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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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24/10/2013 13:10
 
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PARTE SECONDA
Le Tre Vie
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LIBRO III.

La via unitiva.
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1289. Purificata l'anima e ornatala con la pratica positiva delle
virtu`, si e` maturi per l'unione abituale ed intima con Dio, ossia per
la via unitiva.

OSSERVAZIONI PRELIMINARI 1289-1.

Prima di venire alle questioni particolari, bisogna esporre
brevemente:
* 1^ il fine a cui si mira in questa via;
* 2^ i caratteri distintivi;
* 3^ il concetto generico di contemplazione, che e` uno dei
caratteri generali di questa via;
* 4^ la divisione da tenere.

I. Il fine a cui si mira.

1290. Questo fine non e` altro che l'intima e abituale unione con Dio
per mezzo di Gesu` Cristo. E` molto bene espresso nelle parole poste
dall'Olier in testa al Pietas Seminarii: "Primarius et ultimus finis
hujus Instituti erit vivere summe Dei in Cristo Jesu Domino nostro,
ita ut interiora Filii ejus intima cordis nostri penetrent, et liceat
cuilibet dicere quod Paulus fiducialiter de se praedicabat: Vivo, jam
non ego; vivit vero in me Christus" 1290-1.

Vivere unicamente per Dio, il Dio vivente, la SS. Trinita`, che abita
in noi, per lodarlo, servirlo, riverirlo e amarlo: ecco il fine del
perfetto cristiano; vivere non in modo mediocre ma intenso, con tutto
il fervore che viene dall'amore; e quindi obliar se stessi per non
pensar piu` che a quel Dio che si degna di vivere in noi, ad amarlo con
tutta l'anima, a concentrare in lui tutti i pensieri, i desideri, le
azioni. E` il modo di attuare quella preghiera di Prima in cui
chiediamo a Dio che diriga, che santifichi, che regga e che governi
l'anima e il corpo nostro, i sentimenti, le parole e le opere nostre,
onde assoggettarle intieramente alla santa sua volonta`. "Dirigere et
sanctificare, regere et gubernare dignare, Domine Deus, Rex caeli et
terre, hodie corda et corpora nostra, sensus, sermones et actus
nostros in lege tua^ et in operibus mandatorum tuorum..."

1291. Ma, essendone incapaci da noi stessi, vogliamo intimamente
unirci a Cristo Gesu`, in Christo Jesu: incorporati a lui col
battesimo, vogliamo stringere vie piu` questa intima unione col
fervoroso uso dei sacramenti e soprattutto colla santa comunione
prolungata col raccoglimento abituale, affinche` le sue interiori
disposizioni diventino nostre, ispirino tutte le nostre azioni, onde
possiamo ripetere e praticare il detto di S. Paolo: "Io vivo, ma non
sono piu` io che vivo, e` Gesu` che vive in me". A conseguire questo
lieto effetto, Gesu` coi suoi meriti e colle sue preghiere ci manda il
divino suo Spirito, quello Spirito che nell'anima sua operava le
perfette disposizioni ond'era animata; e noi, lasciandoci guidare da
questo divino Spirito, obbedendo prontamente e generosamente alle sue
ispirazioni, pensiamo, parliamo e operiamo come farebbe Gesu` se fosse
al nostro posto. E` quindi lui che vive in noi, che con noi e per noi
glorifica Dio, che ci santifica e ci aiuta a santificare i fratelli.
Se dunque in questa via la devozione alla SS. Trinita` diviene
predominante, non si cessa per questo di unirsi al Verbo Incarnato,
per mezzo di lui risalendo al Padre: "nemo venit ad Patrem nisi per
me" 1291-1.

II. I Caratteri distintivi della via unitiva.

Questi caratteri si compendiano in uno solo, il bisogno di semplificar
tutto, di ridur tutto all'unita`, vale a dire all'intima unione con Dio
per mezzo della divina carita`.

1292. 1^ L'anima vive quasi costantemente alla presenza di Dio, e si
diletta di contemplarlo vivente nel suo cuore, "Ambulare cum Deo
intus", diligentemente distaccandosi dalle creature "non aliqua^
affectione teneri foris". Onde cerca la solitudine e il silenzio;
costruisce a poco a poco nel cuore una celletta in cui trova Dio e gli
parla cuore a cuore. Si forma allora tra Dio e lei una dolce intimita`.

