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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:14
 
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CAPITOLO IV.

Dell'obbligo di tendere alla perfezione 352-1.

352. Esposta la natura della vita cristiana e la sua perfezione, ci
resta ad esaminare se ci sia per noi un vero obbligo di progredire in
cotesta vita oppure se basti di serbarla gelosamente come si
custodisce un tesoro. Per rispondere con maggior esattezza,
esamineremo tal questione rispetto a tre categorie di persone:
* 1^ i semplici fedeli o i cristiani;
* 2^ i religiosi;
* 3^ i sacerdoti;

insistendo su quest'ultimo punto per lo scopo speciale che ci siamo
proposti.

ART. I. DELL'OBBLIGO PER I CRISTIANI DI TENDERE ALLA PERFEZIONE.

Esporremo:
* 1^ l'obbligo in se`;
* 2^ i motivi che rendono piu` facile questo dovere.

sez. I. Dell'obbligo propriamente detto.

353. In materia cosi` delicata e` necessario usare la maggior
precisione possibile. E` certo che bisogna e che basta morire in stato
di grazia per salvarsi; pare quindi che non ci sia per i fedeli altro
obbligo stretto che quello di conservare lo stato di grazia. Ma la
questione sta appunto qui: sapere se si puo` conservare per un tempo
notevole lo stato di grazia senza sforzarsi di progredire. Ora
l'autorita` e la ragione illuminata dalla fede ci mostrano che, nello
stato di natura decaduta, non si puo` restare a lungo nello stato di
grazia senza sforzarsi di progredire nella vita spirituale e di
praticare di tanto in tanto alcuni dei consigli evangelici.

I. L'argomento d'autorita`.

354. 1^ La Sacra Scrittura non tratta direttamente una tal
questione; posto che ha il principio generale della distinzione tra
precetti e consigli, non dice ordinariamente cio` che nelle esortazioni
di Nostro Signore e` obbligatorio o no. Ma insiste tanto sulla santita`
che si addice ai cristiani, ci mette davanti agli occhi tale ideale di
perfezione, predica cosi` apertamente a tutti la necessita` della
rinunzia e della carita`, elementi essenziali della perfezione, che ad
ogni animo imparziale nasce subito la convinzione che, per salvarsi, e`
necessario, in certe occasioni, far di piu` di quello che e`
strettamente comandato e quindi sforzarsi di progredire.

355. A) Cosi` Nostro Signore ci presenta come ideale di santita` la
perfezione stessa del nostro Padre celeste: "Siate perfetti come e`
perfetto il Padre vostro celeste. Estote ergo vos perfecti, sicut et
Pater vester caelestis perfectus est" 355-1; tutti quelli quindi che
hanno Dio per padre, devono accostarsi a questa divina perfezione; il
che non puo` evidentemente farsi senza un qualche progresso. Tutto il
discorso della montagna non e` in sostanza che il commento e lo
sviluppo di quest'ideale. -- La via da tenere per questo e` la via
della rinunzia, dell'imitazione di Nostro Signore e dell'amor di Dio:
"Chi viene a me e non odia (cioe` non sacrifica) il padre, la madre, la
moglie, i figliuoli, i fratelli, le sorelle e persino la vita, non puo`
essere mio discepolo: "Si quis venit ad me, et non odit patrem suum,
et matrem et uxorem et filios et fratres et sorores, adhuc autem et
animam suam, non potest meus esse discipulus" 355-2. Bisogna
dunque, in certi casi, preferire Dio e la sua volonta` all'amore dei
genitori, della moglie, dei figli, della propria vita e sacrificar
tutto per seguire Gesu`; il che suppone un coraggio eroico che non si
avra` al momento opportuno se non vi si e` preparati con sacrifici di
supererogazione. E` questa certamente via stretta e difficile e ben
pochi la seguono; ma Gesu` vuole che si facciano sforzi serii per
entrarvi: "Contendite intrare per augustam portam" 355-3: non e`
questo un chiederci di tendere alla perfezione?

