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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:17
 
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II. L'autorita` del Pontificale.

385. Sarebbe facile dimostrare che i Padri, commentando il Vangelo e
le Epistole, svolsero e determinarono questi insegnamenti; potremmo
anzi aggiungere che scrissero Lettere e Trattati intieri sulla dignita`
e santita` del sacerdozio 385-1. Ma, per non dilungarci di troppo,
staremo paghi a citare l'autorita` del Pontificale che e` come il Codice
sacerdotale della Nuova legge e contiene il compendio di cio` che la
Chiesa Cattolica vuole dai suoi ministri. Questa semplice esposizione
mostrera` quale alto grado di perfezione si richiede dagli Ordinandi e
a piu` forte ragione dai sacerdoti che esercitano il
ministero 385-2.

386. 1^ Dal giovane tonsurato la Chiesa richiede il totale distacco
da tutto cio` che e` di ostacolo all'amor di Dio, e l'intima unione con
Nostro Signore, per combattere le inclinazioni dell'uomo vecchio e
rivestirsi delle disposizioni dell'uomo nuovo. Il Dominus pars, che
deve recitare ogni giorno, gli rammenta che Dio e Dio solo e` la sua
porzione e la sua eredita` e che tutto cio` che non si riferisce a Dio
dev'essere calpestato. L'Induat me gli dice che la vita e` un
combattimento, una lotta contro le inclinazioni della guasta natura,
uno sforzo per coltivare le virtu` soprannaturali piantateci nell'anima
nel giorno del battesimo. Gli viene cosi` proposto fin da principio
come scopo l'amor di Dio, come mezzo il sacrificio, com l'obbligo di
perfezionare queste due disposizioni per potersi avanzare nel
chiericato.

387. 2^ Con gli Ordini Minori, il chierico riceve un doppio potere,
uno sul corpo eucaristico di Gesu`, l'altro sul suo corpo mistico, cioe`
sulle anime; e da lui si richiede, oltre il distacco, un doppio amore,
l'amore del Dio del tabernacolo, e l'amor delle anime, che suppongono
entrambi il sacrificio.

Quindi, come ostiario, si distacca dalle occupazioni domestiche per
diventare il custode ufficiale della casa di Dio e per invigilare
sulla decenza del luogo santo e delle sacre suppellettili. Lettore, si
distacca dagli studi profani per darsi alla lettura dei Libri santi da
cui attingere quella dottrina che l'aiutera` a santificare se` e gli
altri. Esorcista, si distacca dal peccato e dai suoi residui per
sottrarsi piu` sicuramente al dominio del demonio. Accolito, si
distacca dai piaceri sensuali per praticare gia` quella purita` che e`
richiesta dal servizio degli altari. Si rinvigorisce nello stesso
tempo il suo amore per Dio: ama il Dio del tabernacolo di cui e` il
custode, ama il Verbo nascosto sotto la corteccia della lettura nella
Sacra Scrittura, ama Colui che impera agli spiriti malvagi, ama Colui
che s'immola sugli altari. E quest'amore fiorisce in zelo: ama le
anime che gode di portare a Dio con la parola e con l'esempio, di
edificare con le virtu`, di purificare con gli esorcismi, di
santificare con la parte che prende nel Santo Scarifizio. S'avanza
cosi` a poco a poco verso la perfezione.

