Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

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Coordin.
00venerdì 18 agosto 2023 08:45
«Dunque l uomo non divida quello che Dio ha congiunto»

Fr. Roger J. LANDRY
(Hyannis, Massachusetts, Stati Uniti)
Oggi, Gesù risponde alle domande dei suoi contemporanei riguardo al vero significato del matrimonio, sottolineando la indissolubilità del medesimo.

La risposta, non ostante, offre anche la base adeguata affinché i cristiani possano rispondere a coloro dai cuori ostinati che hanno premeditato di ampliare la definizione matrimonio anche per le coppie omosessuali.

Per una giusta interpretazione del matrimonio sul piano originale di Dio, Gesù sottolinea quattro importanti aspetti secondo i quali solamente possono unirsi in matrimonio un uomo e una donna:

1) «il Creatore da principio li creò maschio e femmina» (Mt 19,4). Gesù ci insegna che, nel piano divino la mascolinità e la femminilità hanno un grande significato. Ignorarlo, dunque, é ignorare ciò che siamo.

2) «Per questo l uomo lascerà suo padre e sua madre, e si unirà a sua moglie» (Mt 19,5). Il piano di Dio non é che l uomo abbandoni i suoi genitori e se ne vada con chi vuole, ma con una moglie.

3) «Così che non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19,6). Questa unione corporale va più in lá della breve unione fisica che avviene nell atto coniugale. Si riferisce all unione prolungata che accade quando un uomo ed una donna, attraverso il loro amore, generano una nuova vita che é il matrimonio durevole o unione dei loro corpi. É ovvio che un uomo con un altro uomo, o una donna con un altra donna, non possono considerarsi, in tal modo, un unico corpo.

4) «Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi» (Mt 19,6). Lo stesso Dio ha unito in matrimonio l uomo e la donna, e sempre che cerchiamo di separare quello che Lui ha unito, lo staremo facendo per conto nostro e a danno della società.

Nella sua catechesi sul Genesi, il Papa Giovanni Paolo ll disse: «Nella sua risposta ai farisei, Gesù Cristo propone ai suoi interlocutori la visione totale dell uomo, senza la quale non é possibile offrire una risposta adeguata alle domande relative al matrimonio».

Ognuno di noi é chiamato ad essere l'eco di questa Parola di Dio nel nostro tempo.
Coordin.
00martedì 22 agosto 2023 09:39
«Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli (...). Allora, chi può essere salvato?»

Rev. D. Fernando PERALES i Madueño
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo la reazione che ha suscitato fra l uditorio il dialogo del giovane ricco con Gesù: «Chi si potrà dunque salvare?» (Mt 19,25). Le parole del Signore rivolgendosi al giovane ricco sono manifestamente dure, pretendono sorprendere, risvegilarci dalla nostra sonnolenza. Non si tratta di parole isolate e accidentali nel Vangelo: ripete venti volte questo tipo di messaggio. Lo dobbiamo ricordare: Gesù avverte contro gli ostacoli che comportano le ricchezze, per entrare nella vita...

E tuttavia, Gesù amò e chiamò a uomini ricchi, senza esigere di abbandonare le loro responsabilità. La ricchezza in se stessa non è male, ma l origine, se fu acquisita ingiustamente, o la sua destinazione, se si utilizza egoisticamente senza prendere in considerazione i più svantaggiati, se si chiude il cuore ai veri valori spirituali (dove non c è bisogno di Dio).

«Chi si potrà salvare?». Gesù rispose: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile» (Mt 19,26). Signore, Tu conosci bene l abilità degli uomini per attenuare la tua parola . Devo dirtelo, Signore, aiutami! Converti il mio cuore!

Dopo essersene andato, il giovane ricco, afflitto per l attaccamento alle sue ricchezze, Pietro prese la parola e disse: Concedi, Signore alla Tua Chiesa, ai tuoi Discepoli di essere capaci di lasciare tutto per Te.

«Nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria...» (Mt 19,28). Il tuo pensiero si rivolge a quel giorno , verso quel futuro, Tu sei un uomo con tendenza verso la fine del mondo, verso la pienezza dell uomo. In quel tempo, Signore, tutto sarà nuovo, rinnovato e bello.

Gesù Cristo, ci dice: Voi che avete lasciato tutto per il mio Regno, vi sederò con il Figlio dell uomo... riceverete il cento per uno di quello che avete lasciato... E sarete eredi della vita eterna... (cf. Mt 19,28-29).

Il futuro che Tu prometti ai tuoi, a quelli che ti hanno seguito rinunciando a tutti gli ostacoli... è un futuro felice, è l abbondanza della vita, è la pienezza divina.

Grazie, Signore. Conducimi fino a quel giorno!
Coordin.
00mercoledì 23 agosto 2023 09:14
«Gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, la Parola di Dio ci invita a vedere che la logica divina va molto più in là di quella meramente umana. Mentre gli uomini calcoliamo «pensavano che avrebbero ricevuto di più» (Mt 20,10), Dio che è Padre misericordioso , semplicemente ama «Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15). E la misura dell Amore è quella di non aver misura: «Amo perché amo, amo per amare» (San Bernardo).

Eppure tutto ciò non rende inutile la giustizia: «quello che è giusto ve lo darò» (Mt 20,4). Dio non è arbitrario e ci vuole trattare come figli intelligenti: per questo è logico che giunga a dei patti con noi. Infatti, in altri momenti, gli insegnamenti di Gesù dicono chiaramente che a chi ha ricevuto di più, anche gli si esigirà di più (ricordiamo la parabola dei talenti). Ebbene, Dio è giusto, ma non per questo la carità ignora la giustizia, anzi, piuttosto la supera (cf.1 Cor 13,5).

Un proverbio popolare dice che «la peggiore delle ingiustizie è la giustizia per la giustizia». Fortunatamente per noi la giustizia di Dio lo ripetiamo, superata dal suo Amore va al di là dei nostri schemi. Se di mera e rigorosa giustizia si trattasse, noi staremmo ancora aspettando la redenzione. Anzi, non avremmo nessuna speranza di redimerci. Per pura giustizia non meriteremmo nessuna redenzione: semplicemente, rimarremmo spodestati da ciò che Dio ci aveva donato nel momento della creazione e che rifiutammo nel momento del peccato originale. Esaminiamoci, allora, su come ci comportiamo nei giudizi, nei confronti e nei calcoli quando ci trattiamo con gli altri.

Inoltre, se parliamo di santità, dobbiamo partire dalla base che tutto è grazia. La dimostrazione più chiara è il caso di Dismas il buon ladro. Anche la possibilità di merito davanti a Dio è grazia (qualcosa che Dio ci concede gratuitamente). Dio è il nostro «padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.» (Mt 20,1). La vigna (ovvero, la vita il cielo...) è Sua; gli invitati siamo noi, e non in qualunque modo: per noi è un onore lavorare lì e poter guadagnare il cielo.
Coordin.
00giovedì 24 agosto 2023 10:50
Vieni e vedi»

Mons. Christoph BOCKAMP Vicario Regionale dell'Opus Dei in Germania
(Bonn, Germania)
Oggi celebriamo la festa di san Bartolomeo apostolo. San Giovanni evangelista racconta il suo primo incontro con il Signore con tanto realismo che ci è facile entrare nella scena. Sono dialoghi di cuori giovani, diretti, franchi divini!

Gesù incontra Filippo per caso e gli dice «Seguimi!» (Gv 1,43). Poco dopo, Filippo, entusiasta dell incontro con Gesù, cerca il suo amico Natanaèle per comunicagli che finalmente ha trovato colui che Mosè e i profeti aspettavano: «Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret» (Gv 1,45). La risposta che riceve non è entusiasta ma scettica: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Quasi dappertutto succede qualcosa di simile. È normale che in ogni città, in ogni paese si pensi che dalla città, dal paese vicino non possa uscire nulla che valga la pena lì sono quasi tutti degli inetti e viceversa.

