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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol.1)

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2010 09:53
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01/05/2010 15:12
 
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Oggi si ricorda la figura di San Giuseppe lavoratore, innalzata a festa dei lavoratori.

San Giuseppe è l’uomo che ama il lavoro, che ha santificato tutte le ore trascorse nella sua falegnameria, senza lamentarsi, anzi, ringraziando Dio. Per questo viene invocato come Santo della Provvidenza, e chi Lo invoca sempre riceve Grazie particolari.

Il lavoro non è abbondante in questa società, molti sono disoccupati ed è certamente una sciagura, ma non bisogna abbattersi, in questi momenti la Fede deve vincere la paura. Poi, ci sono quelli che hanno un lavoro ma ci scherzano su, lavorando meno del dovuto, non rispettando le regole a danno dei cittadini. Altri sono precisi al lavoro, hanno compreso che l’onestà si manifesta anche nel rispetto dei propri compiti.

Sarebbe bello se il lavoro accontentasse tutta la popolazione, così tutte le famiglie vivrebbero con quanto è adeguato ai bisogni della vita. Gesù non è felice quando una famiglia è nell’indigenza, e non ha nemmeno poche possibilità per sostenersi.

Preghiamo oggi per chi non ha un lavoro.

[Modificato da Coordin. 01/05/2010 15:14]
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02/05/2010 22:30
 
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Chi non ha veramente incarnato la Parola di Gesù e non ha fatto il passaggio dalla tiepidezza mondana alla gioia della salita del monte spirituale, agisce sempre dopo avere fatto un ragionamento: mi conviene aiutare quella persona? Che cosa ne guadagno? Devo proprio essere generoso? Vale la pena donare tempo, amore, consigli a chi non conosco?

È sempre presente questo dubbio in chi non ha scoperto veramente l’Amore di Gesù, e si lascia avvolgere di continuo dall’incertezza che non porta mai verso le altezze della spiritualità del Vangelo. Chi ragiona in questo modo non permette al suo cuore di amare, sono ragionamenti che soffocano la carità e la generosità.

Chi non entra realmente nel cammino del Vangelo, rimase bloccato dinanzi al vantaggio personale, cerca le opere in cui primeggia, è protagonista per ricevere gloria umana, vuole agire solo se ne avrà un utile, in qualsiasi modo. È un comportamento in piena antitesi con gli insegnamenti di Gesù. Egli ci parla del suo Amore infinito, e ci insegna a dare un senso alla nostra esistenza. Parlarci solo del suo Amore non è finalizzato a nulla. Invece, ci spiega limpidamente che la nostra vita ha un senso se è piena del suo Amore.

Senza l’Amore di Gesù siamo incapaci di compiere gesti autentici del vero Cristianesimo, ci si illude di fare molte cose, di saper sorridere e di essere gentili, ma dobbiamo verificare se il nostro cuore ama per davvero.

Amare tutti, anche i nemici come dice Gesù, è difficile, ci vuole una forza spirituale superiore alla nostra -quindi non umana ma divina-, per fermare la memoria dell’intelletto che ricorda fatti spiacevoli avvenuti nel passato e rasserenare il cuore, per trasformare il risentimento in Amore.

Gesù in Croce ha amato e perdonato i suoi uccisori…

Il nostro modello è Gesù Crocifisso. Patisce ed ama.

La sua morte diventa vita per l’umanità. Così la morte della nostra superbia fa nascere la nuova vita spirituale e ci sentiamo nuove creature, rinate spiritualmente. Possiamo abbattere le nostre miserie, tra cui la superbia, con l’Amore e con l’atteggiamento della donazione. Dobbiamo diventare dono per gli altri, essere vicini a tutti senza alcun tornaconto, solo per Amore.

Il vero Amore non calcola mai nulla, si dona soprattutto con un cuore diventato puro che non giudica e non discrimina, si rende disponibile ad aiutare con le preghiere, con i consigli, con l’interesse di voler fare del bene a tutti.

La Madonna nell’Annunciazione non si chiese se ne valeva la pena diventare Madre del Messia perseguitato, come Lo aveva profetizzato Isaia, ma si inchinò alla volontà di Dio ed accetto senza pensare ai suoi interessi. Era già piena di Amore e pensava solo agli interessi di Dio.

Poi, considero un altro aspetto. Quando si è ancora nella fase del ragionamento e si valuta se conviene aiutare o donarsi, si tentenna anche sul tempo: devo aiutare subito? L’Amore non ha tempo, chi ama non calcola mai quando, pensa solo ad agire subito.

L’Amore che ci insegna Gesù è il Comandamento nuovo, è la novità della sua predicazione. L’Amore che Lui porta nel mondo non era conosciuto nell’Antico Testamento, si amavano quelli dello stesso gruppo o clan, i parenti e chi poteva dare dei vantaggi, non gli altri. Invece, Gesù porta la novità dell’Amore.

Dirsi cristiano e non amare tutti è una contraddizione.

Non bisogna più amare per interesse o perché sono familiari e parenti. Chi segue Gesù non può fare distinzioni, ama i fratelli e le sorelle per se stessi, perché tutti siamo figli dello stesso Padre. Non ci sarà più il calcolo della convenienza.

Vino nuovo in otri nuovi, dice Gesù. Un insegnamento nuovo in un cuore nuovo.

Noi cristiani dobbiamo infiammare di Amore il creato. Ma non in modo plateale o cercando la visibilità, chi ama veramente non pensa più a se stesso. Mette Gesù in rilievo.

Dobbiamo eliminare la barriera del limite e spaziare ovunque con l’Amore di Dio. Diventa normale amare anche i propri nemici, ma non significa che bisogna incontrarsi, si può rimanere distanti se non ci sono le condizioni per una riappacificazione, ma nel nostro cuore non c’è più odio, risentimento, rifiuto di perdono. Ci sono pensieri buoni, senza giudizi e vendette.

Gesù ci ama in modo infinito, senza limite, per questo è morto in Croce, e ci ama così come siamo. Noi non dobbiamo avere la presunzione di cambiare gli altri per poi amarli. Chi siamo? Amare gli altri così come sono è quanto Gesù fa di continuo con ognuno di noi.

Il vero discepolo di Gesù si riconosce dall’Amore.
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06/05/2010 12:59
 
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Gesù ci invita accoratamente a rimanere nel suo Amore, quindi, ad amare puramente e senza limiti. L’Amore Divino è presente se viviamo nella Grazia di Dio ed aumenta notevolmente se ci impegniamo a vivere i Comandamenti, ad essere virtuosi in una società un po’ cattiva, e a vincere i vizi, oggi osannati soprattutto dai mezzi di comunicazione.

Maggiore è materialismo minore sarà l’Amore Divino, uno tende ad escludere l’altro, gli opposti si respingono. Materialismo non è guadagnare onestamente per vivere dignitosamente o disprezzare i beni. Non arriviamo agli eccessi, manteniamo sempre l’equilibrio. Si tratta di non vivere esclusivamente per il materialismo, di non adorare i beni materiali. Tutto qui. Se poi si possiedono, si utilizzano tranquillamente senza alcuna idolatria.

Gesù ci parla di gioia spirituale, della gioia che scaturisce dalla sua Grazia, gioia presente nei cuori che non sono schiavi del materialismo e della mentalità del mondo. Ma oggi sono moltissimi gli attacchi del diavolo e le sue terribili tentazioni.

È impegnativo vincere le passioni e le naturali inclinazioni verso il peccato, il Sacerdote comprende le difficoltà dei fedeli, ma è sempre chiamato ad insegnare la verità del Vangelo. Deve essere fedele a Gesù e misericordioso con i fedeli. Deve pensare al bene delle anime e pregare per la loro salvezza. Per questo Gesù ha voluto i Sacerdoti: devono santificare i fedeli.

[Modificato da Credente 06/05/2010 13:01]
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07/05/2010 14:46
 
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Osservare i Comandamenti è impegnativo, almeno all’inizio, poi ci si allena alla rinuncia e alla lotta contro le tentazioni. Senza questa battaglia contro l’istinto e le proprie passioni, non si va lontano. E non si rimane fermi, si torna indietro, in una situazione peggiore.

Oggi Gesù ci manifesta che la sua rivelazione è il gesto di un Amico, non di un estraneo o di un Dio oppressore. La sua è la rivelazione dell’Amore, ci ha aperto il Cuore per raccontarci quello che aveva sentito dal Padre. Ci ha svelato intimamente il Padre. E ce lo dice con una umiltà esclusivamente Divina, senza attribuirsi meriti, o anteporsi al Padre, al contrario, inneggia come sempre al Padre e ci fa sapere l’Amore che gli porta.

Allo stesso tempo, ci dice che il Padre apprezza infinitamente l’umiltà e l’obbedienza del Figlio, e concede a noi tutto quello che gli chiediamo nel Nome del Figlio. Vedete come qui ritorna il ruolo del mediatore, ed è Gesù il perfetto Mediatore.

Quindi, prima ci dice che solo chi osserva i Comandamenti è suo seguace, poi ci manifesta la sua amicizia, infine ci incarica di portare frutto nella sua Vigna, un frutto che abbellisce la nostra anima. Il frutto indica l’aumento della Grazia, lo sviluppo delle buone opere, ciò che viene prodotto da un santo apostolato.

Dopo il commento di ieri mi sono arrivati molti messaggi, e da quello che ho letto, ho notato che tutti vogliono una Santa Messa spirituale, senza musica rock, senza canti moderni e pagani, nel raccogliemmo per ascoltare Dio. Sono molto contento per questa esigenza spirituale, sta quasi diventando una rarità. Ma non per colpa dei fedeli, è venuta meno la vera dottrina nelle omelie e non si parla quasi più di Gesù, oppure, si dicono parole privi di significato.

È una Grazia trovare confessori fedeli a Gesù e alla Chiesa, Sacerdoti che non pensano mai alla carriera e al successo anche televisivo, ma rimangono nell’anonimato per salvare le anime.

Senza Gesù nella mente e nel cuore, l’ambizione può istigare anche quei Sacerdoti poco spirituali e fare desiderare promozioni a raffica per arrivare in alto. Non vicino a Gesù, ma alla famelica fame del potere. Così si cerca di apparire in televisione per acquisire punti e allacciare buone amicizie, si avvicinano persone che possono spendere buone parole, e si aspetta… Si può diventare Vescovo, quindi, tutti gli sforzi sono stati premiati…

Gesù al contrario ci parla di frutti spirituali, non di vizi capitali!

Milioni di fedeli sono sbandati perché pochi Sacerdoti si rendono ogni giorno disponibili ad ascoltare i loro problemi, a dare consigli precisi, a liberare dalle catene del peccato tantissimi peccatori che vorrebbero entrare in una Chiesa se la trovassero aperta…

Diventa ogni giorno sempre più doveroso pregare per la conversione dei Sacerdoti. Non bisogna mai condannarli, anche se costatare certe manchevolezze non è un giudizio.

Una traccia per trovare un buon confessore, oltre la fedeltà assoluta a Gesù, deve essere fortemente distaccato dalla sete di far carriera e avere potere. L’ambizioso ama solo se stesso, invece Gesù ci ha detto che non c’è amore più grande di chi dona la vita per gli altri.