388. 3^ Il suddiacono, consacrandosi definitivamente a Dio, s'immola
per suo amore, preludendo cosi`, come gia` fece la SS. Vergine, a quel
piu` nobile sacrifizio che offrira` piu` tardi al Santo Altare: praeludit
meliori quam mox offeret hostiam. Immola il corpo col voto di
continenza, l'anima con l'obbligo di recitare ogni giorno la pubblica
preghiera. La continenza suppone la mortificazione dei sensi interni
ed esterni, della mente e del cuore, la recita dell'ufficio richiede
lo spirito di raccoglimento e di preghiera, lo sforzo perseverante per
vivere unito a Dio. L'uno e l'altro dovere non si puo` fedelmente
adempiere senza un ardente amore a Dio, che solo gli puo` proteggere il
cuore contro le lusinghe dell'amor sensibile e aprirgli l'anima alla
preghiera col raccoglimento interno. Sacrifizio ed amore richiede
dunque per sempre la Chiesa dal suddiacono. Sacrificio piu` profondo di
quello praticato fin allora, perche` la pratica della continenza per
tutta la vita esige in certi giorni sforzi eroici e abitualmente poi
un assiduo spirito di vigilanza, d'umile diffidenza di se` e di
mortificazione; sacrificio irrevocabile: "Quod si hunc Ordinem
susceperitis, amplius non licebit a proposito resilire, sed Deo, cui
servire regnare est, perpetuo famulari". E perche` questo sacrificio
sia possibile e durevole, bisogna mettervi di molta carita`: soltanto
l'intenso amore di Dio e delle anime puo` preservare dall'amore
profano, puo` far gustare le dolcezze dell'assidua preghiera,
rivolgendo i pensieri e gli affetti verso Colui che solo puo`
appagarli. Quindi il Pontefice invoca su di lui i doni dello Spirito
Santo perche` possa adempire gli austeri doveri che gli sono imposti.

389. 4^ Dai diaconi, che diventano i cooperatori del sacerdote
nell'offerta del S. Sacrifizio, "comministri et cooperatores estis
corporis et sanguinis Domini", il Pontificale richiede una purita`
ancor piu` perfetta: "Estote nitidi, mundi, puri, casti". E avendo essi
il diritto di predicare il Vangelo, si vuol da loro che lo predichino
piu` con l'esempio che con la bocca: "curate ut quibus Evangelium ore
annuntiatis, vivis operibus exponatis". La loro vita deve quindi
essere una traduzione vivente del Vangelo, e percio` una costante
imitazione di Nostro Signore. Onde il Pontefice, pregando perche` lo
Spirito Santo discenda sopra di loro con tutti i suoi doni,
specialmente con quello della fortezza, rivolge a Dio questa bella
preghiera: "Abundet in eis totius forma virtutis, auctoritas modesta,
pudor constans, innocentiae puritas, et spiritualis observantia
disciplinae". Non e` questo un chiedere per loro la pratica delle virtu`
che conducono alla santita`? Infatti nella preghiera finale il vescovo
domanda che siano ornati di tutte le virtu` "virtutibus universis...
instructi".

390. 5^ Eppure esige ancora qualche cosa di piu` dal sacerdote.
Offrendo il santo sacrifizio della messa, e` necessario che il
sacerdote sia insieme vittima e sacrificatore; e lo sara` immolando le
sue passioni: "Agnoscite quod agitis; imitamini quod tractatis;
quatenus mortis dominicae mysterium celebrantes, mortificare membra
vestra a vitiis et concupiscentiis omnibus procuretis"; lo sara`
rinnovando continuamente in se` lo spirito di santita`: "innova in
visceribus eorum spiritum sanctitatis". A tal fine meditera` giorno e
notte la legge di Dio, per insegnarla agli altri e praticarla egli
stesso e dare cosi` l'esempio di tutte le cristiane virtu`; ut in lege
tua die ac nocte meditantes, quod legerint, credant; quod crediderint,
doceant; quod docuerint, imitentur; justitiam, constantiam,
misericordiam, fortitudinem, ceterasque virtutes in se ostendant". E
dovendosi pure spendere per le anime, pratichera` la carita` fraterna
sotto forma di dedizione: "accipe vestem sacerdotalem per quam caritas
intelligitur"; come S. Paolo, si spendera` intieramente per le anime:
"omnia impendam et superimpendar ipse pro animabus vestris" 390-1.
Il che del resto deriva pure dagli uffici sacerdotali che ora
esporremo.

391. Cosi` dunque ad ogni nuova tappa verso il sacerdozio, il
Pontificale richiede sempre maggior virtu`, maggior amore, maggior
sacrificio; giunto poi al sacerdozio, vuole senz'altro la santita`,
come dice S. Tommaso 391-1, affinche` il sacerdote possa offrir
degnamente il santo sacrificio e santificare le anime che gli sono
affidate. L'Ordinando e` libero di andare avanti o no; ma se riceve gli
ordini, e` chiaro che accetta le condizioni cosi` esplicitamente fissate
dal Pontefice, vale a dire l'obbligo di tendere alla perfezione,
obbligo che non solo non viene diminuito dall'esercizio del santo
ministero ma diventa anzi piu` urgente come dimostreremo.