Ma Filippo non si scoraggia. E, siccome sono amici, non dà spiegazioni ma dice: «Vieni e vedi» (Gv 1,46). Va e il suo primo incontro con Gesù è l inizio della sua vocazione. Quello che apparentemente è una casualità, nei piani di Dio era stato lungamente preparato. Per Gesù, Natanaèle non è uno sconosciuto: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l albero di fichi» (Gv 1,48). Quale albero di fichi? Forse era il luogo preferito da Natanaèle dove soleva recarsi quando voleva riposare, pensare, rimanere da solo sempre sotto l amoroso sguardo di Dio. Come tutti gli uomini, in ogni momento. Ma per rendermi conto di questo amore infinito di Dio per ciascuno di noi, per essere cosciente che è alla mia porta e bussa, ho bisogno di una voce esterna, di un amico, un Filippo che mi dica: «Vieni e vedi». Qualcuno che mi porti al cammino che san Josemaria descrive così: Cercare Cristo; incontrare Cristo, amare Cristo.
Coordin.
00sabato 26 agosto 2023 08:54
«Chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù Cristo ci rivolge nuovamente un richiamo all umiltà, un invito a metterci nel ruolo che ci corrisponde: «Ma voi non fatevi chiamare "rabbì" (...); non chiamate nessuno "padre" (...); non fatevi chiamare "maestri"» (Mt 23,8-10). Prima di appropriarci di tutti questi titoli, procuriamo ringraziare Dio per tutto ciò che abbiamo e che da Egli abbiamo ricevuto.

Come dice San Paolo, «Cosa avete che non abbiate ricevuto?» E se l avete ricevuto, ....? (1 Cor 1,7). Di modo che, quando abbiamo coscienza di avere reagito in modo corretto, faremo bene a ripetere: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10).

L uomo moderno soffre di una lamentevole amnesia: viviamo e attuiamo come se noi stessi fossimo stati gli autori della vita e i creatori del mondo. Per contrasto, causa ammirazione Aristotele, il quale nella sua teologia naturale sconosceva il concetto della creazione (nozione conosciuta in quei tempi soltanto per Rivelazione divina), però almeno, comprendeva che questo mondo dipendeva dalla Divinità (la causa incausata ). Giovanni Paolo II ci chiama a conservare la memoria del debito che abbiamo contratto con nostro Dio: «È preciso che l uomo onori il creatore offrendo in un atto di gratitudine e di elogio, tutto ciò che da Egli ha ricevuto. L uomo non può perdere il senso di questo debito, che soltanto lui, fra tutte le realtà terrestri, può riconoscere».

Inoltre, pensando alla vita sopra-naturale, la nostra collaborazione Egli non farà nulla senza il nostro permesso, senza il nostro sforzo! consiste in non interferire il lavoro dello Spirito Santo: Lasciare che Dio faccia!; che la santità non la fabbrichiamo noi, ma viene otorgata da Lui, che è il Maestro, Padre e Guida. In ogni caso, se crediamo di essere e di avere qualcosa, sforziamoci per metterli al servizio degli altri: «Il più grande tra voi sia vostro servo» (Mt 23,11).
Coordin.
00domenica 27 agosto 2023 08:11
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell uomo? (...). Ma voi, chi dite che io sia?»

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo apre l'ultima tappa del ministero pubblico di Gesù preparandoci all'avvenimento supremo della sua morte e resurrezione. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù decide di ritirarsi per un po´di tempo con i suoi apostoli per intensificarne la formazione. In essi comincia a farsi visibile la Chiesa, seme del Regno di Dio nel mondo.

Due domeniche fa, nel contemplare Pietro camminare sulle acque ed affondare in esse, ascoltavamo il rimprovero di Gesù: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Mt 14,31). Oggi il rimprovero si trasforma in elogio: «Beato te, Simone, figlio di Giona» (Mt 16,17). Pietro è felice perché ha aperto il suo cuore alla rivelazione divina ed in Gesucristo ha riconosciuto il Figlio di Dio Salvatore. Lungo la storia ci vengono presentate le stesse domande: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? (...). Voi chi dite che io sia?» (Mt 16,13.15). Anche noi, in qualche momento, abbiamo dovuto rispondere chi è Gesù per me e chi riconosco in Lui; da una fede ricevuta e trasmessa per mezzo di testimoni (genitori, catechisti, sacerdoti, insegnanti, amici...) siamo passati ad una fede personalizzata in Gesù Cristo, della quale siamo diventati pure testimoni, giacché in questo consiste il nucleo essenziale della fede cristiana.

Solo dalla fede e comunione con Gesù Cristo vinceremo il potere del male. Il regno della morte si scopre tra noi, ci apporta sofferenza e ci propone molte domande; tuttavia, anche il Regno di Dio si fa presente in mezzo a noi e ci svela la speranza; e la Chiesa, sacramento del Regno di Dio nel mondo, edificata sulla roccia della fede confessata da Pietro, ci fa nascere alla speranza e all'allegria della vita eterna. Mentre ci sia umanità nel mondo, sarà necessario dare speranza, e mentre sia necessario dare speranza, sarà necessaria la missione della Chiesa; perciò il potere dell'inferno non la sconfiggerà, giacché Cristo, presente nel suo popolo, ne è garante.
Coordin.
00lunedì 28 agosto 2023 11:14
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente»

P. Marc VAILLOT
(París, Francia)
Oggi ancora una volta, il Vangelo mostra come si capovolga la bontà di Dio che veglia sulla nostra felicità. Ci indica chiaramente quali sono le fonti: la verità, il bene, la rettitudine, giustizia, l'amore... e tutte le virtù. Ci avverte anche affinché non cadiamo nelle trappole eccessi, concupiscenze, inganni, in una parola, i peccati che ci impedirebbero di raggiungere tale felicità.

Gesù usa la sua autorità divina per mostrarci chiaramente il carattere assoluto del bene, che dobbiamo perseguire, e quello del male, che dobbiamo evitare a tutti i costi. Da qui la sua viva e gentile esortazione per rispettare la Magna Carta della vita cristiana: le Beatitudini, vie che danno accesso alla Felicità. Parallelamente, troviamo il tono minaccioso usato nel Vangelo di oggi: le Maledizioni di quegli atti distruttivi che devono essere sempre evitati. Lo stesso Sacro Cuore, lo stesso Amore è colui che detta le Beatitudini (cfr Mt 5,1 ss) e le Maledizioni. È molto importante capire che l'uno è importante quanto l'altro per chi vuole essere salvato: "Beati" i poveri; cuori assetati di giustizia; anime misericordiose... «Guai a voi!»... quando scandalizzate gli altri; quando insegnate e non lo fate; quando corrompete la sana dottrina; quando deviate gli altri dalla retta via...

Gesù aggiunge con fermezza: più grande sarà la vostra responsabilità davanti agli altri, più forte sarà la maledizione che cadrà su di voi. Nostro Signore, in questo brano si rivolge ai notabili: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!» (Mt 23,13 ss).

Applichiamo questo insegnamento divino alla nostra vita. Le nostre buone e cattive azioni hanno sempre un doppio impatto: uno, che ricade su noi stessi, poiché ogni azione ci migliora o ci devasta; l'altro, tenendo conto della nostra situazione di adulti, genitori, insegnanti, responsabili in qualsiasi modo, ogni nostra azione può avere ripercussioni, buone o cattive, insospettabili: «La vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro» (Francesco).

E ne dovremo rendere conto all'amore di Dio!
Coordin.
00martedì 29 agosto 2023 07:29
«Giovanni infatti diceva a Erode: 'Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello'»

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi ricordiamo il martirio di San Giovanni Battista, il Precursore del Messia. L intera vita del Battista ruota attorno alla Persona di Gesù, di modo che senza di Lui, l esistenza e l opera del Precursore del Messia non avrebbero alcun senso.

Dal grembo di sua madre sente la prossimità del Salvatore. L abbraccio di Maria e di Elisabetta, due future madri, aprì il dialogo dei due figli: il Salvatore santificava Giovanni, e questi saltava con entusiasmo dentro il grembo materno.

