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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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19/10/2013 18:15
 
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II. Malizia dell'ira.

L'ira si puo` considerare in se` e negli effetti.

857. 1^ Considerata in se`, si puo` ancora distinguere:

A) Quando e` semplicemente passeggiero moto di passione, e` di natura
sua peccato veniale: perche` vi e` allora eccesso nel modo con cui si
esercita, oltrepassando la debita misura; ma non vi e`, come si
suppone, violazione delle grandi virtu` della giustizia o della carita`.
Vi sono peraltro casi in cui l'ira e` talmente eccessiva che si perde
la padronanza di se` e si trascorre a gravi insulti contro il prossimo;
se questi moti, benche` prodotti dalla passione, sono deliberati e
volontari, costituiscono colpa grave; ma spesso non sono che
semivolontari.

858. B) L'ira che giunge all'odio e al rancore se deliberata e
volontaria, e` di natura sia peccato mortale, perche` viola gravemente
la carita` e spesso pure la giustizia. Di questa collera disse Nostro
Signore: "Chi s'adira contro il fratello, merita di essere punito dai
giudici; e chi avra` detto al fratello: Raca, merita di essere punito
dal Consiglio (Sinedrio); e chi avra` detto: Stolto, merita di essere
gettato nella geenna del fuoco" 858-1. Se pero` il moto di odio non
e` deliberato o se vi si da` solo consenso imperfetto, la colpa sara`
soltanto leggiera.

859. 2^ Gli effetti dell'ira, quando non vengono repressi, sono
talvolta terribili.

A) Seneca li descrisse in termini vivaci: all'ira attribuisce
tradimenti, omicidi, avvelenamenti, intestine divisioni nelle
famiglie, dissensioni e lotte civili, guerre con tutte le funeste loro
conseguenze 859-1. Anche quando non giunge a tali eccessi, e` pur
sempre fonte di gran numero di colpe, perche` ci fa perdere la signori`a
di noi stessi, e turba specialmente la pace delle famiglie e produce
terribili inimicizie.

860. B) Rispetto alla perfezione, l'ira e`, detta di
S. Gregorio 860-1, grande ostacolo al progresso spirituale.
Perche`, se non viene repressa, ci fa perdere: 1) il senno ossia la
ponderazione; 2) la gentilezza, che abbellisce le relazioni sociali;
3) la premura della giustizia, perche` la passione ci fa misconoscere i
diritti del prossimo; 4) il raccoglimento interno, cosi` necessario
all'intima unione con Dio, alla pace dell'anima, alla docilita` alle
ispirazioni della grazie. Conviene quindi cercarne i rimedi.

III. Rimedi contro l'ira.

Questi rimedi devono combattere la passione dell'ira e il sentimento
di odio che ne e` talora la conseguenza.

861. 1^ A trionfar della passione non bisogna trascurare mezzo
alcuno.

A) Vi sono mezzi igienici che giovano a prevenire o a moderare la
collera, come, per esempio, un regime alimentare emolliente, i bagni
tiepidi, le docce, l'astinenza dalle bevande eccitanti e in
particolare dalle spiritose: atteso l'intimo vincolo che corre tra
l'anima e il corpo bisogna saper moderare anche il corpo. Dovendosi
pero`, in questa materia, tener conto del temperamento e dello stato di
salute, prudenza vuole che si consulti il medico 861-1.

