: è un altro pane! Offri al Signore il tuo amore alla Sua Parola che ti offre forza e conforto: è un altro pane! OffriGli, infine, qualunque cosa Egli ti chieda, sebbene tu pensi che sia solo un semplice pezzo di pane.

Come ci dice san Gregorio di Nissa: «chi condivide il suo pane con i poveri diventa parte di Colui che, per noi, volle essere povero. Il Signore fu povero, non aver, dunque, paura della povertà».
Coordin.
00domenica 11 febbraio 2024 09:00
«Se vuoi, puoi purificarmi!»

Rev. D. Ferran JARABO i Carbonell
(Agullana, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci invita a contemplare la fede di questo lebbroso. Sappiamo che ai tempi di Gesù, i lebbrosi erano marginati socialmente e considerati impuri. La guarigione del lebbroso è, anticipatamente, una visione della salvazione, offerta da Gesù a tutti e un richiamo perché Gli apriamo il nostro cuore affinché venga da Lui trasformato.

La sequenza dei fatti è chiara. In primo luogo, il lebbroso chiede la guarigione e professa la sua fede: «Se vuoi, puoi purificarmi» (Mc 1,40). In secondo luogo, Gesù che letteralmente si arrende davanti alla nostra fede- lo guarisce («Lo voglio, sii purificato»), e gli chiede di realizzare quello che la Legge prescrive, mentre gli chiede di osservare silenzio su quanto gli è accaduto. Ma, in verità, il lebbroso «si mise a proclamare e a divulgare il fatto» (Mc 1,45). In un certo qual modo disubbidisce all ultima indicazione di Gesù, ma l incontro con il Salvatore suscita in lui un sentimento che non riesce a silenziare.

La nostra vita assomiglia a quella del lebbroso. A volte viviamo, a causa del peccato, separati da Dio e dalla comunità. Questo Vangelo, però, ci incoraggia offrendoci un modello: professare tutta la nostra fede in Gesù, aprire a Lui tutto il nostro cuore, ed appena guariti dallo Spirito, andare dovunque e proclamare ai quattro venti che abbiamo trovato il Signore. Questo è l effetto del sacramento della Riconciliazione, il sacramento della gioia.

Come ben dice sant Anselmo: «L anima deve dimenticare se stessa e restare totalmente in Gesù Cristo che è morto per riscattarci dal peccato ed è risuscitato perché noi risuscitassimo per le opere di giustizia». Gesù vuole che percorriamo assieme a Lui il cammino, vuole guarirci. Quale sarà la nostra risposta? Dobbiamo andare a cercarLo con l umiltà del lebbroso e permettere che Lui ci aiuti a respingere il peccato per vivere la Sua Giustizia.
Coordin.
00martedì 13 febbraio 2024 10:25
«Guardatevi dal lievito dei farisei»

Rev. D. Juan Carlos CLAVIJO Cifuentes
(Bogotá, Colombia)
Oggi, -ancora una volta- vediamo la sagacia del Signore. Il suo agire è stupefacente, in quanto è diverso dalla gente comune, è originale. Egli viene di fare dei miracoli e si muove in un altra zona dove la Grazia di Dio deve anche arrivare. In questo contesto di miracoli, a un nuovo gruppo di persone in attesa per Lui, è quando gli avverte: «Fate attenzione, guardatevi del lievito dei farisei e dal lievito di Erode!» (Mc 8,15), perché loro i farisei e quelli di Erode- non vogliono che la Grazia di Dio sia conosciuta, piuttosto diffondono nel mondo del lievito cattivo, seminando discordia.

La fede non dipende di opere, dato che una fede che noi stessi possiamo determinare non è affatto una fede (Benedetto XVI). Invece, sono le opere che dipendono dalla fede. Avere una vera e autentica fede comporta una fede attiva, dinamica; non una fede condizionata e che rimane solo sulla parte esterna, nelle apparenze, che divaga... La nostra fede deve essere vera. Bisogna vedere attraverso gli occhi di Dio e non con gli occhi dell uomo peccatore: «Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito?» (Mc 8,17).

Il regno di Dio nel mondo si espande come quando appare collocata una misura di lievito nella massa; che cresce non si sa come. Così deve essere la fede autentica, crescendo nell amore di Dio. Quindi, niente e nessuno ci distraggono dal vero incontro con il Signore e dal suo messaggio salvifico. Il Signore non perde occasione per insegnare e lo fa ancora oggi: Liberiamo l idea falsa che la fede non ha nulla da dire agli uomini di oggi (Benedetto XVI).
Coordin.
00mercoledì 14 febbraio 2024 09:03
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro»

Pbro. D. Luis A. GALA Rodríguez
(Campeche, Messico)
Oggi, iniziamo il nostro itinerario verso la Pasqua, e il Vangelo ci ricorda i doveri fondamentali del cristiano, non solo come preparazione verso un tempo liturgico, ma come preparazione verso la Pasqua Eterna: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c è ricompensa per voi presso il Padre che è nei cieli» (Mt 6,1). La giustizia, della quale parla Gesù, consiste nel vivere d accordo ai principi evangelici, senza dimenticare che «se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20).

La giustizia ci porta all amore, espresso nell elemosina e in opere di misericordia: «Mentre fai l elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» (Mt 6,3). Non è che si debbano nascondere le opere buone, ma che non si deve pensare nella lode umana al compierle, né desiderare nessun altro bene. In altre parole, devo fare l elemosina in modo tale che neppure io abbia l impressione di star facendo qualcosa di buono che meriti una ricompensa da parte di Dio e lode da parte degli uomini.

Benedetto XVI diceva insistentemente che aiutare i bisognosi è un dovere di giustizia ancor prima di essere un atto di carità: «La carità va oltre la giustizia (...), però mai manca di giustizia, che ci porta a dare al prossimo quello che è suo , cioè quello che tocca a lui,» in virtù della sua persona ed al suo agire. Non dobbiamo dimenticare che non siamo proprietari assoluti dei beni che possediamo, ma solo amministratori. Cristo ci ha insegnato che l autentica carità è quella che non si limita a dare l elemosina, ma quella che ci porta a dare noi stessi , che si offre a Dio quale culto spirituale (cf.Rom 12,1) Questo sarà il vero gesto di giustizia e di carità cristiana, «e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,4).
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:12.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com