In tutta la sua missione di Precursore mantenne questo entusiasmo che etimologicamente significa essere pieno di Dio - preparò i cammini, spianò le strade, abbassò le cime, lo annunciò già presente, e lo indicò puntando il dito come il Messia: «Ecco l Agnello di Dio!» (Gv 1,36).

Nel declino della sua esistenza, Giovanni, al predicare la libertà messianica a coloro che si trovavano prigionieri dei loro vizi, è incarcerato: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello» (Mc 6,18). La morte del Battista è una testimonianza del martirio centrata nella persona di Gesù. Suo Precursore nella vita, e anche lo precede adesso nella morte crudele.

San Beda ci dice che «è rinchiuso, nel buio di una prigione, colui che era venuto a dare testimonianza della luce, e aveva meritato dalla bocca dello stesso Cristo (...) di essere chiamato torcia ardente e luminosa . Fu battezzato con il proprio sangue colui al quale prima fu concesso battezzare al Redentore del mondo».

Speriamo che la festa del Martirio di San Giovanni Battista ci entusiasmi, nel senso etimologico del termine e, così, pieni di Dio, anche noi possiamo dare testimonio della nostra fede in Gesù con coraggio. Che la nostra vita cristiana giri sempre attorno alla persona di Gesù, e ciò darà pieno significato alla nostra vita stessa.
Coordin.
00mercoledì 30 agosto 2023 08:40
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti»

Rev. D. Lluís ROQUÉ i Roqué
(Manresa, Barcelona, Spagna)
Oggi, come nei giorni scorsi ed in quelli seguenti, vediamo Gesù, fuori di sé, condannando atteggiamenti incompatibili con una vita degna, non solo da cristiani ma per fino da esseri umani: «All esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità» (Mt 23,28). Queste parole vengono a confermare che la sincerità, l onestà, la lealtà, la nobiltà, sono virtù amate da Dio e, pure, molto apprezzate dagli esseri umani.

Per non cadere, quindi, nell ipocrisia, devo essere assai sincero. In primo luogo, con Dio perché vuole che sia puro di cuore e che detesti ogni classe di bugia perchè Egli è assolutamente puro, è la Verità assoluta. In secondo luogo, con me stesso, perché non sia proprio io il primo ad essere ingannato all espormi a peccare contro lo Spirito Santo, non riconoscendo i miei peccati ne manifestandoli con chiarezza nel sacramento della Penitenza, o al non aver sufficiente fiducia in Dio, che non condanna mai a chi fa da figlio prodigo, ne condanna nessuno per il solo fatto di essere peccatore, ma perché no si riconosce come tale. In terzo luogo, poi, con gli altri, perché come Gesù- a noi tutti, fa rabbia la bugia, l inganno, la mancanza di sincerità, di onestà, di lealtà, di nobiltà , e, precisamente per questo, dobbiamo applicarci il principio: «Quello che non vuoi per te, non farlo agli altri».

Questi tre atteggiamenti che possono essere considerati di buon senso- dobbiamo farli nostri per non cadere nell ipocrisia e renderci conto che abbiamo bisogno della grazia santificante, a causa del peccato originale provocato dal padre della bugia : il demonio. Perciò terremo presente l esortazione di san Giuseppemaria Scrivà: «Al momento dell'esame sta' in guardia contro il demonio muto»; avremo presente anche Origene, che dice: «Ogni falsa santità resta morta perchè non viene impulsata da Dio», e ci faremo guidare sempre dal principio elementare e semplice proposto da Gesù :«Sia il vostro parlare: Sì, sì ; No, no » (Mt 5,37).

Maria non spreca parole, ma il suo Sì al bene, alla grazia, fu unico e verace; il suo No al peccato fu chiaro e sincero
Coordin.
00giovedì 31 agosto 2023 09:00
Tenetevi pronti»

Rev. D. Albert TAULÉ i Viñas
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il testo evangelico ci parla dell'incertezza del momento in cui verrà il Signore: «non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Se vogliamo che ci trovi svegli al momento del suo arrivo, non possiamo distrarci ne addormentarci: bisogna essere sempre preparati. Gesù ci da molti esempi di questa attenzione: quello che vigila caso mai venisse un ladro, il servo che vuole compiacere il padrone... Forse oggi ci parlerebbe di un portiere di calcio che non sa ne quando ne come gli arriverà il pallone...

Ma, forse, dovremmo prima chiarire di quale venuta ci si parla. Si tratta dell'ora della morte?; si tratta della fine del mondo? Certamente, sono venute del Signore che Lui ha lasciato volutamente nell´incertezza per suscitare in noi un attenzione costante. Ma, facendo un calcolo di probabilità, forse nessuno della nostra generazione sarà testimone di un cataclisma universale che metta fine all'esistenza della vita umana in questo pianeta. E, su quello che riguarda la morte, questa solamente succederà una volta e basta. Mentre ciò non accade, non ci sarà nessun altra venuta più vicina di fronte alla quale converrà essere sempre preparati?

«Come passano gli anni! I mesi si riducono a settimane, le settimane a giorni, i giorni a ore e le ore a secondi...» (San Francesco di Sales). Ogni giorno, ogni ora, in ogni istante il Signore è vicino alla nostra vita. Attraverso le ispirazioni interne, attraverso le persone che ci circondano, i fatti che vanno succedendosi, il Signore bussa alla nostra porta e, come dice l'Apocalissi: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Oggi, se facciamo la comunione, questo accadrà un altra volta. Oggi, se ascoltiamo pazientemente i problemi che altri ci affidano o diamo generosamente i nostri soldi per aiutare in una necessità, ciò tornerà a succedere. Oggi, se nella nostra preghiera personale riceviamo improvvisamente un ispirazione inattesa, ciò tornerà ad accadere.
Coordin.
00sabato 2 settembre 2023 09:58
«Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni»

Rev. D. Albert SOLS i Lúcia
(Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo la parabola dei talenti. In Gesù osserviamo (come) un periodo di cambio nello stile del suo messaggio: l annunzio del Regno non si limita tanto a dimostrare la sua prossimità quanto a descrivere il suo contenuto mediante racconti: è l ora delle parabole!

Un grand uomo decide di intraprendere un lungo viaggio, e confida tutto il patrimonio ai suoi servitori. Poteva averlo distribuito in parti uguali, ma non lo fece così. Diede a ciascuno d accordo alle sue capacità (cinque, due ed un talento). Con quel denaro ogni servitore poté capitalizzare l inizio di un buon affare. I primi due si dedicarono ad amministrare i loro depositi, ma il terzo per paura o per pigrizia preferì nasconderlo evitando ogni investimento: si chiuse nella comodità della sua propria povertà.

Il signore ritornò e... richiese la resa dei conti (cf. Mt 25,19). Premiò il coraggio dei primi due che raddoppiarono il deposito affidato. Il comportamento con il servo prudente fu molto diverso.

Il messaggio della parabola continua ad essere di grande attualità. Le moderne democrazie camminano verso una separazione progressiva tra la Chiesa e lo Stato. Questo non è controproducente, anzi al contrario. Tuttavia, questa mentalità globale e progressiva racchiude un effetto secondario, pericoloso per i cristiani: essere l immagine viva di quel terzo servo a chi il signore (figura biblica di Dio Padre) rimproverò molto severamente. Senza malizia, soltanto per comodità o paura, corriamo il pericolo di nascondere e ridurre la nostra fede cristiana al circolo privato della famiglia e degli amici intimi. Il Vangelo non può limitarsi ad una lettura e contemplazione sterile. Dobbiamo amministrare con coraggio e rischio la nostra vocazione cristiana nel proprio ambiente sociale e professionale proclamando la figura di Cristo con le parole e il testimonio.