"L'intimita`, dice Mgr Gay 1292-1, e` la coscienza che coloro che si
amano hanno dell'armonia che corre tra loro: coscienza piena di luce,
di unzione, di letizia e di fecondita`. E` il sentimento e l'esperienza
delle loro mutue attrattive, della loro affinita`, del'intiera loro
corrispondenza se non della perfetta loro somiglianza... E` l'unione
fino all'unita` e quindi l'unita` senza la solitudine. E` una sicurezza
reciproca, una fiducia illimitata, una voluta semplicita` che rende le
anime tutte trasparenti; e` in fine, e per conseguenza, la piena
liberta` che si danno di guardarsi sempre a vicenda e vedersi sino al
fondo dell'anima". Tal e` l'intimita` che Dio permette anzi si degna
offrire alle anime interiori, come e` bene spiegato dall'autore
dell'Imitazione: Frequens illi visitatio cum homine interno, dulcis
sermocinatio, grata consolatio, multa pax, familiaritas stupenda
nimis" 1292-2.

1293. 2^ Onde l'amor di Dio ne diventa non solo la virtu` principale
ma l'unica virtu`, si puo` dire, nel senso che tutte le altre virtu` da
lei praticate non sono per lei che atti d'amore.

Cosi` la prudenza non e` per lei che un affettuoso sguardo alle cose
divine per trovarvi la regola dei suoi giudizi; la giustizia,
un'imitazione quanto piu` possibile perfetta della divina rettitudine;
la fortezza, una totale signori`a delle passioni; la temperanza, un
intiero obli`o dei terreni diletti per non pensare che ai gaudii del
cielo 1293-1. A piu` forte ragione sono per lei esercizio di
perfetto amore le virtu` teologali: la fede non e` piu` soltanto un atto
rinnovato ogni tanto, e` lo spirito di fede e la vita di fede informata
dalla carita`, fides quae per caritatem operatur; la speranza e` filiale
confidenza e santo abbandono. A queste altezze tutte le virtu` non sono
ormai che una virtu` sola, sono, a cosi` dire, forme varie della carita`:
caritas patiens est, benigna est...".

1294. 3^ Pari semplificazione avviene nell'orazione: scompaiono a
poco a poco i ragionamenti per far posto a pii affetti; e questi a
loro volta si semplificano, come presto spiegheremo, diventando
affettuoso e prolungato sguardo su Dio.

1295. 4^ Onde poi semplificazione in tutta quanta la vita: prima
l'anima aveva ore determinate per la meditazione e la preghiera, ora
la sua vita e` continua preghiera; o lavori o si ricrei, sola o in
compagnia, s'innalza continuamente a Dio, conformando la sua volonta` a
quella di lui: "Quae placita sunt ei facio semper" 1295-1.
Conformita` che non e` per lei se non un atto di amore e di abbandono
nelle mani di Dio; le preghiere, le azioni ordinarie, i patimenti, le
umiliazioni sue sono tutte imbevute di amor di Dio: Deus meus et
omnia.

1296. Conclusione. Si puo` da questo vedere chi sono coloro a cui
conviene la via unitiva: sono quelli che riuniscono le tre condizioni
seguenti:

a) Una grande purita` di cuore, vale a dire non solo la espiazione e la
riparazione delle colpe passate, ma anche il distacco da tutto cio` che
potrebbe condurre al peccato, l'orrore per ogni peccato veniale
deliberato e anche per ogni volontaria resistenza alla grazia; il che
per altro non esclude qualche colpa veniale di fragilita`, che e` del
resto vivamente e prontamente detestata. Questa purificazione
dell'anima, abbozzata nella via purgativa, perfezionatasi nella via
illuminativa colla pratica positiva delle virtu` e colla generosa
accettazione delle croci provvidenziali, ricevera` nella via unitiva il
suo compimento colle prove passive che presto descriveremo.

b) Una grande padronanza di se`, acquistata colla mortificazione delle
passioni e colla pratica delle virtu` morali e teologali, che,
disciplinando le nostre facolta`, le assoggetta a poco a poco alla
volonta` e la volonta` a Dio. Si ristabilisce cosi`, fino a un certo
punto, l'ordine primitivo; onde, padrona di se`, l'anima puo` darsi
intieramente a Dio.

c) Un abituale bisogno di pensare a Dio, di trattenersi con lui, e se,
per dovere del proprio stato, attende a cose profane, si sforza di non
perdere di vista la divina presenza e si volge istintivamente verso di
lui come la calamita verso il polo: "oculi mei semper ad
Dominum" 1296-1.

III. Nozione generale della contemplazione 1297-1.

A forza di pensare a Dio, uno fissa amorosamente lo sguardo su di lui,
e si ha cosi` la contemplazione, che e` una delle note caratteristiche
di questa via.

