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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:22
 
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II. Della conoscenza di noi stessi.

La conoscenza di Dio ci porta direttamente ad amarlo, perche` e`
infinitamente amabile; la conoscenza di noi stessi vi ci porta
indirettamente, mostrandoci il bisogno assoluto che abbiamo di lui a
perfezionare le doti da lui largiteci e a rimediare alle profonde
nostre miserie. Esporremo dunque di questa conoscenza
* 1^ la necessita`;
* 2^ l'oggetto;
* 3^ i mezzi d'arrivarvi.

1^ NECESSITA` DELLA CONOSCENZA DI NOI STESSI.

Poche parole basteranno a convincercene.

448. A) Chi non conosce se` stesso e` nella morale impossibilita` di
perfezionarsi. Perche` allora uno s'illude sul proprio stato, cadendo,
secondo il proprio carattere o l'ispirazione del momento, ora in un
presuntuoso ottimismo che ci fa credere di essere gia` perfetti, ora
nello scoraggiamento che ci fa esagerare i nostri difetti e le nostre
colpe; nell'uno e nell'altro caso quasi identico e` il risultato, cioe`
l'inazione o almeno la mancanza di sforzi energici e perseveranti,
vale a dire il rilassamento. -- D'altra parte come correggere difetti
che punto non si conoscono o si conoscono male, e come coltivare virtu`
e doti di cui non si ha che una nozione vaga e confusa?

449. B) Invece la chiara e sincera conoscenza dell'anima nostra ci
sprona alla perfezione: le nostre doti c'inducono a ringraziarne Dio,
corrispondendo piu` generosamente alla grazia; i nostri difetti e la
coscienza della nostra impotenza ci mostrano che abbiamo ancora molto
da lavorare e che non convien perdere occasione alcuna di progredire.
Allora uno si giova di tutte le occasioni per estirpare o almeno
svigorire, mortificare, dominare i propri vizi, per coltivare e
svolgere le proprie doti. E avendo coscienza della propria incapacita`,
si chiede umilmente a Dio la grazia di progredire ogni giorno, e,
sorretti dalla fiducia in Dio, si ha la speranza e il desiderio della
buona riuscita; il che da` slancio e costanza nello sforzo.

2^ OGGETTO DELLA CONOSCENZA DI NOI STESSI.

450. Osservazioni generali. Perche` questa conoscenza sia piu`
efficace, e` necessario che abbracci tutto cio` che si trova in noi,
doti e difetti, doni naturali e doni soprannaturali, inclinazioni e
ripugnanze, l'intiera storia della nostra vita, le nostre colpe, i
nostri sforzi, i nostri progressi; il tutto studiato senza pessimismo,
ma con imparzialita`, con retta coscienza illuminata dalla fede.

a) Bisogna quindi rilevar sinceramente, senza falsa umilta`, tutte le
doti che il Signore ha posto in noi, non certo per gloriarcene ma per
esprimerne riconoscenza al loro autore e per diligentemente
coltivarle: sono talenti che Dio ci ha affidati e di cui ci domandera`
conto. Il terreno da esplorare e` quindi vastissimo, perche` comprende e
i doni naturali e i doni soprannaturali: quello che avemmo piu`
direttamente da Dio, quello che ricevemmo dai genitori e
dall'educazione, quello che dobbiamo ai nostri sforzi sorretti dalla
grazia.

451. b) Ma bisogna pure porci coraggiosamente di fronte alle nostre
miserie e ai nostri falli. Tratti dal nulla, al nulla continuamente
tendiamo; non sussistiamo e non possiamo agire che coll'incessante
concorso di Dio. Attirati al male dalla triplice concupiscenza
(n. 193 ss.), questa tendenza noi abbiamo accresciuto coi peccati
attuali e con le abitudini che ne risultano; bisogna umilmente
riconoscerlo, e, senza disanimarci, metterci all'opera, con la grazia
di Dio, per guarire queste ferite con la pratica delle virtu`
cristiane, onde accostarci alla perfezione del Padre celeste.

452. Applicazioni. A ben procedere in questo esame, possiamo
ordinatamente percorrere i doni naturali e i soprannaturali, seguendo
una specie di questionario che ci agevolera` il lavoro.

A) Quanto ai doni naturali, possiamo chiederci, alla presenza di Dio,
quali siano le principali tendenze proprie delle nostre facolta`,
seguendo non un ordine strettamente filosofico ma semplicemente un
ordine pratico 452-1.

453. a) Rispetto alla sensibilita`: e` lei che domina in noi oppure la
ragione e la volonta`? V'e` in noi tutti un misto di queste due cose,
che pero` varia nella misura secondo gli individui. Amiamo piu` per
sentimento che per volonta` o affezione?