Commenta Sant Agostino: «quelli che predichiamo la parola di Dio ai popoli non siamo tanto lontani dalla condizione umana e dalla riflessione basata nella fede da non avvertire i nostri pericoli. Però ci conforta il fatto che, dove c è il nostro pericolo a causa del ministero, li abbiamo l aiuto delle vostre preghiere».
Coordin.
00domenica 3 settembre 2023 09:11
«Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»

Fr. Vimal MSUSAI
(Ranchi, Jharkhand, India)
Oggi, consideriamo che vedere Gesù e seguirlo significa avere un'obbedienza matura che ci permette di ascoltare e rispondere. E questo è possibile solo nella persona che è veramente liberata dai desideri infantili dell'ego e dalle passioni: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). Ascoltare e rispondere alla chiamata di Dio nella nostra vita quotidiana significa che possediamo la capacità di dimenticare noi stessi e servire gli altri. Solo l'amore rende possibile un tale rischio (cfr. Eb 5,8-9).

Il saggio Buddha dice che «Per vivere una vita pura e disinteressata, bisogna non considerare nulla come proprio in mezzo all'abbondanza». Un esempio concreto è la vita di famiglia dove i genitori si sono dedicati completamente e generosamente per il bene dei figli, forse anche al punto di dimenticare se stessi. Sceglieranno di farlo affinché i loro figli siano ben preparati per un futuro migliore. Così facendo, la famiglia sarà unita e indivisibile.

Abbiamo innumerevoli modelli ispiratori tra insegnanti, medici, assistenti sociali, persone consacrate e santi. Papa Francesco ci ispira a "vedere" Gesù nella nostra vita quotidiana, perché «anche se la vita di una persona è in una terra piena di spine e erbacce, c'è sempre spazio in cui il buon seme può crescere. Bisogna avere fiducia in Dio!"

Un chicco di grano può diventare vitale solo se cade a terra e muore (cfr. Giovanni 12,24). Questo vale anche per Gesù che, morendo, mostrerà tutto il suo amore dando la sua vita. Quindi, l'esempio del chicco di grano è la vita di Gesù e di ogni discepolo che desidera servirlo, testimoniarlo e avere vita in lui: «chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,25). Amen!

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Chi non rinnega se stesso non può avvicinarsi a Colui che è al di sopra di lui. Ma se ci abbandoniamo, dove andremo fuori di noi stessi?» (San Gregorio Magno)

«Non si tratta di una croce ornamentale, o di una croce ideologica, ma è la croce della vita, è la croce del proprio dovere, la croce del sacrificarsi per gli altri con amore. Nell assumere questo atteggiamento, queste croci, sempre si perde qualcosa.» (Francesco)

«Mediante la sua obbedienza di amore al Padre « fino alla morte di croce » (Fil 2,8), Gesù compie la missione espiatrice del Servo sofferente che giustifica molti addossandosi la loro iniquità (Cf Is 53,11)» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 623)
Coordin.
00lunedì 4 settembre 2023 08:26
«Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi»

Rev. D. David AMADO i Fernández
(Barcelona, Spagna)
Oggi, «si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Con queste parole, Gesù commenta nella sinagoga di Nazareth un testo del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me;» (Lc 4,18). Queste parole hanno un significato specifico al di là del momento storico in cui sono state pronunciate. Lo Spirito Santo abita in pienezza in Gesù Cristo, ed è Lui chi lo manda i credenti.

Ma anche, tutte le parole del Vangelo hanno un eterna attualità. Esse sono eterne perché sono state pronunciate dall Eterno, e sono attuali perché Dio fa che si compiano in tutti tempi. Quando ascoltiamo la Parola di Dio, dobbiamo riceverla non come un discorso umano, ma come una parola che ha un potere di trasformazione in noi. Dio non parla alle nostre orecchie, ma i nostri cuori. Tutto ciò che dice è profondamente pieno di significato e di amore. La Parola di Dio è una fonte inesauribile di vita: «È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte.» (S. Efrem). Le sue parole vengono dal cuore di Dio. E da quel cuore, il cuore della Trinità, è venuto Gesù la Parola del Padre- agli uomini.

Così, ogni giorno, quando sentiamo il Vangelo, dobbiamo essere in grado di dire con Maria: «avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38), e Dio ci risponderà: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita». Ora, per che la Parola possa essere efficace in noi dobbiamo scartare ogni pregiudizio. I contemporanei di Gesù con lo capissero, perché solo guardavano con occhi umani: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22). Hanno visto l'umanità di Cristo, ma non hanno capito la sua divinità. Ogni volta che sentiamo la Parola di Dio, al di là dello stile letterario, della bellezza delle espressioni o l'unicità della situazione, dobbiamo sapere che è Dio che ci parla
Coordin.
00mercoledì 6 settembre 2023 10:39
Imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, ci troviamo di fronte a una chiara controversia: la gente che cerca Gesù e Colui che cura tutte le malattie (cominciando dalla suocera di Simon Pietro); e allo stesso tempo «Da molti uscivano demoni gridando» (Lc 4,41). Come dire: pace e bene da una parte; malignità e disperazione dall altra.

Non è la prima volta che appare il diavolo uscendo , per meglio dire, scappando dalla presenza di Dio, tra grida e esclamazioni. Ricordiamoci anche dell indemoniato di Gerasa (cf. Lc 8,26-39). Sorprende che sia il proprio diavolo che riconoscendo a Gesù, come nel caso di Gerasa, sia lui stesso ad andargli incontro (certamente con rabbia e irritato perché la presenza di Dio perturbava la sua vergognosa tranquillità).

Molte volte anche noi pensiamo che l incontro con Gesù è un fastidio? ! Ci disturba dover andare a Messa la Domenica; ci irrita pensare che da molto non dedichiamo un tempo alla preghiera; ci vergognamo dei nostri errori, invece di andare dal Dottore della nostra anima e chiedergli semplicemente perdono... Pensiamo se non è il Signore che deve venire al nostro incontro, giacché ci facciamo pregare per lasciare la nostra piccola grotta e uscire all incontro di chi è il Pastore delle nostre vite! Questo si chiama, semplicemente, tiepidezza.

La diagnosi per tutto questo è: atonia, mancanza di tensione nell anima, angustia, curiosità disordinata, stress, pigrizia spirituale con le cose della fede, pusillanimità, voglia di stare da soli con noi stessi... E c è anche un antidoto: smettere di guardare se stesso e mettersi al lavoro. Impegnarsi a dedicare un momento ogni giorno per guardare ed ascoltare Gesù (ciò che chiamiamo preghiera): Gesù lo faceva, visto che «Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto» (Lc 4,42). Fare un piccolo sforzo per vincere l egoismo in una piccola cosa ogni giorno per il bene degli altri (questo si chiama amare). Fare un piccolo grande accordo con noi stessi, per vivere ogni giorno coerentemente la nostra vita cristiana.
Coordin.
00giovedì 7 settembre 2023 07:52
«Prendi il largo»

Rev. D. Pedro IGLESIAS Martínez
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi ancora ci risulta sorprendente comprovare come quei pescatori furono capaci di lasciare il loro lavoro le loro famiglie e seguire Gesù: «Lasciarono tutto e lo seguirono» (Lc 5,11), precisamente quando Egli si manifesta dinnanzi a loro come un collaboratore eccezionale per l attività che proporziona loro il sostentamento. Se Gesù di Nazareth facesse la proposta a noi, nel nostro secolo XXI..., avremmo il coraggio di quei uomini? Saremmo capaci di intuire quale sia il vero beneficio?

I cristiani crediamo che Gesù è eternamente presente; quindi questo Cristo Risorto ci chiede, non a Pietro a Giovanni o a Giacomo, ma a te, a me e a tutti coloro che lo confessiamo come il Signore, ripeto, ci chiede, partendo dal testo di Luca, di accoglierlo nella barca della nostra vita perché vuol riposare con noi; ci chiede servirsi di noi, che gli permettiamo di indicarci dove orientare la nostra vita per essere fecondi in mezzo ad una società ogni volta più allontanata e bisognosa della Buona Nuova. La proposta è allettante, e solo ci manca volere e saper spogliarci delle nostre paure, dei nostri chissà cosa diranno e fissare il corso verso acque più profonde o, in altre parole, verso orizzonti più lontani di quelli che limitano la nostra mediocre quotidianità di ansie e scoraggiamenti. «Colui che inciampa sulla strada, per poco che avanzi, si avvicina al traguardo; colui che corre fuori, quanto più corre, più si allontana» (Cf. San Tommaso d Aquino).

