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24/07/2014 08:08 | |
Gesù parla in parabole, un linguaggio semplice ed enigmatico nello stesso tempo, perché non intende costringere nessuno, ma responsabilizzare le libertà.
Gesù viene a rivelare il mistero di Dio e Dio è necessariamente sorprendente, poiché è “Altro” da noi e così può avvenire che lo si aspetti all’interno di uno spettacolo grandioso e impressionante. Invece Gesù, che è il Figlio, la sua immagine perfetta, appare in forma umiliata, come un seme, nascosto sotto terra. Siccome, però, è seme, porta in sé la forza della vita.
Ora, Gesù ha trovato occhi che si chiudevano per non vedere e cuori che resistevano per non essere risanati. I misteri di Dio non attraggono coloro che chiedono soltanto buoni vantaggi terreni.
Questo spiega quella frase così ostica alle orecchie di tanti ascoltatori di oggi: “A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. “Avere” o “non avere” non si riferiscono qui alle cose: non è questione di possesso o di povertà. Piuttosto è l’autodecisione della persona ad essere chiamata in questione. Chi “ha” apertura di cuore, avrà altro dono (al possesso dell’antica alleanza si aggiungerà la ricchezza della nuova); chi “non ha” questo cuore aperto alla trascendente sorpresa di Dio - (non è possibile che questo povero Gesù sia “Dio con noi”!) - perderà tutto.
Oggi, come allora, se le nostre libertà si difendono da Dio - non gli permettono di essere diverso da noi, non gli concedono che i suoi misteri siano più alti dei nostri pensieri -, egli non le viola; se si aprono a lui egli le invade.
Alla gratuità sovrabbondante della parola di Dio venuta in carne può realmente opporsi il rifiuto pregiudiziale dell’uomo che la vota alla nullità. |