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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:18
 
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CONCLUSIONE.

402. Da tutti questi documenti risulta che il sacerdote deve, prima
d'entrare nel sacerdozio, avere acquistato un certo grado di santita`,
e che, divenuto sacerdote, deve continuare a progredire verso
perfezione sempre maggiore.

1^ Per entrare nel sacerdozio, bisogna aver gia` acquistato un certo
grado di perfezione. E` quanto si ricava da tutti i testi del
Pontificale da noi citati. Infatti si richiede gia` dal tonsurato il
distacco dal mondo e da se` stesso per attaccarsi a Dio e a Gesu`
Cristo; e se la Chiesa prescrive degli interstizi tra i vari ordini, e`
perche` il giovane chierico abbia il tempo d'acquistare a mano a mano
le varie virtu` che corrispondono a ognun di essi. Lo dice chiaramente
il Pontificale: 402-1 "Atque ita de gradu in gradum ascendant, ut
in eis, cum aetate, vitae meritum et doctrina major accrescat". Ecco
perche` si vuole da lui una virtu` provata "quorum probata virtus
senectus sit" 402-2. Or questa virtu` provata non si acquista che
con la assidua pratica dei doveri del proprio stato, delle virtu` che
il Pontefice viene premurosamente indicando all'Ordinando in ogni
ordine che gli conferisce. Dev'essere virtu` talmente solida da
rassomigliare a quella dei vecchi (senectus sit), i quali con lunghi e
penosi sforzi hanno acquistato la maturita` e la costanza propria della
loro eta`.

403. Non e` dunque una virtu` quale che sia, dice
S. Tommaso 403-1, quella che e` richiesta per l'esercizio del
ministero ecclesiastico, ma virtu` eccellente: "Ad idoneam executionem
ordinum non sufficit bonitas qualiscumque, sed requiritur bonitas
excellens". Abbiamo visto infatti che il Pontificale esige dagli
Ordinandi la pratica d'una fede robusta ed operosa, d'una grande
confidenza in Dio, d'un'amor di Dio e del prossimo che giunga fino al
sacrifizio, senza parlare delle virtu` morali della prudenza, della
giustizia, della religione, dell'umilta`, delle temperanza, della
fortezza, della costanza; le quali virtu` devono pur essere praticate
in alto grado, poiche` il Pontefice invoca sopra gli ordinandi i doni
dello Spirito Santo, che, compiendo le virtu`, ce lo fanno praticare in
tutta la loro perfezione. Non basta quindi essere uno di quegli
incipienti che sono ancora esposti a ricadere in colpe gravi; ma e`
necessario, purificata l'anima dalle colpe e dagli attacchi, essersi
rassodati nelle virtu` che costituiscono la via illuminativa e tendere
a sempre piu` intima unione con Dio.

404. 2^ Fatti sacerdoti, non e` il momento di fermersi ma anzi di
progredire ogni giorno di virtu` in virtu`, come nota
l'Imitazione: 404-1 "Non alleviasti onus tuum, sed arctiori jam
alligatus es vinculo disciplinae, et ad majorem teneris perfectionem
sanctitatis: il vostro carico non si e` alleggerito ma siete invece
legati da piu` strette obbligazioni e tenuti a maggiore santita`. Il
sacerdote dev'essere ornato di tutte le virtu` e deve dare agli altri
l'esempio d'una vita pura". Oltre che il non progredire e` retrocedere
(n. 358-359), vi e`, come abbiamo dimostrato parlando del ministero
sacerdotale (n. 392 ss.), tale obbligo di conformarsi a Gesu`
Cristo e di edificare il prossimo, che, nonostante tutti i nostri
sforzi, restiamo sempre al di sotto dell'ideale tracciato dal Vangelo
e dal Pontificale. Dobbiamo quindi quotidianamente pensare che ci
rimane ancora molto da fare per conseguirlo: "Grandis enim tibi restat
via" 404-2.

405. D'altra parte noi viviamo in mezzo al mondo e ai suoi pericoli,
mentre i religiosi sono protetti dalle regole e da tutti i vantaggi
della vita di comunita`. Se dunque essi sono obbligati a tendere
incessantemente alla perfezione, non lo saremo anche noi e piu` di
loro? E se noi non abbiamo, per proteggere la nostra virtu`, gli
esterni baluardi che difendono la loro, non dobbiamo forse supplirvi
con una maggior forza interiore, che non puo` evidentemente acquistarsi
che con sforzi spesso rinnovati verso una vita migliore? Il mondo con
cui siamo obbligati a trattare tende continuamente ad abbassare il
nostro ideale; e` quindi necessario costantemente rialzarlo con un
ritorno frequente allo spirito sacerdotale.