Donare la vita è anche relazionarsi in modo onesto, trasparente, affabile con tutti gli altri. Donare comprensione e sincerità, soprattutto una amicizia perfetta, che mai tradisce e sempre perdona. Dare la vita comporta la perdita dell’amor proprio per fare posto all’Amore Divino.

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08/05/2010 14:22
 
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Numerose volte Gesù nel Vangelo avvisa i suoi seguaci, li prepara ad una vita segnata da avversità inspiegabili, persecuzioni e tradimenti, crocifissioni morali e ferite dolorosissime.

Se queste sofferenze fossero patite da qualcuno che non ha l’aiuto di Gesù, crollerebbe poco tempo dopo. Invece, Gesù permette queste prove e ci da una forza spirituale straordinaria. Ci infonde la sua beata pace ed è una consolazione impagabile.

L’ingannevole felicità che gli uomini del mondo assaporano non trasmette pace, essi non hanno fatto l’esperienza della quiete interiore, né riescono a gioire con sincerità.

Nel mondo c’è amore e odio, verità e menzogna, umiltà e superbia. Chi si avvicina a Gesù con serietà, avverte l’indebolimento delle negatività che mettono inquietudine e confusione, contemporaneamente comincia a provare la gioia e la pace dell’appartenenza a Dio. Non c’è ricchezza equivalente alla serenità interiore e mentale di chi è in comunione con Gesù.

Ma chi è vicino a Gesù viene inevitabilmente colpito dagli attacchi di satana e dalle persecuzioni di quanti sono infestati dallo spirito diabolico. La furia di satana si scaglia contro chi è spirituale e prega, cammina verso la salvezza eterna e questo fa impazzire la bestia malefica. Il diavolo vuole portare l’umanità con sé nella totale disperazione, lascia tranquilli tutti i peccatori che si incamminano verso l’inferno, perché sono già suoi, non deve fare nulla per distruggerli.

Questo passaggio è importante, sono molti i cattolici che guardano altri che non vengono mai colpiti da sofferenze. In verità, li aspetta un tormento eterno… È bene però ricordare, che la misericordia di Gesù visita anche quei peccatori che non avevano mai pregato, ma che erano ricordati con molte preghiere da una o molte anime buone. Questo per indicare che la preghiera può ottenere la Grazia della conversione di grandi peccatori. Ma non sempre avviene.

Prendiamo quei Preti pedofili che hanno suscitato enorme sdegno nel mondo: non è facile per loro tornare indietro quando quasi tutta la persona è affogata nel fango o nelle sabbie mobili. Come ne potranno uscire? Le sabbie mobili sono una massa di sabbia fine, più o meno satura di acqua, caratterizzata da una debole capacità di sostenere pesi. Chi ha commesso gravissimi peccati, non è capace di sostenere alcun peso spirituale. Anche se avesse qualche desiderio di ritornare a Dio, non ne ha la forza, è capace solo di crollare sempre più giù.

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09/05/2010 10:17
 
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La legge di Dio si riassume nel comandamento dell'amore che é donazione generosa e senza interesse. Amare non é un concetto astratto, ma concreto. I comandamenti vanno letti al positivo, non basta il no, occorre il sì Stampa E-mail

La legge di Dio si riassume nel comandamento dell'amore che é  donazione generosa e senza interesse. Amare non é un concetto astratto,  ma concreto. I comandamenti vanno letti al positivo, non  basta il no,  occorre il sìLa liturgia della Parola di questa sesta domenica di Pasqua ci propone un passaggio significativo nel Vangelo, ovvero un chiaro invito di Cristo il quale dice: chi ama, osservae segue le mie parole. Insomma, diamoci da fare, basta con le chiacchiere. Abbiamo chiesto al Cardinale Silvano Piovanelli, Arcivescovo Emerito di Firenze, un giudizio su questo passo: " credo che sia opportuno definirlo come la logica continuazione di quanto si é letto domenica scorsa. Allora Cristo parlava del comandamento nuovo, ora ci dice come seguirlo e renderlo attuale. Chi ama Cristo non lo faccia a parole, ma metta in pratica, con i fatti e nella vita, i suoi insegnamenti, ricordando che l' amore vero é dazione, donazione disinteressata, senza sperare in alcun tornaconto. Chi invece compie una opera di bontà o di carità con riserve mentali o speranza di ottenere un vantaggio o anche una ricompensa é lontano dall' ottica cristiana". Che significa mettere ...

... in pratica?: " vuole dire sicuramente ascoltare la Parola, perché se non la si ascolta non é possibile neppure conoscerla. Ma la semplice audizione senza una vera assimilazione e trasposizione nel reale, la rende sterile e monca e francamente il cristianesimo non é un raffinato giochino intellettuale e tanto meno una filosofia, ma uno stile di vita, un incontro personale con Cristo".

Dunque si rispettino i comandamenti: " i comandamenti, sempre validi, erano frutto dell' antico testamento che il Nuovo ha inteso non abolire, ma completare. Ritengo che sia giusto saper leggere questi comandamenti alla luce del Nuovo Testamento".

Ovvero?: " una bella chiave di interpretazione, potrebbe essere vedere i comandamenti al positivo e non al negativo. Vero, é necessario ogni tanto mettere dei paletti e saper dire dei no. Ma il cristianesimo non é la religione del no, del divieto, quanto quella del sì. E allora se provassimo a leggere i comandamenti con un sì, forse sarebbe buono. Per esempio, se trasformassimo il non uccidere in rispetta ogni forma di vita e qualità della stessa avremmo ottenuto lo stesso scopo, ma con  un impatto meno dirompente e più positivo. Ogni tanto la gente ha bisogno di positività. La religione cristiana non si realizza solo nel non fare, in sintesi non basta astenersi dal commettere un atto, ma dal fare. Ovvero, se io non rubo solo per paura del carcere non sono un buon cristiano. Io devo convincermi che rubare é eticamente male e che se possibile, devo donare agli altri condividendo quello che ho, nei limiti del ragionevole".

Il comandamento dell' amare gli altri come sé stessi, potrebbe essere letto come base per l' autostima. In sostanza come potrà mai amare gli altri uno che non sa perdonare sé stesso?: " vero. Il perdono e l' accettazione, anche dei nostri limiti e difetti, deve partire da noi. Se io stesso non mi accetto o non so perdonare le mie colpe, come potrò mai perdonare agli altri o apprezzare il perdono divino?. Questo non é un invito alla indulgenza, ma a fare capire che Cristo é stato misericordioso con tutti e la prima persona che merita accettazionbe é l'io, a patto di non farne un mito".

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16/05/2010 05:48
 
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Quando Gesù preannunciava gli eventi futuri della sua straordinaria vita, gli Apostoli rimanevano perplessi, anche dubbiosi, non riuscivano a capire il motivo della morte in croce di Gesù. Vedevano molti miracoli compiuti da Gesù, Lo consideravano Figlio di Dio, ma perché doveva lasciare questa vita da sconfitto?

Infatti, Gesù morto in croce fu considerato un perdente e l’incompreso.

Anche i suoi veri seguaci sono considerati dal mondo come perdenti e incompresi, perché il mondo è opposto a Dio, non ha lo Spirito Santo. Gesù aveva già previsto la vita dei suoi seguaci. leggiamo alcune citazioni: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11). «Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra» (Mt 10,23). «Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno» (Lc 11,49). «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome» (Lc 21,12). «Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra» (Gv 15,20).

Gli Apostoli prima dell’Ascensione di Gesù erano ancora molto concreti, giudicavano da quello che percepivano i sensi, non avevano ancora il dono del discernimento, doveva venire la Pentecoste. Rimanevano dubbiosi sulle profezie rivelate da Gesù, e talvolta alcuni erano anche dubbiosi sulla divinità di Gesù.

Solo dopo la Risurrezione di Gesù comprendono che il Messia doveva soffrire e risuscitare dai morti. Lo capiscono dopo avere attuato comportamenti diffidenti.

Trascrivo alcune reazioni di Gesù contro la diffidenza degli Apostoli: «Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via?» (Mt 16,9). «Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?» (Mt 16,11). «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo» (Mc 7,18). «Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro:  Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Non capite ancora?» (Mc 8,17). 

La vera Passione di Gesù è stata quella morale, ha sofferto ancora più dei supplizi del Corpo, perché non essere compreso è una tortura interiore, un’umiliazione pesantissima, che può anche abbattere i deboli, farli sentire inutili.

Il tradimento di Giuda e le incomprensioni degli Apostoli hanno torturano Gesù più dei chiodi conficcati nelle mani e nei piedi. Per farvi comprendere un po’, immaginate di essere ingannati da un familiare, che alle vostre spalle afferma di non comprendervi e di non capire i vostri comportamenti. Voi, riconoscendo che vivete nell’onestà e nella verità, vi sentite trafitti nell’anima e vi crolla tutto. Tanto più la persona è pura, santa, onesta, più avverte il dolore morale dell’inganno. Pensate allora quanto soffrì Gesù…

La diffidenza non è una virtù, e lo si è verso gli altri perché c’è sfiducia verso se stessi.

Il dubbio paralizza la vita spirituale di molti fedeli, e non crescono nella Fede pur impegnandosi bene in molte cose e nella preghiera. Il dubbio fa vedere cose negative dove c’è onestà e purezza, e santità dove si nasconde lo spirito del diavolo. Il dubbio confonde e fa esprimere giudizi assolutamente sbagliati.

Abbiamo capito che la diffidenza è la rovina della serenità della persona, va bene la prudenza ma che non sia un ragionamento infinito. La vita, l’esperienza aiutano a capire il bene e il male nella società, ma la sfera spirituale è soprannaturale e solo per mezzo dei doni dello Spirito Santo siamo in grado di percepire la verità interiore negli altri.

Non dobbiamo fare come gli Apostoli, essi riflettevano sulle parole di Gesù e molto spesso ne traevano esiti negativi, non avevano la capacità spirituale per vedere l’invisibile. Più del ragionamento è la Fede ad attirarci verso la verità. Anche se il ragionamento aiuta, quanto si comprende non si ama con il cuore, si crede con la mente.

È lo Spirito Santo a trasfigurare l’anima, quindi la vita stessa, di chi si dispone con una vita santa e si lascia visitare continuamente dall’Amore Divino. Lo Spirito Santo fece comprendere agli Apostoli la verità, anche noi dinanzi un dubbio dobbiamo rivolgerci a Lui e chiedere la luce per capire l’identità di una persona. Invece di giudicare perché diffidenti, ci lasciamo guidare dallo Spirito di Dio e siamo certi di non sbagliare.

Lo Spirito di Dio ci visita soprattutto nella partecipazione ai sacramenti che sono i canali ordinari della grazia.

Gesù sale al cielo, da dove era disceso, lascia lo Spirito Santo a coloro che aveva incaricato di diffondere il suo messaggio evangelico. Si fidava di loro, dopo molte amarezze ed umiliazioni patite per la loro diffidenza. Lascia lo Spirito Santo per guidarli nella loro missione.

