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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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19/10/2013 16:42
 
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sez. II. Del peccato veniale deliberato.

Rispetto alla perfezione vi e` grandissima differenza tra i peccati
veniali di sorpresa e quelli che si commettono di proposito
deliberato, con piena avvertenza e con pieno consenso.

724. Delle colpe di sorpresa. I Santi stessi commettono qualche
volta colpe di sorpresa, lasciandosi andare un istante, per
irriflessione e per debolezza di volonta`, a negligenze negli esercizi
spirituali, ad imprudenze, a giudizi o a parole contrarie alla carita`,
a piccole bugie per scusarsi. Sono colpe certamente biasimevoli e le
anime fervorose amaramente le deplorano, ma non sono ostacolo alla
perfezione; il Signore che conosce la nostra debolezza le scusa
facilmente: "ipse cognovit figmentum nostrum"; del resto le ripariamo
quasi subito con atti di contrizione, di umilta`, di amore, che sono
piu` durevoli e piu` volontari che non i peccati di fragilita`.

Quello che dobbiamo fare rispetto a queste colpe e` di diminuirne il
numero e schivare lo scoraggiamento. a) Si possono diminuire con la
vigilanza: si cerca di rifarsi alla causa e di sopprimerla, ma senza
fretta od affanno, confidando piu` sulla grazia divina che sui nostri
sforzi; bisogna soprattutto sforzarsi di sopprimere ogni affetto al
peccato veniale; perche` come osserva S. Francesco di Sales 724-1,
"se il cuore vi si attacca, si perde tosto la soavita` della devozione
e tutta la devozione stessa".

725. b) Ma bisogna pure attentamente evitare lo scoraggiamento e il
dispetto di coloro "che si irritano di essersi irritati, si
rattristano di essersi rattristati" 725-1; questi movimenti
provengono in sostanza dall'amor proprio che si turba e s'inquieta al
vederci tanto imperfetti, Per schivar questo difetto bisogna guardar
le colpe nostre con quella benignita` con cui guardiamo quelle degli
altri, odiare, si`, i nostri difetti e le nostre debolezze ma con odio
tranquillo, con viva coscienza della nostra debolezza e della nostra
miseria, e con ferma e calma volonta` di far servire queste colpe alla
gloria di Dio, adempiendo con maggior fedelta` ed amore il dovere
presente.

Ma i peccati veniali deliberati sono grandissimo ostacolo al progesso
spirituale e devono essere vigorosamente combattuti. A convincercene,
vediamo la malizia e gli effetti.

I. Malizia del peccato veniale deliberato.

726. Questo peccato e` un male morale, il piu` gran male in sostanza
dopo il peccato mortale; e` vero che non ci fa deviar dal nostro fine
ma ci ritarda il cammino, ci fa perdere un tempo prezioso e
soprattutto e` offesa di Dio; in cio` consiste principalmente la sua
malizia.

727. E` infatti una disubbidienza a Dio, in materia leggiera, e` vero,
ma voluta dopo averci riflettuto, e che, agli occhi della fede, e`
veramente qualche cosa di odioso perche` assale l'infinita maesta` di
Dio.

A) E` un'ingiuria, un insulto a Dio: mettiamo sulla bilancia da un lato
la volonta` di Dio e la sua gloria, e dall'altro il nostro capriccio,
il nostro diletto, la nostra gloriuzza, e osiamo preferirci a Dio!
Quale oltraggio! Una volonta`, infinitamente sapiente e retta,
sacrificata alla nostra che e` cosi` soggetta all'errore e al capriccio!
"E`, dice S. Teresa 727-1, come se si dicesse: Signore, benche`
quest'azione vi dispiaccia, pure io la faro`. So bene che voi la
vedete, so molto bene che non la volete; ma preferisco seguire la mia
fantasia e la mia inclinazione anziche` la vostra volonta`. E vi par
poca cosa trattar cosi`? Per me, per quanto leggiera sia la colpa in se
stessa, la giudico invece grave e gravissima".

728. B) Ne consegue, per colpa nostra, una diminuzione della gloria
esterna di Dio: fummo creati per procurarne la gloria obbedendo
perfettamente e amorosamente ai suoi ordini; ora, ricusando di
ubbidirgli, sia pure in materia leggiera, gli sottraiamo parte di
questa gloria; in cambio di proclamare, come Maria, che vogliamo
glorificarlo in tutte le nostre azioni "Magnificat anima mea Dominum",
ricusiamo positivamente di glorificarlo in questa o in quella cosa.

