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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol.1)

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2010 09:53
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24/05/2010 10:20
 
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Ci sono oggi moltissimi fedeli sinceri e onesti che desiderano pregare e seguire il Vangelo, ma purtroppo a causa delle debolezze della condizione umana cedono ancora alle tentazioni, si lasciano dominare dalla carne. E mostrano pentimento, non solo in Confessione, anche nella vita sono un po’ afflitti, addolorati, umiliati. Sono consapevoli che Gesù è presente nella loro vita e non vogliono ferirlo, ma non riescono a superare determinate tentazioni.

La loro afflizione è molto gradita a Gesù, più di milioni di preghiere dei falsi devoti.

Nel Vangelo di oggi Gesù dice alcune sentenze che vanno interpretate bene. “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”, dice al giovane ricco che gli chiede quale via seguire per giungere alla vita eterna. Poi agli Apostoli aggiunge: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.

Due dichiarazioni che possono scuotere chi ha proprietà, è un professionista, guadagna molti soldi, ecc. Facciamo bene attenzione alla distinzione. Gesù non dice che basta avere ricchezze per finire all’inferno, non è automatico, intende che essere schiavo delle ricchezze è una chiusura all’Amore di Dio. Chi ha le ricchezze per idolo, non adora Gesù, magari va ogni domenica a Messa, ma il suo cuore è là dove si trova il suo tesoro. Sono parole di Gesù, per precisione dice: “Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21).

Il problema non sono le ricchezze, è l’uso che se ne fa, è nel cuore dell’uomo il problema.


Chi ha ricchezze, deve vivere come se non le avesse, godendone chiaramente, ma riponendo solamente in Gesù tutta la sua speranza. Deve essere Gesù l’unico Dio, ed è la sua Grazia a dare la forza di rifiutare ogni idolo materiale che entra sottilmente nel cuore e poi lo rende schiavo.

Anche se l’affermazione di Gesù è forte: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”, intende quei ricchi che vivono con arroganza e disprezzano gli altri, o quelli che ripongono la loro illusoria felicità nei beni materiali, o considerano le loro ricchezze più importanti di Dio stesso. Forse non lo pensano lucidamente, ma il rifiuto della preghiera e la durezza del cuore li portano a innalzare un altare al dio denaro. Per adorarlo.

Gesù non si rivolge a quei ricchi che fanno del bene, sono sensibili verso i poveri, inviano offerte per il sostentamento delle popolazioni disagiate. Gesù non condanna questi ricchi, anzi li benedice, perché hanno compreso che le loro ricchezze sono un dono di Dio e rendono partecipi i non fortunati.

Non dimentichiamo che in Italia ci sono ben nove milioni di persone sotto la soglia della povertà, come è stato rilevato dall’ISTAT.

Oltre le numerose Nazioni povere, l’Italia nella sua contraddizione presenta nove milioni di persone che non hanno i soldi sufficienti per comprare il cibo e le medicine. Magari sono nostri vicini di casa, persone che conosciamo, famiglie che presentano disagi enormi e che noi vediamo.

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