Kurt Godel nacque a Brno nel 1906, ed è una delle più grandi menti del Novecento. Nel 1940 emigrò dall'Austria negli Stati Uniti, dove trovò una collocazione all'Institute for Advanced Study.E' considerato uno dei più grandi logici di tutti i tempi.
La cosa che mi ha meravigliato molto, recentemente, è scoprire che un suo famoso libretto, scritto nel 1941, è attualmente uno dei libri più venduti in Italia, grazie alla casa editrice Bollati che lo ha rieditato.
Il libretto in questione è il famoso: La prova matematica dell'Esistenza di Dio.
Dove Godel fornisce - incredibile dictu - la dimostrazione logica dell'esistenza di DIo in termini matematici.
E mi incuriosisce davvero molto pensare a cosa trarranno i tantissimi lettori che si affrettano a comprare questo libro, considerato che la dimostrazione in questione è assolutamente ardua per chi - come me - sia una capra in scienza matematica.
Il libretto, per lo più, è curato da Piergiorgio Odifreddi, e la cosa è piuttosto curiosa. Odifreddi è un ottimo matematico. Ma è uno dei personaggi più lontani dall'ottica di Dio. Ateo convinto, e acerrimo anti-metafisico. Che senso ha fargli curare un libro che parte da una pretesa invece dimostrativa in senso metafisico?
Ed è così inevitabile che Odifreddi, nel suo commento si lanci in interpretazioni assai arbitrarie, come quando scrive a pag. 77: " Nel febbraio del 1970 Godel mostrò la versione definitiva del suo lavoro al logico Dana Scott, e dichiarò di esserne soddisfatto, ma di non volerla pubblicare: temeva infatti di dare l'impressione di avere interessi teologici, in particolare di essere scambiato per un credente."
Odifreddi sa cosa si nascondeva nel cuore di Godel ? Che cosa muoveva la sua spasmodica ricerca di una dimostrazione logica della esistenza di Dio ?
Godel - anche se questo può dispiacere a Odifreddi - non era affatto ateo.
Nel 1975(tre anni prima di morire) rispondendo ad un questionario alla domanda sulla religione, Godel rispose: Religione: Battista Luterano, ma senza appartenere ad alcuna congregazione. Il mio credo è teista e non panteista, nel solco di Leibniz più che di Spinoza.
E nel 1961, in quattro lettere alla madre, parlò diffusamente delle ragioni valide per credere in un'altra vita dopo la morte. In un passo di queste meravigliose lettere, scrisse:
La parte più consistente e soddisfacente dell'apprendimento avverrà nella prossima vita, facendo tesoro dei ricordi - memorie latenti - e comprendendo davvero per la prima volta il senso delle nostre esperienze. L'essenza umana deve esistere in qualche modo, o esisterà. Non si capisce altrimenti perchè Dio non abbia fatto le persone in modo che esse comprendessero nel modo giusto la loro condizione fin dall'inizio.
Parole ben strane per un ateo, per un non credente...