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MEDITIAMO LE SCRITTURE (anno A)

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2014 07:14
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01/07/2014 08:27
 
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Movimento Apostolico - rito romano
Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?

San Paolo afferma che la fede nasce dall'ascolto della Parola del Signore: "Ergo fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi". Ecco la verità della sua completa argomentazione: "Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene! Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato? Dunque, la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo" (Rm 10,14-17). Questa è però solo una delle sue tante parole sulla nascita della fede. Nella stessa Lettera ai Romani, così completa la sua verità: "Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all'obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito. Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo" (Rm 15,18-19).
Per San Giovanni invece la fede nasce dall'ascolto, dalla visione, dal tatto, dalla contemplazione: "Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena" (1Gv 1,1-4). A questa sua verità dobbiamo aggiungere quanto lui scrive alla fine del suo Vangelo: "Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome" (Gv 10,30-31). La fede nasce dalla parola accompagnata dal segno. Parola e segno devono essere dati dal "predicatore" del mistero di Gesù Signore. Parola e segno devono essere intimamente connessi, mai disgiunti, mai separati.
La povertà della nostra fede oggi è data dalla sua riduzione a semplice parola e per di più incompleta, ereticale, parziale, epurata di molte verità essenziali. Gesù è sulla barca. Dorme. Non suscita alcuna fede nei discepoli. Viene l'uragano, la tempesta, il mare si agita, lo svegliano. Comanda al mare e al vento. All'istante tutto diviene una grande bonaccia. I discepoli cominciano ad interrogarsi. La fede comincia a nascere nel cuore. Nasce dall'ascolto e dalla visione, dalle parole e dalle opere intimamente congiunte poste nella storia dal Maestro. Essi ascoltano, vedono, si interrogano.
Sbagliamo quando pensiamo che la fede nasce dal solo ascolto. Così riduciamo il discepolo di Gesù ad un disco, ad un bronzo, ad un cimbalo squillante. Urge che noi diamo al processo della fede la sua complessità, universalità, globalità. In questa complessità è impegnato per intero il "predicatore" di essa. Costui dovrà essere il primo e insostituibile segno della fede. Tutta la sua persona dovrà essere questo segno assieme alla sua parola. Tutto il suo corpo dovrà parlare di fede allo stesso modo che il corpo di Cristo parlava e rivelava la sua verità. La sola parola non basta.
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