Lo Spirito darà a noi -così come allora agli Apostoli- la luce per  saper aiutare secondo le necessità. Darà un nuovo modo di vedere la realtà e considerare la vita, soprattutto infonderà una Fede rocciosa sul Vangelo e la sana dottrina della Chiesa.

  Con lo Spirito Santo non resteremo schiavi del nostro vecchio modo di vedere.
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17/05/2010 08:05
 
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Gesù ha ripetutamente spiegato la sua relazione con il Padre. Una catechesi insistente quella che faceva agli Apostoli, motivata dalla cultura degli ebrei, da sempre adoratori di un solo Dio. Gesù si era rivelato come inviato da suo Padre, e se il Padre era Dio, Lui chi era? Domande che a noi risultano ovvie, non era lo stesso per gli ebrei. La difficoltà era notevole, significava cambiare mentalità religiosa. Dovevano convertirsi.

Questo il motivo dell’insistente spiegazione di Gesù, che parla del Padre che Lo aveva inviato a salvare il mondo e Lui ha accettato la morte di croce manifestando la sua piena obbedienza. La morte di croce non è stata una prova per Gesù, ma rientrava nel progetto di Dio questa morte violenta. Pensate il Cristianesimo senza il Crocifisso, senza il Modello che non da la vita per i seguaci, senza inserire la sofferenza come redenzione dell’umanità.

Per noi Gesù non è grande solo per i miracoli e per l’insegnamento strabiliante, è grandissimo perché ha patito al posto nostro, manifestandoci un Amore impossibile da trovare tra gli umani. E come scrivevo giorni fa, la sua vera Passione è stata morale, infatti preannuncia agli Apostoli il loro abbandono quando Lo arresteranno, ma non è mai solo: il Padre è sempre con Lui. In tutte le circostanze Gesù si umilia per dare gloria al Padre, per fare conoscere che Egli opera come vuole il Padre. Lo stesso Amore è presente nel Padre e nel Figlio.

Per questo, nei Dialoghi della Divina Provvidenza, il Padre si rivela a Santa Caterina da Siena e parla con una semplicità inaudita. È ancora più chiaro di Gesù, forse per fare comprendere bene alla Santa le sue parole. Ma sorprende il grande Amore del Padre verso l’umanità, ed è interessato a tutto ciò che riguarda ogni singola persona.

Il Padre ci ama infinitamente, ce lo ha mostrato inviando il proprio amato Figlio e indicandogli la morte di croce per riparare il peccato originale.

Non siamo mai soli. Oggi Gesù ce lo ricorda bene, ed anche se quella parte di mondo pagano e corrotto ci odia, non dobbiamo mai abbatterci: non siamo mai soli.

Gesù ha vinto il diavolo, la morte, il mondo, e ha dato anche a noi la possibilità di vincere la battaglia decisiva, se combatteremo al suo fianco.

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21/05/2010 08:48
 
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Dopo la cattura di Gesù nel Getsemani, Pietro si recò nelle vicinanze della casa di Caifa per avere notizie sul Maestro. Una donna si ricordò di lui e disse a voce alta che Pietro era stato un discepolo di Gesù, ma la paura prese il sopravvento ed egli negò di conoscere il Signore. Non fu assolutamente un tradimento, ma un rinnegamento.

C’è una differenza considerevole tra rinnegamento e tradimento, ma è sempre da condannare l’atteggiamento di Pietro. Nessuno può dire di non avere mai rinnegato Gesù quando si dialoga con altri e si nasconde la propria Fede cattolica per non sembrare bigotti. O quando non si ribatte a chi attacca la Chiesa immotivatamente e per pregiudizi, e sproloquia in nome della scienza o dell’ateismo marxista.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Gesù conosce anche la più piccola fibra di ogni persona, nessuna piccola cosa gli sfugge, distingue facilmente un cuore fedele da uno ipocrita. Pietro ama Gesù più di ogni cosa, Giuda odia Gesù perché ha dei progetti personali che riguardano la carriera e il denaro. Il primo è perdonato da Gesù, mentre il secondo si impicca e sceglie la dannazione eterna.

Nel Vangelo di oggi per tre volte Gesù riabilita Pietro, come tre erano stati i suoi rinnegamenti. Ma il pentimento era stato immediato e molto doloroso. Questo è l’atteggiamento che deve usare il peccatore, deve riconoscere subito il peccato commesso per debolezza o legame a quel determinato peccato, pentirsi per riottenere subito la Grazia e cercare un confessore per ricevere l’assoluzione sacramentale.

In questo modo si ascolta l’invito di Gesù: “Seguimi”. Camminando sulle orme di Gesù, con la piena convinzione di non essere soli, perché chi ama è riamato infinitamente da Dio.

Seguimi è il comando che comporta una perdita delle cose che dilettano i sensi, ma danneggiano lo spirito. Guardate le persone che hanno preferito perdere quella parte non spirituale della loro esistenza per scoprire la bellezza della vita.

È pochissimo quello che si lascia rispetto a tutto il tesoro spirituale che si acquisisce. Ma è una lotta tra la persona e l’istinto, le passioni che ruggiscono ed invitano di continuo a soddisfare i sensi. Ecco il motivo della mortificazione e della penitenza. Quelli che hanno fatto penitenze non sono mai pentiti, sono più spirituali. Si sentono rinati e amati da Gesù.

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23/05/2010 18:08
 
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importanza di adorare lo Spirito Santo:

È lo Spirito Santo a trasfigurare l’anima, quindi la vita stessa, di chi si dispone con una vita santa e si lascia visitare continuamente dall’Amore Divino. Lo Spirito Santo fece comprendere agli Apostoli la verità, anche noi dinanzi un dubbio dobbiamo rivolgerci a Lui e chiedere la luce per capire l’identità di una persona. Invece di giudicare perché diffidenti, ci lasciamo guidare dallo Spirito di Dio e siamo certi di non sbagliare.

Lo Spirito di Dio ci visita soprattutto nella Santa Messa e nel Santo Rosario.

Gesù sale al cielo, da dove era disceso, lascia lo Spirito Santo a coloro che aveva incaricato di diffondere il suo messaggio evangelico. Si fidava di loro, dopo molte amarezze ed umiliazioni patite per la loro diffidenza. Lascia lo Spirito Santo per guidarli nella loro missione.

Lo Spirito darà a noi -così come allora agli Apostoli- la luce per guardare dentro l’anima degli altri ed aiutare secondo le necessità. Darà un nuovo modo di vedere la realtà e considerare la vita, soprattutto infonderà una Fede rocciosa sul Vangelo e la sana dottrina della Chiesa.

Senza lo Spirito Santo resteremo schiavi del nostro vecchio modo di vedere…

Ho voluto riportare queste frasi per evidenziare che non basta pregare lo Spirito Santo, come avviene in molti incontri di preghiera, perché la vera devozione è la ricerca della sua presenza e l’obbedienza alle sue ispirazioni. Ma come riconoscere le ispirazioni dello Spirito Santo e distinguerli da quelle del diavolo? Questo è difficile per chi è ancora debole nella Fede o cammina con difficoltà nella via della perfezione.

Procedere in questo cammino, nonostante le difficoltà, le prove e le sofferenze, significa avvicinarsi a Dio, lasciarsi avvolgere dalla presenza silenziosa dello Spirito, che cambia la mentalità e i desideri.

Il cammino spirituale insegnato da Gesù deve portarci a possedere Dio, ad entrare in comunione con Lui e lasciarci trasformare. Perché questo avvenga, dobbiamo compiere uno sforzo giornaliero con l'aiuto della Grazia, lavorando sull’istinto, sulle passioni, sulla ricerca dell’affermazione personale. Dobbiamo sempre rinunciare a qualcosa che diletta i sensi.

Chi non compie questo sforzo indicato dallo stesso Gesù in Luca 13,24, prega lo Spirito Santo senza incontrarlo, c’è una specie di contrasto tra quello che fa e quello che pensa di fare. Prega lo Spirito ma non fa nulla per entrare in comunione.

Coloro che pregano lo Spirito Santo ma continuano a condurre una vita sregolata,  lo rattristano e non possono essere credibili. Chi è in comunione con lo Spirito Santo si sforza di essere onesto, puro, sincero, trasparente, equilibrato, corretto.

Lo Spirito Santo dimora volentieri dove c’è verità e coerenza di vita.

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24/05/2010 10:20
 
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Ci sono oggi moltissimi fedeli sinceri e onesti che desiderano pregare e seguire il Vangelo, ma purtroppo a causa delle debolezze della condizione umana cedono ancora alle tentazioni, si lasciano dominare dalla carne. E mostrano pentimento, non solo in Confessione, anche nella vita sono un po’ afflitti, addolorati, umiliati. Sono consapevoli che Gesù è presente nella loro vita e non vogliono ferirlo, ma non riescono a superare determinate tentazioni.

La loro afflizione è molto gradita a Gesù, più di milioni di preghiere dei falsi devoti.

Nel Vangelo di oggi Gesù dice alcune sentenze che vanno interpretate bene. “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”, dice al giovane ricco che gli chiede quale via seguire per giungere alla vita eterna. Poi agli Apostoli aggiunge: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.

Due dichiarazioni che possono scuotere chi ha proprietà, è un professionista, guadagna molti soldi, ecc. Facciamo bene attenzione alla distinzione. Gesù non dice che basta avere ricchezze per finire all’inferno, non è automatico, intende che essere schiavo delle ricchezze è una chiusura all’Amore di Dio. Chi ha le ricchezze per idolo, non adora Gesù, magari va ogni domenica a Messa, ma il suo cuore è là dove si trova il suo tesoro. Sono parole di Gesù, per precisione dice: “Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21).

Il problema non sono le ricchezze, è l’uso che se ne fa, è nel cuore dell’uomo il problema.


Chi ha ricchezze, deve vivere come se non le avesse, godendone chiaramente, ma riponendo solamente in Gesù tutta la sua speranza. Deve essere Gesù l’unico Dio, ed è la sua Grazia a dare la forza di rifiutare ogni idolo materiale che entra sottilmente nel cuore e poi lo rende schiavo.

Anche se l’affermazione di Gesù è forte: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”, intende quei ricchi che vivono con arroganza e disprezzano gli altri, o quelli che ripongono la loro illusoria felicità nei beni materiali, o considerano le loro ricchezze più importanti di Dio stesso. Forse non lo pensano lucidamente, ma il rifiuto della preghiera e la durezza del cuore li portano a innalzare un altare al dio denaro. Per adorarlo.

Gesù non si rivolge a quei ricchi che fanno del bene, sono sensibili verso i poveri, inviano offerte per il sostentamento delle popolazioni disagiate. Gesù non condanna questi ricchi, anzi li benedice, perché hanno compreso che le loro ricchezze sono un dono di Dio e rendono partecipi i non fortunati.

Non dimentichiamo che in Italia ci sono ben nove milioni di persone sotto la soglia della povertà, come è stato rilevato dall’ISTAT.