«Duc in altum»; «Prendi il largo» (Lc 5,4): non stabiliamoci sulle rive di un mondo che vive guardandosi l ombelico! La nostra navigazione per i mari della vita deve condurci ad attraccare nella terra promessa, fine del nostro percorso in questo Cielo sperato, che è regalo del Padre, pero indivisibilmente, anche lavoro dell uomo tuo, mio- al servizio degli altri a nella barca della Chiesa. Cristo conosce bene le zone di pesca, e dipende da noi: o il porto dei nostri egoismi, o verso i suoi orizzonti.
Coordin.
00venerdì 8 settembre 2023 10:20
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele»

Fray Agustí ALTISENT i Altisent Monje de Santa Mª de Poblet
(Tarragona, Spagna)
Oggi la genealogia di Gesù, il Salvatore che doveva nascere da Maria, ci mostra come l opera di Dio si inserisce nella storia umana e come Dio, attua nel segreto e nel silenzio di ogni giorno. Allo stesso tempo vediamo la sua serietà nel compiere le sue promesse. Incluso Rut e Racab (cf. Mt 1,5) straniere convertite alla fede nell unico Dio (e Racab, era una prostituta!), sono antenati del Salvatore.

Lo Spirito Santo, che doveva realizzare in Maria l incarnazione del Figlio, penetrò, quindi, nella nostra storia già da molto lontano, e da molto presto, tracciando una rotta fino ad arrivare a Maria di Nazaret, è attraverso di Lei a suo figlio Gesù. «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele» (Mt 1,23). Quanto delicate spiritualmente dovevano essere le viscere di Maria, il suo cuore e la sua volontà, fino al punto di attirare l attenzione di suo Padre e convertirla in Madre del Dio-con-gli-uomini !. Egli che doveva portare la luce e la grazia soprannaturale per la salvezza di tutti. Tutto in questa opera ci porta a contemplare la grandezza, la generosità e la semplicità dell azione divina, che innalza e riscatta la nostra stirpe umana, implicandosi in maniera personale.

Inoltre nel Vangelo di oggi, possiamo osservare come fu notificato a Maria che avrebbe concepito Dio, il Salvatore del popolo. E pensare che questa donna, Vergine e madre di Gesù, doveva essere allo stesso tempo nostra madre. Questa speciale scelta di Maria «benedetta tu fra le donne» (Lc 1,42) ci fa apprezzare la tenerezza di Dio nel suo modo di procedere, perché non ci riscattò per così dire a distanza , vincolandosi invece personalmente con la nostra famiglia e la nostra storia. Chi poteva immaginare che Dio sarebbe stato allo stesso tempo così grande e così accondiscendente, avvicinandosi intimamente a noi.
Coordin.
00lunedì 11 settembre 2023 09:21
«Àlzati e mettiti qui in mezzo! (...). Tendi la tua mano!»

P. Julio César RAMOS González SDB
(Mendoza, Argentina)
Oggi, Gesù ci da esempio di libertà. Di questo ne parliamo tantissimo nei nostri giorni. Ma, a differenza di ciò che oggi viene offerta e perfino si vive come libertà , quella di Gesù é una libertà totalmente associata ed unita all'azione del Padre. Lui stesso dirà: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa» (Gv 5,19). Ed il Padre solamente agisce per amore.

L'amore non s'impone, ma influisce, mobilita, restituendo con pienezza la vita. Quel comando di Gesù: «Alzati e mettiti nel mezzo!» (Lc 6,8), possiede la forza ricreatrice di Colui che ama, e attraverso la parola agisce. Ancora di più l'altro: «Stendi la mano!» (Lc 6,10), che finisce con l'ottenere il miracolo, ristabilisce definitivamente la forza e la vita in chi era debole e morto. Salvare , è strappare dalla morte, e questa stessa parola si traduce in guarire . Gesù guarendo salva quanto di morte c'era in quel povero uomo ammalato, e questo è un segno chiaro dell'amore di Dio Padre verso le sue creature. Così, nella nuova creazione dove il Figlio non fa altro che ciò che vede fare al Padre, la nuova legge che dominerà sarà quella dell'amore che si mette in atto, e non quella di un riposo che inattiva , perfino nel fare del bene al fratello bisognoso.

Allora, libertà ed amore messi insieme sono la chiave per oggi. Libertà ed amore messi insieme allo stile di Gesù. «Ama e fa quel che vuoi» di sant'Agostino ha oggi piena vigenza, per imparare a trasformarsi totalmente in Cristo Salvatore.
Coordin.
00martedì 12 settembre 2023 10:04
Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio»

Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet
(Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)
Oggi, vorrei centrare la nostra riflessione sulle prime parole di questo Vangelo: «In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione» (Lc 6,12). Introduzioni come questa possono passare inosservate nella nostra quotidiana lettura del Vangelo, però in effetti- sono di massima importanza. In particolare oggi ci viene chiaramente detto che la scelta dei dodici apostoli decisione centrale per la futura vita della Chiesa fu preceduta da un intera notte di preghiera di Gesù, in solitudine, davanti a Dio, suo Padre.

Quale è stata la preghiera del Signore? Da ciò che si evince dalla sua vita, doveva essere una preghiera di piena fiducia al Padre, e di totale abbandono alla sua volontà «Non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato» (Gv 5,30) manifestamente unita alla sua opera salvifica. Solo da questa profonda, lunga e costante preghiera, sostenuta sempre dall azione dello Spirito Santo che, presente fin dal momento dell Incarnazione, era disceso su Gesù al momento del suo Battesimo; solo così, dicevamo, il Signore poteva ottenere forza e luce necessaria per continuare la sua missione di obbedienza al Padre per compiere la Sua opera vicaria di salvezza degli uomini. La successiva elezione degli Apostoli che, come ci ricorda San Cirillo di Alessandria, «Cristo stesso afferma di aver dato loro la stessa missione ricevuta dal Padre», ci dimostra come la Chiesa nascente è stato il frutto di questa preghiera di Gesù al Padre nello Spirito e che, quindi, è opera della Santissima Trinità stessa. «Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli» (Lc 6,13).

Il mio augurio è che tutta la nostra vita di cristiani come discepoli di Cristo sia sempre immersa nella preghiera e da essa sostenuta.
Coordin.
00giovedì 14 settembre 2023 08:07
Perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi il Vangelo è una profezia, cioè, uno sguardo nello specchio della realtà che ci introduce nella verità aldilà di quello che i nostri sensi ci dicono: la Croce, la Santa Croce di Gesù Cristo, è il trono del Salvatore. Per questo, Gesù afferma che «così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo» (Gv 3,14).

Sappiamo bene che la Croce era il supplizio più atroce e vergognoso del suo tempo, esaltare la Santa Croce solo finirebbe per essere cinismo se non fosse perché da lì pende il Crocificato. La Croce, senza il Redentore, è cinismo puro; con il Figlio dell uomo è il nuovo albero della Sapienza. Gesù Cristo, «offrendosi liberamente, alla passione» della Croce, ha aperto, il senso e il destino del nostro vivere: salire con Egli alla Santa Croce per aprire le braccia e il cuore al Dono di Dio, in un intercambio ammirabile. Anche qui ci conviene ascoltare la voce del Padre dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). Incontrarci crocifissi con Gesù è resuscitare con Egli: Ecco qui il perché di tutto! C è speranza, c è senso, c è eternità, c è vita! Non siamo impazziti i cristiani quando nella vigilia pasquale, in modo solenne, ossia, nel Pregone Pasquale, cantiamo lode del peccato originale: «Oh!, felice colpa, che ci ha meritato cosi grande Redentore», che con il suo dolore ha impresso Senso al dolore.

