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PERSECUZIONI CONTRO I CREDENTI IN CRISTO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:13
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09/02/2012 11:42
 
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“Il conflitto in corso si è trasformato, da una rivendicazione popolare di libertà e democrazia, in una rivoluzione islamista”


 

di Madre Agnès-Mariam de la Croix


 

     Cari amici, nel giorno in cui festeggiamo la festa più importante della nostra comunità, il nostro cuore è pieno di amarezza, perciò leviamo gli occhi al cielo da dove viene ogni soccorso. La nostra visione si fa più chiara a poco a poco: essa scava nel muro inespugnabile della disinformazione. La realtà non è binaria come ce la cantano. E’ complessa. Ci sarà ancora posto per i cristiani siriani nella destabilizzazione che è stata avviata in questa società composita? Il destino della Siria sarà ricalcato su quello dell’Iraq? Non lo sappiamo. Preghiamo… Non ci dimenticate!

   I cristiani della diocesi di Homs, Hama e Yabroud sono bene integrati nel tessuto sociale, come cittadini a pieno titolo. Prima di questi avvenimenti che hanno insanguinato la Siria, menzionare la propria confessione religiosa era solo inopportuno. Oggi non è più così. Il conflitto in corso si è trasformato, da una rivendicazione popolare di libertà e democrazia, in una rivoluzione islamista. Il venerdì 20 gennaio lo slogan fatidico è stato pronunciato dai comitati di coordinamento della rivoluzione: “Il popolo vuole dichiarare la jihad!” Fino ad oggi noi cristiani non siamo stati oggetto di una persecuzione “diretta”. I cristiani erano vittime delle violenze che colpivano tutta la popolazione che partecipa alla vita civile. Oggi sembra che il dato stia cambiando. Come se la tendenza che covava fosse diventata ormai una consegna. Il futuro lo dirà. Resta il fatto che quelle di cui vi portiamo a conoscenza sono aggressioni dal carattere ormai francamente anticristiano.

   Il 25 gennaio, Padre Basilios Nassar, curato greco ortodosso del villaggio di Kafarbohom, provincia di Hama, è stato ucciso da alcuni insorti mentre recava aiuto ad un uomo ferito. Questo assassinio è allarmante. Conferma il timore di vedere la rivoluzione siriana trasformarsi in un conflitto confessionale. Sotto la copertura di una rivendicazione di libertà e democrazia, gli insorti si rivelano essere degli islamisti che attaccano civili innocenti, in un processo di discriminazione religiosa.

   Ieri mattina il figlio dell’emiro islamista di Yabroud, il signor Khadra, aspettava in strada, insieme ad altri tre uomini armati, il maggiore cristiano Zafer Karam Issa, 30 anni, sposato da un anno, davanti alla sua abitazione. Lo hanno ucciso sparando su di lui un centinaio di colpi d’arma da fuoco che ne hanno crivellato il corpo e sono fuggiti.

   Settimana scorsa, il giovane cristiano Khairo Kassouha, di 24 anni, è stato anche lui ucciso uscendo da casa a Kusayr.

   Padre Mayas Abboud, rettore del piccolo seminario dei greci cattolici a Damasco, ci ha raccontato di essere stato contattato dalla vedova del martire Nidal Arbache, un autista di taxi recentemente ucciso dagli insorti. Dalal Louis Arbache gli ha detto al telefono: “Caro padre, qui a Kusayr siamo esposti alla prepotenza degli insorti che qui dettano legge. Noi ci aspettiamo ogni sorta di violenza. Non abbiamo niente e nessuno che ci protegga. La supplico padre, consideri questo come un testamento. Se dovesse capitarmi qualcosa di brutto, le affido mio figlio, si prenda cura di lui. Tutta la nostra famiglia è minacciata dalle bande armate”.

   A Homs più di 230 cristiani sono stati abbattuti. Molti sono stati sequestrati. Spesso gli insorti chiedono un riscatto che varia da 20.000 a 40.000 dollari per persona.

   In alcuni quartieri misti, come Bab Sbah o Hamidiyeh a Homs, l’80% degli abitanti cristiani sono partiti e si sono stabiliti presso amici o parenti nelle regioni della Valle dei cristiani. I cristiani di Hama e della sua provincia fanno lo stesso. Il fenomeno è progressivo ma implacabile.

 


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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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