Oltre le numerose Nazioni povere, l’Italia nella sua contraddizione presenta nove milioni di persone che non hanno i soldi sufficienti per comprare il cibo e le medicine. Magari sono nostri vicini di casa, persone che conosciamo, famiglie che presentano disagi enormi e che noi vediamo.

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27/05/2010 16:26
 
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Dopo un peccato mortale si perde la Grazia di Dio, nell’anima avviene un blackout, un oscuramento totale di Dio. Pensate all’eclissi del sole, non si vede più perché coperto e oscurato dalla luna, così il peccato mortale causa l’eclissi della Luce Divina che significa la scomparsa della vita soprannaturale.

Quando avviene l’eclissi della Grazia, gli occhi della Fede si spengono e l’uomo entra in stato confusionale, ritorna ad essere meno uomo, come un animale istintivo, incapace di resistere ad ogni forma di tentazione, in preda all’alternarsi di sentimenti e passioni, nemico di se stesso, incapace di riprendersi la propria vita se non fa ricorso alla Confessione.

L’uomo perde la vista della Fede quando volontariamente decide di perderla. Il peccato è un atto libero e volontario. E vivere senza il sostegno della Grazia di Dio in questa società confusa e pagana, è un rischio notevole. Senza l’aiuto di Dio diventa maggiormente difficile capire la realtà, intuire lo spirito degli altri se sono amici o nemici, fare le scelte fondamentali di vita.

La cecità spirituale causa cadute rovinose e molti non si sono più rialzati.

Bartimèo era cieco non per colpa sua, aveva perduto la funzionalità visiva, ma era buono e umile. Cerca da Gesù un miracolo impossibile, la sua era una richiesta irrealizzabile. Eppure, la sua Fede è viva, crede fermamente che Gesù può ridargli la vista.

La Fede sposta le montagne, insegna Gesù.

Si consideri la distinzione: chi non vede con gli occhi della Fede, diventa debole nella lotta spirituale e vulnerabile. È esposto ad ogni tentazione, non vede la realtà come essa è a causa dell’incapacità di leggere la giusta interpretazione.

Invece, Bartimèo non ha la vista fisica, ma ha una grande Fede. Oltre il dominio della propria volontà, chiede un miracolo inammissibile e lo ottiene.

Chi ha perduto la vista degli occhi della Fede, chieda con umiltà a Gesù la guarigione con le parole di Bartimèo: “Signore, che io veda di nuovo”. È vero che è indispensabile la Confessione, ma l’aiuto di Gesù rafforza la volontà del peccatore che cade e spesso non riesce a rialzarsi. Gesù dona al peccatore un sostegno potente per resistere alle tentazioni e rialzarsi dopo la caduta.

Signore Gesù dona a tutti la Luce Divina per vedere solo il bene da compiere.

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28/05/2010 14:42
 
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Gesù parla con molta chiarezza, spiega che la Fede deve essere curata altrimenti la vita diventa inutile, infruttuosa, arida come il fico che maledice. La colpa del fico è stata quella di non avere frutti e senza frutti non serve a nulla.

Gli Apostoli rimasero scioccati l’indomani quando videro il fico appassito.

“Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!”, disse Gesù al fico, evidenziando che la sua esistenza era condizionata dai suoi frutti, e senza frutti non serve più a nulla. Gesù cerca i frutti delle buone opere in ognuno di noi, vuol vedere se la nostra pianta è illuminata oppure oscura.

Chi è allora per Gesù il cristiano senza frutti spirituali? A cosa serve chi si identifica per cristiano ma non compie le opere del cristiano?

Senza le buone opere il cristiano vive come un pagano, è dominato dall’egoismo e non ha la forza per rialzarsi dallo stato di tiepidezza. Le buone opere si compiono quando si praticano le virtù, senza le buone opere si praticano i vizi. E i sette vizi capitali si annidano e nascondono nel cuore, soffocando i buoni propositi e facendo versare il sangue del tradimento.

Quelli che Gesù scaccia dal Tempio, luogo trasformato in covo di ladri, erano avidi di denaro e non facevano più caso alla profanazione del luogo santo. Non era la nostra Chiesa, Gesù ancora la doveva istituire, ed essi erano ebrei, non cristiani. Ma se parliamo dei cristiani dei giorni nostri, le cose non stanno meglio. Il motivo della ricerca assillante del denaro, del potere, cresce nella misura che diminuisce la preghiera.

Gesù oggi ci parla della necessità della preghiera, ci dice che possiamo ottenere da Lui qualunque cosa, che non sia contro il bene della nostra anima. Ma deve essere una preghiera preparata bene, raccolta, fiduciosa, accompagnata dalle buone opere. Non possiamo chiedere con insistenza una Grazia continuando a commettere peccati gravi con piena volontarietà. Le debolezze non sono la stessa cosa della volontà di compiere peccati gravi. Come primo passo bisogna proporsi di lottare le tentazioni, mostrare a Gesù lo sforzo volere vincere ciò che si oppone a Lui. Non possono stare insieme affetto al peccato e richiesta di una Grazia.  

“Tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate Fede di averlo ottenuto e vi accadrà”, è una parola che incoraggia e fa sentire Gesù vicino, e che ci darà, quando sarà più opportuno, quello che è meglio per noi. Infatti, è infinito il suo desiderio di donarci molte Grazie e permetterci di vivere una vita felice. E la vera felicità spirituale, convive con le sofferenze e le prove della vita.

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29/05/2010 21:23
 
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In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Trinità: un solo Dio in tre persone. Dogma che non capisco, eppure liberante, perché mi assicura che Dio non è in se stesso solitudine, che l'oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d'amore. C'è in Dio reciprocità, scambio, superamento di sé, incontro, abbraccio. L'essenza di Dio è comunione. Il dogma della Trinità non è un trattato dove si cerca di far coincidere il Tre e l'Uno, ma è sorgente di sapienza del vivere: se Dio si realizza solo nella comunione, così sarà anche per l'uomo. I dogmi non sono astrazioni ma indicazioni esistenziali. In principio aveva detto: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza». L'uomo è creato non solo a immagine di Dio, ma ancor meglio ad immagine della Trinità. Ad immagine e somiglianza quindi della comunione, del legame d'amore. In principio a tutto, per Dio e per me, c'è la relazione. In principio a tutto, qualcosa che mi lega a qualcuno. «Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora non potete portarne il peso». Gesù se ne va senza aver detto e risolto tutto. Ha fiducia in noi, ci inserisce in un sistema aperto e non in un sistema chiuso: lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera. La gioia di sapere, dalla bocca di Gesù, che non siamo dei semplici esecutori di ordini, ma - con lo Spirito - inventori di strade, per un lungo corroborante cammino. Che la verità è più grande delle nostre formule. Che in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga (Luis De Leon). Che nel Vangelo scopri nuovi tesori quanto più lo apri e lo lavori. La verità tutta intera di cui parla Gesù non consiste in formule o concetti più precisi, ma in una sapienza del vivere custodita nella vicenda terrena di Gesù. Una sapienza sulla nascita, la vita, la morte, l'amore, su me e sugli altri, che gli fa dire: «io sono la verità» e, con questo suggeritore meraviglioso, lo Spirito, ci insegna il segreto per una vita autentica: in principio a tutto ciò che esiste c'è un legame d'amore. L'uomo è relazione oppure non è. Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La festa della Trinità è come uno specchio: del mio cuore profondo, e del senso ultimo dell'universo. Davanti alla Trinità mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal mistero. Abbracciato, come un bambino. Abbracciato dentro un vento in cui naviga l'intero creato e che ha nome comunione.
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01/06/2010 15:22
 
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Gesù nel suo apostolato,  incontra i farisei e gli erodiani, appartenenti a due gruppi di fanatici, pronti all’inganno ed utilizzano la loro esperta malizia per tendergli un tranello.

Avevano grande timore di Gesù, Lo consideravano una grande Profeta ma dimenticavano che leggeva nei cuori. Si avvicinano a Lui e con adulazione non troppo nascosta, cominciano l’opera ignobile per poi accusarlo di bestemmia.

Questo atteggiamento lo riscontriamo nelle persone doppie, abilissime a pensare una cosa e a dirne altre. Dopo un lungo allenamento arrivano ad essere maestri dell’ipocrisia, ma per loro è una pratica naturale e non ci fanno più caso. Invece non è naturale per chi subisce le trappole degli ipocriti e prova molta sofferenza.

Le persone ambigue utilizzano un linguaggio mieloso sotto mentite spoglie…

Il mondo non è abitato solo da persone che hanno affinità con noi o come vorremmo noi, si deve considerare la pluralità delle culture e la complessità della personalità umana. Ogni essere umano è un mondo a sé, è unico, portatore di esperienze molto personali, di gioie e sofferenze.

Tutti noi abbiamo incontrato persone con caratteristiche poco evangeliche, ambigue e cattive, in realtà sono queste persone a darci la misura della nostra capacità di sopportazione e di pazienza. Con ripetuti sforzi si riesce ad accettarli con amore. Accettarli non significa che ci si deve incontrare o ascoltarli, è un atto interiore e anche di perdono per le loro malefatte.

Gesù faceva così con i farisei e gli erodiani, pur sapendo che nei loro cuori si annidava molta doppiezza. Adulavano Gesù per colpirlo. Mettono la loro parola falsa e meschina accanto alla Parola di Gesù, piena di verità e di giustizia. Non può che prevalere la risposta di Gesù, schiacciando l’ipocrisia mascherata di elogi.

È una risposta semplice e straordinaria: se è Cesare ritratto nella moneta, bisogna dare a Cesare quello che gli appartiene. Si deve pagare il tributo come si deve dare a Dio l’adorazione e l’obbedienza che merita. Principalmente bisogna dare a Dio quello che è di Dio. Ognuno di noi ha dei doveri verso Dio, bisogna conoscerli bene. Non possiamo restare in comunione con Dio se non Lo conosciamo intimamente.

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02/06/2010 21:29
 
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L’errore dei sadducei si fondava sulla loro falsa dottrina, non credevano nella risurrezione. Un errore che non cercavano di confrontare con le Scritture, la loro convinzione era dogmatica, niente e nessuna cosa avrebbe potuto smontarli da questa posizione.

La domanda che pongono a Gesù è strumentale, serve allo scopo di danneggiarlo, la usano per ricavarne una risposta diversa dalla tradizione ebraica.

La loro confusione nasceva come al solito dall’invenzione di una nuova dottrina, quindi umana, buona solo per creare nuovi eretici, sia contro i Libri della Torà ebraica sia contro il Vangelo predicato da Gesù Cristo.

Mettiamo da parte i sadducei e riflettiamo sul Vangelo.

Sono due i punti che dobbiamo focalizzare nella Parola di oggi: la risurrezione dell’uomo e Dio vivente. Nella risurrezione che crediamo noi, quindi, nel Paradiso rivelato da Gesù, coloro che vi dimoreranno saranno come Angeli, perché purificati in vita con malattie e varie sofferenze, oppure dopo un periodo trascorso nel Purgatorio, luogo esclusivamente di purificazione. In Paradiso non c’è più peccato, invidia, pregiudizi, mormorazione, fame ed egoismo. Altrimenti non sarebbe Paradiso. Vi entra chi è già puro -e ho spiegato in che modo-, chi non ha più neanche una millesima particella di impurità presente nella sua persona.

