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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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24/10/2013 13:17
 
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1304-1 Quando si legge, per esempio, la biografia di uomini come
i PP. Olivaint e Ginhac, del Mollevaut o del De Courson, e di tanti
altri le cui vite furono pubblicate, non possiamo tenerci
dall'ammirarne le virtu`, l'unione con Dio, la docilita` allo Spirito
Santo, ma pure non si vede che abbiano praticata la contemplazione
infusa.

1305-1 Don Me'nager, La doct. spir. de Cle'm. d'Alex., Vie
spirituelle, gennaio 1923, p. 424; Cfr. Etudes Carme'litaines,
1920-1922, ove e` una serie di articoli sulla contemplazione acquisita;
si legga anche il nostro articolo sulla orazione di semplicita`, Vie
spirit., dic. 1920, p. 161-174.

1305-2 Questa conclusione e` ammessa dal P. Garrigou-Lagrange, in
risposta ad una lettera di G. Maritain (Perfect. chre't. et contempl.,
t. II^, p. 75): "Quindi non abbiamo alcuna difficolta` a riconoscerlo
ripetutamente: puo` accadere che anime anche generosissime, per
mancanza di certe condizioni indipendenti dalla loro volonta`, non
pervengano alla vita mistica se non dopo un tempo piu` lungo della
durata ordinaria della nostra vita terrena. Il che puo` dipendere non
solo dall'ambiente sfavorevole, dalla mancanza di direzione, ma anche
dal fisico temperamento".

1306-1 Rev. des Jeunes, 25 sett. 1923, p. 613. -- Cio` che viene
pure provato da G. Maritain, nell'articolo citato. Aggiunge pero` che
le anime, in cui predominano i doni attivi, sono nello stato mistico,
benche` non godano della contemplazione infusa. A scanso d'equivoci,
bisognerebbe aggiungere ch'esse sono nello stato mistico
impropriamente detto.

1307-1 S. Tommaso, In III Sent., dist. XXXIV-XXXV; Ia. IIae, q. 68;
IIa. IIae, qq. 8, 9, 19, 45, 52, 121, 139; e i suoi commentatori,
specialmente Giovanni di S. Tommaso, in Iam IIae, q. 68; Suarez, De
gratia, P. III, c. VIII; Dionigi certosino, ottimo trattato De Donis
Spiritus S.; G. B. de St Jure, L'uomo spirituale, 4^ Principio, La
docilite' a` la conduite du S. Esprit; Mgr Perriot, L'Ami di Clerge',
1892; p. 389-393; Froget, De l'habitation du S. Esprit, p. 378-424;
Card. Billot, De virtutibus infusis, (1901), p. 162-190; Gardeil, Dons
du S. Esprit, Dict. de The'ol., t. IV, col. 1728-1781; D. Joret, Les
dons du S. Esprit, Vie spirituelle, t. I, pp. 229, 289, 383;
P. Garrigou-Lagrange, Perfect. et contemplation,
t. I, c. IV, a. 5-6, p. 338-417; Mgr Landrieux, Le Divin Me'connu.

1308-1 Nel libro delle Sentenze (III. Sent. d. 34, q. I, a. I)
adopra questa espressione: "Dona a virtutibus distinguuntur in hoc
quod virtutes perficiunt ad actus modo humano, sed dona ultra humanum
modum". Nella Somma si serve d'una espressione diversa: "secundum ea
(dona) homo disponitur ut efficiatur prompte mobilis ab inspiratione
divina^" (Ia. IIae, q. 68, a. I). Cfr. De Guibert, Dons du S. Esprit et
mode d'agir ultra-humain, nella Rev. d'Asc. et de Mystique, ott. 1922,
p. 394. Vi e` qui certamente una sfumatura un po' diversa; resta pero`
sempre vero che, sotto l'influsso dei doni giunti al loro pieno
sviluppo, noi siamo piu` passivi che attivi, magis agimur quam agimus.

1309-1 Sum. theol., IIa. IIae, q. 52, a. 2.

1311-1 Mgr Gay, Della vita e delle virtu` cristiane, t. I.

1313-1 Sum. Theol., IIa. IIae, q. 9, art. 3, ad 3: "Dona sunt
perfectiora virtutibus moralibus et intellectualibus; non sunt autem
perfectiora virtutibus theologicis; sed magis omnia ad perfectionem
virtutum theologicarum ordinantur sicut ad finem". Cfr. Ia. IIae, q. 68,
a. 8.