Questo progresso e` dovere tanto piu` urgente in quanto che dal nostro
grado di santita` dipende la salute e la santificazione delle anima che
ci sono affidate: secondo le leggi ordinarie della provvidenza
soprannaturale, un sacerdote fa tanto maggior bene quanto piu` e` santo,
come abbiamo dimostrato, (n. 398 ss.). Potrebbe dunque essere
conforme alla nostra missione di santificatori di anime, il fermarci a
mezzo o anche al principio della via della perfezione, mentre tante
anime in pericolo di perdersi ci gridano da tutte le parti di correre
in loro aiuto "transiens... adjuva nos?" 405-1. E` chiaro che a
questo grido di soccorso non vi e` che una sola risposta degna d'un
sacerdote, quella di Nostro Signore stesso: "Io mi santifico e mi
sacrifico perch'essi siano santificati in tutta verita`" 405-2.

406. Non esamineremo qui la questione se il sacerdote, obbligato a
maggior perfezione interiore del semplice religioso, sia nello stato
di perfezione. E` questa, a dir vero, una questione di Diritto
canonico, che viene comunemente risolta negativamente, perche` il
sacerdote, anche se pastore di anime, non ha quella stabilita` che e`
canonicamente richiesta dallo stato di perfezione.

Il sacerdote poi che e` nello stesso tempo religioso, ha, com'e` chiaro,
tutti gli obblighi del sacerdozio, e per di piu` quelli dei voti, e
trova nella regola piu` copiosi aiuti per essere santo. Ma non deve
dimenticare che il suo sacerdozio l'obbliga a perfezione maggiore di
quella dello stato religioso.

Cosi` il clero secolare e il clero regolare, senza ombra di gelosia, si
stimeranno e si aiuteranno a vicenda, non avendo che un solo e
medesimo scopo, di glorificar Dio guadagnandogli quante piu` anime e`
possibile, e giovandosi delle virtu` e dei buoni successi che noteranno
nei confratelli per eccitarsi a nobile emulazione: "Consideremus
invicem in provocationem caritatis et bonorum operum" 406-1.
_________________________________________________________________

352-1 Alvarez de Paz., op. cit., l. IV-V; Le Gaudier, P. III,
sez. I, c. VII, X; Scaramelli, Direttorio ascetico, Tr. I, art. II;
Ribet, Asce'tique, c. VII-IX; Ighina, op. cit., Introd., XX-XXX.

355-1 Matth., V, 48.

355-2 Luc., XIV, 26, 27; cfr. Matth., X, 37, 38.

355-3 Luc., XIII, 24; cfr. Matth., VII, 13,14.

356-1 Ephes., I, 4.

356-2 Ephes., IV, 10-16. Tutto il passo e` da leggersi.

356-3 I Petr., I, 15.

356-4 Apoc., XXII, 11.

357-1 Matth., XXIV, 41.

357-2 Ephes., VI, 14-17.

358-1 Sermo CLXIX, n. 18.

358-2 Epist. CCLIV ad abbatem Suarinum, n. 4.

358-3 Epist. XCI ad abbates Suessione congregatos. n. 3.

358-4 "Nec vero quisquam putet ad paucos quosdam lectissimos id
pertinere, ceterisque in inferiore quodam virtutis gradu licere
consistere. Tenentur enim hac lege omnes, nullo excepto," (A. A. S.,
XV, 50).

359-1 Tal e` l'insegnamento comune dei teologi, dal Suarez cosi`
compendiato nel De Religione, t. IV, l. I, c. 4, n. 12: "Vix potest
moraliter contingere ut homo etiam saecularis habeat firmum propositum
nunquam peccandi mortaliter, quin consequenter nonnulla opera
supererogationis faciat et habeat formale vel virtuale propositum illa
faciendi."

363-1 II Cor., IV, 17.

364-1 I Tim., IV, 8.

366-1 Matth., VII, 20.

367-1 Codex, can. 487-672; S. Tommaso, IIa. IIae, q. 24, a. 9;
q. 183, a. 1-4; q. 184-186; Suarez, De Religione, tr. VII; S. Alfonso,
l. IV, n. 1 sq.; S. Fr di Sales, I veri trattenimenti spirituali;
Vermeersch, De religiosis; Valuy, Les vertus religieuses; Gautrelet,
Traite' de l'e'tat religieux; Mons. Gay, De la vie et des vertus
chre'tiennes,
Tr. II; J. P. Mothon, Traite' sur l'e'tat religieux, 1923.

367-2 Canone 487.

367-3 Canone 593.

367-4 "Peccat mortaliter religiosus qui firmiter statuit non
tendere ad perfectionem, vel nullo modo de ea^ curare" (Theol. moralis,
l. IV, n. 18).

367-5 "Unde non oportet quod quicumque est in religione, jam sit
perfectus, sed quod ad perfectionem tendat." Sum. theol., IIa. IIae,
q. 186, a. 1, ad 3.

370-1 I Cor., VII, 32-33.

371-1 Valuy, Les Vertus religieuses, 19a. ediz. riveduta da
Vulliez-Sermet, p. 106. Per esser valido in foro esterno, il precetto
dev'essere intimato in scritto o davanti a due testimoni (Cod.,
can. 24).

375-1 Sum. theol., IIa. IIae, q. 18, a. 9, ad 1 et 3.