«Guardate l albero della croce, da dove pendeva il Salvatore del mondo: Venite e adoriamolo» (liturgia del venerdì Santo). Se riusciamo a superare lo scandalo e la pazzia di Cristo crocifisso, solo resta adorarlo e ringraziarlo per il suo Dono. È necessario cercare decisamente la Santa Croce nella nostra vita, per colmarci di certezza che, «Per Egli, con Egli e in Egli» la nostra donazione sarà trasformata, nelle mani del Padre, per lo Spirito Santo in vita eterna: «Versata per voi e per molti, per il perdono dei peccati».

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Là dove un cristiano spende la sua vita onestamente, deve mettere col suo amore la Croce di Cristo, che attira a Sé tutte le cose» (San Josemaria)

«Non esiste un cristianesimo senza la Croce e non esiste una croce senza Gesù Cristo. Pertanto, un cristiano che non sa gloriarsi in Cristo crocifisso non ha capito ciò che significa essere cristiano» (Francesco)

«La preghiera della Chiesa venera e onora il cuore di Gesù, come invoca il suo santissimo nome. Essa adora il Verbo incarnato e il suo cuore che, per amore degli uomini, si è lasciato trafiggere dai nostri peccati. La preghiera cristiana ama seguire la via della croce (via crucis) sulle orme del Salvatore. Le stazioni dal pretorio al Golgota e alla tomba scandiscono il cammino di Gesù, che con la sua santa croce ha redento il mondo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2669)
Coordin.
00sabato 16 settembre 2023 08:50
«Ogni albero si riconosce dal suo frutto»

P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)
Oggi, il Signore ci sorprende facendo pubblicità di se stesso. Non è mia intenzione scandalizzare nessuno con queste affermazioni. È la nostra pubblicità terrenale ciò che diminuisce le cose grandi e soprannaturali. È promettere ad esempio, che in poche settimane una persona grassa potrà perdere al meno cinque o sei chili usando un determinato prodotto-falso , (o altre promesse miracolose similari) che ci fa vedere la pubblicità coni occhi sospettosi. Ancora di più quando si ha un prodotto garantito al cento per cento e come il Signore non vende nulla a cambio di denaro ma soltanto ci chiede di crederGli prendiamolo come esempio e modello di un preciso stile di vita, dunque Gesù il più grande pubblicitario di se stesso «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6).

Oggi afferma che «Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica» è prudente, «è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo profondamente e ha posto le fondamenta sopra la roccia» (Lc 6,47-48), in modo da ottenere una costruzione solida e resistente, capace di affrontare i colpi del mal tempo. Se al contrario, chi edifica non ha avuto questa precauzione, finirà per ritrovarsi davanti un mucchio di pietre demolite e se si trovava all interno nel preciso momento dello scontro con la pioggia pluviale potrà perdere non soltanto la casa ma anche la propria vita.

Però, non basta avvicinarsi a Gesù, ma è necessario ascoltare con la massima attenzione i suoi insegnamenti e soprattutto, di metterli in pratica, perché anche il curioso si avvicina e anche, l eretico, lo studioso di storia o filologia... però sarà così che alzeremo il palazzo della Santità cristiana, ad esempio dei fedeli pellegrini e per la gloria della Chiesa Celestiale.
Coordin.
00domenica 17 settembre 2023 08:34
Quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?»

Rev. P. Anastasio URQUIZA Fernández MCIU
(Monterrey, Messico)
Oggi, nel Vangelo, Pietro consulta Gesù su di un tema assai concreto che persiste nel cuore di molte persone: domanda sul limite del perdono. La risposta è che non esiste tale limite: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,22). Per spiegare questa realtà, si serve di una parabola. La domanda del re costituisce il nocciolo della parabola: «Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (Mt 18,33).

Il perdono è un dono, una grazia che procede dall amore e dalla misericordia di Dio. Per Gesù, il perdono non ha limiti, se il pentimento è sincero e verace. Esige, però, di aprire il cuore alla conversione, cioè, di trattare gli altri secondo i criteri di Dio.

Il peccato grave ci allontana da Dio (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1470). Il mezzo ordinario per ricevere da Dio il perdono del peccato grave è il sacramento della Penitenza, e l atto del penitente che la completa è la riparazione. Le opere proprie che manifestano la soddisfazione sono il segno dell impegno personale che il cristiano ha assunto davanti a Dio- di cominciare un esistenza nuova, riparando, nei limiti del possibile, i danni causati al prossimo.

Non ci può essere perdono del peccato senza una qualche riparazione, che ha per finalità: 1. Evitare di cadere in altri peccati più gravi; 2. Allontanare il peccato (giacché le penitenze riparatrici servono da freno e rendono il penitente più cauto e vigilante); 3. Togliere con gli atti virtuosi le cattive abitudini contratti nel vivere male; 4. Rassomigliarci a Cristo.

Come spiegò san Tommaso D Acquino, l uomo è debitore di Dio per i benefici ricevuti e per i peccati commessi. Per i primi deve renderGli adorazione e gratitudine; e, per i secondi, Gli deve riparazione. L uomo della parabola non volle riparare, per cui si rese incapace di ricevere il perdono.
Coordin.
00lunedì 18 settembre 2023 09:56
Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!»

Fr. John A. SISTARE
(Cumberland, Rhode Island, Stati Uniti)
Oggi, siamo di fronte a una questione interessante. Per quale ragione il centurione del Vangelo non andò personalmente all incontro di Gesù e, invece, mandò avanti alcune autorità dei Giudei, richiedendo che fossero a salvare il suo servo? Lo stesso centurione risponde per noi nel brano evangelico: Signore, «per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito» (Lc 7,7).

Quel centurione possedeva la virtù della fede credendo che Gesù potesse fare il miracolo se così lo avesse voluto solamente con la sua divina volontà. La fede gli fece credere che, a prescindere da dove Gesù potesse trovarsi, Egli poteva guarire il servo malato. Quel centurione era assolutamente convinto che nessuna distanza poteva impedire o frenare Cristo, se voleva portare a buon termine il suo lavoro di salvezza.

Anche noi a volte, nella nostra vita, siamo chiamati ad avere la stessa fede. Ci sono occasioni in cui possiamo essere tentati a credere che Gesù è lontano e che non ascolta le nostre richieste. Tuttavia, la fede illumina le nostre menti e i nostri cuori, facendoci credere che Gesù è sempre vicino per aiutarci. Infatti, la presenza salvifica di Gesù nell Eucarestia deve essere il nostro memorandum permanente che Gesù è sempre vicino a noi. Sant Agostino, con occhi di fede credeva in questa realtà «Ciò che vediamo nel pane e nel calice; è quello che i tuoi occhi vedono. Però ciò che la tua fede ti obbliga ad accettare è che il pane è il Corpo di Cristo e che nel calice c è il Sangue di Cristo».

La fede illumina le nostre menti per farci vedere la presenza di Gesù in mezzo a noi. E, come quel centurione, diremo. « Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto» (Lc 7,6). Quindi, se ci umiliamo di fronte a nostro Signore e Salvatore, Lui viene a curarci. Lasciamo quindi che Gesù penetri nel nostro spirito, nella nostra casa, per curare e rafforzare la nostra fede e condurci verso la vita eterna.
Coordin.
00martedì 19 settembre 2023 08:33
«Giovinetto, dico a te, alzati!»

Rev. D. Joan SERRA i Fontanet
(Barcelona, Spagna)
Oggi, due comitive si trovano. Una comitiva che accompagna la morte e l altra che accompagna la vita. Una povera vedova, seguita dalla famiglia e dagli amici, portava suo figlio al cimitero e all improvviso, vede la folla che andava con Gesù. Le due comitive si incrociano e si fermano, e Gesù dice alla madre che andava a seppellire suo figlio: « Non piangere!» (Lc 7,13). Tutti rimangono a guardare Gesù, che non resta indifferente al dolore e alla sofferenza di quella povera madre, ma, al contrario, sente compassione e ridà la vita a suo figlio. È che trovare Gesù è trovare la vita, poiché Gesù disse di se stesso: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25). San Braulio di Zaragoza scrive: «La speranza della risurrezione deve confortarci, perché ritorneremo a vedere nel cielo quelli che abbiamo perso qui».

