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Gli atei sono più intelligenti dei credenti?
I risultati degli studi compiuti sulla relazione tra l’intelligenza e la religiosità individuali compiuti negli ultimi anni hanno evidenziato, come ha scritto Richard Dawkins nell’Illusione di Dio (pp. 103-106 dell’edizione italiana), quozienti d’intelligenza più alti tra chi è meno religioso. Il valore da attribuire a tale quoziente non è da enfatizzare (e anche su questa materia sono in corso discussioni da anni): ciononostante i risultati delle inchieste continuano a riscuotere molto interesse. L’ultima ricerca è stata compiuta da Satoshi Kanazawa, della London School of Economics and Political Science: sarà pubblicata sul numero di marzo del Social Psychology Quarterly. Ne ha dato un’anticipazione Elizabeth Landau sul sito della CNN: già il titolo è a effetto, perché evidenzia che liberal e atei hanno quozienti d’intelligenza più alti. In realtà la differenza non è enorme: tra atei e credenti ci sono 6 punti di differenza. Abbastanza da sollevare le critiche veementi non di un leader religioso, bensì di PZ Myers, gestore di Pharyngula, forse il godless blog più seguito al mondo.
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Sarà forse per questo motivo che Gesù ebbe a lamentarsi che "i figli delle tenebre sono più astuti dei figli della luce". (Luca 16,8)