1314-1 Alcuni teologi, come l'abbate Perriot (Ami du Clerge',
1892, p. 391), pensano che i doni intervengano in ogni opera
meritoria; ma senza andar tanto oltre, si ammette comunemente che su
questi atti influiscano frequentemente allo stato latente, senza che
ne abbiamo coscienza.

1315-1 Sum. theol., Ia. IIae, q. 68, a. 8 ad 2.

1315-2 In IIam IIae, q. 182, a. 1, sez. VII; Joret, Vie spirit., 10
Aprile 1920, p. 45-49, e La Contemplation mystique, 1923, p. 71.

1316-1 I Cor., II, 12-14.

1317-1 Ps. LXXXIV, 9.

1317-2 De imit., l. III, c. 1.

1318-1 Joan., VIII, 29.

1318-2 Ps. XCIV, 8; Hebr., III, 7-8.

1319-1 Act., I, 14.

1320-1 Isa., XI, 2-3. -- Il testo ebraico non fa menzione del
dono della pieta`, come fanno i Settanta e la Volgata; la Tradizione
dal secolo III^ in poi conferma questo numero settenario. Del resto,
come nota il Knabenbauer (in Isaiam, Vol. I, p. 272), il concetto di
timore ha nella Sacra Scrittura tal ampiezza da potersi esprimere piu`
analiticamente coi due vocaboli di pieta` e di timore.

1321-1 Matth., X, 19.

1321-2 Atti, V, 29.

1323-1 "Sed quia humana ratio non potest comprehendere singularia
et contingentia quae occurrere possunt, fit quod "cogitationes
mortalium sint timidae et incertae providentiae nostrae" (Sap. IX, 14). Et
ideo indiget homo in inquisitione consilii dirigi a Deo qui omnia
comprehendit; quod fit per donum consilii, per quod homo dirigitur
quasi consilio a Deo accepto". (S. Tommaso, IIa. IIae, q. 52, a. I,
ad I).

1323-2 Mons. Landrieux, op. cit., p. 163. -- "La mancanza di
questo dono ci causa gravissimi mali, dice il P. S. Jure, P. Ia.,
c. IV, sez. 7, perche`... ci rende confusi nei pensieri, ciechi nei
disegni, precipitati nelle risoluzioni, imprudenti nelle parole,
temerari nelle opere".

1324-1 Ps. XXIV, 4.

1324-2 Ecco perche` Donoso Corte`s diceva che i migliori
consiglieri sono i contemplativi: "Fra le persone che conobbi da
vicino, e ne conobbi molte, le sole in cui io abbia riconosciuto
imperturbabile buon senso, vera sagacia, mirabile disposizione a dar
soluzioni pratiche e savie sui problemi piu` difficili... sono quelle
che condussero vita contemplativa e ritirata". (Saggi sul
Cattolicismo).

1325-1 Rom., VIII, 15.

1325-2 Rom., VIII, 28.

1326-1 Luc., X, 16.

1328-1 Galat., IV, 19.

1329-1 I Tim., IV, 7-8.

1330-1 Atti, VI, 8; VII, 55.

1333-1 I Cor., I, 27-29.

1333-2 "Ab illa^ mensa^ recedamus tanquam leones, ignem spirantes,
diabolo terribiles". (In Joan., homil. LXI, 3, P. L., LIX, 260).

1334-1 E` la lezione che il B. E. Susone ebbe un giorno dalla
divina Sapienza: "E` necessario, gli disse, che il mio servo ami prima
di tutto l'abnegazione e che muoia interamente a se stesso e alle
creature. Questo grado di perfezione e` molto raro, ma colui che vi e`
arrivato, s'innalza rapidamente a Dio... Sara` allora meraviglia che le
afflizioni e le croci non lo impressionino punto, come impressionano
quelli il cui formale desiderio e` di non soffire? Non e` che i Santi
siano piu` degli altri insensibili al dolore... Ma l'anima loro e` al
sicuro da ogni assalto, perche` non cerca e non ama che la croce... Il
loro corpo soffre, ma l'anima s'inebria di Dio e gusta nell'estasi una
ineffabile felicita`... L'amore che le anima fa che non possono piu`
considerare il dolore come dolore, ne` l'afflizione come afflizione:
non conoscono in Dio che pace profonda ed inalterabile".

1334-2 Atti, I, 8.

1336-1 Il Dialogo, l. I, c. 2, (edizione Gigli).