Con la lettura del brano del Vangelo che ci parla della risurrezione del giovane di Nain, si potrebbe rimarcare la divinità di Gesù e insistere nella stessa, dicendo che soltanto Dio può ritornare un giovane alla vita; ma oggi preferirei porre in rilievo la sua umanità, per non vedere Gesù come un essere distante, come un personaggio molto diverso da noi, o come qualcuno così importante da non suscitare la fiducia che può ispirarci un buon amico.

I cristiani dobbiamo sapere imitare Gesù. Dobbiamo chiedere a Dio la grazia di essere Cristo per gli altri. ¡Magari se ognuno che ci veda, potesse contemplare un immagine di Gesù nella terra! Quelli che vedevano San Francesco di Assisi, per esempio, vedevano l immagine viva di Gesù. Santi sono quelli che portano Gesù nelle proprie parole e opere e imitano il suo modo di attuare e la sua bontà. La nostra società ha bisogno di santi e tu puoi essere uno di loro nel tuo ambiente.
Coordin.
00mercoledì 20 settembre 2023 09:32
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione?»

Rev. D. Xavier SERRA i Permanyer
(Sabadell, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù constata la durezza di cuore della gente del Suo tempo, almeno dei farisei che si sentivano così sicuri di sè stessi che non c era chi potesse convertirli. Non si immutano né davanti a Giovanni Battista, «Non mangiava pane né beveva vino» (Lc 7,33), e lo accusavano di essere posseduto da un demonio; né si immutano davanti al Figlio dell uomo che «mangia e beve», e Lo accusano di mangione e ubriacone e di essere, inoltre, amico di «pubblicani e di peccatori» (Lc 7,34). Dietro queste accuse occultano il loro orgoglio e la loro superbia: nessuno deve pretendere di voler dar loro lezioni; non accettano Dio ma si attribuiscono arbitrariamente il posto di Dio,ma di un Dio che non li smuova dalle loro comodità, privilegi e interessi.

Anche noi corriamo questo pericolo. Quante volte critichiamo tutto: se la Chiesa dice questo , perché dice quello , si dice tutto il contrario , e la stessa cosa facciamo con Dio e con gli altri. In fondo, in fondo, forse incoscientemente, vogliamo giustificare la nostra pigrizia e l assenza del desiderio di un autentica conversione o giustificare la nostra comodità e la nostra mancanza di docilità. Dice san Bernardo: «Che cosa c è di più logico che non voler vedere le proprie piaghe specialmente se uno le cela per non vederle? Da questo si deduce che, ulteriormente anche se le scopre un altro, quegli ostinatamente dirà che non sono piaghe e lascerà che il suo cuore si abbandoni a parole false.

Dobbiamo permettere che la Parola di Dio arrivi al nostro cuore e ci converta: dobbiamo permettere che ci cambi, che ci trasformi con il Suo potere. Per questo, però, dobbiamo chiedere il dono dell umiltà. Solo l umile può accettare Dio, per cui, dobbiamo lasciare che si avvicini a noi, che, come pubblicani e peccatori , abbiamo bisogno che ci guarisca. Guai a chi crede di non aver bisogno del medico! La cosa peggiore per un ammalato è credere di star bene, perché allora il male si aggraverà e non vi porrà mai rimedio. Tutti siamo ammalati di morte, e solo Cristo può salvarci, ne siamo cosapevoli o no. Ringraziamo il Signore, accogliendolo, com è, quale nostro Salvatore!
Coordin.
00giovedì 21 settembre 2023 10:02
«Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

Rev. D. Joan PUJOL i Balcells
(La Seu d'Urgell, Lleida, Spagna)
Oggi celebriamo la festa dell apostolo evangelista San Matteo. Lui stesso ci racconta nel suo Vangelo la sua conversione. Era seduto nel posto dove riscuotevano le tasse e Gesù lo invitò a seguirlo. Matteo dice il Vangelo «Si alzò e lo seguì» (Mt 9,9). Con Matteo arriva nel gruppo dei dodici, un uomo totalmente diverso dagli altri apostoli, tanto per la sua cultura così come per la sua posizione sociale e ricchezza. Suo padre gli aveva fatto studiare economia per poter fissare il prezzo del grano e del vino, dei pesci che gli avrebbe portato Pietro, Andrea e i figli di Zebedeo e anche il prezzo delle perle preziose di cui parla il Vangelo.

Il suo mestiere di esattore delle tasse era mal visto. Quelli che lo esercitavano erano considerati pubblicani e peccatori. Era al servizio del Re Erode signore di Galilea, un Re odiato dal suo popolo e il nuovo testamento ce lo presenta come un adultero, l assassino di Giovanni Battista e lo stesso che vilipendiò Gesù il Venerdì Santo. Cosa starebbe pensando Matteo quando andò a render conto al Re Erode? La conversione di Matteo doveva supporre una vera liberazione come lo dimostra il banchetto al quale invitò pubblicani e peccatori. Fu la forma di dimostrare il suo ringraziamento al Maestro per aver potuto uscire da una situazione miserabile e trovare la vera felicità. San Beda il Venerabile, commentando la conversione di Matteo, scrisse: «La conversione di un esattore di tasse dà esempio di penitenza e di indulgenza ad altri esattori di tasse e peccatori (...). Al primo istante della sua conversione attira verso Egli, che è tanto come dire la Salvezza, a un nutrito numero di peccatori».

Nella sua conversione si fa presente la misericordia di Dio come lo manifestano le parole di Gesù davanti alla critica dei farisei: «Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,3).
Coordin.
00venerdì 22 settembre 2023 09:32
Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, ci fissiamo sul Vangelo in cui si narra quella che potrebbe essere una giornata abituale dei tre anni della vita pubblica di Gesù. San Luca lo narra con poche parole: «Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio» (Lc 8,1). È ciò che contempliamo nel terzo mistero luminoso del Santo Rosario.

Commentando questo mistero Papa san Giovanni Paolo II dice: «Mistero di luce è la predicazione con la quale Gesù annuncia l'avvento del Regno di Dio e invita alla conversione, perdonando i peccati di chi si accosta a Lui con umile fiducia, inizio del ministero di misericordia che Egli continuerà ad esercitare fino alla fine del mondo, specie attraverso il sacramento della Riconciliazione affidato alla sua Chiesa».

Gesù continua a passare vicino a noi offrendoci i suoi beni soprannaturali: quando preghiamo, quando leggiamo e meditiamo il Vangelo per conoscerlo e amarlo di più e imitare la sua vita, quando riceviamo un sacramento, specialmente l Eucaristia e la Penitenza, quando ci impegnamo con sforzo e costanza nel lavoro quotidiano, quando ci rapportiamo con la famiglia, con gli amici o i vicini, quando aiutiamo una persona bisognosa materialmente o spiritualmente, quando riposiamo o ci divertiamo In ogni circostanza possiamo incontrare Gesù e seguirlo come quei dodici e le sante donne.

Non solo, ognuno di noi è chiamato da Dio a diventare Gesù che passa , per parlare con le nostre opere e con le nostre parole a quelli che frequentiamo della fede che riempie il senso della nostra esistenza, della speranza che ci spinge a continuare per i cammini della vita fiduciosi nel Signore e della carità che guida tutto il nostro procedere.

La prima a seguire Gesù e ad essere Gesù è Maria. Che Lei ci aiuti con il suo esempio e la sua intercessione!
Coordin.
00sabato 23 settembre 2023 09:37
Quello sul terreno buono sono coloro che (...) producono frutto con perseveranza»

Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés
(Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù ci parla di un seminatore che «uscì a seminare il suo seme» (Lc 8,5) e quel seme era precisamente la «Parola di Dio». Però «i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono» (Lc 8,7).

Esiste una grande varietà di rovi. «Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione» (Lc 8,14).

