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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:21
 
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2^ MEZZI PER ACQUISTARE QUESTA CONOSCENZA DI DIO.

443. Tre mezzi principali ci si` presentano per acquistare questa
affettuosa conoscenza di Dio:
* 1^ Il pio studio della filosofia e della teologia;
* 2^ la meditazione o l'orazione;
* 3^ L'abitudine di veder Dio in tutte le cose.

A) Il pio studio della teologia. Si puo` studiare la filosofia e la
teologia in due modi: con la mente soltanto, come si studia ogni altra
scienza, oppure con la mente e insieme col cuore. Quest'ultimo modo e`
quello che genera la pieta`. Quando S. Tommaso s'immergeva nello studio
profondo delle grandi questioni filosofiche e teologiche, non lo
faceva come uno dei savi della Grecia, ma come discepolo e amante di
Cristo; a questo modo, secondo la sua espressione, la teologia tratta
delle cose divine e degli atti umani in quanto ci conducono alla
perfetta conoscenza di Dio e quindi all'amore: "de quibus agit
secundum quod per eos ordinatur homo ad perfectam Dei cognitionem,
in qua^ aeterna beatitudo consistit" 443-1. Ecco perche` la sua pieta`
superava anche la sua scienza. Lo stesso avveniva di S. Bonaventura e
dei grandi teologi. E` vero che la maggior parte di essi non lasciarono
pie riflessioni sui grandi misteri della fede, tenendosi paghi di
esporli e di provarli; ma la pieta` scaturisce dal fondo stesso di
queste verita`: e chiunque studi con spirito di fede, non puo` fare che
non ammiri ed ami Colui la cui grandezza e bonta` ci viene rivelata
dalla teologia. La qual cosa e` specialmente vera per coloro che sanno
giovarsi dei doni della scienza e dell'intelletto; dei quali il primo
ci fa risalire dalle creature a Dio, svelandocene le relazioni con la
divinita`; e il secondo ci fa penetrare nelle verita` rivelate, per
coglierne le mirabili armonie.

Con l'aiuto di questi lumi, il pio teologo sapra` elevarsi dalle verita`
piu` speculative ad atti di adorazione, di ammirazione, di riconoscenza
e di amore che sgorgano spontaneamente dallo studio dei dommi
cristiani. Questi atti non solo non ne intorpidiranno l'attivita`
intellettuale, ma anzi la affineranno e la stimoleranno: si studia
meglio, con maggior attivita` e costanza, cio` che si ama; vi si
scoprono profondita` che l'intelligenza sola non riuscirebbe a
penetrare; e se ne deducono conseguenze che allargano il campo della
teologia, alimentando la pieta`.

444. B) Allo studio pero` bisogna aggiungere la meditazione. Non si
meditano abbastanza i dommi cristiani, o almeno non se ne meditano
spesso se non gli aspetti accessori. Non bisogna paventare di
affrontarli direttamente e nel loro fondo come soggetto principale
delle nostre meditazioni 444-1. Avviene allora che l'anima, alla
luce della fede, sotto l'azione dello Spirito Santo, tocca altezze e
scopre profondita` che l'intelligenza sola non coglierebbe. Ne abbiamo
la prova negli scritti di anime semplici, elevate alla contemplazione,
che ci lasciarono su Dio, su Gesu` Cristo, sulla sua dottrina, sui suoi
sacramenti, osservazioni tali da gareggiare con quelle dei migliori
teologi. Del resto non disse S. Tommaso di aver imparato piu` alla
scuola del Crocifisso che nei libri dei dottori? La ragione e` che, nel
silenzio e nella calma dell'orazione, Dio parla piu` facilmente al
cuore, e che la sua parola, meglio intesa, illumina l'intelligenza,
riscalda il cuore e scuote la volonta`. In tali momenti lo Spirito
Santo si degna di comunicare, oltre i doni della scienza e
dell'intelletto, anche quello della sapienza, che fa assaporare le
verita` della fede, le fa amare e praticare, formando cosi` una
strettissima unione tra l'anima e Dio. E` quello che venne si` bene
descritto dall'autore dell'Imitazione 444-2: "Beata l'anima che
ascolta il Signore parlargli interiormente e riceve dalla sua bocca
parole di consolazione: Beata anima quae Dominus in se loquentem audit,
et de ore ejus verbum consolationis accipit..."

Il frequente e affettuoso pensiero di Dio durante il giorno continua e
compie i felici effetti dell'orazione: pensando a Dio lo amiamo di piu`
e l'amore affina la nostra conoscenza.

445. C) Allora si contrae piu` facilmente l'abitudine di innalzarsi
dalle creature al Creatore, e di veder Dio in tutte le sue opere: le
cose, le persone, gli avvenimenti.

Il fondamento di questa pratica e` l'esemplarismo divino, insegnato da
Platone, perfezionato da S. Agostino e da S. Tommaso, posto in luce
dalla Scuola di S. Vittore e ripreso poi dalla Scuola francese di
spiritualita` del secolo XVII 445-1. Tutte le cose esistono nel
pensiero di Dio prima di essere create: Dio le concepi` nella sua
intelligenza prima di produrle al di fuori e volle che fossero, in
gradi diversi, un riflesso delle divine sue perfezioni. Se
contempliamo quindi le cose create non solo con gli occhi del corpo ma
anche con gli occhi dell'anima, al lume della fede vedremo:

a) che tutte le creature, secondo il grado di perfezione, sono o un
vestigio o un'immagine o una somiglianza di Dio; che tutte ci dicono
di aver Dio per autore e c'invitano a lodarlo, non essendo tutto
l'essere che e` in loro, tutta la loro bellezza e tutta la loro bonta`,
che una creata e finita partecipazione dell'essere divino;

b) che specialmente le creature intelligenti, elevate all'ordine
soprannaturale, sono immagini, sono viventi somiglianze di Dio, che ne
partecipano, benche` in modo finito, la vita intellettuale; che essendo
tutti i battezzati membri di Cristo, Lui dobbiamo vedere in loro: in
omnibus Christus;

c) che tutti gli avvenimenti, lieti o tristi, sono nel pensiero divino
destinati a perfezionare la vita soprannaturale da lui comunicataci e
a facilitare la raccolta degli eletti, cosi` che di tutto possiamo
giovarci per santificarci.

