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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:10
 
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CAPITOLO III.

Perfezione della vita cristiana.

295. Ogni vita deve perfezionarsi, ma principalmente la vita
cristiana, la quale e`, per sua natura, essenzialmente progressiva e
non tocchera` il suo termine se non in cielo. Dobbiamo quindi esaminare
in che consista la perfezione di questa vita, per poterci cosi` meglio
dirigere nelle vie della perfezione. Essendoci pero` su questo punto
fondamentale errori e idee piu` o meno monche ed inesatte, cominceremo
a rimuovere la false nozioni della perfezione cristiana e ne esporremo
poi la vera natura.
* I. Le false nozioni
+ degli increduli;
+ dei mondani;
+ dei devoti.
* II. La vera nozione
+ consiste nella carita`;
+ suppone sulla terra il sacrifizio;
+ concilia armoniosamente questi due elementi;
+ abbraccia i precetti e i consigli;
+ ha i suoi gradi e i suoi limiti.

ART. I. FALSE NOZIONI SULLA PERFEZIONE.

Queste false nozioni si trovano presso gl'increduli, i mondano e i
falsi devoti.

296. 1^ Agli occhi degl'increduli la perfezione cristiana e` un puro
fenomeno soggettivo, che non corrisponde ad alcuna sicura realta`.

A) Molti di loro studiano quelli che essi chiamano fenomeni mistici
con malevoli pregiudizi e senza discernere tra i veri e i falsi
mistici: tali Max Nordau, J. H. Leuba, E. Murisier 296-1. A loro
giudizio, la pretesa perfezione dei mistici non e` che un fenomeno
morboso, una specie di psiconevrosi, di esaltazione del sentimento
religioso, ed anche una forma speciale di amore sessuale, come appare
dai vocaboli di sponsali o sposalizio, di matrimonio spirituale, di
baci, di amplessi, di carezze divine, che ricorrono cosi` spesso sotto
la penna dei mistici.

E` chiaro che questo autori, i quali non s'intendono quasi d'altro che
di amore profano, non anno capito nulla dell'amor divino e sono di
coloro a cui si potrebbe applicare la parola di Nostro Signore: "Neque
mittatis margaritas vestras ante porcos 296-2 ". Quindi anche gli
altri psicologi, come W. James, fanno loro notare che l'istinto
sessuale non ha nulla da vedere con la santita`; che i veri mistici
praticarono la purita` eroica, gli uni non avendo mai o quasi mai
provato le debolezze della carne, gli altri avendo superate violente
tentazioni con mezzi eroici, per esempio voltolandosi tra le spine. Se
dunque unarono il linguaggio dell'amor umano, la ragione e` che non ve
n'e` altro che sia piu` adatto ad esprimere in modo analogico le
tenerezza dell'amore divino 296-3. Del resto essi mostrarono in
tutta la loro condotta, con le grandi opere che impresero e condussero
a buon fine, che erano persone savie e prudenti; e in ogni caso non si
possono che benedire le nevrosi che ci diedero i Tommasi d'Aquino, i
Bonaventura, gli Ignazi di Loiola, i Franceschi Saveri, le Terese e i
Giovanni della Croce, i Franceschi di Sales, le Giovanne di Chantal, i
Vincenzi de' Paoli, le Damigelle Legras, i Berulle e gli Olier, gli
Alfonsi de' Liguori e i Paoli della Croce.

297. B) Altri increduli rendono giustizia ai nostri mistici, pur
dubitando della realta` obbiettiva dei fenomeni da loro descritti: tali
William James e Massimo di Montmorand 297-1. Riconoscono che il
sentimento religioso produce nelle anime mirabili effetti, uno slancio
invincibile verso il bene, una illimitata dedizione verso il prossimo,
che il loro preteso egoismo non e` in fondo che una carita`
eminentemente sociale feconda della piu` lieta influenza, che la loro
sete di patimenti non impedisce loro di godere ineffabili delizie e
diffondere un poco di felicita` attorno a loro; solo dubitano che siano
vittime d'autosuggestione e d'allucinazione. Ma noi facciamo osservare
che cosi` benefici effetti non possono derivare se non da una causa
proporzionata; che, nel complesso, il bene reale e duraturo non puo`
venire che dal vero, e che se solo i mistici cristiani hanno praticato
le virtu` eroiche e prodotto opere sociali utili, la ragione e` che la
contemplazione e l'amore di Dio, ispiratori di queste opere, non sono
allucinazioni ma realta` viventi ed operose: "ex fructibus eorum
cognoscetis eos 297-2 ".