-Signore, per caso sono io, forse, il colpevole di avere preoccupazioni? Vorrei non averne, però mi arrivano da tutte le parti! Non capisco perché devono privarmi della tua Parola, visto che non sono in peccato, non ho vizi ne difetti.

-Perché dimentichi che io sono tuo Padre e ti lasci soggiogare per un domani che non sai se arriverà!

«Se vivessimo con più fiducia nella divina Provvidenza, sicuri con una solida fede!- di questa protezione quotidiana che non ci abbandona mai, quante preoccupazioni e inquiteudini potremmo risparmiarci! Sparirebbero un mucchio di chimere che, detto da Gesù, sono proprie di uomini pagani, di gente mondana (cf. Lc 12,30), di persone che sono carenti del senso del soprannaturale (...). Io vorrei imprimere a fuoco nelle vostre menti ci dice san Josemaria- che abbiamo tutti i motivi per essere ottimisti su questa terra, con l anima distaccata del tutto da tante cose che sembrano imprescindibili, visto che vostro Padre sa perfettamente ciò di cui avete bisogno! (cf. Lc 12,30), e Lui provvederà». Disse Davide «Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno» (Sal 55,23). Così lo fece san Giuseppe quando il signore lo provò: rifletté, consultò, pregò, prese una decisione e lasciò tutto in mano di Dio. Quando venne l Angelo commenta Mons. Ballarin- non osò svegliarlo e gli parlò nel sonno. Infine, «Io non debbo avere altre preoccupazioni che la tua Gloria..., in una parola, il tuo Amore» (San Josemaría).
Coordin.
00domenica 24 settembre 2023 09:03
Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?»

Rev. D. Jaume GONZÁLEZ i Padrós
(Barcelona, Spagna)
Oggi, l evangelista continua a descrivere il Regno di Dio secondo l insegnamento di Gesù, così come si sta proclamando in queste domeniche d estate nelle nostre assemblee eucaristiche.

Sullo sfondo del racconto di oggi vi è la vigna, immagine profetica del popolo di Israele nell Antico Testamento e adesso del nuovo popolo di Dio che nasce dal costato aperto del Signore sulla croce. La questione: l appartenenza a questo popolo, che viene data da una chiamata personale rivolta a ciascuno di noi: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), e per la volontà del Padre del cielo di estendere questa chiamata a tutti gli uomini, mosso dal suo desiderio generoso di salvezza.

Risalta, in questa parabola, la protesta dei lavoratori della prima ora. Sono l immagine parallela del fratello maggiore della parabola del figlio prodigo. Quelli che vivono il loro lavoro per il Regno di Dio (il lavoro nella vigna) come un peso («abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo»: Mt 20,12) e non come un privilegio che Dio concede loro, non lavorano con gioia filiale, ma con il malumore dei servi.

Per loro la fede è qualcosa che lega e rende schiavi e, di nascosto, invidiano coloro che vivono la vita , dal momento che concepiscono la coscienza cristiana come un freno e non come delle ali che danno uno slancio divino alla vita umana. Pensano che è meglio rimanere disoccupati spiritualmente, invece di vivere alla luce della Parola di Dio. Sentono che per loro la salvezza è dovuta e di essa son gelosi. Il loro spirito meschino contrasta notevolmente con la generosità del Padre, che «il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4), e per questo chiama a lavorare nella sua vigna, «Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 145,9).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Corriamo, spingiamoci avanti; siamo sulla strada. La felice sicurezza delle cose passate non dovrebbe renderci meno diligenti per quelle che dobbiamo ancora raggiungere» (Sant'Agostino)

«Il dialogo è il nostro metodo, non per astuta strategia, ma per fedeltà a Colui che non si stanca mai di passare e ripassare nelle piazze degli uomini fino all undicesima ora per proporre il suo invito d amore» (Francesco)

«L'amore per i poveri è inconciliabile con lo smodato amore per le ricchezze o con il loro uso egoistico» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.445)
Coordin.
00lunedì 25 settembre 2023 09:55
Pone [la lampada] su un candelabro, perché chi entra veda la luce»

Rev. D. Joaquim FONT i Gassol
(Igualada, Barcelona, Spagna)
Oggi, questo Vangelo così breve, è ricco di tematiche che attirano la nostra attenzione. In primo luogo, dare luce : tutto è evidente d innanzi agli occhi di Dio! Secondo grande tema: le Grazie sono concatenate, la fedeltà a una, attrae le altre: «gratiam pro gratia» (Gv 1,16). Infine , è un linguaggio umano per cose divine e permanenti.

Luce per coloro che entrano nella Chiesa! Da secoli le madri cristiane hanno insegnato nell intimità, ai loro figli con parole espressive, però soprattutto con la luce del loro buon esempio. Hanno insegnato anche con la tipica saggezza popolare e evangelica, raccolta in molti proverbi, pieni di sapienza e di fede allo stesso tempo. Uno di questi è: illuminare ma non diffuminare . San Matteo ci dice: «(...) perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,15-16).

Il nostro esame di coscienza alla fine della giornata è paragonabile al negoziante che controlla l incasso per vedere il frutto del suo lavoro. Non inizia chiedendosi: -Quanto ho perso?- Al contrario: -Cosa ho guadagnato? E subito dopo Como potrò guadagnare di più domani, cosa posso fare per migliorare? Il ripasso della nostra giornata finisce con un ringraziamento e, per contrasto, con un amorevole atto di dolore. Mi spiace non aver amato di più e spero, con ardore, iniziare domani il nuovo giorno per gradire di più a Nostro Signore, che sempre mi vede, mi accompagna e mi ama tanto. Desidero procurare più luce e diminuire il fumo del fuoco del mio amore.

Durante le serate familiari, i genitori e i nonni hanno forgiato e forgiano- la personalità e la pietà dei ragazzi di oggi e uomini del domani. Vale la pena! È urgente! Maria Stella mattutina, Vergine dell alba che precede la Luce del Sole-Gesù, ci guida e da la mano. «Oh Vergine gioiosa! È impossibile che si perda colui nel quale tu hai posto il tuo sguardo» (Sant Anselmo).
Coordin.
00martedì 26 settembre 2023 09:01
«Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»

Rev. D. Xavier JAUSET i Clivillé
(Lleida, Spagna)
Oggi, leggiamo uno splendido brano del Vangelo. Gesù non offende per nulla sua madre, visto che Lei è la prima ad ascoltare la Parola di Dio e da Lei nasce Colui che è la Parola. Allo stesso tempo è colei che ha compiuto perfettamente la volontà di Dio « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38), risponde all angelo nell Annunciazione.

Gesù ci dice quello di cui abbiamo bisogno per essere, anche noi, suoi parenti: «coloro che ascoltano... » (Lc 8,21) e per ascoltare è necessario che ci avviciniamo come i suoi familiari, che arrivarono dove stava; però non poterono avvicinarsi a Lui a causa della folla. I familiari si sforzano per avvicinarsi, converrebbe chiederci se lottiamo e cerchiamo di vincere gli ostacoli che incontriamo nel momento di avvicinarci alla Parola di Dio. Dedico quotidianamente qualche minuto per leggere, ascoltare e meditare le Sacre Scritture? San Tommaso D Aquino ci ricorda che «è necessario che meditiamo continuamente la Parola di Dio (...); questa meditazione aiuta poderosamente nella lotta contro il peccato».

Ed, infine, adempiere con la Parola. Non basta ascoltare la Parola; è necessario compierla se vogliamo essere membri della famiglia di Dio. Dobbiamo mettere in pratica quello che ci dice! Per questo sarebbe opportuno che ci chiedessimo se solamente ubbidiamo quando quello che ci chiedono ci piace ed è relativamente facile o, al contrario, quando bisogna rinunciare al proprio benessere, alla propria fama, ai beni materiali o al tempo disponibile per il riposo..., mettiamo la Parola tra parentesi, in attesa di tempi migliori. Imploriamo la Vergine Maria di poter ascoltare come Lei e compiere la Parola di Dio per così percorrere il cammino che conduce alla felicità perenne
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