Aggiungiamo tuttavia che, nell'ordine cronologico, le anime vanno
prima a Gesu` Cristo, e solamente per lui vanno al Padre, e che,
arrivate a Dio, non lasciano di tenersi strettamente unite a Gesu`.

CONCLUSIONE: L'ESERCIZIO DELLA PRESENZA DI DIO 446-1.

446. L'affettuosa conoscenza di Dio ci conduce al santo esercizio
della presenza di Dio, di cui indicheremo brevemente il
fondamento, la pratica e i vantaggi.

A) Il fondamento e` la dottrina dell'onnipresenza di Dio. Dio e` da per
tutto non solo con lo sguardo e con l'operazione ma anche con la
sostanza. Come diceva S. Paolo agli Ateniesi, "in lui noi abbiamo la
vita, il movimento e l'essere: in ipso enim vivimus, movemur et
sumus;" 446-2 il che e` vero cosi` sotto l'aspetto naturale come
sotto il soprannaturale. Come Creatore, dopo averci dato l'essere e la
vita, ce li conserva, e col suo concorso mette in moto le nostre
facolta`; come Padre, ci genera alla vita soprannaturale, che e` una
partecipazione della stessa sua vita, e lavora con noi, come causa
principale, alla sua conservazione e al suo incremento, onde si` trova
intimamente presente in noi, fin nel centro dell'anima, senza pero`
lasciare di essere distinto da noi. E` come gia` dicemmo al n. 92,
il Dio della Trinita` che vive in noi, il Padre che ci ama come figli,
il Figlio che ci tratta come fratelli, e lo Spirito Santo che ci da` e
i suoi doni e la sua persona.

B) La pratica. Per trovar dunque Dio non occorre che andiamo a
cercarlo in cielo, perche` lo troviamo: a) vicinissimo a noi nelle
creature che ci circondano; in queste andiamo da principio a cercarlo:
tutte infatti ci richiamano qualcuna delle divine perfezioni, massime
le creature che, dotate d'intelligenza, possiedono in se` il Dio
vivente (n. 92); tutte ci servono come di scalini per giungere a
lui; b) rammentiamo poi ch'egli e` vicinissimo a coloro che lo pregano
con fiducia: "Prope est Dominus omnibus invocantibus eum" 446-3; e
l'anima nostra si diletta di invocarlo ora con semplici giaculatorie
ora con preghiere piu` lunghe.

c) Ma soprattutto rammentiamo che le tre divine persone abitano in noi
e che il nostro cuore e` un tabernacolo vivente, un cielo ove esse gia`
si danno a noi. Ci basta quindi rientrare in noi stessi, nella cella
interiore, come dice S. Caterina da Siena, e fissare con l'occhio
della fede l'ospite divino che si degna abitarvi. Allora vivremo sotto
il suo sguardo, sotto la sua azione, l'adoreremo e lavoreremo con lui
alla santificazione dell'anima nostra.

447. C) E` facile scorgere quali siano i vantaggi di questa pratica
rispetto alla nostra santificazione.

a) Ci fa diligentemente schivare il peccato. Chi mai oserebbe
offendere la divina maesta` nel momento stesso che sa che Dio abita in
lui con la infinita sua santita` che non puo` soffrire la minima
macchia, con la sua giustizia che l'obbliga a punire anche le piu`
piccole colpe, con la sua potenza che arma il braccio contro il
colpevole, e principalmente con la sua bonta` che sollecita il nostro
amore e la nostra fedelta`?

b) Stimola il nostro ardore per la perfezione. Se un soldato che
combatte sotto gli occhi del generale si sente spinto a moltiplicar le
prodezze, come non sentirci pronti alle piu` dure fatiche, agli sforzi
piu` generosi, quando sappiamo di combattere non solo sotto lo sguardo
di Dio ma con la sua sempre vittoriosa collaborazione? come non
sentirci animati dalla corona immortale che ci promette e
principalmente dall'aumento d'amore che ci da` come ricompensa?

c) Quale confidenza non ci da` questo pensiero! Quali che siano le
prove, le tentazioni, le fatiche, le debolezze, non siam forse sicuri
della vittoria finale, quando rammentiamo che Colui che e` la stessa
onnipotenza e a cui nulla resiste, vive in noi e mette a nostro
servizio la divina stia virtu`? Possiamo certamente toccar parziali
sconfitte, passar per dolorose angosce, ma siamo sicuri che,
appoggiati su di lui, trionferemo e che le stesse nostre croci non
servono che a farci maggiormente amar Dio e a moltiplicarci i meriti.

d) Finalmente qual gioia per noi il pensare che Colui che forma la
felicita` degli eletti e che un di` contempleremo nel cielo, e` gia` in
nostro possesso, e che possiamo goderne la presenza e conversar con
lui nel corso di tutto il giorno?

La conoscenza e il frequente pensiero di Dio sono dunque grandemente
santificanti; e lo stesso e` della conoscenza di noi stessi.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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