1336-2 "Ne` colui che per me desidera e vuole mortificare il corpo
colle molte penitenze senza uccidere la propria volonta`, mi e` molto a
grado. Ma io voglio le molte operazioni del sostener virilmente e con
pazienza e le altre virtu` intrinseche dell'anima. Io, che sono
infinito, richieggo infinite operazioni, cioe` infinito affetto
d'amore. Voglio che le operazioni della penitenza e degli altri
esercizi corporali siano posti per strumento e non per principale
affetto. Che se fosse posto il principale affetto ivi, mi sarebbe data
cosa finita, e farebbe come la parola, che, uscita che e` fuori della
bocca, non e` piu`. Se gia` la parola non uscisse coll'affetto
dell'anima, il quale concepisce e partorisce in verita` la virtu`, cioe`
che l'operazione finita, che ho chiamata parola, fosse unita
coll'affetto della carita`; allora sarebbe grata e piacevole a me;
perche` non sarebbe sola ma accompagnata colla vera discrezione, usando
operazioni corporali per strumento, non per principale capo". Il
Dialogo, l. I, c. X, (edizione Gigli).

1336-3 Eccles., XXI, 2.

1337-1 E` una giusta osservazione del P. de Smedt (Notre vie
surnat., t. I, p. 501-502): "Quando abbiamo un'alta ideale della
superiorita` di una persona su di noi, non ci avviciniamo a lei che con
un senso di timidita` o anche di turbamento; ma se questa persona
riguardata molto al di sopra di noi si mostra piena di bonta`, se
manifesta vivo piacere di vederci, di conversare con noi, di sapersi
da noi amata, se ambisce di trattare con noi con la piu` intima
familiarita`, il rispetto ispiratoci dalla sua superiorita` non
c'impedisce di concepire per lei un vivo affetto. Anzi, quanto piu`
grande e` l'idea che abbiamo della sua superiorita` su di noi, tanto piu`
grande e` pure il nostro amore, tanto piu` profonda la riconoscenza e
piu` vivo il desiderio di attestargli quest'amore e questa riconoscenza
colla tenerezza e colla devozione nostra. D'altra parte, vedendola piu`
da vicino e addentrandoci nella sua intimita`, maggiormente ne stimiamo
l'eccellenza delle doti; onde cresce la nostra venerazione per lei e
ci sentiamo compresi di riconoscenza e di confusione alla vista della
stima, della tenerezza, della premura, della delicatezza che ci
dimostra".

1338-1 Ps. CXVIII, 120.

1338-2 Ps. L, 19.

1339-1 IIa. IIae, q. 45, a. 2.

1339-2 D. Joret, Les dons du S. Esprit, in Vie spirit.,
Marzo 1920, p. 383-393.

1340-1 Esprit de M. Olier, t. II, p. 346.

1341-1 Joergensen, S. Francesco d'Assisi, (Palermo, 1910). Gli
stessi sentimenti si riscontrano nella Journe'e chre'tienne dell'Olier.

1342-1 Ps. LIV, 7.

1342-2 S. Agostino, Le confessioni, l. X, c. 27.

1343-1 Phil., III, 8.

1345-1 IIa. IIae, q. 8, a. 1.

1346-1 IIa. IIae, q. 8, a. 3.

1346-2 "In ha^c etiam vita^, purgato oculo per donum intellectu^s,
Deus quodammodo videri potest... Duplex est Dei visio: una quidem
perfecta, per quam videtur Dei essentia; alia vero imperfecta, per
quam, etsi non videamus de Deo quid est, videmus autem quid non est...
secunda pertinet ad donum intellectus inchoatum, secundum quod habetur
in via" (Ia. IIae, q. 69, a. 2, ad 3; IIa. IIae, q. 8, a. 7).

1347-1 Ps. CXVIII, 73.

1347-2 Matth., XI, 25.

1348-1 S. Tommaso, IIa. IIae, q. 45.

1349-1 Ps. XXXIII, 9.

1349-2 Ephes., I, 3.

1349-3 I semplici praticano questo dono della sapienza a modo
loro, assaporando a lungo qualche verita` divina; tale era quella
povera vaccaia che non poteva terminare il Pater, "perche`, diceva, son
gia` cinque anni che quando pronunzio la parola Pater e considero che
Colui che sta lassu` e` mio Padre, mi metto a piangere e sto tutto il
giorno cosi`, badando le vacche". (H. Bre'mond, Hist. litte'raire, t. II,
p. 66).

