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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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24/10/2013 13:15
 
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ART. II. L'ORAZIONE DI SEMPLICITA` 1363-1.

1363. L'orazione di semplicita`, come la disse Bossuet, era
conosciuta assai prima di lui, e portava vari nomi che e` bene qui
richiamare.

1) S. Teresa la chiama orazione di raccoglimento; e si deve intendere
raccoglimento attivo, in opposizione al raccoglimento passivo di cui
parleremo nel secondo capitolo; l'anima vi raccoglie le varie sue
facolta` per concentrarle su Dio, ascoltarlo ed amarlo.

2) Molti la chiamano orazione di semplice sguardo, di semplice
presenza di Dio, o di semplice abbandono in Dio, oppure una semplice
vista di fede, perche` l'anima fissa affettuosamente lo sguardo su Dio,
si tiene alla sua presenza, s'abbandona nelle sue mani e con una
semplice vista di fede lo guarda e lo ama.

3) Bossuet la chiama orazione di semplicita`, perche` ci fa semplificar
tutto, ragionamenti e affetti della orazione, anzi tutta quanta la
vita.

4) I Carmelitani, e con loro molti autori dal secolo XVII in qua, la
chiamano contemplazione acquisita per distinguerla dalla
contemplazione infusa.

Di quest'orazione esporremo:
* 1^ la natura;
* 2^ i vantaggi;
* 3^ il modo di farla;
* 4^ le relazioni colla contemplazione propriamente detta.

sez. I. Natura dell'orazione di semplicita`.

1364. Bossuet descrisse molto bene quest'orazione:

"Bisogna abituarsi a nutrir l'anima con un semplice e amoroso sguardo
in Dio e in Nostro Signore Gesu` Cristo; a tal effetto bisogna
dolcemente separarla dal ragionamento, dal discorso e dalla
moltitudine degli affetti, per tenerla in semplicita`, in rispetto, in
attenzione, e avvicinarsi cosi` sempre piu` a Dio, suo primo principio e
suo ultimo fine... La meditazione e` molto buona a suo tempo, e molto
utile al principio della vita spirituale; ma non bisogna fissarvisi,
perche` l'anima, colla sua fedelta` a mortificarsi e a raccogliersi,
riceve d'ordinario un'orazione piu` pura e piu` intima, che si puo`
chiamare di semplicita`, la quale consiste in una semplice vista,
sguardo o attenzione amorosa in se`, verso qualche oggetto divino, che
puo` essere Dio in se stesso, o alcuno dei suoi misteri, o altre verita`
cristiane. L'anima dunque, lasciando il ragionamento, si serve di una
dolce contemplazione che la tiene quieta, attenta e capace delle
operazioni e impressioni divine che lo Spirito Santo le comunica; fa
poco e riceve molto; dolce e` il suo lavoro, eppure piu` fruttuoso; e
poiche` ella si fa piu` presso alla fonte di ogni luce, di ogni grazia e
di ogni virtu`. glie se ne da` pure in maggior copia".

Quest'orazione comprende quindi due atti essenziali: guardare ed
amare; guardar Dio o qualche oggetto divino per amarlo, e amarlo per
meglio guardarlo. Confrontando quest'orazione colla meditazione
discorsiva o affettiva, vi si rileva una triplice semplificazione, che
giustifica molto bene l'espressione usata di Bossuet.

1365. 1^ La prima semplificazione e` la diminuzione, poi la
soppressione dei ragionamenti, che tenevano si` gran posto nella
meditazione degl'incipienti. Obbligati ad acquistare profonde
convinzioni e poco abituati del resto a pii affetti, avevano bisogno
di lungamente riflettere sulle verita` fondamentali della religione e
sulle loro relazioni con la vita spirituale, sulla natura e sulla
necessita` delle principali virtu` cristiane e sui mezzi di praticarle,
prima di poter far scaturire dal cuore sentimenti di riconoscenza e
d'amore, di contrizione, di umiliazione e di fermo proponimento, di
ardenti e continuate preghiere. a) Ma viene poi il tempo in cui queste
convinzioni si radicano talmente nell'anima, da far parte, a cosi`
dire, della nostra mentalita` abituale, onde bastano pochi minuti per
richiamarle alla mente. Nascono allora prontamente e facilmente i pii
affetti di cui parliamo e l'orazione diventa affettiva.