862. B) Ma anche migliori sono i rimedi morali. a) A prevenir l'ira,
e` bene abituarsi a riflettere prima di operare, per non lasciarsi
dominare dai primi assalti della passione: lavoro di lunga lena ma
efficacissimo. b) Quando poi, non ostante ogni vigilanza, questa
passione, ci sorprende il cuore, "e` meglio respingerla subito anziche`
mettersi a discutere con lei; perche`, per poco tempo che le si dia,
diventa padrona di tutto il campo, a modo del serpente che insinua
tutto il corpo dove puo` ficcare la testa... Appena dunque ve ne
accorgete, bisogna che raccogliate subito le forze, non bruscamente o
impetuosamente ma con calma e serieta`" 862-1. Altrimenti, volendo
reprimere l'ira con impetuosita`, ci turbiamo anche di piu`.
c) A reprimere meglio l'ira, e` utile distrarsi, pensando ad altro che
a cio` che puo` eccitarla; bisogna quindi bandire il ricordo delle
ingiurie ricevute, allontanare i sospetti, ecc. d) "Bisogna invocare
l'aiuto di Dio quando ci sentiamo agitati dalla collera, ad imitazione
degli Apostoli vessati dal vento e dalla tempesta in mezzo al lago, e
Dio comandera` alle nostre passioni di calmarsi, onde seguira` grande
bonaccia" 862-2.

863. 2^ Quando l'ira eccita in noi sentimenti di odio, di rancore o
di vendetta, non si puo` radicalmente guarirli che con la carita`
fondata sull'amor di Dio. E` bene rammentare che siamo tutti figli
dello stesso Padre celeste, incorporati allo stesso Cristo, chiamati
alla stessa felicita` eterna, e che queste grandi verita` sono
incompatibili con ogni sentimento di odio. Quindi: a) Si richiameranno
le parole del Pater: rimetti a noi i nostri debiti come noi rimettiamo
ai nostri debitori; vivamente desiderando di ricevere il perdono di
Dio, si perdonera` piu` volentieri ai propri nemici. b) Non si
dimenticheranno gli esempi di Nostro Signore che da` a Giuda il nome di
amico anche nel momento del tradimento e che dall'alto della croce
prega per i suoi carnefici; e gli si chiedera` il coraggio di
dimenticare e di perdonare. c) Si schivera` di pensare alle ingiurie
ricevute e a tutto cio` che vi si riferisce. I perfetti pregheranno per
quelli che li hanno offesi e troveranno in questa preghiera grande
addolcimento alle ferite dell'anima.

Tali sono i mezzi principali per trionfar dei tre primi peccati
capitali, l'orgolio, l'invidia, e l'ira; passiamo ora a trattar dei
difetti che derivano dalla sensualita` o dalla concupiscenza della
carne: gola, lussuria e accidia.

ART. II. DEI PECCATI CHE SI CONNETTONO CON LA SENSUALITA`.

sez. I. Della gola 864-1.

La golosita` non e` che l'abuso del legittimo diletto che Dio volle
associare al mangiare e al bere tanto necessari alla conservazione
dell'individio. Ne diremo: 1^ la natura; 2^ la malizia; 3^ i
rimedi.

864. 1^ Natura. La golosita` e` l'amore disordinato dei piaceri della
tavola, del bere o del mangiare. Il disordine consiste nel cercare il
diletto del nutrimento per se stesso, considerandolo esplicitamente o
implicitamente come fine, ad esempio di coloro che si fanno un Dio del
loro ventre, "quorum Deus venter est" 864-2; o nel cercarlo con
eccesso, senza darsi pensiero delle regole della sobrieta` e qualche
volta anche con danno della salute.

865. I teologi notano quattro modi diversi di mancare a queste
regole.

Praepropere: mangiar prima che se ne senta il bisogno, fuori delle ore
stabilite per i pasti, facendolo senza ragione, per pura golosita`.

Laute et studiose: cercar vivande squisite o squisitamente cucinate
per averne maggior diletto: e` il peccato dei buongustai e dei
ghiottoni.

Nimis: oltrepassare i limiti dell'appetito o del bisogno, rimpinzarsi
di cibo o di bevanda, a rischio di guastarsi la salute; e` chiaro che
il solo piacere disordinato puo` spiegare quest'eccesso, che nel mondo
viene detto voracita`.

Ardenter: mangiare avidamente, ingordamente, come certi animali;
l'ingordigia e` tenuta nel mondo per grossolanita`.

