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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:21
 
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CONCLUSIONE.

431. Coll'uso di questi vari mezzi, serbiamo la volonta`
costantemente o almeno abitualmente rivolta al progresso spirituale,
Cosi`, sorretti dalla grazia di Dio, trionfiamo piu` facilmente degli
ostacoli; avremo certamente talora qualche debolezza, ma, stimolati
dal desiderio di progredire, riprenderemo animosamente la marcia in
avanti, e le parciali sconfitte, esercitandoci nell'umilta`, non
serviranno che a meglio avvicinarci a Dio.

sez. II. Della conoscenza di Dio e di se` stesso.

432. Poiche` la perfezione consiste nell'unione dell'anima con Dio, e`
chiaro che, per arrivarvi, bisogna anzitutto conoscere i due termini
dell'unione, Dio e l'anima: la conoscenza di Dio ci condurra`
direttamente all'amore: noverim te ut amem te! la conoscenza di noi
stessi, facendoci stimare quel tanto di bene che Dio ha posto in noi,
ci eccitera` alla riconoscenza; e la vista delle nostre miserie e dei
nostri difetti, facendoci concepire un giusto disprezzo di noi stessi,
produrra` direttamente l'umilta`, noverim me, ut despiciam me, e quindi
pure l'amor si Dio, perche` l'unione con Dio non si opera se non nel
vuoto di noi medesimi.

I. Della conoscenza di Dio 433-1.

433. Per amar Dio, bisogna prima di tutto conoscerlo: nil volitum
quin praecognitum. Quanto piu` dunque ci applichiamo a studiarne le
perfezioni, tanto piu` il nostro cuore s'infiamma d'amore per lui,
perche` tutto in lui e` amabile: egli e` la pienezza dell'essere,
pienezza di bellezza, di bonta` e d'amore: Deus caritas est. E` cosa
evidente. Resta quindi a determinare:
* 1^ cio che di Dio dobbiamo conoscere per amarlo;
* 2^ come giungere a questa affettuosa conoscenza.

1^ CIO` CHE DOBBIAMO CONOSCERE DI DIO.

Di Dio dobbiamo conoscere tutti cio` che puo` farcelo ammirare ed amare,
e quindi la sua esistenza, la sua natura, i suoi attributi, le sue
opere, specialmente la sua vita intima e le sue relazioni con noi.
Nulla di cio` che riguarda la divinita` e` estraneo alla devozione: anche
le stesse verita` piu` astratte hanno un lato affettivo che aiuta
singolarmente la pieta`. Dimostriamolo con alcuni esempi tratti dalla
filosofiz e dalla teologia.

434. A) Verita` filosofiche. a) Le prove metafisiche dell'esistenza
di Dio sono certo molto astratte, pure sono una miniera di preziose
riflessioni che conducono all'amor di Dio. Dio, primo motore immobile,
atto puro, e` la fonte d'ogni movimenti; dunque io non posso muovermi
che in Lui e per Lui; dunque deve essere il primo principio, ne deve
pur essere l'ultimo fine: Ego sum principium et finis. Dio e` la causa
prima di tutti gli esseri, di tutto cio` che v'e` di buono in me, delle
nostre facolta`, dei nostri atti: a Lui solo dunque ogni onore e ogni
gloria! Dio e` l'Essere necessario, ikl solo necessario "unum
necessarium"; e quindi il solo bene da cercare; tutto il resto e` cosa
contingente, accessoria, passeggiera, e non puo` essere utile che in
quanto ci conduce a quest'unico necessario. Dio e` l'infinita
perfezione e le creature non sono che un pallido riflesso della sua
bellezza, e` quindi Lui l'ideale a cui mirare: "Estote perfecti sicut
et Pater vester caelestis perfectus est" 434-1; onde noi non
dobiamo mettere alcun limite alla nostra perfezione: "Io che sono
infinito, diceva Dio a S. Caterina da Siena, vado cercando opere
infinite, vale a dire un infinito sentimento d'amore" 434-2.

435. b) Se passiamo poi alla natura divina, il poco che ne
conosciamo ci distacca dalle creature e da noi stessi per innalzarci a
Dio. Dio e` la pienezza dell'essere: "Ego sum qui sum"; il mio essere
non e` dunque che un essere mutuato, incapace di sussistere da se`, e
che deve riconoscere la sua assoluta dipendenza dall'Essere divino.
Questo egli voleva inculcare a S. Caterina da Siena, quando le diceva:
"Sai, o figlia mia, cio` che sei tu e cio` che sono io?... Tu sei quella
che non e` e Io sono Colui che e`". Qual lezione d'umilta` e d'amore!