376-1 Communis est theologorum sententia praelatum graviter
peccare, si culpas veniales et transgressiones sanctae regulae, alioquin
forte sub peccato non obligantis, corrigere negligat, quia ait Lugo
(De just. et jure, disp. 9, sect. 3, n. 21): per hujusmodi defectus
toleratos observantia regularis maxime labefactatur. Cujus exempla
affert in transgressione silentii, lectionis, ingressus in aliorum
cellas, etc." Schram, Instit. Theol. myscticae, sez. 665, Scholion.

376-2 Galat., VI, 16.

377-1 Oltre gli autori citati, cfr. Arvisenet, Memoriale vitae
sacerdotalis; Molina Certisono, L'instruction des pre^tres, 2a. Traite';
J.-J. Olier, Traite' des SS. Ordres;
Tronson, Esami particolari; Dubois, Il santo Prete; Caussette, Manre`se
du Pre^tre; Gibbons, L'Ambasciatore di Cristo (Marietti, Torino);
Giraud, Pre^tre et hostie;
Manning, L'eterno Sacerdozio; Lelong, Le Pre^tre; Card. Mercier, La
Vita interiore (Vita e Pensiero, Milano).

377-2 Sum. theol., IIa. IIae, q. 84, a. 8.

377-3 Sess. XXII. de Reform. c. 1.

377-4 Enciclica Quod multum, 22 agosto 1886; Lettera enc. Depuis
le jour, 8 sett. 1899.

377-5 Exhortatio ad clerum catholicum, 4 agosto 1908. Tutta la
lettera e` da leggersi.

378-1 Can. 124-127.

379-1 Luc., II, 52.

379-2 Luc., II, 51.

379-3 Atti, I, 1.

379-4 Matth., XI, 29.

379-5 Joan., XVII, 19.

379-6 II Cor., V, 20.

381-1 Matth., V, 13-14.

381-2 Matth., V, 16.

382-1 Delbrel, S. J., Je'sus, e'ducateur des Apo^tres, c. IV-VI.

382-2 Matth., X, XI; Luc., IX, X, etc.

383-1 Joan., XIV-XVII.

384-1 II Tim., I, 6; II Tim., III, 8-9.

384-2 Tit. I, 7-9: "Oportet enim episcopum sine crimine esse,
sicut Dei dispensatorem: non superbum, non iracundum, non vinolentum,
non percussorem, non turpis lucri cupidum; sed hospitalem, benignum,
sobrium, justum, sanctum, continentem, amplectentem eum qui secundum
doctrinam est, fidelem sermonem, ut potens sit exhortari in doctrina^."

384-3 I Tim., VI, 11. "Sectare vero justitiam, pietatem, fidem,
caritatem, patientiam, mansuetudinem."

384-4 Tit., II, 7.

385-1 La maggior parte di questi trattati furono raccolti in
un'opera intitolata Le Pre^tre d'apre`s les Pe`res, dal Raynaud, 12 in
8^, Parigi, 1843. Si vedano pure numerosi testi nel libro di
L. Tronson, "Forma cleri".

385-2 Per la spiegazione del Pontificale, cfr. J.-J. Olier,
op. cit.; Bacuez, Istruzioni e Meditazioni ad uso degli
Ordinandi; Giraud, op. cit., t. II; Gontier, Explication du
Pontifical.

390-1 II Cor., XXI, 15.

391-1 "Ad idoneam executionem ordinum non sufficit bonitas
qualiscumque, sed requiritur bonitas excellens; ut sicut illi qui
ordinem suscipiunt, super plebem constituuntur gradu ordinis, ita et
superiores sint merito sanctitatis", (S. Thomas, Suppl., q. 35, a. 1,
ad 3.)

392-1 Hebr., V, 1-4.

392-2 Non intendiamo dire che sia religioso come quelli che
entrano in un Ordine e fanno i tre voti, ma nel senso che e`
ufficialmente incaricato di rendere a Dio i doveri di religione.

392-3 Lo dice pure S. Tommaso, (IV Sent., dist. 24, q. 2): "Qui
divinis mysteriis applicantur regiam dignitatem assequuntur et
perfecti in virtute esse debent".

394-1 Exod., XIX, 22.

394-2 Levit., XXI, 6.

394-3 Hebr., VII, 26.

394-4 Ephes., V, 25-27.

395-1 Preghiera dell'Offertorio.

396-1 Matth., XV, 8; Isa., XXIX, 13.

398-1 Si legga a questo proposito l'ottimo libro di Dom Chautard,
L'anima dell'apostolato.

398-2 Matth., IV, 19.

398-3 Joan., XV, 16.

398-4 I Cor., III, 6-7.

398-5 Joan., XVII, 19.

399-1 II Cor., V, 20.

399-2 I Cor., XIII, 1.

400-1 I Cor., IV, 16.

401-1 Jac., IV, 6.

402-1 De ordinibus conferendis.

402-2 Loc. cit.

403-1 Supplem., q. 35, a. 1, ad 3.

404-1 Libro IV, c. 5.

404-2 III Reg., XIX, 7.

405-1 Act., XVI, 9.

405-2 Joan., XVII, 19.

406-1 Hebr., X, 54.
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