Poi, Gesù parla di Dio vivente, infatti, cosa sarebbe la vita senza il datore della vita? Tutto procede da Dio, Creatore e Salvatore, e chi non Lo cerca si smarrisce nella giungla babilonica del mondo. Senza Dio è l’uomo a non essere vivente, almeno spiritualmente. L’assenza di Dio nella vita dell’uomo è una disgrazia, come una sciagura che lo colpisce continuamente.

Dio è misericordioso e vuole salvare anche i più grandi peccatori. Ma lascia liberi di cercarlo e risuscitare dalla morte spirituale o di rifiutarlo e di restare nelle tenebre.

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03/06/2010 15:04
 
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Amare Dio e il prossimo, in questi due Comandamenti è racchiusa la vera felicità dell’uomo.

Osservare questi Comandamenti è possibile, ma la disponibilità nasce se c’è l’ascolto. Dio disse a Mosè: “Ascolta, Israele…” (Shemă Israel), e Gesù lo ripeteva a quanti Lo ascoltavano. Lo dice oggi anche a noi, ci ricorda che se non ascoltiamo non potremo avere nulla da Lui.

Si ascoltano molte voci e molti rumori, la testa spesso va in tilt, la confusione domina e molti non riescono a trovare serenità. Cercano di ascoltare sempre qualcosa perché hanno paura del silenzio, e vivono come fuori da se stessi, incapaci di guardarsi dentro e di incontrarsi.

Fuggono da se stessi e non incontrano mai la loro coscienza…

Fuggendo non possono ascoltare la voce di Dio, anche se questa voce rincorre l’uomo per invitarlo alla riflessione. Dio vuole parlare se Lo ascoltiamo.

Ci fa capire che molte cose della nostra vita dipendono dall’ascoltare, non dalle capacità.

I due Comandamenti indicati da Gesù sono determinanti per la nostra realizzazione in questa vita, e sono l’essenziale dell’esistenza umana: senza la convinta osservanza non ci potrà mai essere l’ascolto della voce delicata e dolce di Dio.

Se abbiamo paura del silenzio, non avremo il coraggio di ascoltare Gesù.

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04/06/2010 18:51
 
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E la folla numerosa lo ascoltava volentieri”. Ascoltare con gioia Gesù non doveva essere facile, la severità del suo insegnamento metteva gli uditori dinanzi un bivio, Lui che era la pietra angolare: “La pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata testata d'angolo” (Lc 20,17).

Gesù è la Pietra contro cui tutti gli uomini si incontrano o si scontrano, infatti chi la rifiuta sceglie di sfracellarsi, chi la sceglie per edificare la casa spirituale che non sarà mai distrutta dalla tempesta delle prove e delle sofferenze.

Dinanzi un vasto uditorio Gesù pone una domanda opportuna, perché moltissimi dubitavano di Lui, erano tentati da satana che suggeriva pensieri opposti alla Sacra Scrittura. Pone una domanda a cui nessuno è in grado di rispondere, chiede come può il grande profeta Davide essere figlio di Gesù se era morto da circa 1.000 anni.

Davide nel Salmo chiama mio Signore il Messia, quindi Gesù, che nascerà molti anni dopo la sua morte. Si comprende che prima della nascita dalla Vergine Maria, Gesù già esisteva come Dio, era il Figlio eterno di Dio.

È una provocazione di Gesù, perché gli ebrei spiegavano tutto appoggiandosi alla Bibbia, dovevano anche rispondere alle chiare parole di Davide che chiamava suo Signore il Messia non ancora nato.

Gesù esisteva prima della nascita umana, era eterno come Dio prima della creazione del mondo, lo sarà per l’eternità. Per credere alla Divinità di Gesù bisogna fare l’esperienza di Fede e di Amore, oggi non tutti i prelati e i teologi credono nella Divinità di Gesù. Vuol dire che non hanno fatto l’esperienza dell’incontro con Gesù.

Chiediamoci se noi facciamo ogni giorno l’incontro con Gesù.

[Modificato da Coordin. 04/06/2010 18:51]
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04/06/2010 22:57
 
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La povera vedova del Vangelo è ignara di essere osservata, forse non vorrebbe che lo fosse per via delle due monetine che vi getta, poca cosa, non potevi comprarci granché. Forse paragonabile a 50 centesimi di oggi. Ma lascia quello che aveva, non si cura di non possedere nulla, ma già possiede l’Amore di Gesù. Non lascia il superfluo, lascia tutto.

Invece, Gesù condanna chi aveva lasciato una piccola cosa rispetto alle ricchezze che possedeva, un pizzico del superfluo. Era vera carità? No, compiacimento, una specie di  congratulazione che rivolgeva a se stesso. Come il fariseo nel Tempio, che si esaltava per le tasse che era obbligato a pagare, e nello stesso tempo ignorava di aiutare i poveri, perché avido.

La povera vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri, perché era tutto quello che aveva.

Gesù non pesa il nostro amore verso Lui dall’offerta che facciamo alla sua Chiesa o ai poveri, pesa l’intenzione che accompagna l’offerta. Perché Egli la conosce perfettamente. È troppo facile dare il superfluo come fanno i ricchi o chi vive nel benessere equilibrato. Dare tutto come fece San Francesco è difficile e non è una chiamata per tutti. Ma dare in regalo qualcosa togliendola dalle cose che piacciono, questa sì che è vera carità.

L’amore vero non si manifesta con regali superflui, bisogna togliere dal guardaroba qualcosa che piace ed è di moda, anche se è una cosa piccola. “Ma allora perché l’ho comprata?”. La pratica del rinnegamento e del distacco non si pone questa domanda. Si regala e si dimentica. Forse dopo avere regalato qualcosa di bello e ancora di moda a un povero, lo andrai a ricomprare, e non è un peccato. Avere compiuto quel gesto di distacco, è una grande cosa.


Comprendo la difficoltà nel distaccarvi da alcuni beni o un abbigliamento, però è una manifestazione dello spirito libero dai beni materiali, è la vera spiritualità.

Chi non riesce a distaccarsi da qualcosa, utilizzi quel bene senza idolatrarlo.

Chi è lontano da Gesù è in realtà avvinghiato e aggrappato a tutti i beni che possiede e vive con il timore di perderne qualcuno. Mentre chi si è avvicinato a Gesù per la preghiera e la vita onesta, si sente più libero, meno avvinghiato ai beni che possiede. Gesù ci fa liberi da ogni schiavitù.

Questa meditazione metterà in crisi qualcuno, quindi, sarà di aiuto.

Domandate a Gesù di donarvi l’amore al distacco da molte cose. Che sembrano molto importanti, poi si scopre che erano non necessarie. Se ti distacchi da qualcosa, ti leghi fortemente allo Spirito Santo e ti plasmerà come una nuova creatura.

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06/06/2010 14:23
 
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Quale Grazia per un giovane incontrare a scuola un formatore credente e coerente. Ma ancora più fortunato è avere genitori che pregano e danno buoni esempi cristiani.

I giovani lasciati liberi di sprecare la loro esistenza e senza riferimenti credibili di vita cristiana in famiglia, sono destinati a diventare merce all’ammasso, eppure, la maggior parte dei giovani è fondamentalmente buona, si guasta sia per l’inserimento in un circuito mondano fatto di banalità e trasgressione; sia per la mancata presenza dei genitori. O troppo impegnati, o separati, o pieni di problemi anche loro.

E chi può aiutare questa generazione malata di egoismo? L’Eucaristia.

L’Eucaristia è la festa della Fede, non si può adorarla senza una solida Fede. È vero che ci relazioniamo con Dio sempre in una forma di mistero, tutto ciò che appartiene a Dio è avvolto nel mistero. Per adorare l’Eucaristia con perseveranza bisogna credere alla presenza reale ed invisibile di Gesù.

Molti rimangono davanti l’Eucaristia, non tutti con convinzione, si tratta di una forma di aggregazione. Lo fanno gli altri in parrocchia e io mi aggrego. La convinzione non può scaturire dalla ragione, è la Fede ad offrirci questa verità, che si accoglie con l’assenso della ragione. Ma ragionare attorno l’Eucaristia per scoprire il mistero è uno spreco di tempo.

Davanti l’Eucaristia troviamo la pace interiore, la gioia della vita, la sapienza che spiega la realtà. L’uomo si scopre per quello che è davanti a Gesù, e non si spaventa di scoprire difetti e atteggiamenti che vanno modificati. È una Grazia conoscersi per conoscere meglio Gesù.

Davanti l’Eucaristia l’adoratore, donna o uomo, fa l’adorazione, nutre la sua anima e mangia, così più si rimane lì davanti in silenzio e con amore, più l’anima si trasforma e prende la somiglianza di Gesù. Solo chi adora l’Eucaristia avanza nel cammino spirituale. Adorare l’Eucaristia significa partecipare alla Santa Messa con un fervore solidissimo, spinge ad amare e recitare il Santo Rosario e a considerarlo una preghiera potente ed immancabile.

L’Eucaristia ci sazia sul serio, calma il nervosismo e sostiene la depressione, dona la forza per superare quelle tentazioni brutte e martellanti che sfiancano la persona.

In un esorcismo il diavolo ha detto che chi rimane davanti l’Eucaristia, supera con facilità le sue tentazioni ed ha una maggiore luce per scoprire gli attacchi che lui porta a tutti.

Nel Vangelo Gesù dice agli Apostoli di dare da mangiare alla gente affamata e senza cibo. È un invito che li impegna a pensare alle necessità spirituali di tutti coloro che incontreranno. Li investe di un incarico delicato, mostrando che quella gente affamata non cercava solo il pane materiale, voleva delle risposte e chiedeva preghiere per superare malattie o prove.

Il luogo dove si trovavano era deserto, questo indica non solo la mancanza di cibo, anche l’incapacità di vedere con gli occhi della Fede. Nel deserto del silenzio interiore e della pace esteriore, incontriamo Gesù.

Egli è l’Amore che si fa cibo che dona vita, si dona a noi per farci diventare come Lui.

Bisogna riflettere che l’Eucaristia è una scuola di vita, un invito a lasciare la corruzione per rivestirci della Grazia e delle virtù di Gesù. Adorando l’Eucaristia troviamo il modello di vita.

Forse non abbiamo mai pensato che visitare ogni giorno Gesù significa incontrare l’Uomo più potente del creato, il Re che dispone di un esercito angelico formato da miriadi di Angeli, il Salvatore che può in un istante risolvere tutti i nostri problemi. Anche quelli impossibili.

Ogni giorno nel nostro tragitto c’è una Chiesa e un Tabernacolo... Ricordiamolo.

C’è Gesù che ci aspetta per ascoltarci e donarci aiuti e benedizioni.

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07/06/2010 08:11
 
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Il discorso della Montagna è la magna carta del Cristianesimo. Senza la conoscenza e la pratica delle otto Beatitudini non potrà mai esserci un vero cammino spirituale.