298. 2^ I mondani, anche quando hanno la fede, hanno spesso, sulla
perfezione o su cio` ch'essi chiamano la devozione, idee molto false.

A) Gli uni riguardano i devoti come ipocriti, come Tartufi, che, sotto
la maschera della pieta`, nascondono vizi odiosi o ambiziose mire
politiche, come sarebbe il desiderio di dominare le coscienze e cosi`
governare il mondo. Or questo e` un confondere l'abuso con la cosa
stessa, e la continuazione di questo studio dimostrera` che la
semplicita`, la lealta` e l'umilta` sono i veri caratteri della
devozione.

299. B) Altri considerano la pieta` come un'esaltazione della
sensibiilta` e dell'immaginazione, una specie di emotivita`, buona
tutt'al piu` per le donne e per i bambini ma indegna di uomini che
vogliono guidarsi con la ragione e con la volonta`. Eppure quanti
uomini iscritti nel catalogo dei Santi, che si distinsero per un
proverbiale buon senso, per una intelligenza superiore, per una
volonta` energica e costante? Anche qui si confonde dunque la
caricatura col ritratto.

300. C) Vi sono infine di quelli che pretendono che la perfezione
sia un'utopia inattuabile e per cio` stesso pericolosa, che basti
osservare i comandamenti e sopratutto aiutare il prossimo, senza
perdere il tempo in pratiche minuziose, o nella ricerca di virtu`
straordinarie. Basta la lettura della vita dei Santi a correggere
quest'errore, mostrando che la perfezione fu veramente conseguita
sulla terra, e che la pratica dei consigli non solo non nuoce
all'osservanza dei precetti ma la rende anzi piu` facile.

301. 3^ Tra le stesse persone devote ce ne sono di quelle che
s'ingannano sulla vera natura della perfezione, dipingendola ognuno
"secondo la propria passione e la propria fantasia 301-1 ".

A) Molti, confondendo la devozione con le devozioni, si immaginano che
la perfezione consista nel recitare un gran numero di preghiere e nel
fare parte di molte confraternite, talora anche a detrimento dei
doveri del proprio stato che costoro trascurano per fare questo o quel
pio esercizio, o mancando alla carita` verso le persone di casa. Questo
e` un sostituire l'accessorio al principale e un sacrificare al mezzo
il fine.

302. B) Altri poi si danno ai digiuni e alle austerita`, fino ad
esternuarsi e rendersi incapaci di compiere bene i doveri del proprio
stato, credendosi con cio` dispensati dalla carita` verso il prossimo; e
mentre non osano intingere la lingua nel vino, non temono poi "di
immergerla nel sangue del prossimo con la maldicenza e con la
calunnia". Anche qui si prende abbaglio su cio` che vi e` di piu`
essenziale nella perfezione, e si trascura il dovere capitale della
carita` per esercizi buoni senza dubbio ma meno importanti. -- In pari
errore cadono coloro che fanno ricche elemosine, ma non vogliono poi
perdonare i nemici, oppure, perdonando i nemici, non pensano poi a
pagare i debiti.

303. C) Alcuni, confondendo le consolazioni spirituali col fervore,
si credono perfetti quando sono inondati di gioia e pregano con
facilita`; e s'immaginano invece s'essere rilassati quando sono
assaliti dalle aridita` e dalle distrazioni. Dimenticano che cio` che
conta agli occhi di Dio e` lo sforzo generoso e spesso rinnovato, non
ostante le apparenti sconfitte che si possono provare.

304. D) Altri, invaghiti di azioni e di opere esteriori, trascurano
la vita interiore per darsi piu` intieramente all'apostolato. E` un
dimenticare che l'anima di ogni apostolato e` la preghiera abituale,
che attira la grazia divina e rende feconda l'azione.

305. E) Finalmente alcuni, avendo letto libri mistici o vite di
Santi in cui si descrivono estasi e visioni, si immaginano che la
devozione consista in questi fenomeni straordinarii e fanno sforzi di
mente e di fantasia per arrivarvi. Non capiscono che, a detta dei
mistici stessi, questi sono fenomeni accessori che non costituiscono
la santita`, ai quali quindi non bisogna aspirare, e che la vita della
conformita` alla volonta` di Dio e` molto piu` sicura e piu` pratica.

Sgombrato cosi` il terreno, potremo ora piu` facilmente intendere in che
essenzialmente consista la vera perfezione.
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