1297. 1^ Contemplazione naturale. Contemplare in generale significa
guardare un oggetto con ammirazione. C'e` una contemplazione naturale,
che puo` essere sensibile, immaginativa o intellettuale.

1) E` sensibile, quando si guarda a lungo e con ammirazione un bello
spettacolo, per esempio, l'immensita` del mare o una maestosa catena di
monti. 2) Si chiama immaginativa, quando uno colla fantasia si
rappresenta a lungo, con ammirazione ed affetto, cosa o persona amata.
3) Si dice intellettuale o filosofica, quando si fissa la mente con
ammirazione e con sguardo complessivo su qualche grande sintesi
filosofica, per esempio, sull'Essere assolutamente semplice ed
immutabile, principio e fine di tutti gli esseri.

1298. 2^ Contemplazione soprannaturale. Vi e` pure una contemplazione
soprannaturale e di questa intendiamo parlare. Ne esporremo la nozione
e le specie.

A) Nozione. La parola contemplazione indica, in senso proprio, un atto
di semplice vista intellettuale, astraendo dai vari elementi affettivi
o immaginativi che l'accompagnano; ma, quando l'oggetto contemplato e`
bello ed amabile, l'atto si associa ad ammirazione e amore. Per
estensione si chiama contemplazione un'orazione che ha per qualita`
speciale il predominio di questo semplice sguardo; onde non e`
necessario che questo atto duri tutto il tempo dell'orazione, basta
che sia frequente e accompagnato da affetti. L'orazione contemplativa
si distingue quindi dall'orazione discorsiva, n. 667, perche`
esclude i lunghi ragionamenti; e dall'orazione affettiva, n. 976,
perche` esclude la moltiplicita` degli atti che qualificano
quest'ultima. Si puo` dunque definirla: una vista semplice e affettuosa
di Dio o delle cose divine; e piu` brevemente simplex intuitus
veritatis, come dice S. Tommaso 1298-1.

1299. B) Specie. Si possono distinguere tre specie di
contemplazione: la contemplazione acquisita, la contemplazione infusa
e la contemplazione mista 1299-1.

a) La contemplazione acquisita non e` in fondo che orazione affettiva
semplificata e si puo` definire: una contemplazione in cui la
semplificazione degli atti intellettuali ed affettivi e` il frutto
della nostra attivita` aiutata dalla grazia. Spesso anche i doni dello
Spirito Santo vi intervengono in modo latente, massime quello della
scienza, dell'intelletto e della sapienza, per aiutarci a fissare
amorosamente lo sguardo su Dio, come spiegheremo piu` avanti.

1300. b) La contemplazione infusa o passiva e` essenzialmente
gratuita, e non possiamo procurarcela con i nostri sforzi, aiutati
dalla grazia ordinaria. Onde si puo` definirla: una contemplazione in
cui la semplificazione degli atti intellettuali ed affettivi risulta
da una grazia speciale, grazia operante, che s'impossessa di noi e ci
fa ricevere lumi ed affetti che Dio opera in noi col nostro consenso.

E` quindi detta infusa, non perche` proceda dalle virtu` infuse,
procedendone anche la contemplazione acquisita, ma perche` non e` in
nostro potere il produrre questi atti, data pure la grazia ordinaria;
non e` pero` Dio solo che opera in noi, perche` lo fa col libero nostro
consenso, in quanto che noi liberamente riceviamo cio` che egli ci da`.
Se l'anima, sotto l'influsso di questa grazia operante, e` detta
passiva, gli e` perche` riceve doni divini, ma, ricevendoli, vi da` il
suo consenso 1300-1, come appresso spiegheremo. Da S. Teresa e`
chiamata soprannaturale, perche` e` tale per doppio ragione, primo per
lo stesso titolo degli altri atti soprannaturali, e poi perche` Dio
opera in noi in modo specialissimo.

1301. c) Si distingue pure una contemplazione mista. Vedremo infatti
appresso che la contemplazione infusa e` talvolta brevissima; onde puo`
accadere che, in una stessa orazione, gli atti dovuti all'attivita`
nostra si alternino con gli atti prodotti sotto l'azione speciale
della grazia operante; cosa che avviene specialmente a quelli che
cominciano ad entrare nella contemplazione infusa. La contemplazione e`
allora mista, ossia alternativamente attiva e passiva; ma generalmente
viene classificata nella contemplazione infusa, di cui e`, a cosi` dire,
il primo grado.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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