Le otto Beatitudini praticamente sono sconosciute ai più, le hanno ascoltate nel Vangelo della Messa, forse distrattamente, poco dopo sono già dimenticate. Come potranno vivere gli insegnamenti di Gesù, non conoscendo il nucleo della sua predicazione?

Il problema dell’incapacità di compiere una vera conversione, è la mancata conoscenza del Vangelo. Come uno studente che deve fare gli esami orali, deve studiare per rispondere alle domande. Deve prepararsi, studiando seriamente. E chi vuole raggiungere un obiettivo importante, deve restare molte ore al giorno e per lunghi anni sui libri per acquisire ottimamente la materia.

Senza sacrifici, se non si ricevono aiuti da altri, non si va da nessuna parte nella vita.

È vero che è più facile sacrificarsi per un finalità operativa che per il regno dei Cieli, che non si vede e non ci si pensa quasi mai. Molti si chiedono perché sprecare tempo a leggere testi di spiritualità cristiana, quando la vita ti scappa via se non la vivi momento per momento. Il mondo infatti è una calamita per chi è distaccato da Gesù.

“Goditi la vita”, sussurrano i sensi e confondono l’intelletto.

Invece, chi prende sul serio la sua esistenza e comprende che se non la controlli, la vita ti scappa veramente via, ama fermarsi ogni giorno a leggere, meditare gli aspetti del cammino spirituale e vuole conoscere meglio la sana dottrina della Chiesa Cattolica.

I pensieri buoni scaturiscono dalla preghiera fatta bene, con umiltà e fiducia. Chi partecipa alla Messa e recita il Rosario viene ispirato o stimolato a seguire le scelte eccellenti e a dare le migliori risposte alla sua vita.

Sono i pensieri a spingerci verso il bene o il male, chi prega ogni giorno quanto ho scritto sopra, è protetto da certe tentazioni e lo spirito umano viene elevato dalla Grazia di Dio.

La preghiera non serve solo per ricevere Grazie, principalmente è il mezzo che ci permette di parlare con Dio, adorandolo e invocandolo, inoltre, ci riveste con i doni dello Spirito Santo, e ci sentiamo veramente persone nuove. Ho abbinato un dono con una Beatitudine, considerando che l’ottava le comprende tutte.

Sapienza - “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati Figli di Dio”.

Intelletto - “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.

Consiglio - “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia”.

Fortezza - “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”.

Scienza - “Beati gli afflitti, perché saranno consolati”.

Pietà - “Beati i miti, perché erediteranno la terra”.

Timor di dio - “Beati i poveri in Spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.

Meditando lungamente le otto Beatitudini del Vangelo, ci si sente più forti.

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08/06/2010 19:05
 
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Il sale è un elemento indispensabile. Noi lo conosciamo perché dà sapore ai cibi, ma le sue proprietà sono molteplici.

Il sale serve a conservare i cibi, a condirli, a migliorarli. Il sale è utilizzato per eliminare il calcare dalle lavastoviglie, perché il sodio sostituisce i sali ambivalenti presenti nell’acqua, calcio e magnesio. Non per pulire le lavastoviglie, serve a rimuovere il deposito del calcare.

Addirittura i maestri dolciari usano il sale per condire i dolci, perché il sale è catalizzatore del gusto, nel senso che stimola le papille gustative presenti sulla lingua e sul palato quando entra in contatto. Le papille inviano al cervello dei segnali di gradimento di quel cibo. Ma le papille presenti nella parte superiore della lingua, gradiscono anche altri gusti ed emettono segnali di gradimento.

Il sale è un conservante, ha la capacità di disidratare (disseccare), sottraendo l'acqua di cui molti batteri necessitano per vivere e riprodursi.

Ci saranno ancora molte proprietà del sale, ma non dimentico che quando se ne fa un uso eccessivo, può favorire l’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa, soprattutto nelle persone predisposte. Elevati apporti di sodio aumentano il rischio per alcune malattie del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni, attraverso l’aumento della pressione arteriosa.  

Il sale indica nel linguaggio corrente, la maturità e la saggezza di una persona. Indicare qualcuno che non ha sale in testa, vuol dire che è stupido e sprovveduto. Un cristiano senza sale non è un cristiano, non ha il sale della sapienza del Vangelo.

Gesù utilizza la parola sale come metafora, per indicare la sapienza che dovrebbe essere parte della mentalità del cristiano, spiegando che senza sale il cibo è insipido, non serve a nulla. Voi avete provato a mangiare la pasta senza sale e altri cibi senza condirli? Per chi non è abituato è difficile mangiare questi cibi. Quando mi trovavo in convento vicino Assisi, mangiavamo il pane senza sale, perché in Umbria il pane lo preparano così.

La sapienza che ci indica Gesù, condisce la nostra vita e ci permette di rendere gradevole la vita degli altri, per quello che riusciamo a fare. La nostra sapienza deve dare sapore a tutto quello che facciamo, alla nostra vita.

Deve essere lo stesso sapore di Gesù, che dobbiamo assimilare ogni giorno di più. La nostra vita deve essere impregnata del sapore di Gesù, solo così emaneremo profumi di verità e di pace.

Il sapore piacevole e gioioso che diamo alla nostra vita, diventa riflesso in chi ci sta vicino, emaniamo una nuova sapienza del linguaggio, dei modi, delle scelte.

La nuova sapienza che ci arriva da Gesù, la dobbiamo custodire, evitando le occasioni di peccato e tutto ciò che è corruzione. Non dobbiamo fare deteriorare quanto di buono ci dona Gesù, occorre il sale della sapienza per prevenire gli errori ed evitare di ripetere i peccati passati.

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10/06/2010 23:14
 
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Gesù accusa con impetuosità chi proferisce insulti gratuiti, cioè, diffamazioni e cattiverie, distruggendo l’onorabilità e la buona reputazione di altre persone.

Chi inizia a diffamare altri, è già potenzialmente pronto a compiere qualsiasi cosa pur di distruggere i nemici. E se l’ira ha raggiunto il colmo, si può arrivare al delitto.

Anche se qualcuno sbaglia nell’ambiente di lavoro o è un parente o una persona amica, comunque, commette un scorrettezza, non merita di essere diffamato, che significa distruggere la sua dignità. Bisogna sempre salvaguardare la persona che sbaglia, diciamo il peccatore, semmai si deve condannare il suo errore o peccato.

Le parole dette oggi da Gesù, sono un po’ complicate, sembra una maledizione apocalittica quando afferma che sarà gettato nel fuoco della Geènna chi accusa un altro di essere pazzo.

La Geènna era una stretta valle a sud di Gerusalemme, in essa anticamente gli ebrei addirittura bruciavano i loro bambini e li sacrificavano in onore degli idoli, mentre al tempo di Gesù era una discarica in cui ardeva un fuoco continuo, appunto, alimentato dai rifiuti della città.

Gesù indica la Geènna come un luogo di condanna destinato ad accogliere chi diffamava altri, dopo avere subito un giudizio non nel tribunale cittadino, ma da quello divino.

Sembra una severità eccessiva quella di Gesù, ma nulla è eccessivo in Gesù, se lo afferma Lui vuol dire che è la cosa migliore. Chi non lo comprende, deve ragionarci un po’ e chiedere allo Spirito di essere illuminato per coglierne il senso intrinseco.

La parola pazzo in ebraico significa: maledetto da Dio, infame. Questo il motivo della severità di Gesù, si tratta di una parola non solo dispregiativa, ma una malvagia maledizione. Si lancia una vera imprecazione ad una persona con l’augurio della dannazione.

Nel linguaggio di oggi si usa dire pazzo, per indicare una persona poco equilibrata. Al tempo di Gesù indicava una persona maledetta da Dio, il massimo del disprezzo. Sia l’uno che l’altro significato sono sempre da condannare, perché chi usa questi termini per diffamare, distrugge principalmente se stesso, la sua vita spirituale, la comunione con Gesù.

Considerando la nostra debole natura, è facile sbagliare nei giudizi e nelle accuse, ma mai si cada nella diffamazione che causa la distruzione della dignità di altre persone. La diffamazione è tale perché elimina la buona fama dell’onesto o di una persona che non merita di subire quelle accuse.

In una società fondata sull’egoismo, si sbaglia molto spesso per gelosia e per invidia, e chi è debole accusa con facilità anche i più onesti perché non ha altro modo per colpirli.

Sapete quanti matrimoni hanno distrutto le diffamazioni?

Quante persone sono arrivate alla disperazione perché avevano perduto la pace?

È un diritto cercare di ristabilire la verità, tutti abbiamo diritto al buon nome, che spetta anzitutto alle persone che godono la fama vera, frutto della loro onestà. In loro il diritto è assoluto e universale.

Quando veniamo colpiti, innanzitutto amiamo e perdoniamo, almeno nel nostro cuore.

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13/06/2010 11:28
 
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Lc 7,36-8,3

 Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato...


Dividiamo questo brano del Vangelo in quattro momenti: l’invito del fariseo a Gesù; la donna peccatrice che lava i piedi di Gesù con l’olio profumato e le sue lacrime; il racconto dei due debitori; il perdono offertole dal Signore: “I tuoi peccati sono perdonati”. Ma conversando con il fariseo, Gesù aveva precisato: Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”.

È un momento nuovo nella vita degli ebrei, così indaffarati a svolgere i rituali delle tradizioni ebraiche mentre ignoravano le regole più elementari dell’amore e del perdono. Gesù capovolge questa mentalità limitata e poco caritatevole, ed è straordinario l’insegnamento che dà nella casa del fariseo.

Le parole di Gesù rovesciano tutta la tradizione israelita, mostrano che contano poco le cariche sociali se non c’è l’amore. È l’amore ciò che mette al centro Gesù. Non più riti compiuti senza misericordia e offerte al Tempio del superfluo, Gesù ha dato soprattutto ai farisei qualcosa più grande dell’egoismo. L’amore.

La vita dei farisei era molto complicata, professavano una rigorosa osservanza anche delle più minute pratiche riguardanti la fede; ed erano considerati degni di rispetto ed ammirazione. I loro atteggiamenti ostentavano grandezza, avevano una grande considerazione verso se stessi e si consideravano superiori alla gente.

Appartenevano ad un movimento politico-religioso, con una doppia identità: pubblicamente erano severi con tutti, nel privato si lasciavano andare a comportamenti corrotti. Fariseo è sinonimo di ipocrita per questa ragione.

Questa prima parte ci dà una indicazione sulla vera identità del fariseo nonostante l’invito fatto a Gesù. Invita Gesù a casa sua, ma contrariamente alle usanze non chiama un servo per lavare i piedi all’ospite. Qui c’è la superbia e l’indifferenza del fariseo verso Gesù, anche se nei dialoghi appare interessato e rispettoso della popolarità del Signore. Ma è tutta ipocrisia. I piedi si lavavano all’ospite di riguardo, considerando che le strade erano polverose e si portavano i sandali.

Il servo aveva il compito di lavare i piedi, baciarli in segno di rispetto e di versare un po’ di olio profumato. Era il primo gesto che compiva il padrone di casa come manifestazione di rispetto dell’ospite. Simone il fariseo non lo fa compiere.