III. La natura degli uffici sacerdotali esige la santita`.

392. Secondo l'affermazione dell'Apostolo S. Paolo, il sacerdote e`
mediatore tra l'uomo e Dio, tra la terra e il cielo: scelto di tra gli
uomini per esserne il rappresentante, dev'essere gradito a Dio,
chiamato da Lui, per avere il diritto di comparirgli innanzi, di
offrirgli gli ossequi degli uomini e ottenerne benefici: "Omnis namque
Pontifex, ex hominibus assumptus, pro hominibus constituitur in iis
quae sunt ad Deum, ut offerat dona et sacrificia pro peccatis... Nec
quisquam sumit sibi honorem, sed qui vocatur a Deo tanquam
Aaron" 392-1. I suoi uffici si possono ridurre a due principali: e`
il Religioso di Dio 392-2, incaricato di glorificarlo a nome
dell'intiero popolo cristiano; e` un salvatore, un santificatore
d'anime, che ha la missione di collaborare con Gesu` Cristo alla loro
santificazione e salute. Per questa doppia ragione dev'essere un
santo 392-3, e quindi tendere incessantemente alla perfezione,
perche` non potra` mai conseguir perfettamente quella pienezza di
santita` che e` richiesta dai suoi uffici.

1^ IL SACERDOTE RELIGIOSO DI DIO, DEV'ESSERE SANTO.

393. In virtu` della sua missione, il sacerdote deve glorificar Dio
in nome di tutte le creature e piu` specialmente del popolo cristiano.
E` dunque veramente, in virtu` del sacerdozio quale fu istituito da
Nostro Signore, il religioso di Dio "pro hominibus constituitur in iis
quae sunt ad Deum, ut offerat dona et sacrificia". Questo dovere egli
adempie principalmente col santo sacrifizio della messa e con la
recita del Divino Officio; ma tutte le sue azioni, anche le piu`
comuni, possono contribuirvi, come gia` abbiamo detto, se sono fatte
per piacere a Dio. Or questa missione non puo` essere adempita che da
un prete santo o almeno disposto a diventarlo.

394. A) Quale santita` si richiede pel Santo Sacrificio? i sacerdoti
dell'Antica Legge che volevano accostarsi a Dio, dovevano essere santi
(si tratta principalmente di santita` legale) sotto pena di venir
puniti: "Sacerdotes, qui accedunt ad Dominum, sanctificentur, ne
percutiat eos" 394-1. Santi dovevano essere per poter offrire
l'incenso e i pani destinati all'altare: "Incensum enim Domini et
panes Dei sui offerunt, et ideo sancti erunt" 394-2.

Or quanto piu` santi, di interna santita`, non devono essere coloro che
offrono non piu` ombre e figure ma il sacrificio per eccellenza, la
vittima infinitamente santa? Tutto e` santo in questo divino
sacrifizio: santi la vittima e il sacerdote principale, che altri non
e` che Gesu`, il quale, come dice S. Paolo, "e` santo, innocente,
immacolato, segregato dai peccatori, elevato al di sopra dei cieli:
Talis decebat ut nobis esset pontifex, sanctus, innocens, impollutus,
segregatus a peccatoribus et excelsior caelis factus" 394-3; santa
la Chiesa, in cui nome il sacerdote offre la santa mess, santificata
da Cristo, a prezzo del suo sangue "seipsum tradidit pro ea^ ut illam
sanctificaret... ut sit sancta et immaculata" 394-4; santo il
fine, che e` di glorificare Dio e di produrre nelle anime frutti di
santita`; sante le preghiere e le cerimonie, che richiamano il
sacrifizio del Calvario e gli effetti di santita` da lui meritati;
santa specialmente la comunione, che ci unisce alla fonte di ogni
santita`. -- Non e` dunque necessario che il sacerdote, il quale, come
rappresentante di Gesu` Cristo e della Chiesa, offre questo augusto
sacrifizio, sia egli pure rivestito di santita`? Come potrebbe
rappresentar degnamente Gesu` Cristo, cosi` da essere alter Christus, se
mediocre ne fosse la vita e senza aspirazioni alla perfezione? Come
potrebbe essere ministro della Chiesa immacolata, se l'anima sua,
attaccata al peccato veniale, non si desse pensiero di spirituale
progresso? Come potrebbe glorificar Dio, se il suo cuore fosse vuoto
d'amore e di sacrificio? Come potrebbe santificar le anime, se non
avesse egli stesso sincero desiderio di santificarsi?