1366. b) Piu` tardi si fa un'altra semplificazione: i pochi minuti di
riflessione sono sostituiti da uno sguardo intuitivo dell'intelletto.
A quel modo che conosciamo senza difficolta` e per una specie
d'intuizione i primi principi, cosi`, quando abbiamo per lungo tempo
meditato sulle verita` fondamentali della vita spirituale, esse
diventano per noi certe e fulgide come i primi principi, e noi, con
uno sguardo complessivo, facilmente e giocondamente le afferriamo,
senza bisogno di farne minuziosa analisi. Cosi` l'idea di padre
applicata a Dio, che a principio aveva bisogno di lunghe riflessioni
per darcene tutti il contenuto, ora con un solo sguardo ci si fa cosi`
ricca e cosi` feconda, che vi ci fermiamo sopra lungamente e
amorosamente ad assaporarne i molteplici elementi.

c) Avviene anche qualche volta che l'anima si contenta d'uno sguardo
confuso su Dio o sulle cose divine, che pure la tiene dolcemente e
affettuosamente alla presenza di Dio e la rende vie piu` docile
all'azione dello Spirito Santo; e allora, senza moltiplicare atti di
intelletto o di volonta`, s'abbandona a Dio per eseguirne gli ordini.

1367. 2^ Pari semplificazione avviene negli affetti. Erano a
principio numerosi, vari e in rapida vicenda: amore, gratitudine,
gioia, compassione, dolore dei peccati, desiderio di far meglio,
domanda d'aiuto, ecc. a) Ma presto un solo e` medesimo affetto dura
cinque, dieci minuti; l'idea di Dio Padre nostro, per esempio, eccita
nel cuore un amore intenso che, senza esprimersi in molte parole,
alimenta per alcuni minuti tutta l'anima, la penetra e vi produce
generose disposizioni. Non bastera` certo a occupar da solo tutto il
tempo della orazione e bisognera` passare ad altri affetti per non
cadere in distrazioni o in una specie d'oziosita`; ma ognuno vi terra`
posto cosi` ampio da non doverli moltiplicare come per lo passato.

1368. b) Tra gli affetti qualcuno finisce poi con dominare e tornar
continuamente alla mente e al cuore; il suo oggetto diventa come
quello d'una idea fissa, attorno alla quale gravitano certo altre idee
ma poche e subordinate. Per gli uni sara` la Passione di Nostro
Signore, coi sentimenti di amore e di sacrifizio che le si
accompagnano: dilexit me et tradidit semetipsum pro me 1368-1. Per
gli altri sara` Gesu` vivente nell'Eucaristia che diverra` centro dei
pensieri e degli affetti, onde ripeteranno continuamente: Adoro te
devote, latens Deitas. Ci sono di quelli che vengono vivamente presi
dal pensiero di Dio presente nell'anima e che non pensano che a
glorificarlo in tutto il corso del giorno: "Apud eum veniemus et
mansionem apud eum faciemus... templum Dei sanctum est, quod estis
vos... glorificate et portate Deum in corpore vestro" 1368-2.

Questo fatto e` molto bene spiegato dal P. Massoulie' 1368-3:
"Quando l'anima si fa a considerare che non solo ha l'onore di essere
alla presenza di Dio, ma anche la fortuna di possederlo in se stessa,
questo pensiero le fa viva impressione e la fa entrare in profondo
raccoglimento. Ella guarda questo Dio di amore e di maesta` e tutta
l'adorabile Trinita` che si degna di entrare in lei e abitarvi come in
suo tempio. Lo guarda con somma compiacenza, gioisce di gaudio in
possederlo e vi trova riposo ineffabile vedendo sodisfatti tutti i
suoi desideri, quanto e` consentito sulla terra: che cosa infatti puo`
l'anima desiderare e sperare di piu` grande che posseder Dio?

1369. 3^ Questa semplificazione si estende ben presto a tutta la
vita: "La pratica di quest'orazione, dice Bossuet, deve cominciare fin
dal primo svegliarsi, facendo un atto di fede in Dio presente da per
tutto, e in Gesu` Cristo, il cui sguardo, quand'anche fossimo
inabissati nel centro della terra, non ci lascia mai". E continua per
tutta la giornata. Pur attendendo agli ordinari doveri, uno sta unito
a Dio, lo guarda ed ama. Nelle preghiere liturgiche e in quelle vocali
si bada piu` alla presenza di Dio vivente in noi che al senso
particolare delle parole, e si cerca prima di tutto di dimostrargli il
proprio amore. Anche gli esami di coscienza si semplificano: si vedono
con rapido sguardo le proprie colpe appena commesse e subito si
detestano. Gli studi e le esterne opere di zelo si fanno in ispirito
di preghiera, alla presenza di Dio, col desiderio ardente di
glorificarlo, ad majorem Dei gloriam. Anche le azioni piu` comuni sono
compenetrate di spirito di fede e di amore, onde diventano ostie
frequentemente offerte a Dio, "offerre spirituales hostias
acceptabiles Deo" 1369-1.
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