Però, succede un imprevisto, una donna si trovava lì tra il pubblico, infatti chi voleva poteva entrare nella casa dove avveniva il banchetto per osservare, ma senza mangiare se non invitato.

Era una grande curiosità osservare, ma in questo caso la presenza di Gesù suscitava molta attenzione.

La donna si fa avanti e compie il gesto che spettava al servo: lava i piedi, li bacia e li profuma.

Ma non era una donna qualsiasi, era la prostituta del paese. Il suo gesto avrà suscitato sorpresa e malignità. Il fariseo e gli ospiti erano scioccati, le lacrime della peccatrice indicavano che era pentita per i peccati commessi e che riconosceva in Gesù Cristo il suo Salvatore.

Piange di gioia, senza disperazione, si sente capita e accolta da Dio. Gesù non la condanna né emette un giudizio su lei. La perdona e basta. E la peccatrice piange ed è la liberazione dal peccato, offre a Gesù tutto il suo dolore, tutta la sua oscurità, tutti gli anni vissuti senza Dio.

Questa era la seconda parte. Tutto molto bello.

Poi, per fare comprendere il significato delle lacrime della peccatrice e la misericordia di Dio, Gesù racconta il perdono donato dal creditore ai due debitori. Era tutto chiaro, ama di più chi ha ricevuto maggiore misericordia. Così la peccatrice. A causa dei suoi molti peccati aveva bisogno di molta misericordia, ed essa consapevole dell’immenso perdono ricevuto, ama immensamente Gesù. Una spiegazione di Gesù che fa zittire il fariseo.

Non vale più l’osservanza dei meschini riti esteriori, conta l’amore sincero verso Dio.

Questo è l’insegnamento che ha terrorizzato i farisei e ha spinto gli scribi ad uccidere Gesù.

Le sue parole di perdono alla peccatrice hanno scosso tutti i presenti, tentennavano tra lo stupore per la conversione quasi impossibile della peccatrice e lo sdegno per la nuova dottrina fondata sull’amore che diffonde Gesù.

Nel momento in cui Gesù dice alla donna che i suoi peccati le sono perdonati, nello stesso istante, tutti i suoi peccati sono scomparsi, perché lo ha detto il Sacerdote eterno per antonomasia. La donna iniziava una vita nuova nella gioia e nella pace.

La donna ha provato una consolazione straordinaria, lo dicono le lacrime che aveva versato come pentimento della sua licenziosa vita.

Come la donna, qualsiasi peccatore può rinascere a vita nuova quando si confessa e manifesta umilmente tutti i suoi peccati. Il perdono lo dona Gesù attraverso il Sacerdote, ed è lo stesso perdono che ha dato alla peccatrice. Un perdono pieno, rigenerante, fondato sull’amore. Gesù a tutti quelli che si confessano ripete: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.

Dobbiamo approfondire con serietà tutte le volte che Gesù ci ha perdonato, dimenticando ogni nostro peccato commesso e rigenerandoci a vita nuova. Chi ha ricevuto il perdono deve amarlo nella misura della misericordia ricevuta. E tutti quelli che ricevono il perdono, devono certamente amare molto Gesù.

Il Vangelo ci dice che le nostre opere senza l’amore valgono poco o nulla, che dobbiamo essere riconoscenti per tutta la vita, in un crescendo di amore e di gratitudine al Signore che ci ha ridato la gioia e la pace.

Questa gioia non l’ha provata il fariseo. Nonostante l’invito fatto a Gesù, si mostra superbo e riceve quello che merita: l’umiliazione del rimprovero fatto da Gesù ed essere considerato inferiore ad una prostituta. Come finale del Vangelo di questa domenica è strabiliante.

Chi dei due diventa la vera prostituta? Simone il fariseo, è lui che si vende a Dio, che offre il suo zelo per riceverne compiacenza e superiorità sul popolo, perché è un esperto conoscitore della Scrittura.

Chi pensava di essere perfetto è umiliato da Gesù, mentre la prostituta considerata dannata da tutti viene riabilitata dal Signore e mostrata come anima redenta. E da quel momento abbandonò tutto per seguire Gesù in ogni suo spostamento, insieme ad altre pie donne.



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14/06/2010 08:29
 
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La legge del taglione è un principio di diritto in uso presso le popolazioni antiche, e consisteva nella possibilità che veniva data ad una persona, precedentemente offesa, di infliggere all'offensore una pena uguale all'offesa ricevuta. Volgarmente questo principio è espresso dalla locuzione occhio per occhio, dente per dente, presente nel versetto dell’Antico Testamento: Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido. Quando un uomo colpisce l'occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà in compenso dell'occhio. Se fa cadere il dente del suo schiavo o della sua schiava, gli darà la libertà in compenso del dente” (Gn 21,23-27).

Gesù riprende questo principio dell’Antico Testamento per annullarlo, infatti Lui è venuto per dare compimento alla Legge antica. Lo ha detto Lui: “Non pensate che Io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5,17).

La Legge antica era stata da Dio ad un popolo abituato alle guerre per difendere il territorio, che viveva sempre nella preoccupazione di invasioni da parte di altri popoli e non poteva comprendere una Legge diversa, che non servisse alla difesa.

Dio con perfetta pedagogia si adegua al popolo per cambiarlo progressivamente, portandolo da una condizione bellica ad una più accogliente. Ma solamente con Gesù il popolo ebraico conoscerà la dottrina dell’amore, anche se per certi versi inutilmente.

Quindi, il principio dell’occhio per occhio è tuttora una regola basilare di giustizia che indica una giusta o imparziale proporzione tra quanto ha subito la parte offesa e la risposta di chi la subisce.

Questo principio, si capisce, esclude il senso del perdono e l’amore predicato da Gesù.

Noi non possiamo mai accettare il principio dell’occhio per occhio.

L’insegnamento portato dal Signore e che ha sconvolto gli ebrei si fonda sull’amore: “Amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato voi”. Non c’è possibilità di scelta o di ripieghi, ci viene chiesto di amare tutti come Gesù ama noi. Possiamo immaginare l’amore che ci dona Gesù, cominciando a riflettere sulla sua morte per amore nostro.

Gesù annulla il principio dell’occhio per occhio, bisogna comprenderlo bene, altrimenti continueremo a desiderare la vendetta contro chi ci ha fatto del male. Proprio il desiderio della vendetta è un atteggiamento antievangelico, che nasce dall’odio verso gli altri, un odio che rompe la comunione con Gesù.

E se Gesù ci dice di porgere l’altra guancia, non intende dirci di fare gli stupidi davanti chi ci fa del male. Porgere l’altra guancia significa che dobbiamo amare anche quando siamo percossi e perseguitati, offrendo sempre un'altra possibilità agli altri. Non chiudendo a nessuno la possibilità di dialogare. Evitando così di reagire e di mostrare sentimenti cattivi.

Porgere l’altra guancia indica lo sforzo che dobbiamo fare quando siamo moralmente percossi da calunnie, cattiverie e torti che molto spesso arrivano dalle persone più vicine.

Un comportamento che è remissivo o docile ma non passivo. Se c’è da chiarire o fare valere i nostri diritti dobbiamo esporre con carità e fermezza quanto ci spetta. I nostri diritti devono sempre essere tutelati.

Porgere l’altra guancia comporta in noi un atteggiamento poco umano e molto spirituale, perché dinanzi a certe accuse o a torti subiti, il più delle volte si vorrebbe rispondere con molta disinvoltura e naturalezza…

La logica del mondo dice sempre di vendicartc, con l’occhio per occhio, il Vangelo di Gesù ci invita alla misericordia, insieme alla pazienza e alla dolcezza. Il Signore conosce bene i tempi delle sue risposte.

Così anche per gli altri suoi insegnamenti, Gesù ci dice di essere concilianti con chi vive ed agisce senza amore. Alle volte un silenzio dinanzi a discussioni stupide è la migliore risposta. Si sente spesso quanti omicidi per questioni banali? Che è pure un’aggravante. Anche tra coppie di anziani. Hanno una disputa, ognuno rimane fermo sulle sue posizioni, e mentre uno pretende ragione alzando la voce l’altro l’ammazza. Se avessero meditato questi insegnamenti di Gesù…

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15/06/2010 09:12
 
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Gesù ci ha spiegato che un suo vero seguace porge l’altra guancia. Abbiamo compreso il significato corretto di questa affermazione. D’ora in poi ci ricorderemo sempre che bisogna essere comprensivi, accettando gli altri così come sono. Non possiamo modellarli secondo i nostri criteri, sapremo sopportare situazioni in cui altri replicherebbero con violenza.

Ma i nostri diritti dobbiamo sempre difenderli. Anche la nostra buona reputazione.

Oggi Gesù ci chiede di compiere un altro passo in avanti, in realtà è in salita. Ci dice di amare anche i nemici, quelli che ci hanno crocifisso moralmente e hanno magari distrutto il nostro buon nome.

Amarli non significa dare ragione ai nemici o mangiarci insieme o elogiarli.

Qui c’è un’altra grande confusione da sciogliere. Non siamo obbligati a fare nessuna delle tre cose scritte sopra, solo chi ha la capacità eroica può perdonare ed abbracciare i propri terribili persecutori. Quello che ci chiede Gesù è di amarli nel nostro cuore, di non ricordare più con sofferenza i torti subiti. Si può ricordare ma con gioia.

Dall’amore che portiamo ai nostri nemici possiamo comprendere quanto amiamo Gesù, perché se è presente in noi l’Amore di Gesù riusciamo ad amare i nemici. Da soli non ce la faremo mai. Conoscete persone che non credono in Gesù ed amano i loro nemici? Al contrario, più sono lontani da Gesù e più odio e vendetta nutrono nei cuori.

Se amare i propri nemici sconvolge anche il senso di giustizia, non dimentichiamo che possiamo difendere i nostri diritti, nel senso che se un nemico arreca un danno considerevole, bisogna tutelarsi e proteggersi. Per ricevere giustizia. Altrimenti il nemico potrebbe diventare ancora più aggressivo e causare un danno maggiore. Amarlo sempre ma anche proteggersi. Amore totale e prudenza.

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16/06/2010 18:57
 
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la nostra Fede non si può misurare con le opere ed atteggiamenti esteriori, neanche con il giudizio della gente. La Fede si vive quando si incontra Gesù e convertiamo il nostro cuore a Lui.  

In questi giorni ho scritto che Gesù non è venuto ad abolire la Legge antica, ma a darle compimento, completamento. Noi osserviamo la nuova Legge del Vangelo solo quando scopriamo il senso profondo dell'elemosina, della preghiera, del digiuno.

Con le parole si costruiscono universi, ciò che rimane sono le opere compiute con atteggiamento di obbedienza a Gesù, che significa spogliarci delle nostre sicurezze.

Ci sono opere che si compiono per irrobustire la propria superbia e sicurezza, altre opere compiute nel nascondimento fortificano la vita spirituale. Noi dobbiamo puntare a queste opere e vediamo in che modo.