436. c) Lo nesso e` degli attributi divini; non ve n'e` alcuno che,
ben meditato, non serva a stimolare il nostro amore sotto una forma o
sotto un'altra: la divina semplicita` ci eccita a praticare quella
semplicita` o purita` d'intenzione che ci fa tendere direttamente a Dio,
senza alcun egoistico riguardo a noi stessi; la sua immensita` che ci
avvolge e compenetra, e` il fondamento di quell'esercizio della
presenza di Dio che e` cosi` caro e cosi` proficuo alle anime pie; la sua
eternita` ci distacca da tutto cio` che passa, rammentandoci che cio` che
non e` eterno e` nulla: "quod aeternum non est nihil est"; la sua
immutabilita` ci aiuta a praticare, in mezzo alle umane vicissitudini,
quella calma tanto necessaria all'intima e durevole unione con Dio; la
sua infinita attivita` stimola la nostra e c'impedisce di cadere nella
noncuranza o in una specie di pericoloso quietismo; la sua
onnipotenza, posta a servizio della infinita sua sapienza e della
misericordiosa sua bonta`, ci ispira una filiale confidenza che agevola
in modo singolare la preghiera e il santo abbandono; la sua santita` ci
fa odiare il peccato e amare quella purita` di cuore che conduce
all'unione intima con Dio: "Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum
videbunt"; la infallibile sua verita` e` il piu` saldo fondamento della
nostra fede; la sua bellezza, la sua bonta`, il suo amore ci rapiscono
il cuore e vi destano palpiti d'amore e di riconoscenza. E quindi le
anime sante si dilettano di inabissarsi nella contemplazione dei
divini attributi: ammirando e adorando le perfezioni di Dio, ne
attraggono qualche cosa nell'anima loro.

437. B) Si dilettano principalmente di contemplare le verita`
rivelate, che riguardano tutte la storia della vita divina: la sua
fonte nella SS. Trinita`; le sue prime comunicazioni con la creazione e
la santificazione dell'uomo; la sua restaurazione con l'Incarnazione;
la attuale sua diffusione con la Chiesa e coi Sacramenti; il suo
compimento finale nella gloria. Ognuno di questi misteri le rapisce e
le infiamma d'amore per Dio, per Gesu`, per le anime, per tutte le cose
divine.

438. a) La vita divina nella sua fonte e` la SS. Trinita`: Dio, che e`
la pienezza dell'essere e della carita`, contempla se stesso da tutta
l'eternita`; contemplandosi produce il Verbo, e questo Verbo e` suo
Figlio, distinto da Lui ma a Lui perfettamente uguale, vivente e
sostanziale sua immagine. Dio Padre ama questo Figlio e ne e` riamato;
e da questo mutuo amore scaturisce lo Spirito Santo, distinto dal
Padre e dal Figlio dai quali procede, e perfettamente uguale all'uno e
all'altro. A questa vita noi partecipiamo!

439. b) Essendo infinitamente buono, Dio vuole comunicarsi ad altri
esseri: il che fa con la creazione e principalmente con la
santificazione. Per la creazione noi siamo servi di Dio, cio` che e` per
noi gia` un grande onore; che Dio infatti abbia pensato a me da tutta
l'eternita` e m'abbia scelto tra miliardi di esseri possibili per darmi
l'esistenza, la vita, l'intelligenza, qual motivo d'ammirazione, di
riconoscenza e d'amore! Ma che m'abbia poi chiamato a partecipare alla
sua vita divina, che m'abbia adottato in figlio, che mi destini alla
chiara visione della sua essenza e a un amore infinito, o non e` questo
il colmo della carita`? E non sara` un potente motivo d'amarlo senza
riserva?

440. c) Per colpa del primo padre avevamo perduto i diritti alla
vita divina ed eravamo incapaci di ricuperarli da noi stessi. Ma ecco
che il Figlio di Dio, vedendo la nostra miseria, si fa uomo come noi,
e diventando il capo di un corpo mistico di cui noi siamo le membra,
espia i nostri peccati con la dolorosa sua passione e morte di Croce,
ci riconcilia con Dio, e fa di nuovo scorrere nelle anime nostre una
partecipazione di quella vita da lui attinta nel seno del Padre. Vi e`
qualche cosa di piu` atto a farci amare il Verbo Incarnato, a unirci
strettamente a Lui, e per Lui al Padre?

441. d) Ad agevolare questa unione, Gesu` continua a restare con noi;
vi resta per mezzo della Chiesa che ce ne trasmette e ce ne spiega gli
insegnamenti. Vi resta per mezzo dei Sacramenti, misteriosi canali
della grazia che ci comunicano la vita divina. Vi resta principalmente
per mezzo dell'Eucaristia, in cui Gesu` perpetua nello stesso tempo la
sua presenza, la benefica sua azione e il suo sacrifizio: il suo
sacrifizio nella Santa Messa, ove rinnova in modo misterioso la sua
immolazione; la benefica sua azione nella Comunione, in cui viene con
tutti i suoi tesori di grazia a perfezionare l'anima nostra e a
comunicarle le sue virtu`; la permanente sua presenza, imprigionandosi
volontariamente, giorno e notte, nel tabernacolo, ove possiamo
visitarlo, conversare con lui, glorificare con lui l'adorabile
Trinita`, trovare in lui la guarigione delle nostre spirituali ferite e
il conforto nelle nostre tristezze e nei nostri abbattimenti: "Venite
ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam
vos" 441-1.

442. e) E questo non e` che il preludio della vita consumata in Dio
che godremo per tutta l'eternita`; lo vedremo un di a faccia a faccia,
come egli vede se stesso, e l'ameremo con perfetto amore; e vedremo e
ameremo in lui tutto cio` che vi e` di grande e di nobile. Usciti da Dio
con la creazione, a lui ritorniamo con la glorificazione, e
glorificandolo troviamo la perfetta felicita`.

Il domma e` dunque la fonte della vera devozione e l'alimento; ci
ri`mane ora a dire che modo dobbiamo giovarcene sotto questo rispetto.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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