Sappiamo padroneggiare i nostri sensi esterni oppure ne siamo schiavi?
Qual dominio esercitiamo sull'immaginazione e sulla memoria? Non sono
queste nostre facolta` eccessivamente volubili, occupate spesso in vane
fantasticherie? E le nostre passioni? Sono bene orientate e moderate?
E` la sensualita` che domina oppur la superbia e la vanita`?

Siamo apatici, fiacchi, negligenti, pigri? Se lenti, siamo almeno
costanti nei nostri sforzi?

454. b) L'intelligenza: di che natura e`? vivace e chiara ma
superficiale, oppure lenta e penetrante? Siamo intellettuali e
speculativi, oppure uomini pratici che studiano con la mira di amare e
di operare? Come coltiviamo l'intelligenza? Fiaccamente oppur con
energia? Con costanza oppure a salti? A quali risultati riusciamo?
Qual e` il nostro metodo di lavoro? Non si potrebbe migliorarlo?

Siamo appassionati nei giudizi e ostinati nelle opinioni? Sappiamo
dare ascolto a chi non la pensa come noi, e acconsentire a cio` che si
dice di ragionevole.

455. c) La volonta`: e` fiacca e incostante o forte e perseverante?
Che facciamo per coltivarla? La volonta` dev'essere la regina delle
facolta`, ma non puo` riuscirvi che adoprando grande delicatezza ed
energia. Che facciamo per assicurarle il dominio sui sensi interni ed
esterni, sull'esercizio delle facolta` intellettuali e per dare a lei
stessa maggior energia e costanza? Abbiamo convinzioni profonde? E le
rinnoviamo di frequente? Esercitiamo la volonta` nelle piccole cose,
nei piccoli sacrifici quotidiani?

456. d) Il carattere ha grandissima importanza nelle relazioni col
prossimo; un buon carattere che sa adattarsi al carattere altrui, e`
una leva potente per l'apostolato; un cattivo carattere e` uno dei piu`
grandi ostacoli al bene. Uomo di carattere e` colui che, avendo forti
convinzioni, si studia con fermezza e perseveranza di conformarvi la
sua condotta. Il buon carattere e` quel misto di bonta` e di fermezza,
di dolcezza e di forza, di franchezza e di riguardo, che concilia la
stima e l'affetto di coloro con cui si ha da trattare. Un cattivo
carattere e` invece colui che, col mancare di franchezza, di bonta`, di
delicatezza o di fermezza, o col lasciar predominare l'egoismo, e`
rozzo nelle maniere e si rende sgradito e talora anche odioso al
prossimo. C'e` qui dunque un punto capitale da studiare.

457. e) Le abitudini: nascono dalla ripetizione degli atti e danno
una certa facilita` a fare atti simili con prontezza e diletto.
Conviene quindi studiare quelle che si sono gia` contratte per
fortificarle, se buone, per estirparle, se cattive.

Cio` che nella seconda parte diremo dei peccati capitali e delle virtu`,
ci sara` di aiuto in questa indagine.

458. B) I nostri doni soprannaturali. Essendo le nostre facolta`
tutte compenetrate di soprannaturale, non ci conosceremmo interamente
se non badassimo ai doni soprannaturali che Dio mette in noi. Li
abbiamo descritti piu` sopra (n. 119 ss.); ma la grazia di Dio e`
molto varia nelle sue operazioni, multiformis gratia Dei; e` quindi
necessario studiarne la speciale azione nell'anima nostra.

a) Studiare le inclinazioni ch'ella ci da` per questa o per quella
vocazione, per questa o per quella virtu`: dalla docilita` nel seguire
questi movimenti della grazia dipende la nostra santificazione.

1) Vi sono nella vita momenti decisivi in cui la voce di Dio si fa piu`
forte e piu` insistente: l'ascoltarla allora e il seguirla e` cosa della
massima importanza.

2) Bisogna pure osservare se, fra queste inclinazioni, non ce ne sia
qualcuna dominante, che ritorni, piu` frequentemente e piu` fortemente,
verso questo o quel genere di vita, verso questo o quel modo di far
meditazione, verso questa o quella virtu`: si avrebbe allora la
speciale via in cui Dio vuole che camminiamo, e bisognerebbe entrarvi
per trovarsi nella corrente della grazia.

459. b) Oltre che delle inclinazioni, occorre renderci pur conto
delle resistenze alla grazia, delle debolezze, dei peccati, a fine di
sinceramente detestarli, ripararli e schivarli nell'avvenire. E` studio
penoso e umiliante, specialmente chi lo faccia lealmente e venendo al
particolare, ma e` studio molto proficuo, perche` per un verso ci aiuta
a praticar l'umilta`, e per l'altro ci getta fiduciosamente in seno a
Dio, che solo puo` guarire le nostre miserie.
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