1351-1 Sap., IX, 1-12. La bella versione e` tolta da "I Libri
poetici della Bibbia tradotti dai testi originali e annotati dal
P. Vaccari S. J.", Roma, Pontificio Istituto biblico, 1925,
pp. 310-311 (N. D. T.)

1352-1 Ps. XXXIII, 9.

1353-1 Traite' de la vie inte'rieure, t. I, n. 246. A sostegno
della sua opinione cita S. Antonino, Giov. di S. Tommaso e il Suarez.
Lo stesso insegna il P. Garrigou-Lagrange, op. cit., t. I,
p. 404: "Abbiamo sempre detto che, prima dell'ingresso nello stato
mistico, i doni intervengono in modo o latente e assai frequente, o
manifesto ma raro." -- Cf. P. G. de Guibert; R. A. M., ott. 1923,
p. 338.

1354-1 Cosi` insegna il P. Meynard, t. I, n. 126, 128,
appoggiandosi su Giovanni di S. Tommaso.

1355-1 Cantico spirituale, stanza V, n. 1, 3.

1356-1 L'Ornamento delle Nozze Spirituali, l. II^, c. 66-68
(Libreria Carabba, Lanciano).

1356-2 Royaume des amants, c. XXXIII.

1358-1 Il P. Poulain, Delle grazie d'orazione, c. VI, adduce in
prova gran quantita` di testi.

1358-2 Confess., l. X, c. VI, nella classica versione del Bindi.

1359-1 Galat., V, 22-23. La Volgata ne enumera dodici: "Fructus
autem Spiritus est: caritas, gaudium, pax, patientia, benignitas,
bonitas, longanimitas, mansuetudo, fides, modestia, continentia,
castitas"; aggiunge dunque la longanimita`, la modestia e la
continenza, e alla temperanza sostituisce la castita`.

1361-1 "Beatitudines dicuntur solum perfecta opera, quae, etiam
ratione suae perfectionis, magis attribuuntur donis quam virtutibus".
(Sum. theol., Ia. IIae, q. 70, a. 2).

1363-1 Bossuet, Modo breve e facile per fare l'orazione in fede e
di semplice presenza di Dio, Tom. LIV, p. 316; Thomas a Jesu, De
contemplatione divina^; Ven. Libermann, Ecrits spirit., De l'oraison
d'affection; Instruct. aux missionaires, c. V, art. II; P. Poulain,
Delle grazie d'orazione, c. II; D. V. Lehodey, Le vie dell'orazione,
P. II, c. VIII (Marietti, Torino); A. Tanquerey, L'oraison de
simplicite', Vie spirit., dic. 1920, p. 161-174.

1368-1 Galat., II, 20.

1368-2 Joan., XIV, 23; I Cor., III, 17; VI, 20.

1368-3 Traite' de la ve'ritable oraison, P. 3a., C. 10.

1369-1 I Petr., II, 5.

1372-1 Autobiografia, c. XIII, -- Cf. P. Dupont, Vie di
P. Balthazar Alvarez, c. XLI.

1373-1 Opuscolo sul miglio modo di fare orazione, t. VII,
ed. Vive`s, p. 501.

1375-1 Vita del Santo Curato d'Ars scritto dal Monnin, l. V,
c. IV (Marietti, Torino).

1375-2 Galat., II, 20. -- S. Teresa, nella sia Vita, c. XIII, in
fine, ci da` un esempio di quest'orazione. Dopo aver invitato le suore
a meditare su Gesu` legato alla colonna, aggiunge in fine: "Badi pero`
di non stancarsi cercando sempre questo (chi pati`, che cosa pati`, per
chi pati` ecc.) ma se ne stia li` coll'intelletto quieto. Potendo, si
occupi nel pensare che Gesu` la guarda e l'accompagni, gli parli, gli
chieda, si umili, si consoli con lui, ammettendo che non merita di
stare alla sua presenza. Se puo` giungere a questo, anche fin dal
principio dell'orazione, ne cavera` gran profitto..."

1376-1 Il P. S. Jure compose una piccola raccolta di questo
genere: Le Mai^tre Je'sus Christ enseignant les hommes; si puo` pure
servirsi del V. P. Chevrier, Le disciple.

1377-1 L'oraison di coeur, c. I.

1378-1 Introduzione, c. IV.

1380-1 Lettera del 11 marzo 1610, t. XIV, p. 266.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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