C) Ed e` quindi un'ingratitudine; colmati di piu` numerosi benefici
perche` suoi amici, e sapendo che chiede in ricambio la nostra
riconoscenza e il nostro amore, noi ricusiamo di fargli quel piccolo
sacrificio; invece di studiarci di piacergli, non ci curiamo di
dispiacergli. Onde un raffreddamento dell'amicizia di Dio verso di
noi: egli ci ama senza riserva e chiede in ricambio che l'amiamo anche
noi con tutta l'anima; "Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo et
in tota anima tua et in tota mente tua" 728-1. Ma noi non gli
diamo che una parte di noi stessi, facciam delle riserve, e, pur
volendo conservarne l'amicizia, gli mercanteggiamo la nostra e non gli
diamo che un cuore diviso. C'e` qui, com'e` chiaro, indelicatezza,
mancanza di slancio e di generosita`, che non puo` che diminuire
l'intimita` con Dio.

II. Effetti del peccato veniale deliberato.

729. 1^ In questa vita, il peccato veniale commesso frequentemente e
di proposito deliberato, priva l'anima di molte grazie, diminuisce
gradatamente il fervore e predispone al peccato mortale.

A) Il peccato veniale priva l'anima non della grazia santificante ne`
dell'amor di Dio, ma la priva d'una nuova grazia che avrebbe ricevuto
se avesse resistito alla tentazione e quindi pure d'un grado di gloria
che con la sua fedelta` avrebbe potuto acquistare; la priva d'un grado
d'amore che Dio voleva darle. Non e` questa una perdita immensa, la
perdita d'un tesoro piu` prezioso del mondo intiero?

730. B) E` una diminuzione di fervore, vale a dire di quella
generosita` con cui l'anima si da` intieramente a Dio. Questa
disposizione infatti suppone un alto ideale e lo sforzo costante per
accostarvisi. Ora l'abitudine del peccato veniale e` incompatibile con
queste due cose.

a) Nulla tanto diminuisce il nostro ideale quanto l'affetto al
peccato: in cambio d'essere pronti a far tutto per Dio e mirare alla
vetta, ci fermiamo deliberatamente lungo il cammino, a mezza costa,
per godere di qualche piccolo piacere proibito; perdiamo cosi` un tempo
prezioso; cessiamo di guardare in alto per trastullarci a cogliere
alcuni fiori che presto appassiranno; cominciamo allora a sentir la
fatica, e la vetta della perfezione, anche quella a cui eravamo
personalmente chiamati, ci sembra troppo lontana e troppo ripida:
diciamo a noi stessi che non e` poi necessario mirare si` alto, e che
uno puo` salvarsi a piu` buon mercato; e l'ideale che avevamo intravisto
non ha piu` attrattive per noi. Uno dice a se` stesso: questi moti di
compiacenza, queste piccole sensualita`, queste amicizie sensibili,
queste maldicenze sono poi cose inevitabili; bisogna rassegnarsi.
b) Allora lo slancio verso le altezze e` troncato; si camminava prima
di passo allegro, sorretti dalla speranza di toccar la meta; ora
invece si comincia a sentire il peso del giorno e della fatica, e,
quando vogliamo riprendere le ascese, l'affetto al peccato veniale
c'impedisce d'avanzare. L'uccello attaccato al suolo tenta invano di
prendere lo slancio in alto: al suolo ricade spossato; cosi` le anime
nostre, trattenute da affetti a cui non vogliamo rinunziare, ricadono
presto piu` o meno spossate dal vano sforzo che hanno tentato. Qualche
volta, e` vero, ci pare di poter riprendere l'antico slancio; ahime`!
altri legami ci trattengono, e non abbiamo piu` la costanza necessaria
per troncarli tutti uno dopo l'altro. Vi e` dunque un raffreddamento di
carita` che da` da pensare.

731. C) Il gran pericolo che allora ci minaccia e` di scivolare a
poco a poco giu` fin nel peccato mortale. Crescono infatti le nostre
inclinazioni al piacere proibito e d'altra parte le grazie di Dio
diminuiscono, tanto che viene il momento in cui possiamo temere tutti
i peggiori tracolli.

a) Crescono le nostre inclinazioni al piacere cattivo: quanto piu` si
concede a questo perfido nemico tanto piu` chiede, perche` e`
insaziabile.

Oggi la pigrizia ci fa abbreviar la meditazione di cinque minuti,
domani ne chiede dieci; oggi la sensualita` si contenta di qualche
piccola imprudenza, domani si fa piu` ardita ed esige qualche cosa di
piu`. Dove fermarsi su questo pericoloso pendi`o? Uno tenta di
tranquillarsi pensando che son colpe solo veniali: ma ahime`! a poco a
poco s'accostano alle colpe gravi, le imprudenze si rinnovano e
turbano piu` profondamente l'immaginazione e i sensi. E` il fuoco che
cova sotto la cenere e che puo` diventar focolare d'incendio; e` il
serpente che uno si riscalda in seno e che si prepara a mordere e
avvelenare la vittima. -- Il pericolo e` tanto piu` prossimo per questo
che, a furia di esporvisi, e` meno temuto: vi si prende dimestichezza,
si lasciano cadere, l'un dopo l'altro, i baluardi che difendevano la
cittadella del cuore, e viene il momento in cui con un assalto piu`
furioso, il nemico penetra nella piazzaforte.

