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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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19/10/2013 18:06
 
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3^ DA PARTE DELLA NOSTRA SANTIFICAZONE.

763. A) Abbiamo bisogno d'assicurarci la perseveranza; e la
mortificazione e` uno dei mezzi migliori per preservarsi dal peccato.
Cio` che ci fa soccombere alla tentazione e` l'amor del piacere o
l'orror del patire e della lotta, horror difficultatis, labor
certaminis. Ora la mortificazione combatte questa doppia tendenza, che
in fondo e` una sola; col privarci di alcuni leciti piaceri ci arma la
volonta` contro i piaceri illeciti e ci rende piu` facile la vittoria
sulla sensualita` e sull'amor proprio, "agendo contra sensualitatem et
amorem proprium", come giustamente dice S. Ignazio. Se invece cediamo
sempre davanti al piacere, prendendoci tutti i leciti diletti, come
sapremo poi resistere nel momento in cui la sensualita`, avida di nuovi
godimenti, pericolosi o anche illeciti, si sente come trascinata
dall'abitudine di cedere sempre alle sue esigenze? Il pendi`o e` cosi`
sdrucciolevole che, soprattutto in materia di sensualita`, e` facile
traboccar nell'abisso, trattivi da una specie di vertigine. E anche
quando si tratta della superbia, il pendi`o e` piu` ripido di quel che si
creda: si mentisce in materia leggiera per scusarsi, per schivare
un'umiliazione; e poi, al sacro tribunale della penitenza, si corre
rischio di mancar di sincerita` per la vergogna di un'accusa umiliante.
La nostra sicurezza richiede dunque la lotta contro l'amor proprio
come contro la sensualita` e la cupidigia.

764. B) Ma non basta schivare il peccato; bisogna anche progredire
nella perfezione. Ora, qual e` anche qui il grande ostacolo se non
l'amor del piacere e l'orror della croce? Quanti desidererebbero esser
migliori e tendere alla santita` se non paventassero lo sforzo
necessario a progredire e le prove che Dio manda ai migliori suoi
amici! Bisogna dunque richiamar loro cio` che S. Paolo ripeteva spesso
ai primi cristiani, cioe` che la vita e` una lotta, che dobbiamo
arrossire d'esser meno coraggiosi di coloro che lottano per una
ricompensa terrena, i quali, per prepararsi alla vittoria, si privano
di molti piaceri permessi e assumono rudi e laboriosi esercizi, tutti
per una corona peritura, mentre la corona promessa a noi e` corona
immortale, "et illi quidem ut corruptibilem coronam accipiant, nos
autem incorruptam" 764-1. Abbiamo paura del patire; ma non
pensiamo alle pene terribili del purgatorio (n. 734) che dovremo
subire per lunghi anni se vogliamo vivere nell'immortificazione e
prenderci tutti i piaceri che ci allettano? Quanto piu` prudenti sono i
mondani! Molti si sobbarcano a rudi fatiche e talora a forti
umiliazioni per guadagnare un poco di danaro e assicurarsi poi un
onorevole riposo; e noi ricuseremmo di sottoporci a qualche
mortificazione per assicurarci l'eterno riposo nella citta` del cielo?
E` ragionevole questo?

Bisogna dunque persuaderci che non si da` perfezione, non si da` virtu`
senza la mortificazione. Come esser casti senza mortificare quella
sensualita` che ci inclina cosi` fortemente ai pericolosi e cattivi
diletti? Come esser temperanti se non reprimendo la golosita`? Come
praticar la poverta` e anche la giustizia se non si combatte la
cupidigia? Come esser umili, dolci e caritatevoli, senza padroneggiare
quelle passioni di superbia, di ira, di invidia, di gelosia che
sonnecchiano in fondo al cuore umano? Nello stato di natura decaduta
non c'e` virtu` che possa praticarsi a lungo senza sforzo, senza lotta,
e quindi senza mortificazione. Si puo` dunque dire col Tronson che,
"come l'immortificazione e` l'origine dei vizi e la causa di tutti i
nostri mali, cosi` la mortificazione e` il fondamento delle virtu` e la
fonte di tutti i nostri beni" 764-2.

765. C) Si puo` anche aggiungere che la mortificazione, non ostante
le privazioni e i patimenti che impone, e`, anche sulla terra, fonte
dei piu` grandi beni, e che i cristiani mortificati sono poi in
complesso piu` felici dei mondani che si abbandonarono a tutti i
piaceri. Lo insegna Nostro Signore stesso quando dice che chi lascia
tutto per seguirlo avra` in ricambio il centuplo anche in questa vita:
"Qui reliquerit domum vel fratres... centuplum accipiet, et vitam
aeternam possidebit" 765-1. Ne` altro linguaggio tiene S. Paolo
quando, dopo aver parlato della modestia, vale a dire della
moderazione in tutte le cose, aggiunge che chi la pratica gode di
quella pace vera che supera ogni consolazione: "pax Dei quae exsuperat
omnem sensum custodiat corda vestra et intelligentias vestras". E non
ne e` egli stesso un vivo esempio? Paolo ebbe certamente da patir
molto; e a lungo descrive le prove terribili che dovette soffrire
nella predicazione del Vangelo e nella lotta contro se` stesso; ma
soggiunge che in mezzo alle tribolazioni abbonda e sovrabbonda di
gaudio: "superabundo gaudio in omni tribulatione nostra" 765-2.

E` cosi` di tutti i Santi: dovettero anch'essi subir lunghe e dolorose
tribolazioni; ma i martiri, fra le torture, dicevano di non essersi
mai trovati a un simile festino, "nunquam tam jucunde epulati sumus";
leggendo le vite dei Santi, due cose ci colpiscono: le prove terribili
che subirono e le mortificazioni che liberamente s'imposero; e d'altra
parte la loro serenita` in mezzo a questi patimenti. Giungono al punto
di amar la croce, di non piu` paventarla, di sospirarla anzi, di
considerar perduti i giorni in cui non ebbero nulla da soffrire.
Fenomeno psicologico che fa stupire i mondani ma che consola le anime
di buona volonta`. Non si puo` certamente pretendere dagl'incipienti
quest'amor della Croce; ma si puo` far loro capire, citando l'esempio
dei Santi, che l'amor di Dio e delle anime allevia notevolmente il
dolore e la mortificazione, e che, se consentono ad entrar
generosamente nella pratica dei piccoli sacrifici che sono alla loro
portata, anch'essi giungeranno un giorno ad amare e desiderare la
croce e a trovarvi vere consolazioni spirituali.

766. E` cio` che nota l'autore dell'Imitazione, in un testo che
compendia molto bene i vantaggi della mortificazione 766-1: "In
cruce salus, in cruce vita, in cruce protectio ab hostibus, in cruce
infusio supernae suavitatis, in cruce robur mentis, in cruce gaudium
spiritu^s, in cruce virtutis summa, in cruce perfectio sanctitatis.
Infatti l'amor della croce e` l'amor di Dio spinto fino
all'immolazione; ora, come abbiamo detto, quest'amore e` il compendio
di tutte le virtu`, l'essenza stessa della perfezione, e quindi il piu`
potente usbergo contro i nemici spirituali, una fonte di forza e di
consolazione, il miglior mezzo d'accrescere in noi la vita spirituale
e di assicurarci l'eterna salute.
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