395. Come oserebbe salire il santo altare e recitare le preghiere
della messa, che spirano i piu` puri sentimenti di penitenza, di fede,
di religione, di amore, d'abnegazione, se l'anima sua ne fosse aliena?
Come potrebbe offrirsi con la vittima divina "in spiritu humilitatis,
et in animo contrito suscipiamur a te, Domine" 395-1, se questi
sentimenti fossero in contraddizione con la sua vita? Con che coraggio
chiedere di partecipare alla divinita` di Gesu` "ejus divinitatis esse
consortes", se la nostra vita e` tutta umana? Come ripetere quella
protesta d'innocenza: "Ego autem in innocentia mea ingressus sum", se
non si fa sforzo alcuno per scuotere la polvere di mille peccati
veniali deliberati? Con che animo recitare il Sanctus, in cui si
proclama la santita` di Dio, e consacrare identificandosi con Gesu`,
autore d'ogni santita`, se non c'e` studio di santificarsi con lui e per
lui? Come recitare il Pater senza rammentare che dobbiamo essere
perfetti come il Padre celeste? E l'Agnus Dei, senza avere un cuore
contrito ed umiliato? E le belle preghiere preparatorie alla
comunione: "Fac me tuis semper inhaerere mandatis et a te numquam
separari permittas", se il cuore e` lontano da Dio, lontano da Gesu`? E
come sumere ogni giorno il Dio di ogni santita`, senza il desiderio
sincero di partecipare a questa santita`, di avvicinarvisi almeno ogni
giorni con progressivo sforzo? Non sarebbe questa un'aperta
contraddizione, una mancanza di lealta`, una provocazione, un abuso
della grazia, un'infedelta` alla propria vocazione? Si mediti dunque e
si applichi a se stesso tutto il Capitolo V del 4^ Libro
dell'Imitazione: DE DIGNITATE SACRAMENTI ET STATU SACERDOTALI: "Si
haberes angelicam puritatem et S. J. Baptistae sanctitatem, non esses
dignus hoc sacramentum accipere nec tractare... Non alleviasti onus
tuum, sed arctiori jam alligatus es vinculo disciplinae, et ad majorem
teneris perfectionem sanctitatis".

396. B) Quanto abbiamo detto della santa messa puo` applicarsi, in un
certo senso, alla recita del divino Ufficio. In nome della Chiesa, in
unione con Gesu` il grande religioso di Dio, e per l'intiero popolo
cristiano, compariamo sette volte al giorno davanti a Dio, per
adorarlo, ringraziarlo, e ottenerne le numerose grazie di cui le anime
hanno bisogno. Se preghiamo con la punta delle labbra e non col cuore,
non meriteremo forse il rimprovero che Dio fa ai Giudei: "Questo
popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore e` lontano da me:
populus hic labiis me honorat, cor autem eorum longe est a
me" 396-1? E le grazie che, allo stesso modo, sollecitiamo dalla
divina misericordia, ci saranno forse copiosamente largite?

397. Cosi` pure, per trasformare le nostre azioni ordinarie in
vittime accette a Dio, non occorre forse compirle con le gia` indicate
disposizioni d'amore e di sacrificio? (n. 309). -- Da qualunque
lato si consideri la cosa, sorge sempre la stessa conclusione: come
Religioso di Dio, il sacerdote deve mirare alla santita`. Cio` che e`
pure necessario se vuole salvar le anime.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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