866. 2^ La malizia della golosita` deriva dal fatto che rende l'anima
schiava del corpo, abbrutisce l'uomo, ne infiacchisce la vita
intellettuale e morale, e lo prepara per insensibile pendi`o ai diletti
della volutta`, che in fondo e` vizio dello stesso genere. Per valutarne
la colpevolezza, occorre fare una distinzione.

A) La golosita` e` colpa grave: a) quando arriva ad eccessi tali da
renderci incapaci, per un tempo notevole, di adempiere i doveri del
nostro stato o di obbedire alle leggi divine o ecclesistiche; per
esempio, quando nuoce alla salute, quando e` fonte di pazze spese che
danneggiano la famiglia, quando fa che si violino le leggi
dell'astinenza o del digiuno. b) Lo stesso e` a dire quando diventa
causa di colpe gravi.

Diamone alcuni esempi. "Gli eccessi della tavola, dice il
P. Janvier, 866-1 dispongono all'incontinenza che e` figlia della
golosita`. Incontinenza degli occhi e delle orecchie che chiedono
perniciosi pascolo agli spettacoli e ai canti licenziosi; incontinenza
della fantasia che si sconcerta; incontinenza della memoria che cerca
nel passato ricordi capaci d'eccitare la concupiscenza; incontinenza
del pensiero che, traviando, si disperde in oggetti illeciti;
incontinenza del cuore che aspira ad affetti carnali; incontinenza
della volonta` che rinunzia alla sua signoria per farsi schiava dei
sensi... L'intemperanza della tavola conduce all'intemperanza della
lingua. Quante colpe non commette la lingua nei sontuosi e prolungati
pranzi! Colpe contro la gravita`... Colpe contro la discretezza. Si
tradiscono segreti che si era promesso di custodire, sacri segreti
professionali, e si da` in pascolo alla malignita` il buon nome d'un
marito, d'una sposa, d'una madre, l'onore d'una famiglia, e perfino
l'avvenire d'una nazione. Colpe contro la giustizia e la carita`! La
maldicenza, la calunnia, la detrazione nelle forme piu` inescusabili
corrono liberamente e senza riguardo... Colpe contro la prudenza! Si
prendono impegni che non si potranno poi mantenere senza offendere
tutte le leggi della morale...>>.

867. B) La golosita` e` colpa soltanto veniale quando si cede ai
diletti della mensa immoderatamente, senza pero` cadere in eccessi
gravi e senza esporsi a violare importanti precetti. Cosi` sarebbe
peccato veniale mangiare o bere piu` del consueto, per diletto, per far
onore a un buon pasto o per compiacere un amico, senza commettere
notevole eccesso.

868. C) Rispetto alla perfezione, la golosita` e` ostacolo serio:
1) alimenta l'immortificazione, che infiacchisce la volonta`, e fomenta
l'amore del sensuale diletto che prepara poi l'anima a pericolosi
tracolli; 2) e` fonte di molte colpe, producendo allegria eccessiva,
che porta alla dissipazione, al cicali`o, alle facezie di cattivo
gusto, alla mancanza di riserbo e di modestia, e apre l'anima agli
assalti del demonio. Conviene quindi combatterla.

869. 3^ Rimedii. Il principio che deve guidarci nella lotta contro
la gola e` che il piacere non e` fine ma mezzo, onde dev'essere
subordinato alla retta ragione illuminata dalla fede, n. 193. Ora
la fede ci dice che dobbiamo santificare i piaceri della mensa con la
purita` d'intenzione, la sobrieta` e la mortificazione.

1) Prima di tutto bisogna cibarsi con intenzione retta e
soprannaturale, non da animale che cerca solo il piacere, non da
filosofo che si contenta di intenzione onesta, ma da cristiano, per
meglio lavorare alla gloria di Dio: in ispirito di riconoscenza alla
bonta` di Dio che si degna darci il pane quotidiano; in ispirito
d'umilta`, pensando con S. Vincenzo de' Paoli che non meritiamo il pane
che mangiamo; in ispirito d'amore, adoprando le ricuperate forze al
servizio di Dio e delle anime. Adempiamo cosi` la raccomandazione di
S. Paolo ai primi cristiani, che in molte comunita` viene richiamata al
principio dei pasti: "Sia che mangiate, sia che beviate, fate tutto
alla gloria di Dio: sive ergo manducatis, sive bibitis... omnia in
gloriam Dei facite" 869-1.

