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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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24/10/2013 13:19
 
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sez. III. Della chiamata prossima alla contemplazione.

1406. Lasciamo per ora da parte la controversa questione della
chiamata generale e remota di tutti i battezzati alla contemplazione.
Tenendoci, per quanto e` possibile, sul terreno dei fatti, vogliamo
esaminare queste due questioni:
* 1^ a chi Dio ordinariamente conceda la grazia della
contemplazione;
* 2^ quali siano i segni della chiamata prossima e individuale
alla contemplazione.

I. A chi Dio conceda la contemplazione.

1407. 1^ Essendo la contemplazione dono essenzialmente gratuito,
n. 1387, Dio la concede a chi vuole, quando vuole e come vuole.
Ordinariamente pero` e in via normale, non la concede che alle anime
ben preparate.

Per eccezione e in modo straordinario, Dio concede talvolta la
contemplazione ad anime spoglie di virtu` a fine di strapparle dalle
mani del demonio.

E` quello che dice S. Teresa 1407-1: "Vi sono anime che Dio sa di
poter guadagnare merce` di questi favori. Poiche` le vede del tutto
traviate, vuole che nulla manchi da parte sua; e benche` siano in
cattivo stato e prive di virtu`, da` gusti e favori e tenerezze, che
cominciano a eccitarne i desideri. Le fa talora entrar perfino in
contemplazione, ma e` cosa rara e dura poco. Opera cosi`, ripeto, per
vedere se, con questi favori, vorranno disporsi a godere spesso della
sua presenza".

1408. 2^ Vi sono anime privilegiate che Dio chiama alla
contemplazione fin dall'infanzia: tale fu S. Rosa da Lima e ai di`
nostri S. Teresa del Bembin Gesu`. Ve ne sono altre che vi sono guidate
e vi fanno progressi rapidissimi che paiono sproporzionati alla loro
virtu`.

E` quanto narra S. Teresa 1408-1: "Ve ne e` una di cui mi ricordo in
questo momento. In tre giorni Dio la arricchi` di beni cosi` grandi,
che, se l'esperienza di ormai parecchi anni unita a progressi sempre
crescenti non mi rendessero la cosa credibile, io la terrei
impossibile. Un'altra lo fu nello spazio di tre mesi. Erano tutte e
due di poca eta`. Ne vidi altre non ricevere questa grazia se non dopo
molto tempo... Non si ha da por misura a un Padre cosi` grande e cosi`
bramoso di concedere benefici".

1409. 3^ Ordinariamente pero` e in via normale, Dio innalza di
preferenza alla contemplazione le anime che vi si sono preparate col
distacco, colla pratica delle virtu` e coll'esercizio dell'orazione,
massime dell'orazione affettiva.

Tal e` l'insegnamento di S. Tommaso 1409-1, il quale dichiara che
non si puo` giungere alla contemplazione se non dopo aver mortificato
le passioni colla pratica delle morali virtu`. (cfr. n. 1315).

S. Giovanni della Croce dice lo stesso, svolgendo ampiamente questa
dottrina nella Salita del Monte Carmelo e nella Notte dell'Anima, ove
dimostra che, per giungere alla contemplazione, bisogna praticare lo
spogliamento piu` intiero ed universale e aggiunge che se vi sono cosi`
pochi contemplativi, e` perche` pochi sono gli intieramente distaccati
da se stessi e dalle creature: "se l'anima, egli dice, togliesse del
tutto questi impedimenti e veli, rimanendosi in pura nudita` e poverta`
di spirito, subito, gia` semplice e pura, si trasformerebbe nella
semplice e pura sapienza divina che e` il Figlio di Dio" 1409-2.
S. Teresa vi batte sopra continuamente, raccomandando specialmente
l'umilta`: "Fate prima cio` che venne raccomandato agli abitanti delle
precedenti mansioni, e poi umilta`! umilta`! Per lei il Signore cede a
tutti i nostri desideri... Io penso che quando Dio vuol concederla, la
da` a persone che vanno gia` rinunziando alle cose di questo mondo, se
non di fatto perche` impedite dal loro stato, almeno col desiderio,
poiche` le chiama ad attendere in modo speciale alle cose interiori.
Quindi io sono persuasa che, se si lascia fare a Dio, non restringera`
qui la sua liberalita` verso anime che evidentemente chiama a salire
piu` in alto" 1409-3.

1410. 4^ Le principali virtu` che bisogna praticare sono: a) una
grande purita` di cuore e un intiero distacco da tutto cio` che puo`
condurre al peccato e turbar l'anima.

Come esempi di imperfezioni abituali che impediscono l'unione perfetta
con Dio, S. Giovanni della Croce cita "il chiacchierar molto; qualche
leggero attacco che non si ha il coraggio di rompere, a persona, a
vestito, a libro, a cella, a cibo preferito, a piccole familiarita`, a
leggiere inclinazioni ai propri gusti, a volere saper tutto e sentir
tutto, e altre simili soddisfazioni". E ne da` la ragione: "Fa lo
stesso che un uccello sia legato a un filo sottile o a un grosso;
perche`, sebbene sottile, vi stara` legato come al grosso, finche` non lo
spezzera` per volare... E cosi` e` dell'anima che e` attaccata a qualche
cosa; per quanto sia virtuosa, non giungera` alla liberta` della divina
unione" 1410-1.

1411. b) Una grande purita` di spirito, vale a dire la mortificazione
della curiosita`, che turba e inquieta l'anima, la distrae e la dissipa
in tutte le parti. Ecco perche` coloro che per dovere del proprio stato
hanno da leggere molto e da studiare, devono mortificare spesso la
curiosita` e fermersi di tanto in tanto per purificare l'intenzione e
volgere tutti i loro studi all'amor di Dio. Questa purita` vuole pure
che si sappiano diminuire e a tempo opportuno abbandonare i
ragionamenti nell'orazione, e semplificare gli affetti, per giungere a
poco a poco a un semplice sguardo affettuoso su Dio. A questo
proposito S. Giovanni della Croce biasima fortemente quegli inetti
direttori che, altro non conoscendo che la meditazione discorsiva,
vogliono obbligare tutti i penitenti a far incessantemente lavorare le
loro potenze 1411-1.

1412. c) Una gran purita` di volonta` con la mortificazione della
propria volonta` e col santo abbandono (nn. 480, 497).

d) Una viva fede che ci faccia vivere in tutto secondo le massime del
Vangelo (n. 1188).

e) Un religioso silenzio onde poter trasformare in preghiera tutte le
nostre azioni (n. 522-529).

f) Infine, e soprattutto, un ardente e generoso amore, che giunga sino
all'immolazione di se` e alla gioconda accettazione di tutte le prove
(n. 1227-1233).
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