Fare l’elemosina può essere un gesto di vera carità o un gesto ipocrita per cercare ammirazione e dare agli altri l’impressione di essere una brava persona. Lo stesso gesto ha due dinamiche diverse: può essere opera virtuosa o un miserabile peccato.

Gesù ci avvisa di non cadere nella trappola dell’esibizionismo, che deturpa ogni buona opera e trasforma un gesto di carità in qualcos’altro. Comportamenti che risultano esteriormente irreprensibili si trasformano in esibizionismo. E l’uomo è incline per natura a compiacersi quando è ammirato.

Se sono gli altri a conoscere le nostre buone opere, non commettiamo alcuna colpa, è importante non cercare la compiacenza degli altri.

Gesù ci insegna che fare l’elemosina è qualcosa di molto personale, di vera intimità con Dio, non può essere sbandierato agli altri per riceverne complimenti. La tua sinistra non sappia cosa fa la destra. Questo silenzio deve diventare virtù, saper donare senza proclamarlo, lasciando solo a Dio questa conoscenza.

È un comportamento che fa crescere nel cammino spirituale, perché abbassa l’orgoglio e potenzia l’umiltà. Al contrario, chi pavoneggia le sue opere di carità, fa crescere l’orgoglio ed annienta quel pizzico di umiltà che aveva.

Questo comportamento riservato purifica l’anima, la persona si sente più raccolta, come se raccogliesse le proprie potenzialità con una buona capacità di dominarle. Si diventa forti nel controllo della propria persona, c’è una maggiore lucidità.

Ne consegue che il digiuno a pane ed acqua come chiede la Madonna il mercoledì e il venerdì, o digiuni dalla televisione o da altre dipendenze, diventano facilmente praticabili. Tutto è più facile.

Qualsiasi forma di digiuno diventa facile se l’anima è più forte e più pura.

Si arriverà al digiuno del cuore, quando l’amore sarà riversato solo su Dio.

La capacità di digiunare, ci porterà a gustare il cibo con gratitudine verso Dio, sul serio si avrà maggior gratitudine verso la Provvidenza di Dio. Molti considerano il cibo solo per trangugiare tutto ciò che è saporito, rimanendo indifferenti sul male che può arrecare al corpo e alla morale. Il digiuno da tutto ciò che è dipendenza, è molto importante.

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17/06/2010 09:11
 
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Oltre ad insegnare la preghiera che è un inno al Padre, Gesù spiega che è importante la preghiera affettiva, quella che scaturisce dal cuore e che spesso rimane nel cuore, non si esprime con le labbra, perché l’amore vola verso il Cielo.

«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole».

È un’affermazione che lascia senza dubbio molti cristiani spiazzati, sia per mancanza di conoscenza del vero cammino spirituale sia perché convinti che più parole si recitano ad alta voce negli incontri di preghiera, più si è spirituali.

Si ingannano, ma sbagliano soprattutto quei maestri che non insegnano a pregare.

Il Maestro per antonomasia è Gesù, dal suo Cuore è scaturita la preghiera che riassume tutto il Vangelo. Gesù ci insegna la preghiera cristiana: il Padre nostro.

Questa preghiera si apre all’inizio con il Padre e termina con il maligno. L'uomo si trova nel mezzo, indeciso dove schierarsi. Il Padre ci dona la vita, il diavolo vuole procurarci la morte dell’anima. L’uomo deve invocare il perdono dal Padre, ma deve essere pronto a perdonare gli altri.

La grande richiesta che si invoca è unica e grande: la realizzazione del Regno di Dio. Un Regno che prima deve essere presente in noi e poi esteso nel mondo.

È importante la venuta del Regno di Dio, segnerà la sconfitta del Male e il trionfo del Cuore Immacolato della Madonna. Non ci sarà più divisione né guerre, l’amore invaderà la terra e si unirà al Cielo in una armonia angelica di gioia divina.

Recitando con Fede e partecipazione il Padre Nostro, siamo aiutati a comprendere la vera identità del cristiano, chiamato a convertirsi sul serio.

È l’invocazione di chi ha scoperto di avere un Padre in Cielo e che è presente ovunque, per questo si adora con gratitudine e si compie l’atto di abbandono alla sua santissima volontà.

Per mezzo di questa semplice ma fortissima preghiera, il cristiano riconosce che tutto viene da Dio, anche il cibo che mangiamo e che viene indicato come pane quotidiano.

Abbiamo molti motivi per ringraziare Dio, anche per il cibo che abbiamo. Non viene dato valore al cibo perché ce n'é in abbondanza, le cose le apprezziamo quando mancano.

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18/06/2010 08:04
 
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È naturale, istintivo per ogni uomo cercare di accumulare beni materiali, per vedere quantificare i risultati dei suoi sforzi, anche per la strana preoccupazione del domani.

Accumulare con ansia evidenzia paura e la ricerca della sicurezza.

È chiaro che la persona prudente cerca di mettere da parte quel denaro per gli imprevisti che non si conoscono ancora ma che pressappoco si prevedono. Poi, ci sono legittimi desideri da soddisfare per chi vuole comprare una casa, una macchina, prevedere il matrimonio dei figli, rimodernare la casa e tante altre necessità che prima o poi si devono soddisfare.

C’è da distinguere l’atteggiamento di chi accumula per avidità e amore del denaro, mentre c’è chi si sforza di accumulare per risolvere i bisogni della famiglia o altre spese necessarie.

 Perché l’uomo si innamora di tutto ciò che lo delizia, lo fa sentire bene, lo appaga se lo possiede e lo fa godere quando lo pensa. Ma è tutta illusione.

L’uomo che insegue sempre nuovi beni da accumulare è un idolatra, la sua felicità la ripone esclusivamente nei beni della terra, non ha la capacità di pensare ai beni del Cielo. E la differenza è infinita. I beni materiali diventano il suo tesoro, li adora più di ogni cosa, ed è alle volte disponibile a perdere gli affetti familiari ma non i beni materiali.

I beni della terra ricercati con ansia, schiavizzano.

I beni diventano l’idolo, che si annida nel cuore e diventa l’unico oggetto da adorare. Ecco perché moltissimi cristiani non riescono ad adorare concretamente Gesù! Il loro cuore è pienamente impegnato ad adorare i beni materiali o qualche altro idolo e non c’è più spazio per lo Spirito di Dio.

Quanti cristiani vogliono comprendere il motivo della loro freddezza verso la preghiera e le devozioni, e non trovano mai una risposta!

I beni materiali se sono posseduti come un idolo, causano delusioni e abbattimenti, perché questi beni non solo non trasmettono alcunché di spirituale, ma distruggono anche quel minimo di cristianesimo che era presente.

Oggi l’uomo è proteso verso il possedimento dei beni della terra, non ha più la forza per cercare i beni del Cielo, e nel tempo svanirà anche la più debole traccia di vita spirituale.

Vediamo adesso, come mai Gesù nel Vangelo di oggi prima parla dell’accumulo dei beni e poi dell’occhio. Nel mezzo ha pure inserito il povero cuore che adora il tesoro che possiede.

«Non accumulate per voi tesori sulla terra.

Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

La lampada del corpo è l’occhio».

L’occhio puro non guarda con bramosia i beni della terra, invece l’occhio impuro li cerca. Questo occhio non fa altro che fissare i desideri immorali e disonesti, rivelando così che tutta la persona è immorale e disonesta. Ecco perché l’occhio è la lampada del corpo. Ne è lo specchio, l’occhio manifesta ciò che è l’uomo interiormente.

Gesù non parla dei ciechi, ma ha già detto che se l’occhio è puro lo è anche il corpo. Quindi, è una buona parola per i non vedenti. Tutti dobbiamo diventare non vedenti verso quelle cose che ci fanno peccare.

L’occhio dell’anima, quello interiore è ciò che conta, perché se desidera o brama i beni della terra, tutta la persona soffre, si abbatte, è frustrata o inappagata o demoralizzata. Desiderare beni con ansia e avidità non fa bene alla vita psico-fisica della persona. È legittimo desiderare tutto ciò che è necessario per vivere dignitosamente, ma il di più è sempre un male.

È onesto pensare ad un miglioramento sociale ed economico, per sé e la famiglia, ma và compiuto con purità e onestà. È sempre un male ottenere qualcosa non onestamente.

Se possiedi una casa che soddisfa le esigenze, perché ammalarti nel desiderio di avere una casa due volte più grande? Chiedi a Gesù di fartela avere in qualche modo lecito se è sua volontà, altrimenti diventa una malattia, prima psichica e poi fisica.

E se pensiamo a chi vive nelle capanne o nelle favelas, ci accontentiamo del nostro.

Non dobbiamo spaventarci quando vengono pensieri che bramano beni della terra, è normale questo perché l’uomo è tratto dal fango, quindi è un impasto di terra, come diceva pure Giobbe: “Anch'io sono stato tratto dal fango” (33,6).

Il problema è la mancanza di serenità ed equilibrio quando si pensa sempre ai beni materiali, mentre essere appagati dall’Amore di Dio, rende l’uomo forte nelle scelte e nei desideri.

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19/06/2010 09:58
 
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La preoccupazione per qualcosa si presenta quasi ogni giorno, soprattutto nelle persone indecise e che faticano a discernere il bene dal male.

Gesù pone tre domande che vengono utilizzate dalla massa: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Domande legittime, ma sono preoccupazioni quando diventano il centro della vita, quasi l’unica preoccupazione.

Basta vedere nei telegiornali e leggere sui quotidiani la forma esasperata che ha assunto la cura del proprio corpo. I centri benessere spuntano come funghi e ogni giorno ci sono novità che rallegrano ed esaltano coloro che vivono in perpetua agitazione a causa dello specchio che riflette qualche anomalia del corpo… e che richiede immediatamente una modifica da fare al proprio corpo.

 Una cosa è sistemare il naso lungo, all’insù o aquilino, altra cosa è ricercare la perfezione del naso con interventi ricercati. È vero che i soldi li spende chi ne è padrone. Ricercare la perfezione del corpo significa rischiare di perdere di vista la cosa più importante che è la comunione con Gesù.

Le cure del corpo sono sempre importanti quando c’è effettivo bisogno.

Se è vanità… il corpo diventa un idolo da ammirare… e fare ammirare…

Riguardo le preoccupazioni del futuro, Gesù ci dice che l’ansia del domani manifesta la mancanza di Fede. E chi ne soffre non è certamente un buon cristiano. Chi affida la sua vita a Gesù e spera con Fede, non può avere paura del domani.

Sarà certamente prudente ed attento ma non pauroso.

Chi ha bisogno di qualcosa che è veramente utile per sé o la famiglia, deve pregare e sperare. Gesù molto spesso combina situazioni sorprendenti. “Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno”.

Preoccuparsi del domani è una mancanza di sicurezza pagana, mentre il cristiano è consapevole che la sua vita è nelle mani di Dio, tutto dipende dalla sua volontà. Ma bisogna pregare per realizzare la sua volontà. Noi dobbiamo fare tutto quello che ci spetta compiere, con impegno ed attenzione.

Non si sbaglia se si cerca di migliorare la condizione sociale ed economica, senza considerarla la cosa più importante. Dio và messo al centro, da Lui proviene ogni bene.

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