870. 2) Questa purita` d'intenzione ci fara` serbar la sobrieta` ossia
la giusta misura: volendo infatti mangiare per acquistar le forze
necessarie all'adempimento dei doveri del nostro stato, schiveremo
tutti gli eccessi che ci potrebbero danneggiar la salute. Ora, dicono
gli igienisti, "la sobrieta` o frugalita` e` essenziale condizione del
vigore fisico e morale. Mangiando per vivere, dobbiamo mangiar
sanamente per vivere sanamente. Non bisogna quindi ne` mangiar troppo
ne` troppo bere... Bisogna levarsi da mensa con sensazione di
leggerezza e di vigore, restare con un po' d'appetito, e schivar la
pesantezza per eccesso di buona tavola" 870-1.

E` pero` bene notare che la misura non e` uguale per tutti. Vi sono
temperamenti che, a preservarsi dalla tubercolosi, esigono piu` copiosa
alimentazione; altri invece, a combattere l'artritismo, devono moderar
l'appetito. Ognuno quindi s'attenga in questo ai consigli d'un savio
medico.

871. 3) Alla sobrieta` il cristiano aggiunge la pratica di qualche
mortificazione. A) Essendo facile sdrucciolare sul pendi`o e concedere
troppo alla sensualita`, e` bene privarsi talora di qualche alimento che
piace, che sarebbe anzi utile, ma non necessario. Si acquista cosi` una
certa padronanza sulla sensualita`, sottraendole alcune legittime
soddisfazioni; si svincola l'anima dalla servitu` dei sensi, le si da`
maggior liberta` per la preghiera e per lo studio, e si scansano molte
tentazioni pericolose.

B) Ottima pratica e` l'abituarsi a non prender pasto senza fare qualche
mortificazione. Queste piccole privazioni hanno il vantaggio di
rinvigorir la volonta` senza nuocere alla salute, e sono quindi
generalmente preferibili alle mortificazioni piu` importanti che non
occorrono che di rado. Le anime pie vi aggiungono un motivo di carita`;
si lascia qualche cosa per i poveri, e quindi per Gesu` che vive nella
loro persona; pero`, come bene osserva S. Vincenzo Ferreri, 871-1
cio` che si lascia non dev'essere cosa di rifiuto, ma boccone scelto,
sia pur piccolo. Ed e` pure buona pratica abituarsi a mangiare un po'
di cio` che non piace.

872. C) Tra le mortificazioni piu` utili poniamo quelle dei liquori
alcoolici.

Richiamiamo su questo punto alcuni principii:

a) In se` l'uso moderato dell'alcool o delle bevande spiritose non e`
male: non si possono quindi biasimare i laici o gli ecclesiastici che
ne usano moderatamente.

b) Ma l'astenersi per spirito di mortificazione o per dar buon
esempio, e` certo lodevolissima cosa. Quindi certi sacerdoti e certi
laici addetti all'azione cattolica si astengono da ogni liquore per
dissuaderne piu` facilmente gli altri.

c) Vi sono casi in cui tale astinenza e` moralmente necessaria per
scansare eccessi: 1) quando, per atavismo, si e` ereditata una certa
propensione alle bevande spiritose: anche il semplice uso puo` allora
generare una quasi irresistibile inclinazione, come basta una
scintilla per suscitar un incendio in materie infiammabili; 2) chi
avesse avuto la disgrazia di contrarre inveterate abitudini
d'alcoolismo: il solo rimedio efficace ne sara` allora spesso
l'astinenza totale.
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