356. B) Ne` altrimenti parlano i suoi apostoli. S. Paolo rammenta
spesso ai fedeli che sono stati eletti per diventar santi: "ut essemus
sancti et immaculati in conspectu ejus in caritate" 356-1; il che
non possono fare senza spogliarsi dell'uomo vecchio e rivestirsi del
nuovo, cioe` senza mortificare le tendenze della corrotta natura e
senza sforzarsi di imitare le virtu` di Gesu`. Ne` a cio` potranno
riuscire, agguinge S. Paolo, senza studiarsi di pervenire "alla misura
dell'eta` piena di Cristo, donec occurramus omnes... in virum
perfectum, in mensuram aetatis plenitudinis Christi" 356-2; il che
significa che, essendo incorporati a Cristo, noi ne siamo il
compimento, e spetta a noi, col progredire nell'imitazione delle sue
virtu`, di farlo crescere e di integrarlo. Anche S. Pietro vuole che
tutti i suoi discepoli siano santi come colui che li ha chiamati alla
salute: "secundum eum qui vocavit vos Sanctum, et ipsi in omni
conversatione sancti sitis" 356-3. E come lo possono essere senza
progredire nella pratica delle cristiane virtu`? San Giovanni
nell'ultimo capo dell'Apocalisse invita i giusti a non smettere di
praticar la giustizia e i santi a santificarsi sempre piu`: "Qui justus
est, justificetur adhuc, et sanctus, sanctificetur adhuc" 356-4.

357. C) Questa conclusione sgorga pure dalla natura della vita
cristiana, che, al dire di Nostro Signore e dei suoi discepoli, e` una
lotta ove la vigilanza e la preghiera, la mortificazione e la pratica
positiva delle virtu` sono necessarie per riportar vittoria: "Vigilate
e pregate per non entrare in tentazione, vigilate et orate ut non
intretis in tentationem" 357-1... Dovendo lottare non solo contro
la carne e il sangue, cioe` contro la triplice concupiscenza, ma anche
contro i demonii che in noi la aizzano, abbiamo bisogno di armarci
spiritualmente e di valorosamente lottare. Ora in una lotta che duri a
lungo, si e` quasi fatalmente vinti se uno si tiene soltanto sulla
difensiva; bisogna quindi ricorrere pure ai contrattacchi, cioe` alla
pratica positiva delle virtu`, alla vigilanza, alla mortificazione,
allo spirito di fede e di confidenza. Tal e` veramente la conclusione
che ne trae S. Paolo, quando, descritta la lotta che dobbiamo
sostenere, dichiara che dobbiamo stare armati da capo a piedi come il
soldato romano, "cinti i lombi con la verita`, vestiti dell'usbergo
della giustizia, calzati i piedi pronti ad annunziare il Vangelo della
pace, con lo scudo della fede, l'elmo della salute e la spada dello
Spirito: State ergo succincti lumbos vestros in veritate, et induti
loricam justitae, et calceati pedes in praeparatione evangelii pacis; in
omnibus sumentes scutum fidei... et galeam salutis assumite et gladium
Spiritus" 357-2... Col che ci mostra che, per trionfare dei nostri
avversarii, bisogna fare di piu` di quanto e` strettamente prescritto.

358. 2^ La Tradizione conferma quest'insegnamento. Quando i Padri
vogliono insistere sulla necessita` della perfezione per tutti, dicono
che nella via che conduce a Dio e alla salute, non si puo` rimaner
stazionarii, ma o che si avanza o che si retrocede: "in via Dei non
progredi, regredi est". Cosi` S. Agostino, facendo notare che la carita`
e` attiva, ci avverte che non bisogna fermarsi per via, appunto perche`
l'arrestarsi e` un retrocedere: "retro redit qui ad ea revolvitur unde
jam recesserat" 358-1; e Pelagio medesimo, suo avversario,
ammetteva lo stesso principio, tanto e` evidente. Quindi S. Bernardo,
che da taluno e` detto l'ultimo dei Padri, espone questa dottrina in
forma drammatica: "Non vuoi progredire? -- No. -- Vuoi dunque
retrocedere? -- Niente affatto. -- Che vuoi dunque? -- Voglio vivere
in modo da star fermo nel punto in cui sono... -- Cio` che tu vuoi e`
cosa impossibile, perche` nulla a questo mondo rimane nel medesimo
stato" 358-2... E altrove aggiunge: "Bisogna necessariamente
salire o discendere; chi vuol fermarsi, cade
infallantemente" 358-3. Anche il S. P. Pio XI, nell'Enciclica del
26 gennaio 1923 sopra S. Francesco di Sales, dichiara nettamente che
tutti i cristiani, senza eccezione, devono tendere alla
santita` 358-4.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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