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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol.1)

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2010 09:53
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21/05/2010 08:48
 
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Dopo la cattura di Gesù nel Getsemani, Pietro si recò nelle vicinanze della casa di Caifa per avere notizie sul Maestro. Una donna si ricordò di lui e disse a voce alta che Pietro era stato un discepolo di Gesù, ma la paura prese il sopravvento ed egli negò di conoscere il Signore. Non fu assolutamente un tradimento, ma un rinnegamento.

C’è una differenza considerevole tra rinnegamento e tradimento, ma è sempre da condannare l’atteggiamento di Pietro. Nessuno può dire di non avere mai rinnegato Gesù quando si dialoga con altri e si nasconde la propria Fede cattolica per non sembrare bigotti. O quando non si ribatte a chi attacca la Chiesa immotivatamente e per pregiudizi, e sproloquia in nome della scienza o dell’ateismo marxista.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Gesù conosce anche la più piccola fibra di ogni persona, nessuna piccola cosa gli sfugge, distingue facilmente un cuore fedele da uno ipocrita. Pietro ama Gesù più di ogni cosa, Giuda odia Gesù perché ha dei progetti personali che riguardano la carriera e il denaro. Il primo è perdonato da Gesù, mentre il secondo si impicca e sceglie la dannazione eterna.

Nel Vangelo di oggi per tre volte Gesù riabilita Pietro, come tre erano stati i suoi rinnegamenti. Ma il pentimento era stato immediato e molto doloroso. Questo è l’atteggiamento che deve usare il peccatore, deve riconoscere subito il peccato commesso per debolezza o legame a quel determinato peccato, pentirsi per riottenere subito la Grazia e cercare un confessore per ricevere l’assoluzione sacramentale.

In questo modo si ascolta l’invito di Gesù: “Seguimi”. Camminando sulle orme di Gesù, con la piena convinzione di non essere soli, perché chi ama è riamato infinitamente da Dio.

Seguimi è il comando che comporta una perdita delle cose che dilettano i sensi, ma danneggiano lo spirito. Guardate le persone che hanno preferito perdere quella parte non spirituale della loro esistenza per scoprire la bellezza della vita.

È pochissimo quello che si lascia rispetto a tutto il tesoro spirituale che si acquisisce. Ma è una lotta tra la persona e l’istinto, le passioni che ruggiscono ed invitano di continuo a soddisfare i sensi. Ecco il motivo della mortificazione e della penitenza. Quelli che hanno fatto penitenze non sono mai pentiti, sono più spirituali. Si sentono rinati e amati da Gesù.

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