Già 6 mesi fa, gli abitanti di questo villaggio a maggioranza musulmana avevano colluso con la polizia per chiudere questa chiesa cristiana. Da allora, la chiesa è stata inattiva e adesso i cristiani hanno ricevuto l’ordine di rimuovere tutti i simboli religiosi e le tracce del cristianesimo dalla proprietà.
"Abbiamo pagato per costruire questa chiesa", ha detto un 70enne cristiano, un ufficiale dell'esercito in pensione. La chiesa, situata a pochi metri dalla sua casa, rischia di essere abbattuta, mentre le autorità abbozzano piani per trasferirla fuori dal villaggio.
Un residente musulmano è stato citato dai mezzi di comunicazione, suggerendo che la chiesa era un “affronto alle sensibilità locali... i musulmani sono in maggioranza in questo villaggio, quindi non possiamo permettere una chiesa qui".
I musulmani che vivono nelle vicinanze vedono l’esistenza della chiesa come una minaccia alla loro religione e un'intrusione nelle loro vite sociali a vari livelli: “I cristiani emettono un forte rumore quando pregano e hanno provocato una rabbia diffusa tra il pubblico", ha detto un abitante.
Inoltre, “siamo preoccupati che ciò influenzerà i nostri figli e la loro fede. Ad esempio, chi sposerebbe le nostre figlie una volta che i loro pretendenti apprenderanno che viviamo vicino a una chiesa?"
E come se non bastasse, adesso arriva anche la persecuzione a livello amministrativo, con le solite giustificazioni, vere o presunte. Il commissario del distretto ha detto che “la chiesa non è stata mai registrata in modo appropriato, quindi le richieste di tenere incontri di preghiera non potevano essere rispettate”.
La mia domanda è sempre quella: cosa fa la comunità internazionale, specialmente le istituzioni europee, per garantire ai cristiani la libertà religiosa?
È questa la domanda che faremo al rappresentante per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea, il Dott. Jan Figel, alla consegna delle petizioni dei sostenitori dell’Osservatorio in favore di Asia Bibi.