732. b) Il che e` tanto piu` da temere in quanto che le grazie di Dio
generalmente diminuiscono a proporzione delle nostre infedelta`. 1) E`
infatti legge di Provvidenza che le grazie ci sono date secondo la
nostra cooperazione "secundum cujusque dispositionem et
cooperationem". E` questo in sostanza il senso della parola evangelica:
"A chi ha, si da` di piu` e sara` nell'abbondanza; ma a chi non ha, sara`
tolto anche quello che ha, qui enim habet dabitur ei et abundabit; qui
autem non habet et quod habet auferetur ab eo" 732-1. Ora, con
l'affetto al peccato veniale, noi resistiamo alla grazia e ne
ostacoliamo l'azione nell'anima, onde ne riceviamo assai meno. Ora, se
con piu` copiose grazie non abbiamo saputo resistere alle cattive
inclinazioni della natura, vi resisteremo con grazie o con forze
diminuite? 2) D'altra parte, quando un'anima manca di raccoglimento e
di generosita`, non riesce a cogliere quegli interni movimenti della
grazia che la sollecitano al bene, perche` vengono presto soffocati
dallo strepito delle rideste passioni. 3) Del resto la grazia non puo`
santificarci se non chiedendoci sacrifici, ma le abitudini del piacere
acquistate con l'affetto alle colpe veniali rendono questi sacrifici
assai piu` difficili.

733. Si puo` dunque conchiudere col P. L. Lallemand 733-1: "La
rovina delle anime viene dal moltiplicarsi dei peccati veniali che
cagionano la diminuzione dei lumi e delle ispirazioni divine, delle
grazie e delle consolazioni interiori, del fervore e del coraggio per
resistere agli assalti del nemico. Ne segue l'acciecamento, la
debolezza, le cadute frequenti, l'abitudine, l'insensibilita`, perche`,
guadagnato che sia l'affetto, si pecca quasi senza aver sentimento del
peccato".

734. 2^ Gli effetti del peccato veniale nell'altra vita 734-1,
ci mostrano quanto dobbiamo temerlo: infatti molte anime passano i
lunghi anni nel Purgatorio per espiarlo. E che cosa soffrono in quel
luogo d'espiazione?

A) Vi soffrono il piu` intollerabile dei mali, la privazione di Dio.
Non e` certamente una pena eterna ed e` appunto questo che la distingue
dalle pene dell'inferno. Ma, per un tempo piu` o meno lungo,
proporzionato al numero e alla gravita` delle colpe, queste anime che
amano Dio, che, separate da tutte le gioie e distrazioni della terra,
pensano costantemente a lui e bramano ardentemente di vederne la
faccia, vengono private della sua vista e del suo possesso e patiscono
ineffabili strazi. Capiscono ora che fuori di Lui non possono essere
felici; ma ecco rizzarsi innanzi a loro, come insormontabile ostacolo,
quella moltitudine di peccati veniali che non hanno sufficientemente
espiati. Del resto sono tanto comprese della necessita` della mondezza
richiesta a contemplare la faccia di Dio che si vergognerebbero di
comparire davanti a lui senza questa mondezza e non consentirebbero
mai ad entrare in cielo finche` resta in loro qualche traccia del
peccato veniale 734-2. Sono quindi in uno stato violento, che ben
riconoscono d'aver meritato ma che non lascia per questo di
torturarle.

735. B) Inoltre, secondo la dottrina di S. Tommaso, un sottil fuoco
le penetra, ne molesta l'attivita`, e fa loro provare fisici patimenti
per espiare i colpevoli diletti a cui acconsentirono, Accettano certo
di gran cuore questa prova, perche` intendono bene che e` necessaria per
unirsi a Dio.

"Vedendo, dice S. Caterina da Genova 735-1, il purgatorio ordinato
a levar via le sue macchie, l'anima vi si getta dentro e le par
trovare una grande misericordia per potersi levare quell'impedimento".
Ma tale accettazione non toglie che queste anime soffrano molto:
"L'amore di Dio, il quale ridonda nell'anima, le da` una contentezza si`
grande che non si puo` esprimere, ma questa contentezza alle anime che
sono in purgatorio non toglie scintilla di pena, anzi quell'amore, il
quale si trova ritardato, e` quello che fa la loro pena, e tanto fa
pena maggiore quant'e` la perfezione dell'amore del quale Dio le ha
fatte capaci" 735-2.

Eppure Dio non e` soltanto giusto ma anche misericordioso! Ama queste
anime con amore sincero, tenero, paterno; desidera ardentemente di
darsi ad esse per tutta l'eternita`; e se non lo fa, e` perche` vi e`
incompatibilita` assoluta tra la infinita sua santita` e la minima
macchia, il minimo peccato veniale. Non potremo dunque mai troppo
abbominarlo, mai troppo schivarlo e mai troppo ripararlo con la
penitenza.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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