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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:10
 
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ART. II. LA VERA NOZIONE DELLA PERFEZIONE 306-1.

306. Stato della questione. Per ben risolvere questo problema,
cominciamo con determinar lo stato della questione:

1^ Nell'ordine naturale un essere e` perfetto (perfectum) quando e`
finito e compito, e quindi quando consegue il suo fine: "Unumquodque
dicitur esse perfectum in quantum attingit proprium finem, qui est
ultima rei perfectio" 306-2. Questa e` la perfezione assoluta; ve
n'e` pero` un'altra, relativa e progressiva, che consiste
nell'avvicinarsi a questo fine, sviluppando tutte le proprie facolta` e
praticando tutti i propri doveri secondo le prescrizioni della legge
naturale manifestata dalla retta regione.

307. 2^ Il fine dell'uomo, anche nell'ordine naturale, e` Dio.
1) Creati da Lui, siamo necessariamente creati per Lui, poiche` e`
chiaro che non puo` Dio trovare un fine piu` perfetto di Se`, essendo la
pienezza dell'Essere; e d'altra parte creare per un fine imperfetto
sarebbe indegno di Lui. 2) Di piu`, essendo Dio la perfezione infinita
e quindi la fonte di ogni perfezione, l'uomo e` tanto piu` perfetto
quanto piu` s'avvicina a Lui e ne partecipa le divine perfezioni; ecco
perche` il cuore umano non trova nelle creature nulla che possa
soddisfarne le legittime aspirazioni: "Ultimus hominis finis est bonum
increatum, scilicet Deus, qui solus sua infinita bonitate potest
voluntatem hominis perfecte implere" 307-1. A Dio quindi convien
rivolgere tutte le nostre azioni; conoscerlo, amarlo, servirlo, e cosi`
glorificarlo, tal e` il fine della vita e la fonte d'ogni perfezione.

308. 3^ Il che e` anche piu` vero nell'ordine soprannaturale.
Gratuitamente elevati da Dio ad uno stato che supera le nostre
esigenze e le nostre possibilita`, chiamati a contemplarlo un giorno
con la visione beatifica e possedendolo gia` con la grazia, dotati di
un intiero organismo soprannaturale per unirci a Lui con la pratica
delle virtu` cristiane, e` chiaro che non possiamo perfezionarci se non
avvicinandoci continuamente a Lui. E non potendo far questo senza
unirci a Gesu`, che e` la via necessaria per andare al Padre, la nostra
perfezione consistera` nel vivere per Dio in unione con Gesu` Cristo:
"Vivere summe Deo in Christo Jesu" 308-1. Il che facciamo
praticando le virtu` cristiane, teologali e morali, che tutte hanno per
fine di unirci in modo piu` o meno diretto a Dio, facendoci imitare
N. S. Gesu` Cristo. i

309. 4^ Sorge quindi la questione di sapere se, tra queste virtu`,
non ve ne sia una che compendi e contenga tutte le altre, e
costituisca, a cosi` dire, l'essenza della perfezione. S. Tommaso,
sintetizzando la dottrina della S. Scrittura e dei Padri, risponde
affermativamente e c'insegna che la perfezione consiste essenzialmente
nell'amor di Dio e del prossimo amato per Dio: "Per se quidem et
essentialiter consistit perfectio christianae vitae in caritate,
principaliter quidem secundum dilectionem Dei, secundario autem
secundum dilectionem proximi" 309-1. Ma, poiche` nella vita
presente l'amor di Dio non puo` praticarsi senza rinunziare all'amore
disordinato di se stessi, ossia alla triplice concupiscenza, in
pratica all'amore bisogna aggiungere il sacrificio. Questo verremo
esponendo col dimostrare:
* 1) come l'amor di Dio e del prossimo costituisca l'essenza
della perfezione;
* 2) perche` quest'amore debba giungere fino al sacrifizio;
* 3) in che modo si debbano conciliare questi due elementi;
* 4) come la perfezione abbracci insieme precetti e consigli;
* 5) quali ne siano i gradi e fin dove possa arrivare sulla
terra.

sez. I. L'essenza della perfezione consiste nella carita`.

310. Spieghiamo anzitutto il senso della tesi. L'amore di Dio e del
prossimo, di cui trattiamo, e` soprannaturale nel suo oggetto come nel
suo motivo e nel suo principio. Il Dio che noi amiamo e` il Dio
manifestatoci dalla rivelazione, il Dio della Trinita`; e l'amiamo
perche` la fede ce lo mostra infinitamente buono e infinitamente
amabile; l'amiamo con la volonta` perfezionata dalla virtu` della carita`
e aiutata dalla grazia attuale. Non e` dunque un amore di sensibilita`;
e` vero che, essendo l'uomo composto d'anima e di corpo, spesso si
mescola ai nostri piu` nobili affetti un elemento sensibile; ma un tal
sentimento manca talora intieramente, e in ogni caso e` del tutto
accessorio. L'essenza stessa dell'amore e` la dedizione, e` la volonta`
ferma di darsi e, occorrendo, d'immolarsi intieramente per Dio e per
la sua gloria, di preferire il suo beneplacito al nostro e a quello
delle creature.

311. Conviene dire altrettanto, salve le proporzioni, dell'amor del
prossimo. In lui amiamo Dio, un'immagine, un riflesso delle sue divine
perfezioni; il motivo quindi che ce lo fa amare e` la bonta` divina in
quanto e` manifestata, espressa, irradiata nel prossimo; o, in parole
piu` intelligibili, noi vediamo e amiamo nei nostri fratelli un'anima
abitata dallo Spirito Santo, ornata della grazia divina, riscattata
dal sangue di Gesu` Cristo; e amandola, ne vogliamo il bene
soprannaturale, lo spirituale perfezionamento, la salute eterna.

Non vi sono quindi due virtu` di carita`, l'una verso Dio e l'altra
verso il prossimo; ve n'e` una sola che abbraccia insieme Dio amato per
se stesso e il prossimo amato per Dio.

Con queste nozioni ci sara` facile intendere come la perfezione
consiste proprio nella virtu` della carita`.
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